Discussione:Che fare? (romanzo)

Ultimo commento: 4 anni fa, lasciato da Carmela Angela in merito all'argomento Che fare di Černyševskij e Lenin?

Che fare di Černyševskij e Lenin? modifica

Effettivamente il titolo del romanzo di Černyševskij è lo stesso di un saggio di Lenin, come peraltro è simile a quello di un saggio di Tolstoj sulla povertà. Il romanzo di Černyševskij, tuttavia, riguarda il libero amore (il protagonista si è accorto che la moglie ama un altro e allora simula il suicidio affinché la moglie, legalmente vedova, sposi l'amante); il saggio di Lenin, come si evince anche dal sottotitolo "Problemi scottanti del nostro movimento", riguarda invece l'organizzazione di un partito rivoluzionario. Perché mai Lenin avrebbe dovuto intitolare il suo saggio "proprio in onore" di un romanzo, sia pure giudicato "progressista" ai suoi tempi? --TableDark (msg) 11:45, 29 gen 2017 (CET)Rispondi

Per una strana coincidenza, dopo aver scritto il testo posto qui sopra ho letto sul Il Sole 24 ORE di oggi, 29 gennaio 2017, un articolo di Goffredo Fofi intitolato "Primo, non mentire a te stesso" (vedi). Fofi scrive testualmente:

«Nella Russia zarista, quando Tolstoj scrisse il suo Che fare? (Tolstoj), la cui gestazione durò più anni, dal 1882 al 1886, c’era già stato un Che fare? famoso, quello del romanzo di Cernyshevskij (1863), in realtà un confronto padri-figli affine a quello narrato da Turgenev nel 1862 che non al saggio-inchiesta-pamphlet di Tolstoj, cui invece si rifece espressamente Lenin nel suo Che fare? (Lenin) del 1902, debitamente apprezzandone il vigore e la convinzione della denuncia nonostante le sue riserve sul personaggio dell’autore, intorno alle cui convinzioni si era formato un vero e proprio movimento, non solo in Russia.»

Pertanto tolgo dalla voce Che fare? (romanzo) l'affermazione che, col titolo del suo saggio, Lenin avesse voluto omaggiare Černyševskij --TableDark (msg) 16:28, 29 gen 2017 (CET)Rispondi
[@ TableDark] E intanto Vittorio Strada nell'introduzione a Che fare? (Lenin) scrive testualmente a p. LXXXIX (Einaudi, 1979): «[...] l'influsso dominante fu quello che su Lenin esercitò Černyševskij, il cui romanzo Čto delat'? offrì il titolo stesso al suo scritto maggiore sul partito». Più sotto Strada riferisce quando disse Lenin su Černyševskij: «Il maggior merito di Černyševskij consiste nell'aver indicato non solo che ogni persona che pensi rettamente e sia effettivamente onesta deve essere un rivoluzionario, ma anche qualcos'altro, ancor più importante: come deve essere il rivoluzionario, quali devono essere le sue regole, come deve procedere verso il suo scopo, con quali metodi e mezzi deve cercarne la realizzazione». Dal Che fare? di Černyševskij, Lenin trasse, come altri prima di lui, il modello etico e intellettuale del rivoluzionario di professione, incarnato da Rachmetov. Quindi puoi capire perché mai Lenin, scrivendo un saggio sull'organizzazione del partito rivoluzionario, abbia potuto rendere omaggio a Černyševskij. Il suo Che fare? non è un romanzo sull'amore libero, ma su come organizzare la società del futuro. Il romanzo tratta degli uomini nuovi che dovranno realizzare l'utopia di una società più giusta ed equa. A credere che il romanzo fosse una storiella d'amore furono i censori, che per questo diedero l'assenso alla pubblicazione. Černyševskij esprimeva il suo vero pensiero dopo pagine e pagine dal contenuto innocente e fuorviante, in modo che i censori, ormai sfiniti e annoiati, non prestavano più attenzione a quanto era scritto e davano il via libera. Molti suoi critici, come l'aristocratico autore di Lolita, lo accusarono proprio di essere noioso e pesante, mentre questo suo stile altro non era che una strategia per aggirare la censura. Del resto, il grande fascino di questo romanzo non può essere compreso se si legge la versione della Garzanti che corrisponde a meno di 1/3 del testo integrale. Altro che amore libero! Altro che ménage à trois! Nulla di tutto questo. Quanto all'articolo di Fofi, posso dire che non conosce Černyševskij e le critiche mosse a Turgenev dal gruppo del Sovremennik: il protagonista di Padri e figli, il nichilista Evgenij Bazarov, è stato massacrato perché nella seconda parte del romanzo scade in un fatale sentimentalismo; ben diversa è la tempra di Rachmetov!--Carmela Angela (msg) 02:49, 31 ott 2019 (CET)Rispondi
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