Disturbo borderline di personalità

Disturbo di personalità caratterizzato da instabilità emotiva e relazionale
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Il disturbo borderline di personalità (abbreviato DBP o BPD, quest'ultimo acronimo dall'inglese borderline personality disorder), è un disturbo di personalità le cui caratteristiche essenziali sono un pattern costante di:

Disturbo borderline di personalità
Disturbo di personalità le cui caratteristiche sono: instabilità delle relazioni interpersonali, dell'immagine di sé e dell'affettività, nonché marcata impulsività. Si manifesta entro la prima età adulta e in svariati contesti socio-familiari
Specialitàpsichiatria e psicologia clinica
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-10F60.3
MeSHD001883
MedlinePlus000935
eMedicine913575

L'esordio avviene generalmente entro la fine dell'adolescenza e la prima età adulta, quando il disturbo si manifesta in svariati contesti socio-familiari[1].

Variabilità ed eterogeneità sono caratteristiche patognomoniche del DBP. Per variabilità s’intende che nessun tratto è sempre presente, che periodi di sofferenza oscillano con fasi di benessere e buon adattamento sociale e che un quadro clinico grave può cambiare rapidamente per un efficace intervento terapeutico o per un evento favorevole. L’eterogeneità deriva dal fatto che, essendo necessari per il DSM-5 cinque criteri su nove per la diagnosi, è possibile che due soggetti ricevano la stessa diagnosi, condividendo un solo criterio. Ciò ha posto in discussione l’esistenza del disturbo come unità nosografica autonoma[2][3].

Il DBP è pertanto caratterizzato dalla disfunzionalità di almeno due dei quattro domini del funzionamento psicosociale di un individuo: cognitivo, emotivo/affettivo, relazionale e comportamentale (in particolare il comportamento riflesso o impulsivo). Per quanto attiene il dominio cognitivo, ad essere compromessi sono principalmente due sottodomini: il sistema di credenze riguardo all'immagine di sé e la capacità di regolare le proprie emozioni[4].

Criteri diagnostici modifica

DSM-5 modifica

Secondo il DSM-5, per trarre diagnosi di DBP, è necessario che il paziente manifesti costantemente almeno cinque dei seguenti nove sintomi:

  1. sforzi disperati (ad esclusione delle minacce e dei tentativi di suicidio e degli atti autolesionistici) per evitare un abbandono, reale o immaginario, da parte di una persona significativa. Provano intensi timori di abbandono e rabbia inappropriata anche quando si trovano ad affrontare separazioni reali limitate nel tempo o quando intervengono cambiamenti inevitabili di progetti (per es., disperazione improvvisa come reazione all'annuncio del terapeuta che il tempo del colloquio è terminato; panico o furore quando qualcuno per loro importante è in ritardo di pochi minuti o deve disdire un appuntamento). Possono credere che questo “abbandono” implichi che essi sono “cattivi”. Questi timori di abbandono sono associati all'intolleranza a restare soli e alla necessità di avere persone con loro[1];
  2. pattern costante di instabilità delle relazioni interpersonali. Possono idealizzare figure di riferimento o amanti potenziali al primo o secondo incontro, chiedere di trascorrere molto tempo insieme e condividere i dettagli più intimi all'inizio di una relazione. Tuttavia, possono passare rapidamente dall'idealizzare le altre persone allo svalutarle, sentire che l’altra persona non si occupa abbastanza di loro, non dà abbastanza, non è abbastanza “presente”[1];
  3. alterazione dell'identità: marcata e costante instabilità dell'immagine e del concetto di sé. Equivale alla scarsa conoscenza di sé stessi. Il soggetto borderline non riesce a descrivere a sé stesso oppure agli altri in maniera esaustiva e coerente le caratteristiche della sua personalità e del suo carattere[4]. Possono esservi improvvisi cambiamenti di opinioni e di progetti a proposito della carriera, dell'identità sessuale, dei valori e dei tipi di amici. Possono improvvisamente passare dal ruolo di vittima, bisognosa di aiuto, a quello di vendicatore di un maltrattamento precedente. Sebbene abbiano di solito un'immagine di sé che si basa sull'essere cattivi o pericolosi, possono talvolta sentire di non esistere affatto[1].
  4. impulsività in almeno due tipologie di comportamento (esempi di comportamento: spese sconsiderate, sesso promiscuo e/o compulsivo, abuso di sostanze e/o comportamenti, guida spericolata, abbuffate) ad esclusione delle minacce e dei tentativi di suicidio e degli atti autolesionistici)[1];
  5. ricorrenti minacce e/o tentativi di suicidio e di atti autolesionistici. Il suicidio riuscito si verifica nell'8-10% dei casi e gli atti autolesionistici (per es., tagliarsi o bruciarsi) e le minacce e i tentativi di suicidio sono molto comuni. La tendenza al suicidio è spesso la ragione per cui si ricorre all'aiuto terapeutico[1];
  6. instabilità dell'affettività dovuta a una marcata reattività dell'umore (ad esempio: disforia, irritabilità oppure ansia, di breve durata - da poche ore a non oltre due/tre giorni). Può essere confuso con alcuni disturbi dell'umore (disturbo bipolare o ciclotimia), ma nel DBP il passaggio tra depressione e mania/ipomania (e viceversa) è molto più rapido e fugace[1];
  7. sentimento cronico di vuoto, di sentirsi insignificante. Facilmente annoiati, i soggetti borderline possono costantemente cercare qualcosa da fare[1];
  8. rabbia inopportuna rispetto al contesto, sia manifestata che intenzionale, intensa e costante, con frequenti eccessi d'ira e scontri sia verbali che fisici[1];
  9. episodi paranoici di breve durata, dovuti principalmente a fattori stressanti nonché episodi dissociativi anche di grave intensità, ma questi sono generalmente di gravità o durata insufficienti a giustificare una diagnosi addizionale. Questi episodi si manifestano più frequentemente in risposta a un reale o immaginario abbandono[1].

Dal momento che un disturbo di personalità è una condizione pervasiva, duratura e inflessibile di esperienze interiori di disadattamento e comportamento patologico, vi è una generale riluttanza nel diagnosticare questi tipi di disturbi nella prima adolescenza. Tuttavia, senza un trattamento precoce, i sintomi possono peggiorare[5].

Modello alternativo del DSM-5 per i disturbi di personalità modifica

Secondo il modello alternativo del DSM-5, che utilizza un approccio dimensionale piuttosto che l'approccio categoriale del modello principale, i criteri diagnostici sono raggruppati in quattro cluster: il livello di funzionamento della personalità, i tratti di personalità patologici, pervasività dei due cluster, stabilità dei due cluster[1].

Per quanto attiene il primo cluster, livello di funzionamento della personalità, per trarre diagnosi è richiesta la compromissione di almeno due su quattro aree di funzionamento: immagine di sé instabile (identità), obiettivi di vita e valori etico-morali instabili (autodeterminazione), mancanza di empatia, relazioni interpersonali intense, instabili e conflittuali. Il secondo cluster, tratti di personalità patologici, è soddisfatto in presenza di almeno 4 tratti compromessi su 7: labilità emotiva, ansia, paura di essere abbandonati, depressione, impulsività, disinibizione e rabbia[1][6].

Pertanto, secondo il modello alternativo del DSM-5, il DBT è caratterizzato da due elementi principali, ovvero la compromissione del funzionamento della personalità su un piano identitario e interpersonale e la presenza di tratti di personalità patologici[7].

ICD-11 modifica

L'ICD-11 ha modificato l'approccio categoriale dell'ICD-10, introducendo un modello dimensionale dei tratti di personalità fondato su una valutazione generale della gravità del disturbo di personalità, un modello dimensionale di tratto a cinque domini e uno specificatore di pattern borderline. Il modello dimensionale di tratto comprende i seguenti cinque domini: affettività negativa, distacco, antisocialità, disinibizione e ossessività/compulsione. Lo specificatore di pattern borderline comprende quattro componenti:

  • funzionamento disadattivo del sé (ad esempio, disturbi del sé, vuoto e sentimenti di alienazione);
  • funzionamento interpersonale disadattivo (ad esempio, relazioni interpersonali intense e instabili, ipersensibilità al rifiuto e paura dell'abbandono);
  • instabilità affettiva (emotiva) (ad esempio, fluttuazioni delle emozioni, ipersensibilità emotiva ed emozioni intense);
  • strategie di regolazione disadattive (ad esempio, autolesionismo e tentativi di suicidio).

Le quattro componenti riassumono sostanzialmente i nove criteri diagnostici del DSM-5 per il disturbo borderline di personalità[8].

PDM-2 modifica

Il PDM-2 riflette una tradizione psicodinamica che definisce il disturbo di personalità in termini di tratti e stili di personalità nonché delle funzioni psicologiche che sono alla base della personalità sana/normale e patologica. Il PDM-2 segue un approccio integrativo, con aspetti legati alla personalità che si riflettono in tutti e tre gli assi (P, M e S) del suo sistema diagnostico per adulti, e che in combinazione tra di loro costituiscono un approccio multidimensionale in grado di descrivere:

  • il funzionamento generale del paziente,
  • i sintomi della possibile patologia,
  • le capacità/abilità psicologiche
  • le modalità in cui è probabile che si impegni nel processo terapeutico.

In altre parole, il manuale tenta di fornire una tassonomia completa e clinicamente utile della persona, piuttosto che una tassonomia dei disturbi[9][10].

L'asse P è esplicitamente radicato nel modello delle relazioni oggettuali. L'attenzione si concentra pertanto sia sull'identificazione di un livello di organizzazione della personalità (nevrotico, borderline, psicotico, per come modellizzato da Otto Kernberg) sia sulla determinazione di quale stile di personalità si adatta meglio alla persona. Gli stili di personalità sono tratti in gran parte dai disturbi di personalità elencati nel DSM-5, ma considerati come temi prototipici o principi organizzativi che caratterizzano la persona e i suoi conflitti, e senza un rigido confine (cutoff) tra sano e patologico oppure tra patologie distinte, ma piuttosto una valutazione del paziente in termini di:

  • resistenza al cambiamento/miglioramento;
  • disfunzionalità;
  • lesione strutturale;
  • sofferenza soggettiva del paziente[10][11][12].

È essenziale notare che il termine borderline, quando viene usato dai clinici psicoanalitici per denotare un livello di organizzazione della personalità, ha un significato diverso da quello usato nel DSM, in cui un’unica variante dell’organizzazione borderline è classificata come disturbo borderline di personalità. L’uso che gli psicoanalisti fanno di questo termine è più ampio di quello del DSM e più coerente con le osservazioni cliniche che hanno dato vita al termine e al suo utilizzo tra professionisti[10].

Le caratteristiche principali della personalità borderline sono pertanto:

  • Aspetti costituzionali: difficoltà costituzionali nella regolazione delle emozioni e della loro intensità; aggressività; difficoltà nell’essere calmati;
  • Tensione/preoccupazione principale: coesione vs frammentazione del sé; attaccamento caratterizzato dalla paura sia di essere invasi sia di essere abbandonati;
  • Affetti principali: generalmente molto intensi; in particolare rabbia, vergogna e paura;
  • Credenza patogena caratteristica relativa a sé stessi: “Non so chi sono: mi sento confuso, dissociato e privo di un sentimento di continuità”;
  • Credenza patogena caratteristica relativa alle altre persone: “Gli altri sono tutti buoni o tutti cattivi” (per esempio, tutti da amare o tutti da odiare, in base a come si relazionano al paziente e non al loro individuale e complesso modo di funzionare);
  • Modi principali di difendersi: scissione; identificazione proiettiva; diniego; dissociazione; acting-out, e altre difese primitive[10].

L'asse M fornisce un profilo del funzionamento mentale che integra i fattori strutturali correlati alla diagnosi di disturbo della personalità. Valuta le capacità psicologiche in quattro aree:

  1. Processi cognitivi e affettivi (capacità di comunicare e comprendere, mentalizzazione e capacità attentive);
  2. Identità e relazioni (capacità di differenziazione e integrazione, di relazione e intimità, di regolazione dell'autostima);
  3. Stile difensivo e coping (compreso il controllo e la regolazione degli impulsi, lo stile difensivo primario e l'adattamento e la resilienza complessivi);
  4. Autoconsapevolezza e auto-direzione (compresa la capacità di auto-osservazione e di sviluppare e utilizzare un codice morale interno)[10].

Infine, l'asse S incorpora gran parte dell'asse I del DSM, con particolare attenzione alla sintomatologia attuale, con il riconoscimento che gli individui con sintomi simili possono presentarsi in modi diversi e con diversi gradi di disagio soggettivo e compromissione a causa della natura della persona (assi P e M)[10].

Epidemiologia modifica

La prevalenza del disturbo borderline è stata inizialmente stimata tra l'1% e il 2% della popolazione generale[13][14] e si riscontra tre volte più frequentemente nelle donne rispetto agli uomini.[15][16] Tuttavia, la prevalenza una tantum della condizione riscontrata in uno studio condotto nel 2008 è risultato essere del 5,9% della popolazione generale, con il 5,6% degli uomini e il 6,2% delle donne.[17] In questo studio, la differenza nei tassi tra uomini e donne non è stata ritenuta statisticamente significativa.[17]

Si stima che il disturbo borderline di personalità contribuisca al 20% dei ricoveri psichiatrici e si riscontri nel 10% dei pazienti ambulatoriali, quindi dei borderline riconosciuti ufficialmente 1/3 si cura solo in ambulatorio, mentre 2/3 subiscono almeno un ricovero.[18]

Eziopatogenesi del DBT modifica

Fattori di rischio ambientali modifica

Secondo il programma di ricerca longitudinale Children in the Community[19], la prevalenza del DBP nel gruppo sperimentale formato da giovani adulti con storie di abuso, trascuratezza o abbandono durante l'infanzia e la prima adolescenza è sette volte maggiore rispetto a quella nel gruppo di controllo[20]. In un altro studio, la stessa maggior prevalenza è stata misurata su un gruppo formato da giovani adulti con storie di genitorialità inadeguata ma senza episodi particolari di abuso o trascuratezza[21]. La correlazione tra i suddetti eventi avversi durante l'infanzia e l'insorgenza del DBP è stata replicata da diversi altri studi[22][23][24][25]. Tuttavia, gli eventi avversi durante l'infanzia sono un fattore di rischio transdiagnostico[26], in quanto predittivi di una maggiore prevalenza anche del disturbo narcisistico di personalità (18 volte maggiore rispetto al gruppo di controllo)[27], del disturbo antisociale (5 volte maggiore)[28] e del disturbo evitante (correlato solo con l'abuso o trascuratezza)[29].

La ricerca più recente è orientata a individuare ulteriori variabili che unitamente alle variabili indipendenti prima dette, possano produrre un modello multifattoriale più specificatamente predittivo dell'insorgenza del DBP[30].

Fattori di rischio neurobiologici modifica

Tra le caratteristiche principali del DBT vi sono l’impulsività e l’instabilità dell’affettività. La ricerca neurobiologica suggerisce il coinvolgimento delle regioni cerebrali regolatorie di queste due caratteristiche: la corteccia prefrontale, la corteccia cingolata anteriore e l’amigdala. Diversi studi correlano il DBP con una minore connettività neuronale tra queste tre regioni cerebrali[30]. Vi sono prove che anomalie del sistema limbico siano correlabili a molti dei sintomi.[31]

Fattori di rischio secondo il modello diatesi-stress di Marsha Linehan modifica

Marsha Linehan ha proposto che la genitorialità disfunzionale potrebbe amplificare le vulnerabilità di alcuni bambini. Secondo la Linehan, il disturbo borderline di personalità si sviluppa quando le persone che hanno difficoltà a controllare le loro emozioni (a causa di una diatesi biologica probabilmente di natura genetica) sono cresciute in un ambiente familiare che è o è stato sminuente[32].

Con ambiente familiare sminuente si definisce la costante pressione a cui un soggetto è sottoposto da parte dei familiari al fine di impedire che possa comunicare verbalmente o non verbalmente il proprio vissuto emotivo. Ad esempio, il contesto socio-familiare può manifestare disapprovazione all’espressione delle emozioni, punendo il soggetto che le esprime e ottenendo l’inibizione dell'espressione delle stesse. Tuttavia, l’ambiente a volte premia in maniera intermittente e casuale l’espressione emotiva, spingendo il soggetto a estremizzare l’espressione, in quanto, per i principi del condizionamento operante, ha appreso che l'espressione esacerbata delle proprie emozioni è la condizione necessaria e sufficiente per ottenere l'attenzione desiderata[33].

 
Il modello diatesi-stress del disturbo borderline della personalità proposto da Marsha Linehan (1993)

Ad esempio, il bambino sregolato fa enormi richieste di condivisione emotiva alla sua famiglia. I genitori esasperati ignorano o addirittura puniscono le manifestazioni emotive del bambino, il che porta il bambino a sopprimere le sue emozioni. Le emozioni soppresse si accumulano fino a deflagrare, il che attira l'attenzione dei genitori. In tal modo, i genitori finiscono per rinforzare gli stessi comportamenti che avevano tentato invano di punire[33].

La ricerca supporta la natura dinamica di queste interazioni tra i bambini e i loro genitori nello sviluppo del disturbo borderline di personalità. In uno studio di coorte, i ricercatori hanno seguito dall’età di 5 anni fino all’età di 14, 2228 ragazze e le loro madri. Lo scarso autocontrollo dei comportamenti impulsivi si è rivelato un predittore significativo di una genitorialità disfunzionale e sminuente, e viceversa (la genitorialità disfunzionale e sminuente si è rivelata predittiva di scarse capacità di autocontrollo delle ragazze). I soggetti con problemi di autocontrollo degli impulsi durante l’infanzia sono risultati quelli che a 14 anni presentavano maggiori sintomi di disturbo borderline di personalità[34].

Altri fattori di rischio modifica

Alcuni pazienti borderline non hanno subìto da piccoli una depressione abbandonica a causa della madre assente, che era invece presente, ma con uno stile educativo non corretto (ansiosa, ossessiva, paranoica). In questi casi Masterson e Rinsley (1975) ipotizzano che le madri di questi pazienti borderline sono esse stesse affette da un disturbo borderline o dell'umore, o da ansia, o da paranoie, e sono incapaci di favorire un processo di separazione corretto, e di solito – anche del tutto inconsciamente e senza colpa – insegnano implicitamente che la conquista di una maggiore autonomia condurrà ad una perdita di amore e protezione della madre stessa, e che la crescita e la separazione produrranno comunque dolore; esse hanno perciò uno stile genitoriale di accudimento iperprotettivo con un legame madre-figlio di natura simbiotica (per la psicoanalisi vi è un complesso di Edipo non risolto del bambino).[35] È riscontrabile, nell'età adulta, la frequente interferenza della madre sulle pratiche terapeutiche, percepite da quest'ultima come pericolose al rapporto simbiotico, e patologico, che questa ha con il figlio.[senza fonte].

Secondo il modello patogenetico di Otto Kernberg (1975), che fu il primo a definire compiutamente il concetto di borderline (poi sviluppato nel BDP e nell'organizzazione borderline di personalità), il paziente soffre psicoanaliticamente di fissazione alla sottofase del riavvicinamento, periodo compreso tra i sedici e i ventiquattro mesi secondo il modello di Margaret Mahler, un modello di sviluppo diverso e integrativo delle classiche fasi dello sviluppo psicosessuale secondo Freud. Il bambino in questo caso non impara ad avere una giusta distanza dalla madre, pur amandola e interessandosi a lei dopo un periodo di allontanamento, come accade normalmente; non sopporta invece le attese e le frustrazioni, teme di essere abbandonato e lasciato solo, internamente non si sente al sicuro dalla paura della perdita, pensiero col quale non viene mai a patti, tentando di rimuoverlo.[35] Il suo attaccamento rende molto difficile anche il distacco al momento di frequentare le scuole, si isola dai coetanei o interagisce con l'ambiente tramite disturbi della condotta verso i compagni, iperattività/distrazione verso l'insegnamento e disturbo oppositivo-provocatorio verso gli adulti che lo contrariano. Il bambino e l'adolescente non imparano a gestire le proprie emozioni, che rimangono a uno stato primitivo-impulsivo, molto infantile, pur essendo l'intelligenza normalmente sviluppata. Anche su questo, i genitori dimostrano immaturità nella gestione dei loro rapporti interpersonali, che spesso sono ostili, o morbosi, ansiosi, paranoici, configurandosi quindi una traccia evidente della severa natura disfunzionale famigliare a cui il bambino, anche primo infante, è stato vittima.[senza fonte].

Segni e sintomi modifica

 
L'ansia (1894) di Edvard Munch.

Kernberg individua alcune tipiche manifestazioni comportamentali e mentali dell'organizzazione borderline, che si ritrovano nei disturbi di personalità ma che possono comparire anche nel BDP:[35]

I sintomi più distintivi della condizione sono una marcata sensibilità all'ostracismo e ricorrenti paure di un possibile abbandono.[36] Nel complesso, le caratteristiche del disturbo comprendono sensibilità insolitamente intensa nel rapporto con gli altri, difficoltà nel regolare le emozioni e impulsività. Altri sintomi possono includere una insicurezza nella propria identità personale, nella morale e nei valori; possono riscontrarsi pensieri paranoici quando si è sotto stress e una grave dissociazione.[36]

Emozioni modifica

I pazienti borderline sono stati descritti come «persone di cristallo, delicate da toccare, facili a rompersi e pericolose quando sono in frantumi».[37] Le persone con disturbo borderline vivono le emozioni più intensamente, con una generale tendenza alla perdita di controllo e alla difficoltà nella regolazione emotiva.[38][39]

Per disregolazione emotiva si intende l'incapacità, nonostante gli sforzi del soggetto, di modificare o regolare i segnali che suscitano emotività, di modulare l'intensità dell'esperienza soggettiva, le azioni, le risposte verbali o non verbali emesse in situazioni di vita quotidiana. si tratta di un funzionamento deficitario perlopiù automatico e incontrollato. Quando questa disregolazione diventa pervasiva, il soggetto presenta una propensione ad attivare l'emotività in maniera intensa anche a fronte di stimoli blandi. Questa condizione nel disturbo borderline rappresenta, non solo una modalità di regolazione emotiva, ma anche e soprattutto una condizione di funzionamento. La disregolazione emotiva ha le sue radici in una specifica forma di vulnerabilità emotiva in cui sono coinvolti tre componenti di base:

particolare sensibilità agli stimoli, ovvero una ipervigilanza agli stimoli che provocano emozioni; l'intensità della risposta che riguarda la marcata reattività emotiva ai segnali veicolanti emozioni; il lento ritorno alla condizione normale che non consente la possibilità al soggetto di tornare alla soglia di funzionamento base.[senza fonte]

La disregolazione emotiva può essere intesa come sbalzi dell’umore repentini e imprevedibili, in genere come risposta a stimoli comunemente non ritenuti emotigeni (principalmente durante l’interazione diretta o indiretta con altre persone) ma ritenuti tali dal soggetto borderline. Può trattarsi di euforia e gioia incontenibile, ma più frequentemente si tratta di tristezza, di ansia oppure di paura. La rabbia costituisce un sintomo a sé, pertanto la disregolazione emotiva riferita alla sola rabbia esita in improvvisa aggressività nei confronti di qualcuno presente oppure assente e sempre determinata da uno stimolo. Lo stimolo può essere anche pensato e quindi non presente nella realtà oppure presente ma comunemente non ritenuto emotigeno[4].

Nella visione di Marsha Linehan, la sensibilità, l'intensità e la durata con cui le persone con disturbo borderline provano emozioni possono avere effetti sia positivi che negativi.[40] Le persone con disturbo borderline sono spesso eccezionalmente entusiaste, idealiste, gioiose e con voglia di amare.[41]

Tuttavia, possono sentirsi sopraffatti dalle emozioni negative ("ansia, depressione, senso di colpa/vergogna, paura, rabbia, odio, ecc."), sperimentando un intenso stato di dolore e tristezza, vergogna, umiliazione invece di un leggero imbarazzo, rabbia invece di fastidio e panico invece di nervosismo.[41]

Gli individui con maggiori sintomi di DBP usano più strategie di coping inefficaci (per esempio, soppressione, ruminazione, evitamento) e meno strategie di coping efficaci (per esempio, rivalutazione cognitiva, problem solving, accettazione) rispetto agli individui sani e quelli con pochi sintomi di DBP. Gli individui con DBP tendono anche a usare più ruminazione ed evitamento (e meno problem solving e accettazione) rispetto a quelli con altri disturbi mentali. La soppressione, la ruminazione e l'evitamento sono considerate strategie inefficaci perché sono associate a costi che superano i benefici della riduzione a breve termine dell'emozione acuta, come l'aumento delle risposte fisiologiche e i rimbalzi nell'intensità dell'affetto che si vuole regolare.[42]

Le persone con disturbo borderline sono anche particolarmente sensibili ai sentimenti di rifiuto, alla critica, all'isolamento e alla percezione di un fallimento.[43] Prima di imparare altri meccanismi di coping, i loro sforzi per gestire o fuggire dalle loro emozioni negative possono portare ad autolesionismo o comportamenti suicidari.[44]

L'approccio della previsione del comportamento suicidario è stato proposto da Breton e al per valutare e trattare gli adolescenti con comportamenti suicidari. I risultati degli studi per quanto riguarda gli adolescenti che considerano il suicidio in campioni di comunità convergono verso la stessa conclusione: l'uso di strategie di coping non produttive, comprese le strategie di evitamento, aumenta il rischio di suicidio nei campioni clinici e nei campioni comunitari. In un campione di comunità di adolescenti, Gardner et al hanno identificato una forte correlazione positiva tra DBP e coping evitante non produttivo. Questi risultati supportano l'importanza di esplorare il legame tra strategie di coping e comportamenti suicidari tra gli adolescenti con DBP. Questo studio ha cercato di confrontare gli adolescenti con DBP con gli adolescenti senza DBP per quanto riguarda il loro comportamento suicidario e i profili delle strategie di coping. I risultati hanno rappresentato un'immagine di adolescenti con DBP che hanno riportato un punteggio significativamente più alto di strategie e stili di coping non produttivi e un punteggio significativamente più basso di strategie e stili di coping produttivi rispetto al gruppo non DBP. In questo studio, le strategie di coping non produttive utilizzate dagli adolescenti con disturbo borderline che considerano il suicidio erano per lo più strategie di evitamento (per non farcela, ignorare il problema e stare in disparte). Le strategie di evitamento potrebbero essere viste come modi per ridurre l'intensità dei disturbi emotivi. Quando affrontano una situazione stressante, le persone con disturbo borderline sperimentano difficoltà crescenti nel regolare il proprio stato emotivo. Ciò riecheggia il fatto che la disregolazione emotiva è considerata un fattore chiave nel DBP. Gli adolescenti che consideravano il suicidio avevano un profilo di coping diverso a seconda che avessero o meno un DBP. Diverse strategie di coping non produttive (soprattutto strategie di evitamento) erano associate negativamente a comportamenti suicidari, mentre alcune strategie di coping produttive focalizzate sui problemi erano positivamente associate a ideazione e comportamenti suicidari. Questi risultati suggeriscono che non si dovrebbero forzare strategie produttive focalizzate sul problema subito dopo un tentativo di suicidio su adolescenti con DBP. Più in generale, lo studio ha implicazioni terapeutiche potenzialmente importanti derivate da questo nuovo modello che integra fattori di rischio e fattori protettivi nella psicopatologia.[45]

Essi sono spesso consapevoli dell'intensità delle loro reazioni emotive negative e, dal momento che non sono in grado di regolarle, le reprimono completamente.[40] Questo può essere dannoso per le persone con disturbo borderline, dal momento che le emozioni negative possono allertarle alla presenza di una situazione problematica e prepararli per affrontarla.[40] Anche se l'abitudine della mente di bloccare le intense emozioni dolorose può dare un sollievo temporaneo, si può avere l'effetto collaterale indesiderato di bloccare anche le emozioni ordinarie, rendendo meno efficace il processo decisionale nella vita quotidiana, e più in generale i meccanismi interocettivi[46], facendo apparire il paziente come freddo e distante, almeno superficialmente.[47]

Mentre le persone con disturbo borderline percepiscono gioia intensa, sono particolarmente inclini a disforia, depressione e/o sensazioni di disagio mentale ed emotivo. Zanarini e altri riconoscono quattro categorie di disforia che sono tipiche di questa condizione: emozioni estreme, distruttività o di auto-distruttività, sensazione frammentate o prive di identità e sentimenti di vittimizzazione.[48] All'interno di queste categorie, una diagnosi di disturbo borderline è fortemente associata con una combinazione di tre stati specifici: sentirsi traditi, sensazione di farsi male e sentirsi fuori controllo.[48] Poiché non vi è grande varietà nei tipi di disforia che affliggono le persone con la condizione, l'ampiezza del disagio è un indicatore utile per il disturbo borderline di personalità.[48]

Attaccamento modifica

Le origini di questa pervasiva disregolazione emotiva hanno tipicamente alla base due fattori: una specifica vulnerabilità comportamentale ed un ambiente familiare invalidante il quale, di fronte ad un bambino con un'espressività emotiva diretta ed intensa, risponde respingendolo o ignorandolo lasciando il bambino sprovvisto del necessario supporto interpersonale essenziale per la regolazione emotiva. È emerso infatti che alla base della disregolazione emotiva uno dei fattori determinanti è l’attaccamento insicuro o disorganizzato/irrisolto. Il DBP è stato associato ad una maggiore presenza di rappresentazioni di attaccamento insicure e soprattutto disorganizzate/non risolte.

Il disturbo borderline di personalità (DBP) è caratterizzato da disregolazione degli affetti, discontrollo comportamentale e ipersensibilità interpersonale con radici eziologiche nell'attaccamento infante-genitore e nelle esperienze infantili avverse.

È emerso infatti che alla base della disregolazione emotiva uno dei fattori determinanti è l’attaccamento insicuro o disorganizzato/irrisolto. Il DBP è stato associato ad una maggiore presenza di rappresentazioni di attaccamento insicure e soprattutto disorganizzate/non risolte. L'attaccamento irrisolto è stato collegato a un funzionamento cognitivo compromesso, ad un sistema di ossitocina compromesso e maggiori attivazioni neurali nel sistema limbico à i pazienti con DBP con attaccamento irrisolto sono significativamente più compromessi per quanto riguarda la psicopatologia, il funzionamento psicosociale e hanno riportato una mancanza di risoluzione della perdita traumatica e dell'abuso. Esiste una connessione significativa tra lo sviluppo di DBP e le esperienze precoci dell'infanzia, in particolare l'invalidazione emotiva da parte del caregiver, che porta a poche opportunità di imparare a controllare i diversi stati emotivi. È stato riscontrato in una meta-analisi che il 71,1% dei partecipanti con DBP ha avuto almeno un'esperienza infantile avversa in cui l'abbandono fisico era la più grande categoria sperimentata, seguita da abuso emotivo, abuso fisico, abuso sessuale, abbandono emotivo. La spiegazione di questa alta correlazione potrebbe essere spiegata dalla sovrapposizione tra il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e i criteri DBP come condizioni di comorbilità + riduzione dell’ossitocina. Poiché gli individui con DBP sono ritenuti emotivamente sensibili dalla nascita, è difficile per loro sviluppare adeguate strategie di coping e emotive, creando un ciclo di comportamenti disregolati. Questo ciclo diventa quindi un'abitudine che predispone al fallimento gli individui con DBP quando si formano relazioni con gli altri.[49]

La paura dell'abbandono può essere una conseguenza di esperienze avverse della prima infanzia nel contesto di una disposizione interna sensibile a temere il rifiuto.[50]

Paura dell'abbandono modifica

Il criterio della "paura dell'abbandono" è stato descritto per la prima volta da Masterson come un costrutto borderline. Anche se è stato definito come "paura della solitudine", la paura dell’abbandono è attualmente inteso come un sintomo dell'attaccamento insicuro precoce. Non tutti gli autori sono concordi sul concetto di "paura" legata all'abbandono ma piuttosto di reazioni alla percezione di abbandono inquadrate sotto l'ottica della "percezione di controllo" esterno esercitata sul soggetto. I soggetti affetti dal disturbo sarebbero cioè inclini a rifiutare ogni azione che non dipenda dalla propria volontà. L'intolleranza alla solitudine (con l'associata perdita di sé) è alla base delle paure di abbandono e guida il comportamento che mantiene relazioni disfunzionali e dannose. Nelle persone con DBP, la paura del rifiuto causa un'estrema tensione avversativa che è più pronunciata e duratura che in altri disturbi. Di conseguenza, sperimentano un'intensa angoscia in caso di rifiuto reale o percepito. Alcuni sostengono che questa elevata sensibilità al rifiuto sia collegata ad altri sintomi del DBP. La paura del rifiuto può essere alla base di strategie disfunzionali di regolazione delle emozioni comuni nel BPD, come risposte impulsive all'angoscia, ruminazione rabbiosa, difficoltà a impegnarsi in comportamenti orientati agli obiettivi, non accettazione delle emozioni e scarsa chiarezza emotiva.[senza fonte]

La paura immaginaria o reale dell'abbandono è uno dei sintomi più debilitanti del DBP e spesso il principale catalizzatore dell'autolesionismo, delle crisi acute e del deterioramento clinico generale.

La paura dell'abbandono nel DBP è talvolta attribuita a esperienze precoci di trascuratezza emotiva dei genitori e di amore condizionato.

Ci sono diverse spiegazioni del perché il rifiuto causi tanta sofferenza nelle persone con diagnosi di DBP. Questi sentimenti intensi e dolorosi possono essere sperimentati più frequentemente a causa di bias negativi nelle loro interpretazioni situazionali.[senza fonte]

La paura dell'esclusione sociale può indurre comportamenti autodistruttivi, portando a distorsioni cognitive, decisioni irrazionali e perdita del senso del futuro. La paura dell'abbandono può influenzare negativamente le relazioni interpersonali in molteplici ambiti.[50]

Comportamento modifica

Un comportamento impulsivo è frequente, tra cui l'abuso di sostanze o di alcool, disturbi alimentari, rapporti sessuali non protetti o sesso indiscriminato con partner multipli (se sessualmente attivo), spese avventate e guida spericolata, tutte caratteristiche associate a scarso controllo degli impulsi e disregolazione emotiva.[51] Il comportamento impulsivo potrebbe includere anche l'abbandono del posto di lavoro, o delle relazioni affettive, la fuga e l'autolesionismo.[52]. Questa impulsività, insieme agli altri sintomi che caratterizzano questo disturbo (instabilità emotiva, forte paura dell'abbandono etc.), risulta inoltre positivamente correlata alla general offense e all' Inter-Partner Violence (IPV)[53]. In fase depressiva può avvenire un rifiuto della propria precedente personalità.

Le persone con un disturbo borderline agiscono impulsivamente, poiché ciò gli fornisce un immediato sollievo dal loro dolore emotivo.[52] Tuttavia, nel lungo periodo, queste persone incorrono in un aumento del dolore per via della vergogna e del senso di colpa che seguono tali azioni.[52] Un ciclo inizia spesso quando le persone con disturbo borderline sentono dolore emotivo, assumono un comportamento impulsivo e gravemente disadattivo per alleviare questo dolore, provano vergogna e senso di colpa per le loro azioni, percepiscono un maggior dolore emotivo in seguito alla vergogna e al senso di colpa e, infine, per sperimentare stimoli più forti intraprendono nuovi comportamenti impulsivi per alleviare il nuovo dolore senza valutazione delle conseguenze.[52] Col passare del tempo, il comportamento impulsivo può diventare una risposta automatica al dolore emotivo, evidenziando il funzionamento patologico della persona, cioè stato depressivo, episodio maniacale di compensazione, quindi nuovo episodio depressivo conseguente dell'episodio maniacale. In alcuni soggetti, tale susseguirsi di episodio maniacale a depressivo, è rapido (alcune ore) e sfugge alla preliminare analisi clinica.

Autolesionismo e suicidio modifica

Comportamenti autolesionistici o suicidiari sono uno dei criteri diagnostici di base contenuti nel DSM IV-TR. La gestione e il recupero da questi comportamenti può essere complesso e impegnativo.[54] Il rischio di suicidio tra le persone con disturbo borderline è tra il 3% e il 10%.[36][55] Vi sono prove che suggeriscono che gli uomini con diagnosi di disturbo borderline abbiano circa il doppio di probabilità in più di commettere un suicidio rispetto alle donne con la medesima diagnosi.[56] Vi sono anche prove che molti suicidi avvengano in persone che avevano la condizione ma che non era stata ancora diagnosticata dal curante, oppure nel caso il paziente non abbia seguito le indicazioni farmacologiche del curante.[57]

L'autolesionismo è comune e può avvenire con o senza l'intento suicidiario.[58][59] Le ragioni per cui si assumono comportamenti autolesionistici non suicidiari includono il desiderio di esprimere la rabbia, di infliggersi una auto-punizione e/o di distrarre sé stessi dal dolore emotivo o dalle circostanze difficili.[44] Al contrario, i tentativi di suicidio riflettono in genere una convinzione che gli altri staranno meglio in seguito al suicidio.[44] Sia il suicidio che l'autolesionismo non sono una risposta alla sensazione di emozioni negative.[44]

L'abuso sessuale può essere un particolare fattore scatenante per il comportamento suicidiario negli adolescenti con tendenze borderline.[60] Il trattamento dell'episodio suicidario e autolesivo è reattivo ad antipsicotici a dosaggio da moderato a massimale, come successivamente spiegato.

Nei borderline si possono evidenziare anche comportamenti parafilici di tipo sadomasochista, sia sadismo (sessuale o no) che masochismo.[61][62][63] Il disturbo sadico e il disturbo masochistico di personalità non sono più inclusi nel DSM-IV e 5, ma i loro tratti sono inclusi negli altri disturbi.

Relazioni interpersonali e tendenza alla scissione modifica

Le relazioni interpersonali problematiche sono uno dei sintomi principali del DBP, insieme alla disregolazione affettiva e al disturbo dell'identità. La disfunzione interpersonale è considerata uno dei migliori discriminatori nella diagnosi del DBP.[50]

Le relazioni interpersonali sono caratterizzate da distanziamento sociale pressocché nullo. I soggetti borderline non hanno semplici conoscenti ma solo grandi amici e appassionati amanti (anche se appena conosciuti) con cui sono pronti a condividere emozioni, esperienze e segreti e da cui pretendono pari confidenza. Stante tuttavia la mancata reale conoscenza dell’altro, equivocano sistematicamente ogni parola, gesto o comportamento, senza trascurare quello non verbale e prossemico. Poiché l’empatia è un sentimento con una elevata matrice cognitiva, la disregolazione emotiva che ottunde i circuiti cerebrali preposti alla valutazione cognitiva, impedisce al soggetto borderline di mettersi nei panni dell’altro, attribuendogli pertanto stati mentali sbagliati, generalmente negativi[4].

Queste persone possono essere molto sensibili a come vengono trattate dagli altri, provando una gioia intensa e gratitudine quando percepiscono espressioni di gentilezza e una tristezza intensa o rabbia alle critiche o alla percezione di una ostilità.[64] I loro sentimenti verso gli altri spesso si spostano dall'ammirazione, dall'amore alla rabbia o all'antipatia dopo una delusione o una perdita di stima agli occhi di qualcuno che apprezzano. Questo fenomeno, a volte chiamato scissione, comprende un passaggio dalla idealizzazione degli altri alla loro svalutazione.[65] In combinazione con disturbi dell'umore, l'idealizzazione e la svalutazione possono minare i rapporti con la famiglia, con gli amici e con i colleghi di lavoro.[66] L'immagine di sé può anche cambiare rapidamente da sana a malsana.

Nonostante desiderino fortemente l'intimità, le persone con disturbo borderline, seguendo la prospettiva della teoria dell'attaccamento, tendono verso modelli di attaccamento insicuri, prevalentemente di tipo timoroso e manifestano comportamenti ambivalenti o con forti timori nei rapporti[67] e spesso vedono il mondo come pericoloso e malevolo.[64] La condizione, come altri disturbi della personalità, è legata a un aumento dei livelli di stress cronico e di conflitto nelle relazioni romantiche, diminuzione della soddisfazione da parte dei partner sentimentali, abusi e gravidanze indesiderate.[68]

Le persone con DBP sono meno capaci di comprendere che le prospettive degli altri potrebbero essere diverse dalle loro e di incorporare tale conoscenza nelle strategie di risoluzione dei problemi, il che parla di problemi sottostanti di mentalizzazione che influiscono negativamente sulle relazioni interpersonali. I deficit di mentalizzazione sono anche legati allo sviluppo dell'attaccamento insicuro/disorganizzato negli individui con DBP. La mentalizzazione implica la capacità psicologica di immaginare gli affetti e i comportamenti di sé e degli altri in termini dei loro stati mentali sottostanti e, come tale, è fondamentale sia per l'autoregolazione che per la regolazione degli affetti, nonché per il funzionamento interpersonale. I deficit di mentalizzazione a loro volta portano a una disregolazione emotiva, interrompendo ulteriormente la capacità di mentalizzare.[50]

Le difficoltà di mentalizzazione sono legate ad una storia di attaccamento irrisolto, che porta anche a problemi di regolazione degli affetti, attenzione e autocontrollo.[50]

Percezione di sé modifica

Le persone con un disturbo borderline tendono ad avere difficoltà a percepire un quadro chiaro della loro identità. In particolare, essi tendono ad avere difficoltà a capire in cosa credono, cosa preferiscono e cosa gli possa fare piacere.[69] Essi sono spesso incerti circa i loro obiettivi a lungo termine per le relazioni e per le occupazioni lavorative. Questa difficoltà può causare nelle persone con disturbo borderline di provare la sensazione di "vuoto" e di "perso".[69]

Cognizioni: tendenza alla dissociazione modifica

Le emozioni, spesso intense, vissute dalle persone con disturbo borderline della personalità possono rendere difficile il controllo sulla loro attenzione e concentrazione.[69] Inoltre, tali persone possono tendere a dissociarsi, che può essere ritenuta come una forma intensa di zoning out (distrarsi).[47] La dissociazione spesso si verifica in risposta a un evento doloroso (o qualcosa che fa scattare il ricordo di un evento doloroso). Essa coinvolge la mente reindirizzando automaticamente l'attenzione lontano da quell'evento, presumibilmente come protezione contro l'intensa emozione e gli impulsi comportamentali indesiderati che tale emozione potrebbero scatenare.[47] Non è da confondere con il vero disturbo dissociativo dell'identità. A volte è possibile notare quando una persona con disturbo borderline è dissociato, poiché le loro espressioni facciali e vocali possono diventare piatte o inespressive, o possono sembrare distratte; altre volte, la dissociazione può essere appena percettibile.[47] Spesso soffrono di ideazione paranoide transitoria, depersonalizzazione, derealizzazione e distorsione cognitiva.

Sotto uno stress molto forte possono comparire altri sintomi psicotici transitori (cosiddetti disturbi denominati episodio psicotico acuto o disturbo psicotico breve) come deliri, o raramente allucinazioni (di solito uditive). Tali sintomi sono comunque temporanei.[70]

Diagnosi differenziale modifica

La diagnosi è clinica, differenziale e tramite test classici, ma le caratteristiche sono ben visibili anche nei test psicologici come il test di Rorschach. La diagnosi differenziale è con i seguenti disturbi[35]:

  • Disturbo depressivo e distimia: simili per senso di vuoto e solitudine e il rischio di suicidio; i pazienti borderline sono però convinti di essere autosufficienti, ma sono totalmente dipendenti dagli altri (si evidenzia in stato di mania positiva), mentre i depressi sono consapevoli del loro bisogno di aiuto, ma solitamente sono capaci di essere completamente autonomi; le caratteristiche di rabbia improvvisa sono rare nella depressione; sebbene ci siano sintomi in comune, nella vera depressione è prevalente un senso di sfiducia con rassegnazione, nel BDP tale sfiducia è accompagnata dalla rabbia; è inoltre necessario distinguere l’isolato episodio depressivo reattivo dalla natura comportamentale disadattiva che sta alla base dell’episodio depressivo;
  • Disturbo bipolare: con il disturbo bipolare condivide l’alternarsi di stati di mania a stati depressivi, ma il borderline ha un cambiamento più repentino e rapido di umore (spesso nell’arco della stessa giornata), mentre il bipolare ha lunghi periodi di umore maniacale o depresso prevalente, con l'eccezione dell'episodio misto che comunque è limitato nel tempo; può quindi rientrare in un quadro di bipolarismo atipico;
  • Disturbo post traumatico da stress: entrambi hanno ansia, paura, rabbia ma nel PTSD è evidente e spesso recente il trauma che lo ha causato, può essere temporaneo o evolvere in patologie croniche come il BDP stesso
  • Disturbo dipendente di personalità: il dipendente si sottomette di buon grado da chi dipende (per timore dell'abbandono), ha una personalità sottomessa, il borderline se lo fa ne è comunque frustrato; entrambi presentano un grado di immaturità emozionale (ossia si comportano come bambini se sono adolescenti, e come eterni adolescenti se sono adulti) e possibili comportamenti passivo-aggressivi più forti che nel dipendente;
  • Disturbo istrionico di personalità: entrambi desiderano attenzione, ma l'istrionico cerca la compagnia e appare spesso felice in apparenza, mette in atto un'apparenza seduttiva e socievole, mentre il borderline esibisce come mezzo inconsapevole la sua rabbia e la sua frustrazione;
  • Disturbo somatoforme: un tempo il BDP, il disturbo istrionico erano confusi nell'isteria, con il disturbo di conversione e somatoforme, ma oggi il disclaimer è che nel BDP non c'è vera simulazione di tutti i sintomi di una patologia ma principalmente uno stato emotivo alterato;
  • Disturbo narcisistico di personalità: entrambi sono molto sensibili alle critiche, ma il narcisista ha però un senso fisso della propria superiorità (sé grandioso) che il borderline non ha in maniera stabile;
  • Disturbo antisociale di personalità: nel BDP possono manifestarsi comportamenti antisociali (trasgredire le regole, mentire, manipolare) ma il paziente non perde mai il senso di colpa o la capacità di provare rimorso, come invece accade al sociopatico; inoltre il sociopatico o psicopatico può essere davvero privo di emozioni, mentre il borderline può reprimerle, ma esse sono sempre molto presenti;
  • Disturbo schizotipico di personalità: entrambi presentano distorsioni cognitive, eccentricità comportamentali e sintomi semi-psicotici durante le crisi (es. delirio, paranoia, derealizzazione, depersonalizzazione e dissociazione), ma i sintomi dello schizotipico sono più profondi spesso con esperienze percettive insolite, ai limiti della schizofrenia; hanno in comune anche l'instabile emotività (umore rapidamente fluttuante) e il timore del rifiuto sociale e personale; il borderline può rassomigliare molto allo schizotipico nel caso abbia il BDP in comorbilità con deliri (disturbo delirante) e ossessioni (disturbo ossessivo-compulsivo d'ansia, da non confondere con il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità) pervasive (scarso insight) e di contenuto bizzarro a tema "magico" (anche se egodistoniche, mentre nel disturbo schizotipico sono egosintoniche);
  • Disturbi dell'alimentazione: essi possono coesistere o essere disturbi a sé, senza presenza di BDP;
  • Disturbo da abuso di sostanze psicoattive, idem come nei disturbi dell'alimentazione

Comorbidità modifica

Il DBP ha comorbilità con i disturbi d'ansia, ossessivi-compulsivi, disturbo da uso di sostanze, altri disturbi di personalità, dipendenza, disturbo del controllo degli impulsi, disturbi del sonno e depressione maggiore[1].

Il disturbo borderline compare spesso assieme a una o più delle seguenti patologie:[71]

Sebbene non sia menzionato nel DSM-IV, teorici precedenti hanno proposto infatti quest'ultima entità come un disturbo della personalità a sé stante, che ha una combinazione di caratteristiche derivanti dal disturbo borderline e dal disturbo evitante di personalità, chiamato "personalità mista evitante-borderline" (APD/DBP).[74]

Borderline e comportamenti ossessivo-compulsivi modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Disturbo ossessivo-compulsivo.

Il disturbo ossessivo-compulsivo è presente nel 15,6 % dei pazienti con BDP: il paziente borderline con OCD, come strategia di coping, diventa iper-razionale in alcuni ambiti fino allo sviluppo di ossessioni e idee prevalenti e paradossalmente irrazionali, per tenere sotto controllo le sue emozioni eccessive e i sensi di colpa utilizza "rituali". Inizialmente, come in molti disturbi della personalità (egosintonici), un disturbo egodistonico come il DOC può rappresentare il primo sintomo o spia per molto tempo.

Trattamento modifica

È indispensabile un trattamento psicoterapico, anche se è molto difficile portare a termine tale trattamento a causa dei frequenti abbandoni da parte del paziente. Riveste invece funzione salvavita quello farmacologico, che anch'esso trova ostacoli in quanto spesso il paziente si sente incompreso dal medico, o ritiene la terapia troppo debole, o troppo forte, o ancora trova l'ambiente familiare ostile alla pratica farmacologica. L'episodio critico, in particolare quello depressivo severo o quello maniacale, necessita di trattamento ospedaliero, pertanto lo psicoterapeuta dovrà educare il paziente a rivolgersi alla struttura ospedaliera per arginare invece comportamenti compensativi disadattivi (ricerca del sollievo in affetti morbosi, o in pratiche sessuali a rischio, o ancora nell'abuso di sostanze stupefacenti e alcolici). Possono essere adottate psicoterapie individuali, terapie cognitivo-comportamentali, terapie di gruppo interpersonale, terapie familiari per educare la famiglia all'accettazione della natura patologica del disturbo del loro caro, e la pet therapy per riempire il senso di vuoto.

Si rileva molto efficace, sul lungo termine, la terapia psicodinamica di origine psicoanalitica.

Farmacoterapia modifica

Pertanto è fondamentale un approccio integrato tra psicoterapia e farmacoterapia, quest'ultima a base di stabilizzatori dell'umore come terapia di base. Sconsigliato l'uso di ansiolitici se non per un trattamento episodico, vista la spiccata caratteristica di tutte le benzodiazepine di creare dipendenza nel paziente, già predisposto. Molto efficace si rileva il trattamento con antipsicotici a breve e medio termine.

Solo se necessari antidepressivi, i quali andranno sospesi al minimo sospetto dell'inizio di un periodo di mania, caratteristica più pericolosa di questo disturbo (somigliante alla mania del bipolarismo), in quanto precede l'episodio depressivo conseguente. L'episodio maniacale, di frequente, porta il paziente all'abbandono della terapia farmacologica, data la sua caratteristica incapacità nella fase maniacale di avere un corretto esame di realtà. Sono stati dimostrati dei benefici anche con la schema therapy.[75]

Stabilizzanti dell'umore modifica

Gli stabilizzanti dell'umore sono la terapia cardine nel disturbo borderline. La caratteristica del disturbo infatti è l'episodio di mania (lieve, moderata, molto raramente severa) nei quali il paziente perde il controllo, l'esame di realtà e la capacità di insight, e che, una volta esaurito, viene seguito da episodio depressivo profondo. A differenza del bipolarismo di tipo 1 il DBP presenta episodi maniacali di durata di qualche ora (al più qualche giorno), che precedono la caduta depressiva di altrettanta durata, e che potrebbero sfuggire all’esame clinico preliminare, nel quale il paziente potrebbe presentarsi sano e poco cosciente dello stato di malessere. Gli episodi sono frequenti. Al fine di evitare un uso prolungato degli antipsicotici, al quale il paziente si rivela molto sensibile, lo stabilizzante permette una riduzione dei dosaggi e della frequenza d'uso, sul lungo termine, di questi. La carbamazepina, la lamotrigina, il valproato di sodio e il litio, sono tutti farmaci di prima linea e ampiamente efficaci sul lungo termine. Quest'ultimo presenta però le limitazioni indotte dagli effetti collaterali endocrini, pertanto diventa farmaco di seconda scelta in presenza di disturbi endocrini pregressi o anche solo sospetti.

Antidepressivi modifica

Gli SSRI si sono dimostrati efficaci solo nell'alleviare l'ansia e la depressione, come la rabbia e l'ostilità, associati in alcuni pazienti affetti da questa patologia. È necessario un periodo maggiore, rispetto alla depressione, affinché gli effetti benefici dei medicinali appaiano. Si rivelano quindi inutili, se non controproducenti, nel trattamento dell'episodio critico. Possono rilevarsi pericolosi nella fase maniacale del disturbo, nel quale il paziente si sentirà sano, guarito, manifestando una condotta terapeutica irresponsabile. Pertanto l'uso va moderato e attenzionato, i potenziamenti devono seguire una adeguata stabilizzazione dell'umore. Solo in caso di BDP in comorbilità con disturbi ossessivo-compulsivi ad esordio precoce o grave (che aumentano le distorsioni del pensiero), forte ansia, organizzazione borderline di personalità o pervasivi disturbi da tic, l'associazione degli SSRI a dose massimale (solo se lontani dalla fase in cui prevalgono i comportamenti maniacali), o del valproato, o di altri stabilizzanti più lievi, con gli antipsicotici a dose più bassa del normale, è considerata una pratica terapeutica utile.[76]

Antipsicotici modifica

I nuovi antipsicotici atipici sono noti per avere degli effetti migliori di quelli tipici. Gli antipsicotici sono usati per trattare distorsioni del pensiero, le false percezioni, le ossessioni, le dipendenze affettive, sessuali, da sostanze da abuso, l'episodio maniacale lieve o moderato, l'episodio depressivo grave, e nel BDP sono utilizzati come integrazione alla psicoterapia, senza i quali, a quest'ultima il paziente sarebbe poco ricettivo vista la difficoltà di autocontrollo. I dosaggi vanno da moderati a massimali, e vanno incrementati fino alla completa scomparsa degli episodi depressivi acuti, dei pensieri ossessivi e della condotta pericolosa.

L'uso degli antipsicotici è generalmente di breve termine (da 6 a 12 mesi), e raggiunge il dosaggio massimale se necessario. Infatti quattro test non-controllati e otto casi, suggeriscono che gli antipsicotici atipici come la clozapina, l'olanzapina, la quetiapina e il risperidone, aiutano i pazienti affetti dal DBP con sintomi psicotici, impulsivi, irresponsabili nella sessualità, oppure in preda a intenti suicidari e autolesivi, dipendenze da sostanze o da affetti, eccessiva reattività a comportamenti famigliari inadeguati, e si configurano come terapia efficace e assolutamente necessaria nella fase critica, al fine di scongiurare il suicidio al di fuori dell'ambiente ospedaliero. L'olanzapina e la quetiapina, in particolare, si rivelano essere i farmaci più sicuri, fino a dosaggi rispettivi di 20mg e 800mg. Tuttavia, anche per quest'ultimi, ci sono molti effetti collaterali (seppur minori rispetto agli antipsicotici classici), quali la discinesia tardiva dopo un lungo uso, il forte aumento di peso corporeo e tutto ciò che ne consegue. È fondamentale, pertanto, che l'uso dell'antipsicotico venga limitato nel tempo, basando la terapia farmacologica sulla stabilizzazione dell'umore per la prevenzione, o moderazione, degli episodi futuri. È fondamentale, data l'importanza salvavita del trattamento antipsicotico, un'adeguata educazione alimentare del paziente da parte del medico e dello psicoterapeuta, per il contenimento dell’incremento ponderale, spesso causa di abbandono della terapia anche in presenza di gravi stati di sofferenza.

Nella cultura di massa modifica

Nella serie Mental, che parla proprio di patologie mentali, il personaggio di Michele è affetto da disturbo borderline di personalità.

Nella serie Skam Italia il personaggio di Niccolò Fares, fidanzato di Martino Rametta, soffre di questo disturbo.[77]

Nel film Ragazze interrotte alla protagonista, Susanna, viene diagnosticato il disturbo borderline di personalità.

Note modifica

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