Edmond O'Brien

attore statunitense

Edmond O'Brien, all'anagrafe Eamon Joseph O'Brien (New York, 10 settembre 1915Inglewood, 9 maggio 1985), è stato un attore statunitense.

Edmond O'Brien nel film Due ore ancora (1950)
Statuetta dell'Oscar Oscar al miglior attore non protagonista 1955

Vinse il premio Oscar al miglior attore non protagonista nel 1955 per l'interpretazione del press agent Oscar Muldoon ne La contessa scalza (1954), ma è principalmente ricordato per il suo ruolo drammatico nel film Due ore ancora (1950).

Biografia modifica

Di origini anglo-irlandesi, O'Brien frequentò per un breve periodo la Fordham University, quindi ottenne una borsa di studio presso la Neighborhood Playhouse School, una scuola di recitazione di tendenza realista ove si diplomò[1]. Dopo aver recitato per qualche tempo in compagnie di giro, debuttò a Broadway nel 1937 con la pièce Daughters of Atrios, quindi venne notato da Orson Welles[2], che nel 1939 lo fece recitare alla radio e lo accolse nella prestigiosa compagnia teatrale del Mercury Theatre[1].

Siglato un contratto con la casa produttrice RKO, nel 1938 O'Brien approdò a Hollywood e ottenne il primo ruolo di rilievo in Notre Dame (1939), in cui interpretò Gringoire, il giovane poeta che s'innamora della zingara Esmeralda (Maureen O'Hara). Nella prima metà degli anni quaranta l'attore fu impegnato sul fronte bellico nella U.S. Army Air Forces e apparve sullo schermo in maniera sporadica. Da ricordare in questo periodo la sua interpretazione a Broadway del dramma Winged Victory, ruolo che riprese sul grande schermo nella successiva trasposizione cinematografica dal titolo Vittoria alata (1944), diretta da George Cukor.

Terminato il secondo conflitto mondiale, O'Brien tornò a tempo pieno al cinema e la sua carriera decollò definitivamente. Di costituzione virile e robusta, con un volto paffuto e fondamentalmente simpatico[1], l'attore diede il meglio di sé in alcuni dei migliori film noir degli anni quaranta[1], a iniziare da I gangsters (1946), in cui interpretò l'investigatore assicurativo Jim Riordan, incaricato di far luce sulla morte di un malavitoso soprannominato "lo svedese" (Burt Lancaster). Successivamente affiancò James Cagney in La furia umana (1949), nel quale impersonò l'agente federale Hank Fallon, un investigatore che si infiltra sotto falso nome nella banda di Cody Jarrett (Cagney), un gangster psicotico, allo scopo di smascherarlo definitivamente.

L'anno successivo O'Brien fu protagonista di uno dei più tesi e drammatici noir della storia del cinema, Due ore ancora (1950), in cui vestì i panni di Frank Bigelow, il contabile che – dopo aver subito un deliberato e letale avvelenamento radioattivo – trascorre a San Francisco le poche ore di vita che ancora gli rimangono, intraprendendo una tormentata e spietata caccia al proprio assassino, prima di soccombere al mortale veleno negli uffici di polizia ove si è recato per raccontare la propria storia e le circostanze che lo hanno condotto a smascherare il responsabile dell'accaduto. Il ruolo di Frank Bigelow è considerato una delle migliori interpretazioni della carriera di O'Brien[3], in cui l'attore seppe infondere un'angosciosa intensità, sfruttando il proprio aspetto fisico quasi ordinario per rendere più credibile il dramma interiore di un uomo comune sopraffatto dalla disperazione, in un crescendo di smarrimento e di terrore[3].

La carriera di O'Brien proseguì nella prima metà degli anni cinquanta con altre eccellenti prove nel genere poliziesco, come quella dell'investigatore John Conroy, alle prese con il crimine organizzato in Furore sulla città (1952), accanto a William Holden e Alexis Smith. L'anno seguente l'attore apparve nel claustrofobico La belva dell'autostrada (1953), una sorta di road movie del genere noir, in cui interpretò con Frank Lovejoy una coppia di automobilisti che offrono un passaggio a un killer psicopatico. Nello stesso anno interpreta ne La grande nebbia, un film diretto da Ida Lupino, un pacato e disilluso rappresentante di commercio che, suo malgrado, diviene bigamo, sconvolgendo la vita delle donne protagoniste, costringendole ad affrontare dolore e disperazione. Successivamente passò per la prima volta dietro la macchina da presa per dirigere, insieme con Howard W. Koch, il thriller Il colpevole è fra noi (1954), nel quale interpretò il ruolo negativo del protagonista, il poliziotto corrotto Barney Nolan.

La maturità e l'appesantirsi della figura portarono O'Brien a orientarsi progressivamente verso ruoli di carattere. Già nel 1953 l'attore era apparso nel ruolo di Casca in Giulio Cesare, tornando al repertorio shakespeariano che aveva affrontato in gioventù. L'anno seguente ebbe un'ottima opportunità con il melodramma La contessa scalza (1954) di Joseph L. Mankiewicz, interpretato al fianco di Humphrey Bogart e Ava Gardner. Grazie al ruolo del disinvolto e loquace press agent Oscar Muldoon, O'Brien ottenne il premio Oscar quale miglior attore non protagonista. Nel 1956 fu protagonista del film distopico Nel 2000 non sorge il sole, diretto da Michael Anderson, mentre nello stesso anno affrontò uno dei suoi pochi ruoli brillanti nella commedia Gangster cerca moglie (1956), in cui interpretò con vivacità il ruolo del chiassoso ex gangster Marty "Fats" Murdock, che tenta di lanciare come cantante la sua vistosa fidanzata (Jayne Mansfield).

Già dalla prima metà degli anni cinquanta O'Brien iniziò a lavorare regolarmente anche per il piccolo schermo, partecipando a rappresentazioni nell'ambito delle antologie televisive Lux Video Theatre (1951-1957), Schlitz Playhouse of Stars (1953-1958) e Playhouse 90 (1957-1959). Nel 1960 interpretò il ruolo di Johnny Midnight, il detective newyorkese protagonista nell'omonima serie poliziesca, di cui girò trentanove episodi. Tuttavia il cinema era destinato a offrire a O'Brien ancora delle ottime opportunità di dimostrare il suo talento. Con L'uomo che uccise Liberty Valance (1962), celebre western di John Ford, l'attore diede una memorabile interpretazione di Dutton Peabody, l'idealista direttore di giornale che affianca Ransom Stoddard (James Stewart) nella sua lotta contro lo strapotere del bandito Liberty Valance (Lee Marvin). A capo dello Shimbone Star, il Dutton Peabody impersonato da O'Brien è un giornalista ubriacone ma al tempo stesso animato da una profonda passione per il proprio mestiere e da uno spiccato senso della missione e della dignità[4].

Nello stesso anno O'Brien partecipò al kolossal bellico Il giorno più lungo (1962), nel ruolo del generale Raymond T. Burton, il drammatico L'uomo di Alcatraz (1962), nelle vesti di Tom Gaddis, il giornalista che visita in carcere Robert Stroud (Burt Lancaster), l'ergastolano appassionato di ornitologia, per trarre un libro sulla sua vita, e Un tipo lunatico, un film commedia interpretato insieme a Tom Tryon prodotto dalla Disney, nel ruolo di McClosky. Da ricordare, in questo periodo, ancora un'altra interpretazione di carattere, quella di Raymond Clark, un alcolizzato senatore degli Stati Uniti nel dramma politico Sette giorni a maggio (1964), che gli valse un'altra candidatura all'Oscar quale miglior attore non protagonista. Nella seconda metà degli anni sessanta O'Brien continuò a dividersi fra il cinema e il piccolo schermo, comparendo in film di rilievo come il fantascientifico Viaggio allucinante (1966) e, soprattutto, il western Il mucchio selvaggio (1969), alternando l'attività con interpretazioni per il piccolo schermo, in particolare nelle serie Il virginiano (1967), Missione Impossibile (1968) e Ai confini dell'Arizona (1971).

Attivo fino alla metà degli anni settanta, O'Brien ritrovò il suo vecchio maestro Orson Welles nel controverso L'altra faccia del vento (1972) e diede ancora un'incisiva interpretazione in Lucky Luciano (1973) di Francesco Rosi, dove interpretava l'ispettore dell'FBN Harry Jacob Anslinger. La sua ultima apparizione cinematografica fu nel film Attento sicario: Crown è in caccia (1974), mentre per il piccolo schermo, da ricordare le sue partecipazioni alle serie Reporter alla ribalta (1971), Le strade di San Francisco (1972) e Sulle strade della California (1974), prima del definitivo ritiro dalle scene.

Vita privata modifica

Dopo il primo, breve matrimonio (1941-1942) con l'attrice Nancy Kelly, O'Brien si risposò nel 1948 con l'attrice e cantante Olga San Juan, dalla quale ebbe tre figli, Bridget (oggi produttrice), Maria e Brendan, entrambi divenuti attori. L'unione con la San Juan si concluse nel 1976 con il divorzio.

O'Brien morì nel 1985, all'età di 69 anni, per complicazioni dovute alla malattia di Alzheimer. È sepolto all'Holy Cross Cemetery di Culver City (California).

Filmografia modifica

Cinema modifica

Televisione modifica

Doppiatori italiani modifica

Nelle versioni in italiano dei suoi film, Edmond O'Brien è stato doppiato da:

  • Carlo Romano in La contessa scalza, Gangster cerca moglie, Operazione Normandia, Spionaggio a Tokyo, L'idolo della canzone, Il grande impostore, L'uomo che uccise Liberty Valance, Sette giorni a maggio
  • Giulio Panicali in I gangsters, Un'altra parte della foresta, La telefonista della Casa Bianca, Il delitto del giudice, Furore sulla città, Terrore a Shanghai, L'uomo di Alcatraz
  • Emilio Cigoli in Mondo equivoco, Il messaggio del rinnegato, Sentiero di guerra, Le rocce d'argento, Il colpevole è fra noi, Orizzonti lontani, La terza voce
  • Bruno Persa in Giulio Cesare, Supplizio, La crociera del terrore, Rio Conchos
  • Manlio Busoni in Ore di angoscia, Tempo di furore, Viaggio allucinante
  • Ivo Garrani in Notre Dame, Nel 2000 non sorge il sole
  • Nino Pavese in Doppia vita, Falchi in picchiata
  • Giorgio Capecchi in Il più grande spettacolo del mondo, Quota periscopio
  • Stefano Sibaldi in La furia umana
  • Carlo D'Angelo in La belva dell'autostrada
  • Renato Turi in Frustateli senza pietà
  • Nando Gazzolo in Tribunale senza magistrati
  • Ferruccio Amendola in Un tipo lunatico
  • Mario Pisu in Il giorno più lungo
  • Michele Malaspina in Il mucchio selvaggio
  • Corrado Gaipa in Lucky Luciano
  • Luca Biagini in Due ore ancora (ridoppiaggio)[5]
  • Romano Malaspina in La grande avventura del generale Palmer (ridoppiaggio)[6]

Riconoscimenti modifica

Note modifica

  1. ^ a b c d Il chi è del cinema, De Agostini, 1984, Vol. II, p. 386
  2. ^ Tutto Cinema – Il libro degli attori, Rizzoli Editore, 1977, p. 184
  3. ^ a b Bruce Crowther, Film Noir – Reflections in a dark mirror, Columbus Books Limited, 1988, p. 147
  4. ^ J.A. Place, I film di John Ford, Gremese Editore, 1983, pag. 133
  5. ^ Visto censura d'epoca del film su italiataglia.it
  6. ^ Visto censura d'epoca del film su italiataglia.it

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN71585493 · ISNI (EN0000 0001 2096 397X · SBN DDSV000370 · LCCN (ENn95081139 · GND (DE1037862465 · BNE (ESXX1054123 (data) · BNF (FRcb139709691 (data) · J9U (ENHE987007437061205171 · CONOR.SI (SL40816995 · WorldCat Identities (ENlccn-n95081139