Elio Lampridio Cerva

poeta, umanista e lessicografo dalmata

«Dunque, oh, Giove, vuoi spogliare il lido illirico dei suoi coloni romani? Qual è il mio delitto? Devo io pagare il fio dell'inospitale barbarie degli sciti? Ora sono tutta romana, non ho l'odor d'Illiria, ma vivo e parlo con ogni maestà latina. Allontana da me le mani sacrileghe; scaccia ogni barbarie…[1]»

Elio Lampridio Cerva (in latino Aelius Lampridius Cervinus e in croato Ilija Crijević; Ragusa di Dalmazia, 1463Ragusa di Dalmazia, 15 settembre 1520) è stato un poeta, umanista e lessicografo dalmata della Repubblica di Ragusa[2].

Elio Lampridio Cerva

Biografia modifica

Il Cerva, nato in una delle più importanti famiglie patrizie di Ragusa, godette fin da fanciullo di un'ottima educazione anche grazie allo zio Stefano Zamagna, ambasciatore della Curia di papa Sisto IV, che portò con sé il nipote tredicenne a Roma e gli permise di approfondire gli studi classici[3]. Il Cerva ebbe così modo di entrare nel circolo poetico di Pomponio Leto e, grazie alle sue prime composizioni, venne cinto della corona di alloro in Campidoglio[1]. Allo stesso tempo si dedicò allo studio della drammaturgia antica e fece studi sulle commedie di Plauto, mentre nel 1480, all'età di diciassette anni, ultimò il suo Lexicon, un dizionario enciclopedico di 429 pagine in lingua latina, per far ritorno, pochi anni dopo, nella sua città natale[1].

La passione umanistica di Cerva si rispecchia nel vasto uso del latino e nel rifiuto categorico dei vernacoli non romanzi diffusi nel contado dalmata, da lui definiti "stribiligo illyrica"[1]. La sua opera principale, il poema epico incompiuto De Epidauro, narra il destino della città di Ragusavecchia (Epidaurum), baluardo della latinità soggetto a continue incursioni straniere[2].

Riconoscimenti modifica

Note modifica

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