Discussione:Varianti regionali della lingua italiana

Ultimo commento: 8 anni fa, lasciato da LucaLuca in merito all'argomento Unione pagine?

Italiano parlato in Sardegna modifica

Due cose:

  1. Copio-incollo qui alcune cose segnalatemi da Furriadroxiu, non che non vadano bene, ma per non dilatare il paragrafo relativo nella voce:
    • l'uso dell'affermativo eia (= "sì"), spesso anche in forma contratta (ei' o e');
    • l'uso dell'imperativo aiò (= "andiamo"), in genere in senso letterale (aiò al bar), meno frequentemente in senso figurato (aiò! prendi la zappa);
    • l'inizio della frase con l'interiezione oh quando ci si rivolge a qualcuno, spesso nelle interrogazioni (Oh, ti piace il minestrone?), negli imperativi (Oh! mangia il minestrone!), come enfasi nelle frasi affermative (Oh, già ti piace poco il minestrone! = "Caspita, quanto ti piace il minestrone!");
    • lo scorporo frequente delle particelle pronominali anteposte al verbo: non mi fare incavolare (= "non farmi incavolare"), non lo posso sopportare (= "non posso sopportarlo");
    • l'uso delle forme contratte del verbo mirai (= "guardare") mih (= "guarda") o millu (= "guardalo"), in genere come interiezioni nelle stesse accezioni contemplate nell'italiano: mih che bello! (= "guarda che bello!"), mih! (= "guarda!"); a Sassari è molto frequente il rafforzativo millu mih!;
    • un abuso generico delle particelle come rafforzativi: a me mi piace, ci sei andato al mercato?, te lo mangi il minestrone?;
    • uso improprio di alcuni verbi come transitivi: scendilo! (= "portalo giù, abbassalo");
    • uso generico degli avverbi "lì, là, qua, qui", accompagnati - non sempre - da un'indicazione con il dito o con lo sguardo al posto di "destra" e "sinistra": ad esempio gira di qui per dire genericamente "svolta a destra" o "svolta a sinistra".
    • Inoltre, è molto diffuso l'uso di termini e locuzioni con accezioni che in italiano sono del tutto inesistenti: ad esempio il termine "canadese"; l'origine di questa accezione è incerta, c'è chi afferma che derivi dall'uso, in passato, dei militari canadesi (fondatori della base NATO di Decimomannu) di usare la tuta da ginnastica anche fuori dal suo specifico scopo. Altri esempi sono un paio per indicare un numero indeterminato ma sempre superiore a due, brutta voglia per indicare la nausea, sera per indicare il tardo pomeriggio, dopo pranzo per indicare il primo pomeriggio, notte per indicare genericamente sia la sera sia la notte, cristiano per indicare un essere umano.
    • Infine, a titolo di curiosità, aggiungo un neologismo mutuato dal sardo: la saccàia è la pecora primipara gravida; questo termine, che non ha traduzione letterale in italiano, è stato da lungo tempo italianizzato in Sardegna, al punto che l'Istituto di Zootecnica dell'Università di Sassari lo propone come termine tecnico da usare nelle pubblicazioni scientifiche e lo usa correntemente.
  2. Inoltre riduco il paragrafo della Sardegna come sottosezione dell'italiano meridionale, sulla scorta del testo in bibliografia M. Dardano, che indica una suddivisione dell'italiano regionale in quattro varietà principali (settentrionale, toscana, romana, meridionale), menzionando poi altre varietà regionali minori delle quali «la più importante è quella sarda» (M. Dardano, op. cit., p. 102).

--Gwenaeth 21:43, 19 giu 2007 (CEST)Rispondi

Concordo sull'opportunità di mantenere un'omogeneità dei paragrafi. Infatti, invece di apportare modifiche o integrazioni opinabili alla voce, mi sono limitato a fare queste segnalazioni a Gwenaeth che è molto più competente di me in materia. PS: voce decisamente interessante! --Furriadroxiu 22:09, 19 giu 2007 (CEST)Rispondi


Copio alcune cose che ho mandato a Gwenaeth (magari qui possono intervenire altri sardi e apportare i loro elementi...)

Direi che non sono peculiarità sarde le seguenti: 1) i verbi transitivi definiti "impropri": non sono impropri, Giancarlo, (per il solo fatto di dirsi in un area tanto estesa, non dovrebbero essere considerati tali, a mio modo di vedere, a meno che non siaus tottus burricos innoghe;), ma comunque questi verbi hanno l'accezione transitiva come riconosciuta anche dagli alquanto snob dizionari italiani, perchè corrisponde a un uso arcaico, letterario, o appunto regionale. Non vorrei sbagliarmi, ma in diversi dizionari ho trovato le accezioni di scendilo, tornalo, salilo, etc. E in ogni caso, non è un fenomeno limitato alla Sardegna, questo: almeno in Sicilia (posso parlare per lì e bo...) si dicono tutti, ma credo anche in altre parti d'Italia. Comunque, ripensandoci, nonostante si dicano anche in Sicilia, possono ben figurare nell'italiano di Sardegna e, in questo caso, anche in quello di Sicilia! Anche il rafforzativo a me mi, per quanto ridondante, è ammesso come variante della lingua nella sua totalità, non è considerato regionalismo, che io sappia, ma magari mi sbaglio, bo. 2) l'uso generico degli avverbi "qui, la" nelle frasi che hai messo, credo sia un po' standard dappertutto. Almeno, in Sicilia di sicuro si dice così, non è una particolarità solo sarda. 3) "un paio" indefinito e "cristiano" per un tipo qualsiasi, in Sicilia si dicono tali quali, anche questi. Bisognerebbe vedere se si tratta di fenomeni standard, o limitati a certe zone, come per esempio il sud, nel qual caso si potrebbero mettere, nonostante non si dicano SOLO in Sardegna. Io personalmente credo che si tratti di un uso diffuso un po' dappertutto, soprattutto quello di un paio, però controllerò. 4) sapevo di "brutta voglia", però non son sicuro sia un fenomeno di qua...proverò a informarmi. In ogni caso, questo non è standard su tutto il territorio italiano, non credo proprio, quindi penso che si dovrebbe mettere. 5) non mi fare per non farmi, e simili, penso sia standard, o comunque è un'alternativa comtemplata anche dalle grammatiche. In Sicilia è lo stesso la forma più comune, come in Sardegna.

Ricapitolando, io direi che si possono mettere sia i fenomeni limitati alla Sardegna, sia quelli che si trovano anche in altri posti, come quelli che ho messo in comune con la Sicilia, però che non sono diffusi su tutto il territorio...Siete d'accordo? Limitando la lista ai soli primi, non potremmo mettere termini interessantissimi come mischino per poverino, che si dice anche in Sicilia, o babbo per papá, comune a Toscana e Umbria, quindi mi pare più opportuno seguire il secondo criterio... È molto usato dire "capace" o "capace che" per dire "è possibile/ probabile che", ma non è un fenomeno limitato alla Sardegna, penso sia colloquiale in tanti posti, bisognerebbe scoprire dove (in Sicilia di sicuro, poi bo...).

Fenomenale poi quello delle parti della giornata: effettivamente è così, e in Sardegna il termine "pomeriggio" si sente molto poco, oltre a suonare un po' più artificiale. Sarebbero: Mattina (dalle 3 fino alle 12)- Pranzo, ora di pranzo, mezzogiorno, dopo pranzo (dalle 12 fino alle 16; l'una di pranzo, o l'una di mezzogiorno; le tre dopo pranzo)- Sera (16/17- 20/21; si può usare anche già dalle 16, anche se più spesso dalle 17)- Notte (20/21- 3; comunque, in certe zone si dice sera anche per le 21 o le 22, però nella mia non è tanto comune; la notte generalmente la facciamo iniziare dopo le 21, ma d'inverno si può dire stanotte anche già alle 20, dipende da quando fa buio..). Se a me mi dicono "l'una (o le due) di mattina", penso alla notte, non al giorno, in ogni caso.

Penso sia superfluo dire che la quasi totalità di questi esempi, escludendo i neologismi come canadese, hanno origine o corrispondenza nel sardo. Ah, Giancarlo, io mi' lo scriverei così, senza l'h, essendo una contrazione di mira. Di solito appare scritto così... Altre cose interessanti: volere a...una cosa = vuoi a passare a prenderti= vuoi che ti passi a prendere?; non fa= non si può, non è possibile; fa (a fare qualcosa)= si può fare, è possibile; l'uso del complemento oggetto preceduto dalla preposizione "a", come in sardo e in spagnolo, che in Sardegna è standard; bo per dire basta, nel sassarese un bè per dire molto (io li uso spesso entrambi;); a Nuoro la locuzione "bette" presente praticamente in ogni frase, e poi le onomatopee o simili....il sardo è ricchissimo da questo punto di vista (come anche il corso), e l'italiano dei sardi le ha prese tutte, ve ne fornisco alcune: tittìa= si usa se fa freddo pisti /pistidda = al contrario, se c'è caldo putz= se c'è appunto puzza o cattivo odore ce' /ceee/ cess/ cessu/ cessucè/ = esclamazione di sorpresa, totalmente intraducibile in italiano. Pare derivi dallo spagnolo che, pronunciato uguale, che ha (anche) lo stesso significato e che oggigiorno è ancora diffusissimo in Argentina e a Valencia. Sapete perchè Ernesto Guevara si chiamava "che" ??...glielo misero i cubani, perchè, in quanto argentino, diceva questa muletilla (locuzione) una parola sí e due no... Se fosse stato sardo, gliel'avrebbero potuto mettere lo stesso ;) e oe= letteralmente "e oggi", esclamazione di sorpresa e disappunto, che sottolinea come qualcosa sia stato detto o fatto in maniera esagerata o sproporzionata. eeehh....= idem come sopra (una frase che è un must in Sardegna è dire cee/e oe/eeehh, già l'hai fatta...., quando qualcuno ne combina una grossa...;) baba /ih, baba= usato per disapprovare o sottostimare qualcosa fatta da qualcuno: (ih) baba, già non ti crederai che hai fatto cosa...;) ih= esclamazione che indica dubbio, perplessità o indecisione: "vieni domani a casa mia a cena??.." "ih, bo, vedrò..." ih= pare incredibile, ma secondo come lo dici ha un altro significato, può infatti indicare disapprovazione o scarsa considerazione di qualcosa. Si capisce dal tono come è detto. In questo caso è la forma ridotta di ih baba. Es.: "mi', guà, ieri mi ho comprato una camicia nuova, ti piace?"...."ih, non è che sia granchè..." oi/ oioi/ oioioi = esclamazione di lamento, sofferenza, malessere. Ma non è come "ai, aia". Mentre quest'ultimo indica perlopiù dolore fisico, oi indica un certo malessere interiore, animico. Se ripetuto nella forma oioioi, viene enfatizzato. oi= anche stavolta, due significati, dipende dal tono e dal contesto. Può anche essere negazione o rifiuto, soprattutto di fronte a una richiesta impertinente: "ajó, vieni??"...."oi, te l'ho detto che non posso andare!" ello/ ello no/ ello nono = letteralmente, allora/ allora no. Si usa per sottolineare la veridicità di qualcosa o la validità di un'affermazione. "Credi che dobbiamo chiamarla a Maria?" "ello no, certo! vai subito!" ih, ello= la pronuncia è uguale al "yellow" inglese, praticamente;) È il contrario della forma precedente, indica come qualcosa che è stata detta non vada bene. Con lo stesso esempio: "Credi che dobbiamo chiamarla a Maria?"..."Ih ello, già non farai quello no, sennò mi conosci..." Immagino che questa frase non ti suoni tanto, Gwuenaeth ;) là/ laba= equivalenti campidanesi di mi'/millu, usati dunque per indicare qualcuno/qualcosa.

Mi viene in mente, proprio ora, l'espressione "mi conosci" o "conosci a un amico", usata per minacciare. Ancora: sussa o surra per dire colpi, pestata. Anche carda di colpi (dal sardo card'e croppos). Non mi vengono in mente altri equivalenti italiani che non siano colpi. Qui tutti, proprio tutti, dicono sussa. Non so neppure se pestata sia standard italiano, o addirittura nemmeno quello... Ah, non so se suonato per dire matto sia standard italiano.


Anche dobbare per picchiare, poi screfare per schiacciare... Cottura ( dal sardo coghera) o imbriaghera per dire ubriacatura, sbornia. Cotto per ubriaco. In Sardegna, se uno è cotto non è innamorato, ma ha alzato il gomito ;) Craccare per dire calcare, premere, ma anche colpire, pestare: l'hanno craccato a colpi. Cravvare per dire ficcare, mettere (letteralmente inchiodare, spagnolo clavar. aggiumai= quasi quasi

accozzo/ incozzo = raccomandazione, parole usatissime e corrette, in Sardegna. avantieri = il giorno prima di ieri (non so in quali altre zone si dica). fare vela/ andare in vela (Oristano, Olbia, credo Cagliari), andare in ferie (Sassari, Alghero)= saltare la scuola (se dici "marinare", in Sardegna direbbero "ma te la tiri??.." ;)

Uso degli appellativi per i familiari senza l'articolo, mai: mamma-babbo (mai "la mamma" o "il papá"). mia mamma- mio babbo miei fratelli- mie sorelle nonna-nonno- zia-zio zia Maria- zio Peppino nonna Cocco- nonno Mura (da me "nonno" e "nonna" vanno con il cognome, non con il nome): tutti senza articoli, sempre: dillo a mamma/a babbo, chiama a zia/a nonna/a tue sorelle/a zio Mario


Per ora mi fermo,.... Come vedi, Gwenaeth, si va ben oltre la "e" chiusa, che, a questo punto, è la cosa meno evidente dei sardi, aggiumai;)

E non ho parlato delle frasi retoriche con già, etc!,.... Quelle sono una cosa a parte, in Sardegna spessissimo una frase vuol dire il contrario di quello che sembra.... Te le spiegherò un'altra volta... Per questo dico: non toccherà a creare una nuova voce?...

ahh, dimenticavo...una sàccaia, da noi, è uno sputo particolarmente grosso...;) e un mazzillone è quello che nel continente chiamano stronzo,....Da noi stronzo è usato praticamente solo come insulto.

c'è poi un termine, a mio giudizio, molto bello e poetico, e mi pare uno scandalo che non ci sia nei dizionari italiani: novenario, per indicare un santuario campestre, con annesse casette dei parrocchiani...In Sardegna, quasi ogni paese ne ha uno. Non esiste un equivalente italiano, e poi la parola è poetica, e non perchè sia anche il nome di un verso, ma perchè, a me personalmente, mi ispira serenità, tranquillità, isolamento, sole....insomma, la campagna sarda. Sarà perchè penso al novenario del mio paese...;)

Ciau Platense

Diamine, se faccio una risposta passo passo ne esce fuori un poema, perciò mi limito allo stretto indispensabile. A parte il fatto che Platense mi ha ricordato parecchie cose che mi erano sfuggite (l'interiezione ce', ad esempio, o l'uso del cognome per distinguere i nonni paterni da quelli paterni oppure l'uso di anteporre la preposizione 'a' al complemento oggetto, ecc.) volevo chiarire alcune cose:
  • le mie indicazioni non facevano riferimento ad usi esclusivi nella parlata dei sardi o ad errori lessicali, bensì ad elementi ricorrenti che possono anche essere condivisi con altre parlate e non necessariamente sono errati. Ad esempio, non mi fare ridere può far parte anche di altre parlate, sicuramente è italiano (e suppongo corretto), ma non standard, dal momento che è più ricorrente non farmi ridere. Di sicuro l'uso ricorrente della prima forma nella parlata dei sardi deriva dalla traduzione letterale della frase in sardo (a prescindere dall'ortografia no mi fezzasta arridi ha una struttura sintattica identica).
  • non sono un linguista, pertanto evito di fare analisi sul significato, l'etimologia e le connessioni di certi aspetti linguistici, mi sono limitato a fare alcune considerazioni da profano. Gli approfondimenti e le analisi le lascio a chi si occupa ed ha competenza di tali aspetti, io non ho le carte per farlo.
  • concordo sull'uso di mi' invece di mih: ho usato come fonte [Su ditzionariu] della Condaghes perché sulla correttezza del mio sardo scritto non spendo un centesimo. D'altra parte, essendo il sardo un idioma più parlato che scritto è inevitabile che certe discussioni sulla correttezza ortografica di una forma non avrebbero mai fine.
  • concordo sull'opportunità di non appesantire in modo unilaterale singole sezioni: su come i sardi parlano l'italiano si può scrivere un trattato, penso che lo stesso valga per ogni regione. Se poi entriamo nel dettaglio delle parlate locali (in ambito regionale) non si finisce più! Un'idea potrebbe essere quella di Platense di dedicare voci specifiche, a cui rimandare da ogni sezione per gli opportuni approfondimenti, però non credo sia facile strutturare una voce su tale argomento. Io mi occupo di alcuni progetti/sottoprogetti di ambito tecnico o biologico, è una prassi che usiamo spesso (una voce riepilogativa di valore introduttivo collegata a voci specifiche di approfondimento), ma non sono assolutamente in grado di elaborare una voce enciclopedica sulla parlata dei sardi! Lascio perciò ai più esperti questo fardello e mi limito a dare la mia disponibilità per quel poco che posso fare ma dietro le quinte (per la precisione le pagine di discussione).
  • aggiungo un altro refuso concatenato: l'uso dell'aggettivo cotto per indicare il grado di maturazione di frutta e ortaggi. --Furriadroxiu 07:44, 20 giu 2007 (CEST)Rispondi

Ah ecco, non mi ero accorta che anche qui la discussione era proseguita... Ribadisco l'invito a fare una voce dedicata. Ciao --Gwenaeth 13:10, 20 giu 2007 (CEST)Rispondi


....e aggiungo "crudo" per il contrario...;) Non so proprio se in italiano "standard" siano considerati o meno errori, ma esiste la stessa forma in sardo (cottu e cruo/cruu) e in spagnolo. Deriva dal latino crudus. Non sapevo proprio che "non mi fare ridere" non fosse standard, dico la verità, magari l'altra forma è più ricorrente (ammetto di non saperlo, io conosco bene solo l'italiano di Sardegna e di Sicilia), però penso siano corrette entrambe. Se si tratta di un uso generalizzato in Sardegna e che in altre parti non esiste, a buon diritto si può mettere... Io non ho esperienza in wiki, non so maneggiarla tanto bene, e non penso di essere in grado di organizzare la voce, a meno che non mi aiutiate...Voi potreste, Gwenaeth e Giancarlo?... Ciao ;) --Platense--Platense 13:18, 20 giu 2007 (CEST)Rispondi

Naturalmente: quando dicevo che la lasciavo fare a voi, intendevo che non potevo partecipare nei contenuti... ma se si tratta di dare una mano per la forma faccio volentieri ^^ Intanto ribadisco le mie proposte di organizzazione, quella che imho sarebbe migliore sarebbe suddividerla per tipologie linguistiche (fonetica, sintassi, lessico ecc.), dopodiché metterei una sezione (magari con sottosezioni) sulle particolarità che sono solo in Sardegna e su quelle che condivide con 1) la Sicilia e l'italiano meridionale estremo, 2) con altri italiani regionali; se possibile sarebbe anche bello un'altra sezione sulle influenze: quali particolarità derivano dal sardo, quali da altre lingue (spagnolo, francese?), quali da eventuali influenze dei dialetti locali... Se avete altre idee sono le benvenute ^^ Ciao --Gwenaeth 13:28, 20 giu 2007 (CEST)Rispondi

D'accordo Gwen,...però facciamo così, per evitare confusioni continuiamo nella tua pagina, ti ho già risposto lì, altrimenti bisogna andare e venire....;) Ciao--Platense

Togo!(esclamazione desueta?). <<Cessu!>> e <<Cee!>> pare derivino da: Gesù! altra espressione tipica è <<Sono uscito in televisione>> sono apparso in televisione, <<Sei uscito in giornale>> sei comparso sul giornale. --Cornelia(messaggi) 18:46, 20 giu 2007 (CEST)Rispondi

Togo esclamazione desueta? In Umbria lo dicono correntemente (per quanto continui a farmi pensare ad altro...) ;-) --Gwenaeth 18:54, 20 giu 2007 (CEST)Rispondi

Beh, questo di "sono uscito sul giornale/in tv", penso si dica dappertutto, è informale ma standard, non è tipico sardo. "Togo" per dire "figo" e il suo diminutivo "toghixeddu" si usano, ma forse anche da altre parti, come dice Gwenaeth (togo)... In quanto a "ceee", la sua etimologia è un po' complessa... Altri termini sono "gaggio" (grezzo) a Sassari. Sempre a SS, l'autobus urbano è chiamato da tutti tram. Questo è un errore, ma ripeto tutti dicono così in città. Oggi non ce la faccio a fare altro Gwen, ci sentiamo nei prox. gg. Ciau --Platense

Ok, direi che ora possiamo spostarci sulla pagina di discussione della voce ^^ --Gwenaeth 13:13, 21 giu 2007 (CEST)Rispondi


Riguardo a Cee! e Cessu! ho consultato Gianpaolo Bazzoni, Elementi di Grammatica Sassarese: si tratta di una interiezione che significa Gesù!, Misericordia! mi piacerebbe conoscerne meglio la etimologia, sebbene complessa! : ) --Cornelia(messaggi) 17:41, 21 giu 2007 (CEST)Rispondi

Bene, puoi mettere quell'etimologia nella voce....e facciamo anche notare la corrispondenza con l'analoga voce spagnola che significa la stessa cosa.... Puoi partecipare alla discussione pagina di discussione sulla pagina che stiamo allestendo voce e puoi contribuire se ti fa piacere.... Ciau ;) --Platense 18:30, 21 giu 2007 (CEST)Rispondi

Unione pagine? modifica

L'eventualità di una unione con italiano regionale è discussa nella pagina di discussione di quest'ultima --LucaLuca 12:01, 13 mag 2015 (CEST)Rispondi

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