Educazione alla teatralità

L'Educazione alla teatralità è una scienza interdisciplinare che sviluppa il proprio pensiero attraverso la compartecipazione tra le arti performative, espressive e letterarie da un lato e le scienze umane dell'altro (in particolare: pedagogia, psicologia, sociologia, filosofia, antropologia). Scrive Gaetano Oliva:

«In modo particolare, il teatro deve comunicare: con la pedagogia, scienza educativa per eccellenza che indaga l'uomo in quanto essere educabile e che fonda l'agire educativo nella relazione; con la sociologia, in quanto scienza che studia l'uomo in rapporto alla società in cui è inserito, indagandone quindi l'influenza e le caratteristiche; l'antropologia, perché scienza che studia l'uomo nella sua essenza e sotto diversi punti di vista (sociale, culturale, religioso, filosofico, artistico-espressivo); la filosofia, in quanto sapere che si pone domande e riflette sull'uomo attraverso un'indagine sul senso del suo essere; l'estetica, disciplina della filosofia che indaga il rapporto presente tra l'uomo e il bello sotto un'accezione artistica, scientifica, morale, spirituale; la psicologia, in quanto scienza che studia il comportamento dell'uomo sotto il profilo psichico/mentale e infine, ultime ma non da meno, tutte le discipline delle arti espressive. Grazie a questo dialogo interconnesso, l'uomo viene considerato in tutto il suo essere uomo»

L'educazione alla teatralità si pone l'obiettivo sia di educare le persone tramite e attraverso le arti espressive, sia di educarle alle arti espressive sviluppando la creatività e l'espressività personale di ciascuno.

Il termine teatralità, in questo senso, dilata la nozione di teatro, e si pone come un concetto che considera tutte le arti espressive e tutti i linguaggi artistici come possibili veicoli per lo sviluppo della consapevolezza del sé e della propria capacità relazionale e comunicativa. In questo senso l'arte e le arti sono concepite come veicoli per la formazione della persona ovvero l'azione espressiva della persona diventa un progetto e un processo di autopedagogia e di sviluppo del proprio agire creativo.

L'educazione alla teatralità come ricerca scientifica nasce in Italia negli anni 1990 e sviluppa e rielabora gli studi, le esperienze e le proposte sviluppate dai registi-pedagoghi del primo Novecento, dai pedagoghi teatrali del secondo Novecento - con particolare riferimento alle esperienze e alle riflessioni dell'animazione teatrale storica italiana - e in generale agli studi e alle esperienze dell'area di ricerca del Teatro-Educazione in relazione ai saperi e agli studi dell'ambito pedagogico e psicologico dell'Otto/Novecento.

Il teatro e l'educazione: un incontro modifica

Il Teatro-Educazione si pone l'obiettivo di educare tramite il teatro. Il teatro e l'educazione sono due realtà che possiedono finalità comuni: da un lato la pedagogia pone al centro dell'azione educativa la persona con tutte le sue potenzialità da sviluppare; dall'altro il teatro persegue lo stesso obiettivo attraverso attività che stimolano lo sviluppo della creatività e la comunicazione.

Il teatro è un efficace mezzo di educazione per il fatto che coinvolge l'individuo intero, con la sua corporeità e fisicità, con i suoi sentimenti e il suo pensiero, ma anche con la sua profonda umanità, con la sua coscienza dei valori, con la sua più immediata e spontanea socialità.

Il Teatro-Educazione non vuole trasmettere un sapere, ma portare il soggetto a formarsi attraverso l'esperienza personale e la scoperta di sé, delle proprie possibilità e dei propri limiti, al fine di esprimersi e comunicare. È necessaria, quindi, una consapevolezza globale del proprio corpo: a livello motorio, dei propri mezzi di movimento; a livello affettivo, delle modalità di espressione dei sentimenti.

Le origini modifica

Il Teatro-Educazione affonda le sue radici nelle innovazioni che i registi-pedagogisti del Novecento (Stanislavskij, Mejerchol'd, Vachtangov, Copeau, Costa, Brecht, Grotowski, Brook, Boal, Barba ecc.) hanno apportato in campo teatrale e s'intreccia, nel suo intento educativo, con le teorie dei maggiori pedagogisti degli ultimi due secoli (Dewey, Montessori, Freinet, Maritain ecc.)

L'incontro tra teatro ed educazione avviene all'interno dei laboratori della ricerca teatrale del XX secolo, laddove l'attenzione viene spostata dalla realizzazione di uno spettacolo alla centralità dell'attore, protagonista di un processo. Il teatro s'incontra con la pedagogia nel momento in cui pone al centro l'uomo e gli dà voce, nel momento in cui recupera ogni singolo individuo con la propria personalità e la propria espressività e lo fa crescere attraverso un percorso individuale che è, però, inserito in un disegno di gruppo. Il Teatro-Educazione sviluppa e ridefinisce questo pensiero.

Aspetti metodologici modifica

Il Teatro-Educazione parte dalla convinzione che ogni individuo ha una propria preziosa pre-espressività naturale che lo caratterizza in modo particolare, della quale, però, non tutti hanno coscienza. Conoscere la propria pre-espressività significa conoscere se stessi.

Uno dei principi fondamentali di questa teoria è la formazione dell'attore-persona; l'obiettivo principale è lo sviluppo della creatività e della fantasia mediante un lavoro condotto, su basi scientifiche, dall'attore-persona su se stesso, attraverso la metodologia del laboratorio, quindi della ricerca. L'attività teatrale diventa un processo educativo nel momento in cui implica un lavoro del soggetto su se stesso, che lo porta alla scoperta del proprio essere uomo.

Il Teatro-Educazione sviluppa il processo in un laboratorio dove viene incoraggiata la ricerca personale. Alla base della metodologia vi sono comportamenti che favoriscono questa ricerca: evitare l'assunzione di atteggiamenti standard, far scoprire al singolo le sue capacità, astenersi dall'esprimere valutazioni, accogliere ogni punto di vista, valorizzare tutti i linguaggi, modificare la tendenza alla passività, evitare ogni processo imitativo.

Il lavoro può essere rappresentato dalla formula:

Pre-espressività + metodologia = Sviluppo della creatività individuale

L'esperienza teatrale ha come obiettivo l'individuo, ma avviene nella relazione; è un'occasione per la conquista di sé, ma anche spazio di costruzione di rapporti significativi volti a rinforzare l'identità di gruppo, a stimolare la conoscenza reciproca, la condivisione, la cooperazione, la valorizzazione dell'eterogeneità; è un percorso individuale in un lavoro di gruppo.

Il Teatro-Educazione vuole giungere a operare una sintesi equilibrata tra un concetto di arte e una visione strettamente pedagogica che attribuisce all'attività teatrale obiettivi prettamente formativi.

Chi viene chiamato in causa nel laboratorio teatrale è l'attore, ma, prima di lui, l'uomo che è. È di semplice intuizione come, in questa logica, il concetto di teatro si leghi a quello di vita e come l'educazione trovi di conseguenza legittimazione d'essere e di esistere all'interno di una nuova realtà teatrale che costruisce l'attore-persona partendo proprio dalla sua pre-espressività, senza forzature né manipolazioni, ma attraverso un percorso educativo che implica un lavoro su se stessi e con gli altri.

L'educazione alla teatralità: una scienza modifica

L'educazione alla teatralità è una di scienza che vede la compartecipazione al suo pensiero di discipline quali la pedagogia, la sociologia, le scienze umane, la psicologia e l'arte performativa in generale. Scrive Gaetano Oliva a questo proposito:

«La scientificità di questa disciplina ne permette un'applicabilità in tutti i contesti possibili e con qualsiasi individuo, dal momento che pone al centro del suo processo pedagogico l'uomo, in quanto tale e non in quanto necessariamente abile a fare qualcosa. Uno dei principi fondamentali della scienza dell'educazione alla teatralità è la costruzione dell'attore-persona; l'obiettivo principale è lo sviluppo della creatività e della fantasia attraverso un lavoro condotto, su basi scientifiche, dall'attore-soggetto su se stesso. La finalità ultima e irrinunciabile perseguita da questa scienza non è quella di trasformare l'uomo in attore-oggetto plasmandolo in vista della produzione di spettacoli confezionabili e vendibili sul mercato, ma quella di permettergli di valorizzare le sue qualità individuali rispettandone la personalità. Il prodotto finale assume un ruolo relativo rispetto al processo di formazione dell'individualità che vuole valorizzare le differenze e le particolarità di ciascuno. Fondamentale per l'affermazione della propria identità per lo sviluppo della fantasia e della creatività è la conservazione della propria espressività, che rappresenta il punto di partenza, l'elemento cardine per il confronto con l'altro»

La filosofia estetica dell'educazione alla teatralità modifica

L'arte come veicolo modifica

«L'educazione alla teatralità, che trova il suo fondamento psico-pedagogico nel concetto dell'arte come "veicolo" definito da Jerzy Grotowski, in quanto educazione alla creatività, rappresenta per chiunque una possibilità preziosa di affermazione della propria identità, sostenendo il valore delle arti espressive come veicolo per il superamento delle differenze e come vero elemento di integrazione. Attraverso l'arte, l'uomo si racconta, è protagonista della sua creazione. Essa lo mette in contatto con se stesso, ma, allo stesso tempo, lo pone in relazione con lo spazio in una dimensione temporale. L'educazione alla teatralità è veicolo di crescita, di sviluppo individuale, di autoaffermazione e di acquisizione di nuove potenzialità personali. Nelle arti espressive, dove non ci sono modelli, ma ognuno è modello di se stesso, le identità di ogni persona entrano in rapporto attraverso una realtà narrante; l'azione, la parola e il gesto diventano strumenti di indagine del proprio vivere. L'arte performativa, così concepita, rappresenta un veicolo per la conoscenza di sé, per la manifestazione della propria creatività e l'arte come veicolo è una struttura performativa, dal momento che il suo fine risiede nell'atto stesso di fare. L'arte come veicolo "genera" l'idea di un attore-persona definito performer, vero e proprio uomo di azione, nel senso di danzatore, musicista, attore, uomo totale, che compie una performance, un atto di donazione della propria personalità completa. L'azione che egli compie dunque non ha un cliché, non è un'azione data precisa che si compie solo ed esclusivamente nella completezza e nella perfezione fisica, essa prende forma a seconda della personalità dell'io che la compie, dal momento che è intima e soggettiva»

L'estetica modifica

«In tale ottica, il teatro si presenta come esercizio del bello, che permette di pensare la realtà in maniera diversa dal solito e ritrovare qualcosa di bello ovunque. Interpretare la realtà secondo la dimensione del bello permette di uscire dalla ripetitività dell'esperienza che inibisce ogni crescita e aiuta a comprendere la complessità del reale fatto di bello e di brutto. Il teatro dunque può essere considerato come educazione al bello, come acquisizione di uno strumento di giudizio nuovo, come possibilità importante di socializzazione, come strumento di cambiamento, come rappresentazione catartica che permette di pensare che ci sia del bello in ogni incontro umano, in ogni interazione, in ogni ambiente»

L'educazione alla teatralità: finalità modifica

L'educazione alla teatralità nella formazione della persona modifica

«L'educazione alla teatralità rivela una molteplicità di finalità e scopi per contribuire al benessere psico-fisico e sociale della persona, per questo si pone come un mezzo e non come un fine della sua crescita e del suo cambiamento; la teatralità e l'arte in generale, così concepiti, vengono ad assumere il ruolo di veri e propri veicoli per la conoscenza di sé. L'educazione alla teatralità, in particolare, vuole aiutare ciascuno a realizzarsi come individuo e come soggetto sociale; vuole dare la possibilità ad ognuno di esprimere la propria specificità e diversità, in quanto portatore di un messaggio da comunicare mediante il corpo e la voce; vuole stimolare le capacità; vuole accompagnare verso una maggiore consapevolezza delle proprie relazioni interpersonali; vuole concedere spazio al processo di attribuzione dei significati, poiché accanto al fare non trascura la riflessione, che permette di acquisire coscienza di ciò che è stato compiuto»

Note modifica


Bibliografia modifica

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Collegamenti esterni modifica

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