Domenica di sangue (1921)

Sotto il nome di domenica di sangue (in tedesco Blutsonntag o Bozner Blutsonntag) si intendono gli scontri avvenuti tra i partecipanti ad una sfilata in costume tirolese e squadre d'azione fasciste a Bolzano, in occasione dell'apertura della "Fiera di primavera" (Bozner Frühjahrsmesse) nel 1921, la prima del dopoguerra.

Manifesto della Fiera di Bolzano del 1921.

I fatti modifica

 
Pubblicità per la Bozner Messe sulle "Bozner Nachrichten" del 20 aprile 1921, p. 8.
 
Ritratto votivo del maestro Franz Innerhofer, vittima degli scontri durante la domenica di sangue.
 
La targa trilingue in piazza Franz Innerhofer a Bolzano.
(DE)

«Und im Rahmen dieser Bozner Messe war auch ein Trachtenumzug geplant: ein völlig unpolitischer Umzug. Ein Festzug unter dem Frühlingssonnenschein von Bozen, welcher den Landsleuten sowohl wie auch den Gästen, den deutschen Gästen wie den italienischen Gästen unsere alten Landestrachten vorführen sollte. Dieser Umzug hätte stattfinden sollen ohne den geringsten polemischen, geschweige denn politischen Charakter. Es war keine Fahne dabei, und die Teilnehmer waren ohne Waffen, vollkommen ohne Waffen, nicht einmal ein kleines Stäbchen trugen sie. Und Frauen waren dabei und Kinder und Halbwüchsige. Das war die Gelegenheit, welche sich die Faszisten ausgesucht haben, um uns die ganze Größe ihres Reiches fühlen zu lassen.»

(IT)

«E nel contesto della Fiera di Bolzano era previsto anche una sfilata in costumi tradizionali (tirolesi): una sfilata del tutto apolitica. Una sfilata sotto il sole primaverile di Bolzano che avrebbe voluto far mostrare ai concittadini ma anche agli ospiti, sia germanici sia italiani, i nostri antichi costumi di festa. La sfilata non aveva nessun carattere polemico, tantomeno politico. Non vi si scorgeva una sola bandiera, e i partecipanti erano disarmati, non portavano arma alcuna, neanche un bastoncino. E vi erano donne e bambini e adolescenti. Questa era l'occasione che i fascisti hanno scelto per farci sentire tutta la grandezza del loro impero.»

Il 24 aprile 1921 a Innsbruck si tenne un plebiscito per ottenere l'annessione della provincia del Tirolo alla Germania, per cui dei gruppi fascisti italiani temevano, strumentalmente e senza fondamenta, che analogamente a Bolzano si organizzasse una consultazione da tenersi all'interno della fiera campionaria, che sancisse la separazione dall'Italia.[1] Inoltre dalla fiera sarebbero stati esclusi tutti gli operatori di lingua italiana.[2]

Nel quadro delle manifestazioni della Fiera di Bolzano, mentre diverse centinaia di persone sfilavano in costume tradizionale, una squadra d'azione fascista, proveniente soprattutto da Verona e agli ordini di Achille Starace, assaltò con armi da fuoco e bombe a mano il corteo in piazza delle erbe (Obstplatz). Quarantacinque persone rimasero sul terreno ferite, alcune gravemente.

Franz Innerhofer, un maestro elementare di Marlengo che accompagnava i suoi scolari durante una processione tradizionale, rimase ucciso da colpi di armi da fuoco, mentre cercava riparo in un portone del vicino palazzo Stillendorf assieme ad uno scolaro, nel tentativo di proteggerlo dagli scontri.

L'esercito intervenne in ritardo e si limitò a scortare i fascisti alla stazione, soltanto due furono i fascisti tratti in arresto, ma non vennero mai processati. Nonostante Luigi Credaro, commissario generale civile della Venezia Tridentina, e lo stesso Giovanni Giolitti, allora presidente del consiglio, avessero promosso delle indagini, non si arrivò mai ad identificare i colpevoli. Anche il tentativo della vedova di avere giustizia o almeno il pagamento dei danni dopo la caduta del fascismo e la fine della guerra non ebbe alcun esito, perché, come riporta Romano Bracalini, a suo tempo la pratica venne "insabbiata".[3]

L'inadempienza delle autorità nel 1921 portò a vivaci proteste della giunta comunale di Bolzano guidata dal borgomastro Julius Perathoner, il quale però nell'ottobre dell'anno seguente fu rimosso dal suo incarico dopo un ulteriore assalto fascista che si concluse con l'occupazione del municipio di Bolzano.[4]

La società civile reagì all'aggressione fascista il 25 aprile con un raduno di protesta in piazza Mercato (Viehmarktplatz), l'odierna piazza Verdi, alla quale parteciparono ca 8.000 persone e dove parlarono politici e sindacalisti sia tedeschi che italiani (Franz Tappeiner e Carlo Biamino, entrambi socialdemocratici, ed Eduard Reut-Nicolussi del Deutscher Verband); essi si recarono anche dal commissario generale per la Venezia Tridentina, Luigi Credaro, per deporre la loro protesta congiunta. Uno sciopero generale dei ferrovieri di entrambi i gruppi linguistici fece sì che tutti i treni restassero fermi - la protesta si allargò su altre città fino a Trieste.[5]

Il 26 aprile 1921 si tenne un imponente corteo funebre di migliaia di persone, al quale partecipò anche Luigi Credaro, che condusse il feretro di Innerhofer per le vie di Bolzano e attraverso la val d'Adige a Marlengo, suo paese natale e luogo di sepoltura.[6]

Il 25 aprile 2011, nel novantesimo anniversario della morte di Innerhofer, il Comune di Bolzano gli ha intitolato una piazza, posta a sud della Libera Università di Bolzano nel centro cittadino e nel luogo, dove già il corteo funebre del 1921 era passato innanzi.[7]

Note modifica

  1. ^ Roberto Festorazzi, Starace, il mastino della rivoluzione fascista, Milano, Mursia, 2002, p. 35.
    «I fascisti appresero che i cittadini di lingua tedesca volevano approfittare della "Bozner Messe" per tenere in segreto un'analoga consultazione sulla scelta di staccarsi dall'Italia.»
  2. ^ Festorazzi.
    «L'esposizione di Bolzano, organizzata dalla locale Camera di Commercio, si prefigurava fin dall'inizio come una provocazione, giacché dalla manifestazione furono escluse le ditte italiane.»
  3. ^ Bracalini, pp. 20-21.
  4. ^ Barbara Höllrigl, Verso la città moderna: Bolzano dai piani Altmann (1860) all'azione del sindaco Perathoner, Bologna, 1998.
  5. ^ 1921—2011: novanta anni fa il più lungo e sconosciuto sciopero di sempre nelle ferrovie italiane, in L'Internazionale. Periodico comunista, n. 105, giugno-luglio 2011. URL consultato l'8 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 2021).
  6. ^ Pagina del Comune di Bolzano su Franz Innerhofer.
  7. ^ Bolzano: 25 aprile, festa Liberazione sui luoghi della memoria, in Alto Adige, 25 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 30 aprile 2011).

Bibliografia modifica

  • Romano Bracalini, L'ABC dell'Alto Adige. Guida essenziale alla conoscenza del problema altoatesino dall'annessione del 1919 ai giorni nostri, Milano, Longanesi, 1968.
  • (DE) Stefan Lechner, Die Eroberung der Fremdstämmigen. Provinzfaschismus in Südtirol 1921–1926, Innsbruck, Wagner, 2005, ISBN 3-703003987.
  • (DE) Stefan Lechner, Der „Bozner Blutsonntag“: Ereignisse, Hintergründe, Folgen, in Hannes Obermair e Sabrina Michielli (a cura di), Erinnerungskulturen des 20. Jahrhunderts im Vergleich – Culture della memoria del Novecento a confronto, collana Hefte zur Bozner Stadtgeschichte/Quaderni di storia cittadina, n. 7, Bolzano, 2014, pp. 37–46, ISBN 978-88-907060-9-7.
  • (DE) Norbert Mumelter, 24. April 1921, der Bozner Blutsonntag und sein Todesopfer Franz Innerhofer - Gedenkschrift zur 60. Wiederkehr des Tages, Bozen, Heimatpflegeverband, 1981.
  • Carlo Romeo, Alto Adige - Südtirol XX secolo. Cent'anni e più in parole e immagini, Bolzano, Edition Raetia, 2003, ISBN 88-72831970.
  • (DE) Rolf Steininger, Südtirol im 20. Jahrhundert. Vom Leben und Überleben einer Minderheit, Innsbruck-Wien-München-Bozen, Studien-Verlag, 1997, pp. 52 e ss, ISBN 3-706512335.

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