Embrione (film)

film del 1966 diretto da Koji Wakamatsu

Embrione è un film del 1966, diretto da Kōji Wakamatsu. È stata la prima opera indipendente girata dal regista e prodotta dalla sua casa di produzione, la Wakamatsu Productions.

Embrione
L'uomo mentre tortura la ragazza
Titolo originaleTaiji ga mitsuryô suru toki
Lingua originalegiapponese
Paese di produzioneGiappone
Anno1966
Durata72 min
Dati tecnicib/n
Generedrammatico
RegiaKōji Wakamatsu
SceneggiaturaMasao Adachi
FotografiaHideo Itoh
MontaggioFumio Miyata
Interpreti e personaggi

«Perisca il giorno in cui nacqui! Perché non sono morto nell'utero! Perché non sono spirato appena uscito dal grembo?»

Il film, appartenente al genere pinku eiga di cui Wakamatsu è un esponente di spicco, è una cupa ed angosciante riflessione sulla solitudine dell'uomo; ambientato interamente nell'appartamento dell'uomo, eccezion fatta per la fugace scena iniziale, Embrione è una pellicola disturbante e visionaria[1] che si distingue per alcuni lampi surrealisti[2], erotismo e scene di violenza a tratti insostenibile, tutti elementi tipici del cinema di Wakamatsu. Dopo l'uscita del film, il regista disse

«La violenza, il corpo e il sesso sono parte integrante della vita.[3]»

La traduzione del titolo originale è Quando l'embrione caccia di frodo.

Trama modifica

Il boss di un grande magazzino rimorchia una sua commessa e la conduce in un suo appartamento (spoglio, privo quasi interamente di mobilio) per passare insieme una notte di passione. Ma quella che doveva essere una semplice avventura, si trasforma per la ragazza in un lungo e terrificante incubo; l'uomo, un mitomane disgustato dalla vita perché secondo lui troppo lunga da vivere e fatta soltanto di solitudine e sofferenza, la spoglia e la tiene per giorni legata al letto, sottoponendola ad innumerevoli torture, fisiche e psicologiche. Nell'arco di questo sequestro, l'uomo rievoca episodi della sua passata vita coniugale, in cui si era rifiutato di avere figli dalla moglie, sempre a causa della sua concezione pessimistica della vita terrena. Ma alla fine la ragazza, dopo aver subito sevizie di ogni genere, riesce finalmente a reagire e a vendicarsi delle violenze subite.

Colonna sonora modifica

Data d'uscita modifica

In Giappone è uscito nel luglio del 1966, in Italia è stato trasmesso direttamente in televisione nel programma Fuori orario. Cose (mai) viste.

Critica modifica

  • Un film delirante, costruito su un gioco di specchi; piccoli tocchi surrealisti, inquadrature astratte. Il dizionario Morandini che assegna al film tre stelle su cinque di giudizio.[2]

Collegamenti con altri film modifica

Solo qualche mese dopo l'uscita di questo film, la stessa casa di produzione realizzò Aborto procurato, per la regia di Masao Adachi, che si collega concettualmente a questo film, esponendo in una forma a tratti documentaristica le stravaganti teorie di un ginecologo che vuole dare una risposta al problema dilagante delle richieste di aborto e in generale dell'esigenza di interrompere la gravidanza a seguito della degenerazione dei costumi.

Note modifica

  1. ^ Recensione di Davide Morena su MyMovies
  2. ^ a b Il Morandini 2011, di Laura, Luisa e Morando Morandini, p. 482
  3. ^ Jack Hunter, Eros In Hell: Sex, Blood And Violence In Japanese Cinema, U.K., Creation Books, 1998 p. 37

Collegamenti esterni modifica

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