Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1868

21ª elezione presidenziale degli Stati Uniti d'America
Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1868
Stato Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Data
3 novembre
Collegio elettorale 294 elettori
Affluenza 78,1% (Aumento 4,3%)
Ulysses S Grant.png
Horatio Seymour - Brady-Handysmall.png
Candidati
Partiti
Voti
3.013.421
52,7%
2.706.829
47,3%
Elettori
214 / 294
80 / 294
Elettori per stato federato
Presidente uscente
Andrew Johnson (National Union Party)
1864 1872

Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1868 furono la 21ª tornata elettorale quadriennale; si svolsero martedì 3 novembre. Si trattò delle prime elezioni presidenziali avvenute dopo la fine della guerra di secessione, in quel periodo indicato storicamente sotto la denominazione di Era della Ricostruzione; poiché tre degli ex Stati Confederati d'America (Texas, Mississippi e Virginia) non erano ancora stati ripristinati nell'Unione, i loro elettori non poterono esprimere alcuna preferenza.

Il presidente in carica Andrew Johnson, che aveva assunto la funzione nel 1865 a seguito dell'assassinio di Abraham Lincoln, si rivelò nel prosieguo della propria amministrazione assai impopolare, tanto che non ricevette la Nomination democratica; nel corso del 1868 la presidenza di Andrew Johnson riuscì ad alienarsi una buona parte dei suoi sostenitori e dovette subire anche un procedimento d'impeachment da parte del Congresso. Pur potendo alla fine mantenere la sua carica, il suo governo rimase paralizzato.

Dopo numerose votazioni i delegati del Partito Democratico scelsero l'ex governatore di New York Horatio Seymour come loro candidato; il suo rivale fu il Comandante generale dell'esercito statunitense Ulysses S. Grant proposto per acclamazione dal Partito Repubblicano. Grant rappresentava uno degli uomini allora più popolari del Nord a causa del forte impegno profuso per concludere con successo la guerra civile a favore dell'Unione.

Anche se Seymour venne travolto nella conta dei grandi elettori del Collegio elettorale ebbe comunque la possibilità di dare al vincitore del filo da torcere per quanto riguarda i voti popolari. Oltre alla risposta positiva avuta dal suo appello in tutto il Nord, Grant poté largamente beneficiare dei voti dei liberti afroamericani nel Sud, mentre il temporaneo disaccordo politico esistente tra molti bianchi meridionali aiutò a sua volta ad ampliare lo scarto della vittoria.

Queste si segnalarono per essere le prime elezioni in cui gli ex schiavi poterono esprimere il proprio diritto di voto in tutti gli Stati del Nord e in quelli ricostituiti negli Stati Uniti meridionali, in conformità con la prima delle "leggi della Ricostruzione". Tranne che in Florida, si utilizzarono dappertutto votazioni popolari per poter determinare i relativi voti elettorali del collegio.

Nella mappa a lato il colore rosso indica gli stati vinti da Grant/Colfax, il blu quelli vinti da Seymour/Blair, il verde quegli Stati che non erano ancora stati ripristinati nell'Unione e che pertanto non erano ammessi a votare. I numeri indicano il numero di voti elettorali assegnati a ciascuno Stato.

Contesto modifica

Candidature modifica

Repubblicani modifica

Nel 1868 i repubblicani si sentirono abbastanza forti da abbandonare la coalizione delle elezioni presidenziali del 1864 sotto il nome di "National Union Party", ma vollero nominare un eroe popolare come loro candidato presidente. Presumevano che i democratici riuscissero a vincere in popolosi Stati del Nord con un gran numero di grandi elettori.

Il generale Grant annunziò pubblicamente di aderire agli scopi del Partito e tanto fu l'entusiasmo che fu scelto all'unanimità, in occasione del primo voto, alla Convention nazionale tenutasi al "Crosby's Opera House" di Chicago il 20 e 21 maggio.

Votazioni per la presidenza
Votazione
Ulysses S. Grant 650

Grant costituiva il candidato ideale per i repubblicani, un eroe nazionale per le imprese compiute in guerra; in più era alla sua prima esperienza politica per cui, con molta probabilità, come presidente avrebbe seguito le indicazioni dei leader congressuali.

Candidato Origini Ufficio Stato Delegati
 
Ulysses S. Grant
27 aprile 1822
(46 anni)
Point Pleasant (Ohio)

Comandante generale dell'esercito statunitense

(1864–1869)
 
Ohio
650
 
Cimeli della campagna elettorale Repubblicana.

Il Presidente della Camera Schuyler Colfax, un Radical dell'Indiana, venne affiancato a Grant alla sesta votazione riuscendo a battere il senatore Benjamin Wade, inizialmente dato per favorito.

Votazioni per la vicepresidenza[1]
Votazione Risultato
S. Colfax 115 145 165 186 226 541
B. Wade 147 170 178 206 207 38
R. Fenton 126 144 139 144 139 69
H. Wilson 119 114 101 87 56 0
A. G. Curtin 51 45 40 0 0 0
H. Hamlin 28 30 25 25 20 0
J. Speed 22 0 0 0 0 0
J. Harlan 16 0 0 0 0 0
J. AJ. Creswell 14 0 0 0 0 0
S. C. Pomeroy 6 0 0 0 0 0
W. D. Kelley 4 0 0 0 0 0
 
Manifesto elettorale di Grant e Colfax.
 
Republican Party (United States)
Candidati del Partito Repubblicano, 1860
Ulysses S. Grant Schuyler Colfax
per Presidente per Vice Presidente
 
 
Segretario alla Guerra
(ad interim 1867-1868)
Presidente della Camera
(1863-1869)
Campaign
 

Il programma politico sosteneva il suffragio dei neri nel Sud come parte essenziale del passaggio alla piena cittadinanza; accettava inoltre che gli Stati settentrionali decidessero individualmente di affrancarli. Avversava l'ipotesi di utilizzare i "greenbacks" (le obbligazioni di guerra non convertibili) per riscattare il debito pubblico nazionale, incoraggiò l'immigrazione, avallò anche i pieni diritti dei cittadini che avessero già intrapreso il cammino verso la naturalizzazione ed infine favorì la "Ricostruzione radicale"[2], distinguendosi in ciò nettamente dalla politica molto più moderata assunta dalla presidenza di Andrew Johnson[3].

 
Poster per la campagna presidenziale di Seymour e Blair": La bandiera degli uomini bianchi".

Democratici modifica

I candidati democratici nel corso della Convention nazionale furono i seguenti:

A questi si aggiunse anche Sanford Elias Church, appartenente allo staff dirigenziale dell'ufficio esecutivo del governatorato di New York.

 
La sede della "Tammany Hall" addobbata per l'imminente Convention democratica (4 luglio).

La Convenzione Nazionale Democratica si tenne a New York tra il 4 e il 9 luglio. I primi turni videro in testa George H. Pendleton, che guidò le prime 15 votazioni, seguito in ordine sparso dal presidente Johnson, da W. Hancock, da S. Church, da Asa Packe e da Joel Parker, da J. English, da J. Doolittle e per finire da T. Hendricks. Johnson, divenuto assai impopolare dopo la richiesta di impeachment avanzata nei suoi confronti e superata solo in extremis, riuscì ad ottenere solo 65 voti al primo turno, meno di un terzo del totale necessario per la nomina, e quindi perdette di fatto la possibilità di essere ricandidato.

Nel frattempo il presidente della Convenzione Horatio Seymour, ex governatore di New York, ricevette 9 voti alla quarta votazione dai delegati dello Stato della Carolina del Nord. Questa mossa inattesa causò "una forte allegria e grande entusiasmo", ma Seymour rifiutò, dicendo:

«non devo essere nominato da questa Convenzione poiché non potrei accettare la nomina se venisse formalmente presentata. Per personale predisposizione mi sono spinto fin dall'inizio a declinare l'invito; il mio onore mi costringe a farlo. È impossibile, in linea con la mia posizione, che venga permesso al mio nome di essere menzionato in questa Convenzione contro il mio rifiuto ancora una volta. L'impiegato ora procederà con la chiamata[4]

Dopo le prime sette votazioni, i nomi di Pendleton e Hendricks apparivano come i due favoriti. Dopo numerosi votazioni rimaste indecise vennero proposti i nominativi di John Thompson Hoffman, Frank P. Blair Jr. e S. Field. Nessuno di questi candidati, però, riuscì mai ad ottenere un seguito sostanziale. Per ventuno votazioni i candidati si combatterono testa a testa per acquisire il controllo della situazione: Est contro Ovest, i conservatori contro i moderati. I due candidati principali rimasero determinati nell'idea che l'altro non dovesse ricevere la nomina; a causa della maggioranza richiesta dei due terzi si rivelò necessario trovare un candidato di compromesso[5].

Seymour continuò a sperare che alla fine fosse eletto il Presidente della Corte suprema Salmon P. Chase, passato dalla loro parte, ma il vice presidente della Convention nonché presidente della delegazione dell'Ohio alfine annunziò: "all'unanimità la mia delegazione richiede l'inserimento di Horatio Seymour alla Nomination con 21 voti, ora non più contro il suo onore".

I democratici ignorarono così platealmente le richieste di Johnson, che avrebbe gradito ricandidarsi, per sostenere invece la candidatura di Horatio Seymour; egli dovette attendere che i più entusiastici che lo acclamavano abbassassero la voce prima di poter affrontare i delegati pronunziando una nuova arringa con cui declinò l'invito:

"Non trovo le parole adatte nell'esprimere tutto il mio rammarico per il fatto il mio nome sia stato nominato in questa convenzione. Dio sa che la mia intera vita e tutto ciò che ne occupa la maggior parte non vorrebbe altro che spendersi per il bene del mio paese, che il mio volto potesse essere identificato con quello del Partito Democratico..." "Accetta la nomina!" Gridò qualcuno dal fondo della sala. "... ma quando ho detto che non potrei essere candidato, lo volevo proprio dire! Non posso ricevere la nomina senza mettere in una posizione non giusta l'intero Partito. Dio vi benedica per la vostra gentilezza nei miei confronti, ma io non posso davvero diventare il vostro candidato"[6].

 
Biglietto elettorale democratico: "questo è il paese dell'uomo bianco governato dai bianchi" (This is a White Man's Country, Let White Men Rule)[7].
Votazioni per la presidenza I[8]
10° 11° 12°
G. H. Pendleton 105 104 119 118 122 122 137 156 144 147 144 145
T. A. Hendricks 3 2 9.5 12 19 30 40 75 80 83 88 89
W. S. Hancock 33 40 46 43 46 47 42 28 35 34 33 30
A. Johnson 65 52 34 32 24 21 12 6 5.5 6 5 5
S. E. Church 34 33 33 33 33 33 33 0 0 0 0 0
A. Packer 26 26 26 26 27 27 26 26 26 27 26 26
J. E. English 16 13 8 8 7 6 6 6 6 0 0 0
J. Parker 13 15 13 13 13 13 7 7 7 7 7 7
J. R. Doolittle 13 13 12 12 15 12 12 12 12 12 12 12
H. Seymour 0 0 0 9 0 0 0 0 0 0 0 0
F. P. Blair 1 10 4 2 10 5 1 1 1 1 1 1
R Johnson 8 8 11 8 0 0 0 0 0 0 0 0
S. P. Chase 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
T. Ewing Jr. 0 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0
J. Q. Adams II 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
G. B. McClellan 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
Astenuti 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 1 0

Seymour lasciò il palco per potersi rinfrescare e riposare un po'. Appena uscì dalla sala il presidente dell'Ohio si mise a piangere lamentandosi che la sua delegazione non avrebbe accettato il rifiuto di Seymour; il capodelegazione del territorio dello Utah allora si alzò per dire che Seymour era l'uomo che dovevano avere. Mentre questi stava aspettando nel vestibolo la convenzione lo scelse all'unanimità.

 
L'accoppiata Seymour/Blair.

Esausti i delegati scelsero all'unanimità il generale Francis Preston Blair Jr. per la carica di vicepresidente al primo voto dopo che John Alexander McClernand, Augustus Caesar Dodge e Thomas Ewing Jr. ritirarono i loro nomi. La nomina di Blair riflesse la volontà di equilibrare il "ticket" sia ad Est che ad Ovest, nonché a Nord e a Sud[9].

Blair s'impegnò duramente per avere la nomina e accettò senza riserve il secondo posto[10]. Egli ottenne l'attenzione generale a seguito di una lettera infiammatoria indirizzata al colonnello James Overton Broadhead e datata a pochi giorni prima della riunione; Blair scrisse che "l'unico problema reale in queste elezioni è la disfatta della Ricostruzione, nel modo in cui i Repubblicani radicali l'hanno imposta nel Sud"[11].

Votazioni per la presidenza II[8]
13° 14° 15° 16° 17° 18° 19° 20° 21° 22° Risultato
H. Seymour 0 0 0 0 0 0 0 0 0 22 317
G. H. Pendleton 134 130 129 107 71 56 0 0 0 0 0
T. A. Hendricks 81 84 83 71 80 87 108 121 132 145 0
W. Scott Hancock 49 56 79 113 138 145 135 142 135 104 0
A. Johnson 4 0 6 6 6 10 0 0 5 4 0
A. Packer 26 26 0 0 0 0 22 0 0 0 0
J. E. English 0 0 0 0 0 0 6 16 19 7 0
J. Parker 7 7 7 7 7 3 0 0 0 0 0
J. R. Doolittle 13 13 12 12 12 12 12 12 12 4 0
S. J. Field 0 0 0 0 0 0 15 9 8 0 0
F. P. Blair Jr. 1 0 0 0 0 0 13 13 0 0 0
S- P. Chase 1 0 0 0 1 1 1 0 4 0 0
T. H. Seymour 0 0 0 0 0 0 4 2 0 0 0
J. T. Hoffman 0 0 0 0 3 3 0 0 1 0 0
T. Ewing, Jr. 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
G. B. McClellan 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
Franklin Pierce 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
Astenuti 0 1 1 1 0 0 1 2 0 31 0
 
Manifesto elettorale di Seymour e Blair.

Il programma democratico appoggiò l'"idea dell'Ohio" consistente nel pagare i titoli del debito pubblico con i "greenbacks", banconote non convertibili; avversò fieramente le "leggi della Ricostruzione" considerandole rivoluzionarie e inefficaci; inoltre sostenne il diritto dei singoli Stati a decidere se concedere o meno il suffragio alla comunità nera[12].

 
Democratic Party (United States)
Candidati del Partito Democratico, 1864
Horatio Seymour Francis Preston Blair Jr.
per Presidente per Vice Presidente
 
 
18°
Governatore di New York
(1853-1854 & 1863-1864)
Camera dei rappresentanti
per il Missouri
(1857–1859, 1860, 1861-1862 & 1863-1864)
Manifesto elettorale
 
 
Pubblicità della campagna repubblicana. "Informiamo gentilmente il popolo degli Stati Uniti che saranno impegnati nell'assunzione di vecchie vitamine democratiche fino al terzo giorno di novembre 1868. L'anziano membro dell'azienda, con una notevole esperienza nel settore, ritiene che, con l'aiuto del suo partner, tutto il lavoro sarà fatto in modo soddisfacente. Referenze: Simon Bolivar Buckner, Robert Edward Lee, John Clifford Pemberton e altre persone distinte con le stesse convinzioni".

Campagna elettorale modifica

 
Vignetta di Thomas Nast: "perché il nero non è adatto a votare" (tiene in mano una scheda di preferenza per Grant/Colfax).

La Ricostruzione e i diritti civili degli ex schiavi furono le due questioni più fortemente discusse[13]. Grant sostenne i piani di ricostruzione dei repubblicani radicali al Congresso, appoggiando una veloce approvazione del XIV emendamento, con la concessione della piena cittadinanza per i liberti, incluso il suffragio per i liberti adulti. Il programma politico democratico condannava invece la "supremazia nera" e reclamava il ripristino completo dell'autonomia degli Stati, incluso il diritto degli Stati meridionali di stabilire se consentire o meno il suffragio dei maschi afroamericani adulti.

Grant non fece alcuna promessa elettorale; lo slogan repubblicano, "Concediamoci la pace", fu preso alla lettera fin dal momento dell'accettazione della candidatura. Dopo quattro anni esatti di guerra civile, più di tre anni di conflitto aperto sul tema della Ricostruzione e il tentativo di messa in stato d'accusa (l'impeachment) che funestò l'ultima parte della presidenza di Andrew Johnson, la nazione sembrava desiderare la pace tanto agognata che Grant s'impegnava a portare a termine.

 
Vignetta filo repubblicana di Harper's Weekly che accusa i candidati presidenziali democratici di affidarsi al sostegno dei membri del Ku Klux Klan, in precedenza traditori confederati, attraverso un semplice cambiamento di bandiere.

Seymour non rispose a nessuna delle accuse scagliate contro di lui, ma tenne alcuni discorsi importanti; alcuni giornali non si peritarono d'esagerarne i difetti. Nella sua qualità di governatore di New York aveva inviato le truppe alla battaglia di Gettysburg, nonostante ciò alcuni giornali cercarono di farlo apparire a tinte fosche, come sleale nei confronti dell'Unione. Il New York Tribune guidò la campagna stampa delle vignette satiriche contro di lui. L'"Hartford Post" definì la sua dignità "grande quasi tanto quella di un cadavere" richiamandosi esplicitamente all'ex presidente democratico James Buchanan appena morto. Gli avversari affermarono che l'intera famiglia Seymour era attraversata da un'inquietante vena di follia citando come prova il suicidio del padre, il banchiere e commerciante Henry, causato da un disturbo depressivo dovuto al panico del 1837.

Blair partecipò ad una serie di conferenze in cui descrisse la competizione in corso con Grant e i Radical in termini rigidamente razziali, avvertendo il pericolo costituito dal dominio da parte di "una razza semi-barbara negroide adoratrice di feticci e dedita alla poligamia", che vorrebbero "sottoporre le donne bianche alla loro lussuria sfrenata". I repubblicani consigliarono invece caldamente gli elettori a non votare per Seymour per non rischiare che un individuo come Blair avrebbe potuto succedergli[14].

Blair d'altra parte si era già creato una solida reputazione di uomo schietto; i suoi comizi misero sotto attacco soprattutto i repubblicani radicali[15]. Samuel Tilden (che sarebbe stato il candidato democratico nelle elezioni presidenziali del 1876), membro del comitato nazionale, chiese esplicitamente a Blair di limitare la propria campagna elettorale al Missouri e all'Illinois per il fondato timore che avrebbe recato un serio danno al "ticket presidenziale" e alla causa della Ricostruzione[16].

Seymour, che non aveva fino a quel punto assunto alcun ruolo attivo, iniziò allora ad intervenire; cercò di allontanare dalla propria immagine la durezza degli attacchi portati da Blair contro i Radical. Sottolineò l'idea che la Ricostruzione e il cambiamento del Sud avrebbe dovuto essere compiuto a livello statale, senza interferenze federali. Sostenne il ripristino immediato di tutti gli Stati del Profondo Sud, la regolamentazione del diritto di voto negli Stati in questione lasciata ai loro stessi cittadini e un'amnistia generale per tutti i reati politici[13].

Secondo la sua opinione, l'autorità civile statale avrebbe dovuto avere la precedenza sull'azione militare; il presidente degli Stati Uniti e la Corte suprema degli Stati Uniti avrebbero dovuto essere rispettati piuttosto che aggrediti, come sostenne che i repubblicani avessero invece fatto fino a quel momento: i democratici sarebbero stati attenti a rimettere in ordine le priorità nazionali[17].

Esito modifica

Lo scarto relativamente ristretto (lo spoglio diede appena 305.000 voti in più a Grant) nel voto popolare sorprese l'élite politica del tempo[18]. Quando il rappresentante repubblicano James Blaine si ritrovò ad esaminare approfonditamente i risultati pensò che la lieve maggioranza per Grant fosse "un fatto molto sorprendente"[19]. Blaine, un giudice acuto nei riguardi del sentimento popolare, fu in difficoltà a spiegare la dimensione del voto democratico[20].

Gli irlandesi americani che seguivano la Chiesa cattolica, e altri immigrati si erano stabiliti a New York oramai da quasi un quarto di secolo, erano storicamente democratici; il margine molto esiguo con cui Seymour perdette diversi stati settentrionali come l'Indiana, il Connecticut e la Pennsylvania, assieme agli effetti costituiti dai nuovi voti afroamericani nel Sud provocarono il sospetto che la maggioranza dei bianchi americani con molta probabilità lo avesse preferito a Grant[21].

I democratici del Sud s'impegnarono molto, ma i governi statali repubblicani controllavano completamente la macchina elettorale e prevalsero dappertutto nel meridione, con le sole eccezioni rappresentate dalla Georgia e dalla Louisiana, proprio là dove l'attività del Ku Klux Klan stava già colpendo duramente la capacità dei repubblicani di poter esprimere liberamente il proprio voto[22].

Lungo il confine tra Nord e Sud (negli ex Stati cuscinetto) il Kentucky, il Maryland e il Delaware furono in gran parte democratici; nel caso del Kentucky questo venne fortemente influenzato dall'ostilità nei confronti dei radicali della Ricostruzione, il che portò al primo governo del dopoguerra quasi totalmente costituito da ex Confederati[23].

Nessun candidato presidenziale democratico né prima né dopo raggiunse una percentuale più elevata nel Kentucky[24] o in Maryland[25], dove l'ostilità verso il suffragio nero risultò essere assai diffusa[26]; quanto al Delaware[27] solo i "ticket" democratici di Lyndon B. Johnson/Hubert Humphrey nelle elezioni presidenziali del 1964 (eletti con la più alta percentuale di voto popolare dal 1824) e Barack Obama/Joe Biden nelle elezioni presidenziali del 2008 (che avevano il primo senatore del Delaware su un "ticket" nazionale) raggiunsero una percentuale più elevata.

Gli altri due Stati confinanti, il Missouri e la Virginia Occidentale, entrambi controllati dai Repubblicani, diedero i propri grandi elettori a Grant[28]. Seymour vinse per poco nel suo stato di New York ma Blair, in gran parte a causa del sistema dei registri dei Radicali, fallì nella conquista del suo stato, il Missouri; qui gli avversari esultarono: "il generale Blair viene battuto nel suo rione, nella sua città, nella sua contea e nel suo Stato"[29]. Nella Virginia Occidentale ai Confederati fu temporaneamente vietato di votare o di ricoprire cariche pubbliche. Si stima che furono tra i 15.000 e i 25.000 residenti bianchi a cui fu tolto questo diritto[30].

Tra le 1.708 contee che avevano fatto ritorno nell'Unione, Grant vinse in 991 (il 58,02%), mentre Seymour ne ottenne 713 (il 41,74%). In quattro contee (lo 0,23%) arrivarono alla pari; quindi i democratici, anche con tutti gli oneri della guerra, avevano ancora solo 278 contee in meno rispetto ai repubblicani trionfanti. Ciò contribuì a consolidare il Partito al livello iniziale in cui si trovava nelle elezioni locali del 1867[31].

Questa fu l'ultima elezione in cui i repubblicani vinsero nel Tennessee fino alle elezioni presidenziali del 1920 e l'ultima in cui conquistarono il Missouri fino alle elezioni presidenziali del 1904; fu inoltre l'ultima in cui i democratici ottennero l'Oregon fino alle elezioni presidenziali del 1912 e l'ultima in cui in trionfarono nella Louisiana fino alle elezioni presidenziali del 1880.

 
L'Union League of Philandelhia invitò il Congresso ad indagare sulla dubbia (presunta) vittoria di Seymour a New York.

Grant perse New York per appena 10.000 voti e questo fu una fonte di vergogna e rabbia per i repubblicani. La vittoria di Seymour divenne oggetto di un'indagine federale. Il 4 novembre Horace Greeley (futuro avversario "Liberal Democratico" dello stesso Grant alle elezioni presidenziali del 1872) parlò allo "Union League Club" invitando il Congresso ad esaminare con attenzione il voto dello Stato. Questa petizione venne presentata alla Camera dei rappresentanti il 14 dicembre e fu accettata per 135 a 34, con 52 astenuti[32]. Il presidente della Camera dei rappresentanti Schuyler Colfax, candidato repubblicano e vicepresidente eletto, nominò un comitato di sette esperti, cinque repubblicani e due democratici. Il comitato fu creato probabilmente perché i repubblicani non potevano perdere New York senza protestare. Riferì alla Camera il 23 febbraio del 1869[33], decidendo di non prendere provvedimenti; Seymour mantenne così tutti i suoi 33 voti elettorali; egli tornava volentieri sull'argomento fino al resto dei suoi giorni[19].

Nel suo libro del 1943 intitolato They Also Ran: The Story of the Men Who Were Defeated for the Presidency[34] il romanziere Irving Stone suggerì l'ipotesi che se Seymour avesse vinto in tutti e quattro tra Pennsylvania, Ohio, Indiana e Iowa, il Congresso controllato dai repubblicani avrebbe proceduto ad annullare i voti al "ticket" democratico provenienti dal Sud[35]. Stone sosteneva che l'unico modo in cui i democratici avrebbero potuto vincere era che vincessero in ogni Stato contendibile del Nord, mantenendo al contempo sia la Georgia che la Louisiana. Il voto della prima fu poi contestato durante lo spoglio, con i repubblicani che affermarono che gli avversari avessero vinto solo grazie al ricorso alla "violenza, alla frode e all'intimidazione" e molto probabilmente sarebbe stato annullato se si fosse rivelato decisivo per un'eventuale vittoria democratica[35].

Secondo il biografo di Seymour Stewart Mitchell, il Partito Repubblicano si assunse il merito di aver salvato l'Unione e ciò lo vincolò, assicurandosi con determinazione e caparbietà il potere di continuare a governarla[36]. È stato anche fatto notare che solo i suffragi di mezzo milione di afroamericani appena ammessi al voto diedero a Grant la garanzia di una maggioranza popolare[35]; gli stessi con i quali si mise fortemente in contrasto negli anni immediatamente successivi, quando i repubblicani permisero il completo disaffrancamento nero negli ex Stati confederati, in quanto ebbero molti nuovi voti e soprattutto sicuri negli Stati appena costituiti negli Stati Uniti occidentali[37].

Risultati modifica

Candidati Partiti Voti % Delegati
Presidente Vicepresidente
3 013 650 52,66 214
2 708 744 47,34 80
Altri candidati
-
-
46 0,00
Totale
5 722 440
100
294

Risultati per Stato modifica

Stati vinti da Grant/Colfax
Stati vinti da H. Seymour/Frank P. Blair Jr.

Ulysses S. Grant

(Repubblicani)
Horatio Seymour

(Democratici)
Totale Stati
Stato federato Voti
elettorali
# % Voti
elettorali
# % Voti
elettorali
#
  Alabama 8 76.667 51,3 8 72.921 48,7 100
  Arkansas 5 22.112 53,7 5 19.078 46,3 100
  California 5 54.588 50,2 5 54.068 49,8 100
  Carolina del Nord 9 96.939 53,4 9 84.559 46,6 100
  Carolina del Sud 6 62.301 57,9 6 45.237 42,1 100
  Connecticut 6 50.789 51,5 6 47.781 48,5 100
  Delaware 3 7.614 41,0 10.957 59,0 3 100
  Florida 3 senza voto
popolare
- 3 - - - -
  Georgia 9 57.109 35,7 102.107 64,3 9 100
  Illinois 16 250.304 55,7 16 199.116 44,3 100
  Indiana 13 176.548 51,4 13 166.980 48,6 100
  Iowa 8 120.339 61,9 8 74.040 38,1 100
  Kansas 3 30.027 68,8 3 13.600 31,2 100
  Kentucky 11 39.556 25,5 115.889 74,5 11 100
  Louisiana 7 33.263 29,3 80.225 70,7 7 100
  Maine 7 70.502 62,4 7 42.460 37,6 100
  Maryland 7 30.438 32,8 62.357 67,2 7 100
  Massachusetts 12 136.379 69,8 12 59.103 30,2 100
  Michigan 8 128.563 57,0 8 97.069 43,0 100
  Minnesota 4 43.545 60,8 4 28.075 39,2 100
  Mississippi non
ricostruito
- - - - - - -
  Missouri 11 86.860 57,0 11 65.628 43,0 100
  Nebraska 3 9.772 63,9 3 5.519 36,1 100
  Nevada 3 6.474 55,4 3 5.215 44,6 100
  New Hampshire 5 37.718 55,2 5 30.575 44,8 100
  New Jersey 7 80.132 49,1 83.001 50,9 7 100
  New York 33 419.888 49,4 429.883 50,6 33 100
  Ohio 21 280.159 54,0 21 238.506 46,0 100
  Oregon 3 10.961 49,6 11.125 50,4 3 100
  Pennsylvania 26 342.280 52,2 26 313.382 47,8 100
  Rhode Island 4 13.017 66,7 4 6.494 33,3 100
  Tennessee 10 56.628 68,4 10 26.129 31,6 100
  Texas non
ricostruito
- - - - - - -
  Vermont 5 44.173 78,6 5 12.051 21,4 100
  Virginia non
ricostruito
- - - - - - -
  Virginia Occidentale 5 29.015 58,8 5 20.306 41,2 100
  Wisconsin 8 108.920 56,3 8 84.708 43,7 100
  Stati Uniti: 294 3.013.421 52,66 214 2.706.829 47,34 80 5.720.250 100

Geografia dei risultati modifica

 
Voti delle elezioni presidenziali per Stato

Statistiche modifica

Grant vinse in 26 dei 34 Stati a disposizione - ottenendo così la larga maggioranza dei grandi elettori - ma il voto popolare fu assai più equilibrato: la differenza finale fu di 305.000 voti su un totale di quasi 6 milioni di votanti. Essenziale, affinché egli non fosse un presidente di minoranza, fu il voto dei 700.000 nuovi elettori afroamericani negli Stati del profondo Sud.

Contee con il più alto voto percentuale repubblicano:

  1. Contea di Hancock (Tennessee) 100.00%
  2. Contea di Monona (Iowa) 100.00%
  3. Contea di Ottawa (Kansas) 100.00%
  4. Contea di Jefferson (Nebraska) 100.00%
  5. Contea di McDowell (Virginia Occidentale) 100.00%

Contee con il più alto voto percentuale repubblicano:

  1. Parrocchia di St. Landry (Louisiana) 100.00%
  2. Parrocchia di Lafayette (Louisiana) 100.00%
  3. Parrocchia di Jackson (Louisiana) 100.00%
  4. Parrocchia di De Soto (Louisiana) 100.00%
  5. Parrocchia di Franklin (Louisiana) 100.00%

Contee con il più alto voto percentuale per altri.

  1. Contea di DeKalb (Alabama) 0,70%
  2. Contea di Sullivan (New Hampshire) 0,11%
  3. Contea di Strafford (New Hampshire) 0,09%
  4. Contea di Carroll (New Hampshire) 0,02%

Stati con i più stretti margini di vittoria (in rosso Grant, in blu Seymour):

  • Inferiore all'1% (8 grandi elettori)
  1. California 0,48%
  2. Oregon 0,74%
  • Inferiore al 5% (93 grandi elettori)
  1. New York 1,18%
  2. New Jersey 1,76%
  3. Alabama 2,50%
  4. Indiana 2,79%
  5. Connecticut 2,98%
  6. Pennsylvania 4,41%

Note modifica

  1. ^ Presidential election, 1868.: Proceedings of the National union Republican convention, held at Chicago, May 20 and 21, 1868./ reported by Ely, Burnham & Bartlett, Chicago, official reporters of the convention.
  2. ^ Republican Party Platform of 1868 at The American Presidency Project
  3. ^ William DeGregorio, The Complete Book of U.S. Presidents, Gramercy, 1997
  4. ^ Irving Stone (1943), They Also Ran: The Story of the Men Who Were Defeated for the Presidency, Garden City, New York: Doubleday and Doran, p. 280
  5. ^ Official proceedings of the National Democratic convention, held at New York, July 4-9, 1868
  6. ^ Official proceedings of the National Democratic convention, held at New York, July 4-9, 1868 (Pg. 153)
  7. ^ Our ticket, Our Motto: This is a White Man's Country; Let White Men Rule." Campaign badge supporting Horatio Seymour and Francis Blair, Democratic candidates for President and Vice-President of the United States, 1868, The New York Public Library Digital Collection
  8. ^ a b Gillet, Democracy in the United States, (New York, 1868)
  9. ^ William E. Parrish (1998), Frank Blair: Lincoln's Conservative, Missouri Biography Series, University of Missouri Press, pg. 254
  10. ^ Frank Blair: Lincoln’s Conservative, William E. Parrish, pg. 260
  11. ^ Stewart Mitchell, Horatio Seymour of New York, Harvard University Press, 1938, p. 448
  12. ^ Democratic Party Platform of 1868 at The American Presidency Project
  13. ^ a b Henry, Robert Selph; The Story of Reconstuction; p. 330-332 ISBN 9781568522548
  14. ^ Stewart Mitchell, Horatio Seymour of New York, Harvard University Press, 1938, pg. 23
  15. ^ Mitchell (1938), Horatio Seymour, pp. 448-449
  16. ^ William E. Parrish, Frank Blair: Lincoln's Conservative, p. 255–256
  17. ^ William E. Parrish, Frank Blair: Lincoln's Conservative, pg. 258–259
  18. ^ Irving Stone (1943), They Also Ran, pg. 282
  19. ^ a b Stewart Mitchell, Horatio Seymour of New York, pg. 483
  20. ^ Mitchell, Horatio Seymour of New York, pg. 443
  21. ^ Mitchell, Horatio Seymour of New York, pg. 474
  22. ^ Leonard, Elizabeth D.; Lincoln’s Avengers: Justice, Revenge and Reunion after the Civil War, p. 286 ISBN 0393048683
  23. ^ Henry; The Story of Reconstruction, pp. 250-253
  24. ^ Counting the Votes; Kentucky Archiviato il 20 novembre 2017 in Internet Archive.
  25. ^ Counting the Votes; Maryland Archiviato il 7 novembre 2017 in Internet Archive.
  26. ^ Bergeron, Paul H.; Andrew Johnson’s Civil War and Reconstruction; pp. 105-111 ISBN 1572337486
  27. ^ Counting the Votes; Delaware Archiviato l'11 novembre 2017 in Internet Archive.
  28. ^ Henry; The Story of Reconstruction; p.
  29. ^ Frank Blair: Lincoln’s Conservative, William E. Parrish, pg. 259-260
  30. ^ “A Brief History of African Americans in West Virginia,” West Virginia Culture Archived copy, su wvculture.org. URL consultato il 7 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2013).
  31. ^ Bergeron; Andrew Johnson’s Civil War and Reconstruction; pp. 175-177
  32. ^ Horatio Seymour of New York, Stewart Mitchell, p. 474
  33. ^ Horatio Seymour of New York, Stewart Mitchell, p. 475
  34. ^ Boyd Lee Spahr, "Review: They Also Ran by Irving Stone", The Pennsylvania Magazine of History and Biography, Vol. 69, issue 1, January 1945; pp. 82-83
  35. ^ a b c Henry, The Story of Reconstruction, pp. 345-346.
  36. ^ Horatio Seymour of New York, Stewart Mitchell, pg. 484
  37. ^ Valelly, Richard M.; The Two Reconstructions: The Struggle for Black Enfranchisement University of Chicago Press, 2009, pp. 134-139 ISBN 9780226845302

Bibliografia modifica

  • American Annual Cyclopedia...1868 (1869), online, un compendio molto dettagliato di fatti e fonti primarie.
  • Gambill, Edward. Conservative Ordeal: Northern Democrats and Reconstruction, 1865-1868. (Iowa State University Press: 1981).
  • Edward McPherson. The Political History of the United States of America During the Period of Reconstruction (1875), una grande raccolta di discorsi e documenti primari datati 1865-1870 con testo completo online. [Il copyright è scaduto]
  • Prymak, Andrew. “The 1868 and 1872 Elections,” in Edward O. Frantz, ed. A Companion to the Reconstruction Presidents 1865-1881 (Wiley Blackwell Companions to American History) (2014) pp 235–56 online.
  • Rhodes, James G. History of the United States from the Compromise of 1850 to the McKinley-Bryan Campaign of 1896. Volume: 6. (1920). 1865-72; dettagliata storiografia cronachistica.
  • Simpson, Brooks D. Let Us Have Peace: Ulysses S. Grant and the Politics of War and Reconstruction, 1861-1868 (1991).
  • Summers, Mark Wahlgren.The Press Gang: Newspapers and Politics, 1865-1878 (1994).
  • Summers, Mark Wahlgren. The Era of Good Stealings (1993), covers corruption 1868-1877.

Voci correlate modifica

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