Emilio Giglioli (Bologna, 11 maggio 1888 – ...) è stato un generale italiano, che nel corso della seconda guerra mondiale prese parte all'invasione della Iugoslavia come comandante del presidio militare di Zara. Ricoprì poi gli incarichi di Intendente generale, vicecapo di stato maggiore e capo di stato maggiore presso il quartier generale della FF.AA. dell'Africa Settentrionale Italiana. Con il precipitare della situazione bellica venne fatto rimpatriare il 5 febbraio 1943, e fu poi nominato capo di stato maggiore del Gruppo di Armate Est, allora al comando del generale Ezio Rosi, allora con sede a Tirana. Decorato con le Croci di Cavaliere e di Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia, tre medaglia d'argento, due di bronzo e una croce di guerra al valor militare.

Emilio Giglioli
NascitaBologna, 11 maggio 1888
Morte?
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata Regio Esercito
ArmaFanteria
GradoGenerale di divisione
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
Invasione della Jugoslavia
Campagna del Nord Africa
Campagna di Tunisia
Comandante di52º Reggimento fanteria "Alpi"
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Generals[1]
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Biografia modifica

Nacque a Bologna l'11 maggio 1888.[1] Arruolatosi nel Regio Esercito fu ammesso a frequentare la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena da cui uscì con il grado di sottotenente assegnato all'arma di fanteria il 19 settembre 1909.[2] Mentre prestava servizio in soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto di Messina, insieme al sottotenente Antonio Nunnari, venne insignito della medaglia di bronzo al valor militare.[1] Come capitano prestò servizio nella prima guerra mondiale, assegnato al 50º Reggimento fanteria, poi al 59º Reggimento fanteria, e come maggiore alla 17ª Divisione.[1] Al termine del conflitto risultava insignito di una medaglia d'argento, una di bronzo e una croce di guerra al valor militare e di una croce al merito di guerra.[3] Con il grado di colonnello fu comandante del 52º Reggimento fanteria "Alpi" e poi comandante interinale della Brigata "Cacciatori delle Alpi".[1] Il 30 giugno 1939 fu promosso generale di brigata, e il 1 settembre dello stesso anno fu assegnato in servizio al comando del Corpo d'armata di Firenze.[4] Il 15 settembre fu nominato vicecomandante della 41ª Divisione fanteria "Firenze", mantenendo tale incarico fino al 1 luglio 1940, quando fu assegnato in servizio presso lo stato maggiore del VI Corpo d'armata,[1] dove rimase fino al 18 agosto 1940.[5] Nominato comandante delle truppe del presidio militare di Zara, in sostituzione del generale Carlo Rivolta,[6] al comando di esse prese parte all'invasione della Iugoslavia nel maggio 1941, avanzando su Sebenico con i 9.000 uomini al suo comando.[1] Il 20 di quello stesso mese fu trasferito presso il comando della 5ª Armata, dove rimase fino al 20 giugno quando assunse l'incarico di Intendente generale presso il quartier generale della FF.AA. dell'Africa Settentrionale Italiana.[1] Ricoprì questo incarico sino all'11 gennaio 1942, quando venne distaccato presso il quartier generale delle FF.AA. dell'Africa Settentrionale Italiana per ricoprire, dal 25 gennaio, l'incarico di vicecapo di stato maggiore.[1] Il 14 maggio 1942 fu promosso generale di divisione, e il 15 settembre dello stesso anno fu nominato capo di stato maggiore delle FF.AA. dell'Africa Settentrionale Italiana.[7] Con il precipitare della situazione bellica venne fatto rimpatriare il 5 febbraio 1943, assegnato al Ministero della guerra del Regno d'Italia sino al 22 maggio, quando fu nominato capo di stato maggiore del Gruppo di Armate Est, a Tirana, allora al comando del generale Ezio Rosi.[1] All'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943 si trovava in Italia per riceve dal capo di stato maggiore del Regio Esercito, generale Vittorio Ambrosio, la segretissima Promemoria n.2 della Memoria OP 44 da trasmettere personalmente a Rosi.[8] A causa del maltempo egli rimase bloccato in Italia e l'ordine non fu mai ricevuto da Rosi.[8]

Onorificenze modifica

— Regio Decreto 3 ottobre 1941[9]
— Regio Decreto 15 aprile 1943.[9]
«Per quattro giorni di seguito guidò la propria compagnia con intelligente energia, con calma di provetto ufficiale e con mirabile coraggio, validamente cooperando all'azione del reggimento. Costone di Agai, 8-11 luglio 1915
«Precedeva arditamente la compagnia all'attacco di forti posizioni nemiche, dando magnifico esempio di slancio e coraggio e, gravemente ferito, rimase coi suoi soldati finchè non gli vennero meno le forze. Col di Lana, 20 novembre 1915
— Regio Decreto 2 luglio 1922.[10]
«Sottocapo di stato maggiore del Comando FF.AA. AS., già distintosi per i brillanti successi ottenuti nel difficile e complesso campo dei servizi quale intendente superiore A.S. prodigava in ogni circostanza la sua intelligente, appassionata e preziosa collaborazione, portando largo ed efficace contributo alle vittoriose fasi di un lungo ciclo operativo in uno scacchiere particolarmente difficile per situazione geografica per clima e per terreno. Organizzatore instancabile, rapido, geniale, volitivo, anche in evenienze particolarmente delicate confermava sulle linee di battaglia le sue elevate doti di comando, di ardimento, di calma serena, di coraggio, di fede. Africa Settentrionale, Egitto, maggio 1941-luglio 1942
«Animosamente affrontarono e con grave pericolo disarmarono dei coltelli due individui che erano venuti a rissa tra di loro. Messina 24 agosto 1908
«Nell'azione contro le posizioni nemiche, con grande slancio e coraggio, precedeva la sua compagnia dando magnifico esempio ai soldati e cadeva gravemente ferito. Col di Lana, 20 novembre 1915
— Decreto Luogotenenziale 1 ottobre 1916.
«Ufficiale in servizio di S.M. addetto ad una grande unità, durante un periodo critico di offensiva nemica, compiva lodevolmente numerose e pericolose ricognizioni, dando prova di arditezza e spirito di abnegazione. Monte Tomba-Monfenera (Grappa), novembre 1917-Col del Miglio (Grappa), luglio 1918
— Regio Decreto del 18 aprile 1931.[11]
— Regio Decreto del 13 febbraio 1939.[12]
— Regio Decreto del 24 aprile 1924.[13]

Note modifica

Annotazioni modifica


Fonti modifica

Bibliografia modifica

  • Alberto Becherelli, Andrea Carteny e Fabrizio Giardini, L’Albania indipendente e le relazioni italo-albanesi (1912-2012), Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2013, ISBN 88-6812-135-2.
  • Maria Teresa Giusti, Gli internati militari italiani: dai Balcani, in Germania e nell’Urss. 1943-1945., Roma, Rodorigo Editore, 2018.
  • Mario Montanari, Le Operazioni in Africa Settentrionale Vol III El Alamein (gennaio-novembre 1942), Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, 1990.
  • Oddone Talpo, Dalmazioa una cronaca per la Storia 1941 Parte 1, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, 1995.
  • (DE) Gerhard Schreiber, Die italienischen Militärinternierten im deutschen Machtbereich (1943-1945), Munchen, R.Oldenbourg Verlag Gmbh, 1990, ISBN 3-486-59560-1.

Collegamenti esterni modifica