Discussione:Chiesa cattolica in Italia

Ultimo commento: 1 anno fa, lasciato da Urticante in merito all'argomento Statistiche

Problema ICI modifica

Circolano in rete interpretazioni diverse di ciò che dovrebbe essere un fatto: "Quali sono attualmente i privilegi della chiesa riguardo all'ICI?"

  • sono gli stessi di sempre, dice la CEI
  • sono gli stessi di sempre, ma sono sempre stati interpretati in modo troppo estensivo a illecito favore della Chiesa
  • sono aumentati con recenti leggi di questo governo che ha così voluto ingraziarsi il popolo cattolico ed aumentare l'ira del popolo anticattolico


la parte sull'ici non sembra molto corretta alla luce dei contenuti indicati nel dossier di www.avvenire.it che è certamente bene informato sui fatti e molto di parte --Riccardov 10:06, 13 gen 2006 (CET)Rispondi

In quanto estensore della parte in questione, sono ovviamente più che disponibile a modificarla se sbagliata (e a scusarmene). Mi sembra un po' strano che si tratti di una "bufala", perché all'epoca le amministrazioni di varie città italiane avanzarono delle stime sull'effetto che la finanziaria avrebbe avuto sui loro bilanci. Suggerirei di presentare qui in discussione le proposte di correzione del brano, in modo da concordare insieme una versione più aderente ai fatti, alla luce del dossier di Avvenire e delle altre fonti disponibili. Grazie! --Andrea.gf - (parlami) 19:09, 11 gen 2006 (CET)Rispondi
In verità in verità ti dico che neanche io ci ho capito molto, all'epoca mandai una email a ilmanifesto.it e avvenire.it segnalando che pubblicavano notizie che si contraddicevano tra loro, poi la polemica si è sgonfiata e non se ne è saputo più nulla, comunque incollo qua alcuni estratti delle info presenti su avvenire.it che, in quanto certamente ben informato sui fatti, o mente sapendo di mentire o dice il giusto. La risposta definitiva si potrà ottenere visionando i bilanci del comune di Assisi (PG), se ci sarà un maggior numero di edifici ecclesiastici esentati dall'ici il gettito fiscale subirà un tracollo notevole --Riccardov 11:00, 12 gen 2006 (CET)Rispondi

Fonti modifica

Testo originale modifica

"Come tutte le confessioni religiose che hanno firmato intese con lo Stato, infine, la Chiesa cattolica beneficia di alcune agevolazioni fiscali: gli edifici destinati a scopo di culto sono esentati dall'IVA e dall'imposta sui terreni. Inoltre, la legge finanziaria del 2005 ha stabilito l'esenzione dall'ICI a tutti gli immobili di proprietà delle confessioni che hanno firmato intese con lo Stato, a prescindere dalla natura commerciale (in precedenza l'esenzione riguardava esclusivamente gli edifici adibiti a scopo di culto). L'importo di tale esenzione è stato stimato dall'ANCI in 600-700 milioni di euro e dalla CEI in oltre 1 miliardo di euro."

Leggi e decreti utili alla risoluzione del caso modifica

  • decreto fiscale 248/2005
  • decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504
  • decreto 163/2005 (decaduto)
  • sentenza 4645 della Corte di Cassazione.
  • decreto 917 del 1986

Attività commerciale modifica

Mi pare di capire che il problema sorga anche dalla definizione che si da di attività commerciale, premetto che sto riportando sintesi di cose lette e non le mie opinioni (che non ho perché non sono né giurista ne economista) --Riccardov 18:22, 12 gen 2006 (CET)Rispondi

  • la CEI dice che la Chiesa, in quanto Onlus, può dare avvio ad attività ricettive, scolastiche, ... richiedendo all'utente un compenso adeguato a contribuire alle spese senza rendere profittevole l'attività, in questo caso si parla di attività non commerciale svolta in forma (dal punto di vista fiscale) commerciale
  • altri (molti) dicono che nel momento in cui viene richiesto un compenso l'attività non è più "non lucrativa" e quindi l'ici va pagata
  • altri dicono che se il compenso richiesto all'utente è elevato (alberghi, scuole "signorili") l'ici deve essere pagata, altrimenti no
Piccolo nanetto prima della risposta vera e propria: faccio parte di un'associazione di volontariato. Abbiamo fatto domanda per diventare onlus ma ci è stata rifiutata, tra le altre cose, perché vendiamo una rivista e dei libri per pagarci le spese e quindi non possiamo essere considerati "non a scopo di lucro", anche se i soldi dei libri non entrano certo in tasca a noi. Questo per dire che normalmente qualsiasi attività e considerata commerciale se viene fatta a pagamento, non commerciale se è gratis. A parte questo, comunque, mi pare che il decreto fiscale tagli la testa al toro, nel momento in cui scrive "L'esenzione disposta dall'articolo 7, comma 1, bla bla bla - si intende applicabile alle attività indicate nella medesima lettera a prescindere dalla natura eventualmente commerciale delle stesse.", che è esattamente quello che dice l'articolo. Credo che su questo punto possiamo convenire indipendentemente dalle considerazioni su quanto autenticamente commerciali o non commerciali siano certe attività della Chiesa cattolica, questione su cui probabilmente potremmo discutere all'infinito senza metterci d'accordo. :-) Ciao, Andrea.gf - (parlami) 20:46, 16 gen 2006 (CET)Rispondi

Proposte di modifica modifica

--Riccardov 11:31, 12 gen 2006 (CET) : con "Come tutte le confessioni religiose che hanno firmato intese con lo Stato, infine, la Chiesa cattolica beneficia di alcune agevolazioni fiscali: gli edifici destinati a scopo di culto sono esentati dall'IVA e dall'imposta sui terreni, inoltre in quanto ente non commerciale sono esentati dall'ICI gli edifici adibiti esclusivamente ad attività assistenziali, previdenziali, sanitarie didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive." Questo ovviamente a condizione che le informazioni riportate in www.avvenire.it siano vere.Rispondi

No, non sono assolutamente d'accordo, poiché parlando di questo argomento diventa necessario specificare (come fa la legge) la natura anche COMMERCIALE delle attività a cui sono adibiti gli immobili oggetto di esenzione. Nel decreto fiscale (L 248/2005) e non nella Finanziaria 2005 come si continua ad asserire (che poi al massimo sarebbe la Finanziaria 2006) è esplicitamente scritto: "L'esenzione disposta dall'articolo 7, comma 1, lettera i), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, - (che è quella di cui tu parli) - si intende applicabile alle attività indicate nella medesima lettera a prescindere dalla natura eventualmente commerciale delle stesse.". Il dibattito che questa legge ha innescato verte infatti sulla giustezza delle esenzioni fiscali per gli immobili di proprietà della chiesa cattolica adibiti ad uso commerciale e non di certo per le esenzioni su quelli adibiti a scopi assistenziali che come affermi esistono dal 1992 (ma anche precedentemente).
In poche parole, nessuno si scandalizza dell'esenzione dall'ICI della mensa dei poveri della Caritas che di certo non ha natura commerciale, molti invece si scandalizzano per l'esenzione dall'ICI del Pio asilo "butini burke" con 300 euro di retta mensile o della Libera università Maria Ss. Assunta di Roma che non sono certo attività caritatevoli, ma pure attività commerciali di proprietà della Chiesa (e anche piuttosto lucrative se mi permettete). --Fiaschi 14:01, 12 gen 2006 (CET)Rispondi
Quanto viene affermato da Avvenire (ovviamente dal punto di vista ecclesiastico) è frutto di un decennio di querelle tra enti locali e chiesa cattolica in merito al pagamento dell'ICI, che è anche la causa della specifica (nel Decreto fiscale) della natura anche Commerciale delle attività a cui sono adibiti gli immobili oggetto di esenzione. In sostanza la Chiesa non ha generalmente mai pagato l'ICI per gli immobili adibiti ad attività commerciali (come scuole paritarie, alberghi, libere università e cliniche private), sostenendo un suo personalissimo diritto a questo tipo di esenzione allargata e i comuni in genere non hanno mai fatto nulla perché ciò non avvenisse, in realtà la Cassazione (come è affermato anche da Avvenire) si pronunciò in tal senso dalla parte dei Comuni, obbligando la Chiesa (e etc.) a pagare l'ICI per tutti quegli immobili adibiti ad attività oggettivamente commerciali. Il decreto fiscale viene a mettere quindi fine a questa querelle dando diritto di esenzione anche agli immobili adibiti ad attività commerciali. Il "falso" tra virgolette affermato da avvenire (anche perché oggettivamente divenuto tale secondo eventi seguenti agli articoli citati) è nel dichiare che la Chiesa avesse questo diritto anche precedentemente il decreto fiscale, falso perché eventi piuttosto recenti hanno messo fine alla possibilità di retroazione del decreto fiscale, la Chiesa (e etc.) è dunque TENUTA A PAGARE l'ICI ai rispettivi comuni per tutti gli immobili commerciali dal 1992 al 2005, sarà esentata dal 2006 in poi. Questo sottolinea come sia cambiato tutto e non nulla come avvenire afferma.
Vorrei inoltre, se mi è concesso, comentare le asserzioni di Avvenire, in pratica dice: poiché la Chiesa, illegalmente, non ha mai pagato l'ICI per gli immobili adibiti ad attività commerciali, non si può fare tanto baccano perché questo divenga un diritto, tanto non è cambiato nulla. Ecco, questo mi suona come: poiché la 'Ndranghetà, illegalmente, ha sempre gestito il traffico di droga in Italia, non si può fare tanto baccano perché le venga consegnato dallo Stato il monopolio della droga, tanto non è cambiato nulla. E mi pare tanto comico quanto assurdo :) --Fiaschi 14:22, 12 gen 2006 (CET)Rispondi
Premetto che per alleggerire questa pagina di discussione ho spostato i brani tratti da Avvenire in una nuova pagina e ne ho aggiunte altre.
Il problema è che circolano informazioni completamente opposte a quelle date da Avvenire, un esempio a caso qui: [1]: "In sintesi: se una impresa vuole condurre un albergo deve pagare l'Ici, se invece tale attivita' e' svolta da un ente ecclesiastico l'Ici non e' dovuta."
Non è facile capire chi dica la verità. Mi sembra che una delle ricostruzioni più complete e obiettive sia quella di La voce.info.
Per farla breve, mi pare che i punti controversi siano due:
  • è vero che la legge attuale prevede l'esenzione dall'ICI anche delle attività commerciali della Chiesa?
  • è vero che a parità di condizioni questa esenzione vale per gli enti religiosi ma non per gli altri enti?
Avvenire risponde "no" a entrambe le domande, ma a me sembra che si sbagli (a essere benevoli).
La controversia sul primo punto è sorta dalla ambigua formulazione di due norme dello stato (la legge 222 del 1985 e il decreto 504 del 1992), che non chiariva se le attività culturali, sanitarie, ecc., nel caso avessero anche un ritorno commerciale, dovessero essere esentate o meno. In genere in questi casi i piccoli comuni non richiedevano l'ICI, mentre la richiedevano i Comuni più grandi, che ne ricavavano un gettito cospicuo (9 milioni all'anno, nel caso di Roma). Ne è sorto un contenzioso che è stato inizialmente risolto a favore dei Comuni dalla sentenza 4645 della Corte di Cassazione. Nel 2005 il governo italiano ha deciso di capovolgere la decisione la Corte, prima con una norma del decreto 163/2005 (ritirata per incostituzionalità, in quanto avrebbe introdotto una discriminazione), poi con il famoso emendamento alla finanziaria.
La cosa importante, ai fini della nostra discussione, è che è stata la stessa CEI, nella Nota dell'Ufficio nazionale per i problemi giuridici a richiedere l'esenzione "anche quando l’attività è considerata commerciale ai fini fiscali", e il recente emendamento alla finanziaria ha accolto completamente questa tesi, disponendo che "L’esenzione disposta dall’articolo 7, comma 1, lettera i) del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, si intende applicabile alle attività indicate nella medesima lettera a prescindere dalla natura eventualmente commerciale delle stesse".
Quindi mi sembra evidente che la risposta alla prima domanda sia "sì". Quanto alla seconda domanda, la situazione è meno chiara perché entra in gioco anche il decreto 917 del 1986; ma se ho capito bene, l'emendamento prevede che per applicare l'esenzione agli istituti religiosi sia necessario il solo requisito oggettivo (l'esercizio esclusivo di attività assistenziali, previdenziali, ecc.) e non quello soggettivo (il fatto che tali attività abbiano anche un risvolto commerciale). Di conseguenza, anche per la seconda domanda la risposta corretta dovrebbe essere "sì".
Continuo a documentarmi e quando ne saprò di più scriverò di nuovo. Comunque per il momento mi sembra che il brano inserito da me sia sostanzialmente corretto, anche se naturalmente la forma si può sempre migliorare e rendere più chiara. Mi sembra invece che la tua proposta, benché dica cose vere, sia incompleta, perché non specifica che l'esenzione vale anche per le attività commerciali e che il decreto collegato alla finanziaria è stato determinante al proposito. Ciao Andrea.gf - (parlami) 14:59, 12 gen 2006 (CET)Rispondi

voce simile: Rapporto_Stato-Chiesa modifica

è stata creata la voce Rapporto_Stato-Chiesa che riprende l'annoso tema dei finanziamenti pubblici ad un ente a cui si dichiarano appartenenti la maggioranza dei cittadini italiani... prima che affiliate gli artigli sarebbe meglio decidere se sintetizzare il paragrafo "finanziamenti" e redirigerlo a Rapporto_Stato-Chiesa (nome che fa schifo e ho proposto di cambiare, ma tant'è...) --Riccardov 19:48, 21 mar 2006 (CET)Rispondi

Sono d'accordo; la questione dei finanziamenti, pur importante, stona un po' con il taglio che si è dato a questa pagina sulla Chiesa cattolica in Italia. Meglio irrobustire l'altra voce, più specifica. Luccaro 12:26, 3 giu 2006 (CEST)Rispondi

Riti modifica

Ho corretto la parte sui "Riti", perché si faceva confusione. La parola rito ha infatti due significati nel diritto canonico:

  • tipo di liturgia, modo di celebrare, per cui si distinguono un rito romano, un rito ambrosiano, un rito orientale...
  • Chiesa di diritto proprio. Infatti la chiesa cattolica è suddivisa in 21 (se non ricordo male) chiese di diritto proprio. La chiesa cattolica romana è quella assolutamente maggioritaria, ma poi esistono quella italo-albanese, quella maronita, quella melkita, quella romena... Luccaro 12:26, 3 giu 2006 (CEST)Rispondi

Immobili modifica

E un riferimento a questo? che ne dite? http://lnx.mariostaderini.it/staderini/?q=node/142--Dans 21:18, 2 giu 2007 (CEST)Rispondi

INSERIRE CARTINA GEOGRAFICA CON I TERRITORI E LE SEDI DELLE DIOCESI E DELLE PROVINCE ECCLESIASTICHE modifica

INSERIRE CARTINA GEOGRAFICA CON I TERRITORI E LE SEDI DELLE DIOCESI E DELLE PROVINCE ECCLESIASTICHE

Statistiche modifica

Le statistiche riportate nell'articolo sembrano inconsistenti: il pannello riassuntivo dice che l'81% degli italiani è cattolico. La sezione in fondo dice che nell'ultimo sondaggio disponibile il numero dei cattolici è il 71%. Quale dei due è quello "vero"?

Come metodo, mi pare che worldpopulationreview sia una fonte di secondo livello, che però non cita la fonte dei suoi dati. Il sondaggio eurispes è invece una fonte di primo livello, ma forse più attendibile. --Urticante (msg) 10:37, 26 dic 2022 (CET)Rispondi

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