Eurabia è una teoria geopolitica che si riferisce ad un ipotetico scenario futuro in cui l'Europa, a causa della continua massiccia immigrazione dai paesi di religione islamica e in conseguenza della bassa natalità dei popoli europei autoctoni, si vedrebbe ad essere profondamente islamizzata.

Il termine è stato coniato da Bat Ye'or e in seguito ripreso e «reso incandescente»[1] da Oriana Fallaci. È stato usato da qualche autore anche per denotare un intento inseribile in una sorta di teoria del complotto: la Fallaci si riferisce a quelli dietro la strategia euràba come "la più vasta cospirazione che la storia moderna abbia creato".[2]

Storia modifica

Il concetto è stato originariamente formulato dalla scrittrice di origine ebraica Bat Ye'or, la cui famiglia visse in Egitto fino al 1957. Costei prevedeva un'ostilità arabo-europea verso Israele e un sostegno della Comunità europea per la creazione di uno stato arabo-palestinese. Da allora il suo significato si è espanso. Oggi è principalmente utilizzato per descrivere una teoria geopolitica che si figura una presunta trasformazione dell'Unione Europea, dove la cultura dominante non sarà più occidentale ma islamica e la Sharīʿa diventerà il sistema di valori dominanti per la moltiplicazione dei fedeli musulmani a seguito delle immigrazioni di massa.

Il termine è in genere usato in concomitanza con dhimmitudine, un altro termine introdotto da Ye'or, che denota un presunto comportamento di concessione e di arrendevolezza nei riguardi delle richieste islamiche.

"Eurabia" fu in origine il titolo di un bollettino pubblicato dal "Comitato europeo per la coordinazione delle associazioni d'amicizia con il mondo arabo"[3]. Secondo Bat Ye'or, fu pubblicato in collaborazione con "France-Pays Arabes", quotidiano della "Associazione di solidarietà franco-araba" (ASFA), con il "Middle East International" (Londra) e il "Gruppo di Studi del Medio Oriente" (Ginevra).[4].

Durante la crisi energetica del 1973, la Comunità Economica Europea (antenata dell'Unione europea), entrò nel Dialogo euro-arabo con la Lega Araba.[5] Bat Ye'or in seguito usò il titolo del quotidiano Eurabia, per descrivere il Dialogo Euroarabo (DEA) e vi associò sviluppi politici. Il termine in origine non possedeva un proposito peggiorativo, e nemmeno alcuna connotazione simile all'uso presente: Bat Ye'or fu la prima a usarlo in questo senso, specie nel suo libro del 2005 Eurabia: L'Asse Euroaraba (in Germania, Eurabia è presente nei nomi di diverse imprese, come l'Eurabia Schiffahrts-Agentur GmbH e l'Eurabia Tours).

Caratteristiche generali modifica

Secondo tale teoria - stante lo scarso tasso di natalità delle popolazioni europee autoctone rispetto a quello degli immigrati arabo-islamici - finirebbe con lo snaturare nel giro di qualche decennio la propria identità, mettendo allo stesso tempo a rischio le proprie libertà civili (in particolare quella d'espressione) oltreché la laicità dei vari Stati. Viene infatti prospettato il rischio che i musulmani, una volta divenuti "massa critica", possano pretendere l'inserimento nei vari ordinamenti giuridici nazionali di norme provenienti dalla Sharīʿa. Di conseguenza, viene spesso rimproverato alla classe politica europea di non essere abbastanza lungimirante per affrontare questi pericoli, ed è anche per questo che molti tendono ad essere euroscettici.

Non esiste tuttavia una denominazione specifica alla credenza nello scenario euràbo e nessuna ideologia ufficiale di "Eurabismo". Tra chi ritiene veritiera questa previsione, ci possono essere quindi anche alcune divergenze di opinioni, tuttavia la maggior parte di loro ritiene in genere che l'Islam sia almeno in parte ostile o comunque non totalmente compatibile con i valori della civiltà occidentale, che le differenze culturali potrebbero causare in futuro problemi di convivenza etnico/religiosa e che fra qualche generazione i musulmani grazie all'immigrazione costante e all'elevato tasso di fertilità rispetto alle popolazioni europee autoctone, potranno costituire una maggioranza democratica.

Le teorie di Bat Ye'or modifica

Bat Ye'or vede l'Eurabia (il processo politico) come il risultato di una politica europea capeggiata dalla Francia originariamente intesa ad incrementare il potere europeo contro gli Stati Uniti attraverso un allineamento dei suoi interessi con quelli dei Paesi Arabi, e lo considera come una causa fondamentale dell'ostilità europea nei confronti di Israele. La scrittrice descrive l'Eurabia come segue:

«Un apparato che ha reso l'Europa il nuovo continente della dhimmitudine fu messo in moto più di 30 anni fa con l'incitamento della Francia. Quindi fu prima delineata sommariamente una politica a larga gittata, una simbiosi dell'Europa con i paesi arabi musulmani, che dovesse avvantaggiare l'Europa - e soprattutto la Francia, il promotore primario del progetto - con un peso e un prestigio tali da rivaleggiare con quelli degli Stati Uniti. Questa politica fu intrapresa abbastanza discretamente, fuori dei trattati ufficiali, sotto il suono innocente del nome di Dialogo Euroarabo. Questa strategia, la cui meta fu la creazione di un'entità euroaraba pan-mediterranea, permettendo la libera circolazione sia di uomini sia di beni, determinò inoltre l'immigrazione politica per gli Arabi nella Comunità Europea (CE). E, per gli scorsi 30 anni, stabilì le politiche culturali rilevanti nelle scuole e nelle università della CEE.»

Gli arabi stabilirono le condizioni per questa associazione:

  1. una politica europea che fosse indipendente e si opponesse a quella degli Stati Uniti
  2. il riconoscimento da parte dell'Europa di un popolo palestinese, e alla creazione di uno Stato palestinese
  3. il sostegno europeo all'OLP
  4. la designazione di Yasser Arafat come l'unico ed esclusivo rappresentante di quel popolo palestinese
  5. la delegittimazione dello Stato di Israele, storica e politica, la sua riduzione nei confini non valicabili, e l'arabizzazione di Gerusalemme.

Da ciò nasce la celata guerra europea contro Israele, attraverso boicottaggi economici e talvolta altrettanti accademici, con una deliberata denigrazione e la diffusione di comportamenti antisionistici e neoantisemiti."[6] Bat Ye'or più tardi riassunse il processo sulla rivista National Reviewe:

«La cupidigia economica dell'Europa è stata strumentalizzata dalla politica della Lega Araba in una strategia a lungo termine puntata contro Israele, l'Europa, e l'America. Attraverso il labirinto del sistema EAD, una politica di delegittimazione di Israele fu pianificato sia a livelli nazionali della Comunità Europea, sia a livelli internazionali. Strategicamente, la Cooperazione Euroaraba fu uno strumento per separare e infiacchire i due continenti, incoraggiando l'ostilità e la denigrazione permanente della politica americana nel Vicino Oriente

Uso del termine modifica

L'uso corrente del termine è più diffuso della versione data da Bat Ye'or, con minore attenzione delle relazioni franco-arabe, e maggiore per le immigrazioni e la demografia musulmana. Altri, come Bernard Lewis e Bruce Bawer hanno presentato scenari simili, per i quali il termine 'Eurabia' è usato anche oggi [senza fonte].

Lo scettico Matt Carr descrive lo scenario come segue:[7]

«Secondo le previsioni peggiori sull'Eurabia, a partire dalla fine del XXI secolo, la maggior parte delle città europee sarà invasa da stranieri immigrati di lingua araba, gran parte del continente sarà sotto le leggi della sharia islamica e la cristianità avrà cessato di esistere o sarà ridotta ad uno stato di "dhimmitudine" [...]
Nel mondo da incubo dell'Eurabia, il futuro diventerà passato ancora una volta e cristiani ed ebrei diverranno minoranze oppresse in un mare di Islam: le chiese e le cattedrali saranno rimpiazzate dalle moschee e dai minareti, la chiamata alla preghiera echeggerà da Parigi a Rotterdam e da Londra a Roma e le reliquie dell'Europa giudaico-cristiana saranno ridotte a piccole enclave in un mondo di barbuti arabofoni e donne in divisa di burka.»

Il dibattito modifica

 
Islam in Europa

     <1% (Armenia, Bielorussia, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Ungheria, Irlanda, Islanda, Lettonia, Lituania, Malta, Moldavia, Monaco, Polonia, Portogallo, Romania, San Marino, Slovacchia, Città del Vaticano)

     1%-2% (Andorra, Croazia, Ucraina

)

     2%-4% (Italia, Lussemburgo, Norvegia, Serbia, Slovenia, Spagna)

     4%-5% (Danimarca, Grecia, Liechtenstein, Regno Unito)

     5%-10% (Austria, Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Paesi Bassi, Svezia, Svizzera)

     10%-20% (Georgia, Montenegro, Russia)

     20%-30% (Cipro)

     30%-50% (Macedonia del Nord)

     50%-70% (Bosnia ed Erzegovina)

     70%-80% (Albania)

     80%-90% (Kazakistan)

     90%-100%

(Kosovo, Azerbaigian, Turchia}})

La teoria euràba spiegherebbe l'espansione della popolazione musulmana dell'Europa, e la risposta religiosa che ne deriva, come una minaccia sovversiva e insidiosa per la civiltà occidentale europea. Lars Hedegaard del periodico danese 'Free Press Society' considera la possibilità che l'Europa si frammenti in tante zone circondate da territori stranieri:[8]

«In pratica ci sono due possibili esiti: per uno la popolazione occidentale accetterà il proprio inevitabile destino di dhimmi sotto nuovi governanti musulmani, per l'altro si opporrà all'emersione di società musulmane parallele attraverso i costi dell'avviamento delle stesse. Questo significa che ciò spaccherà i propri paesi in enclave reciprocamente ostili come in Irlanda del Nord durante i disordini, oppure in Jugoslavia o in Libano. La terza opzione -- che gli stati occidentali decidano di schierarsi con la loro vecchia maggioranza di popolazione e con i nuovi arrivati propensi a vivere come essa e con essa -- richiederebbe una trasformazione delle proporzioni "churchilliane" che io non sono in grado di prevedere.»

Non tutti i sostenitori della teoria vedono l'Eurabia come inevitabile. Alcuni patrocinano la proibizione dell'Islam[9], alcuni propongono di limitare l'immigrazione proveniente dai paesi islamici e altri ancora difendono un confronto diretto. In un articolo intitolato «Confronto, non pacificazione», Ayaan Hirsi Ali si è mostrata favorevole verso una politica risoluta a livello europeo, per affrontare la minaccia dell'Islam radicale e paragona le politiche non-aggressive con la riappacificazione di Neville Chamberlain nei confronti di Hitler.[10] Precisamente, lei propone:

  • un attento monitoraggio della crescita demografica della popolazione musulmana in Europa, in particolare nella UE;
  • la registrazione di tutti i casi di violenza contro le donne, gli ebrei e gli omosessuali, inclusa l'identità (religiosa) del perpetratore;
  • che l'Europa debba riconoscere gli Stati Uniti d'America e Israele come alleati nella lotta contro l'Islam radicale;
  • le fonti alternative di energia, per ridurre la dipendenza al petrolio;
  • una politica europea d'immigrazione che produca l'ingresso condizionato dalla fedeltà alla Costituzione nazionale: gli immigranti firmerebbero un contratto che preveda l'obbedienza alla Costituzione e sarebbero esiliati nel caso in cui rompessero il patto;
  • il confronto ideologico con la generazione "infettata dall'Islam radicale": tutti i musulmani devono esplicitamente rinunciare all'Islam radicale;
  • offrire una buona educazione, vicina alle scuole islamiche e proibirne l'apertura di nuove.

Un proponente di questa visione, Dave Gaubatz, che ha attratto controversia per le sue asserzioni polemiche riguardanti l'Iraq e le armi di distruzione di massa, sta creando una lista di tutte le scuole islamiche e di tutte le moschee negli Stati Uniti.

Sostegni alla teoria modifica

Il termine "Eurabia" ha guadagnato credito tra vari scrittori come Fjordman[11], Oriana Fallaci[12] Robert Spencer,[13] Daniel Pipes,[14] Ayaan Hirsi Ali,[15] Melanie Phillips,[16] e Mark Steyn.[17]

Critiche alla teoria modifica

In un articolo del Melbourne Age a proposito dell'appello di Raphael Israeli a favore di controlli sull'immigrazione musulmana verso l'Australia per timore di uno sviluppo "critico di massa", lo scrittore Walid Aly afferma che:

«I commenti di Israeli sono importanti a causa del fatto che non sono tanto marginali quanto folli [...] l'ultimo libro di Israeli è un'appropriazione non originale della tesi della cospirazione dell'"Eurabia" già esposta dalla scrittrice ebraica Bat Ye'or: che l'Europa si stia evolvendo in una civiltà post-giudaico-cristiana soggiogata sempre più all'ideologia del jihād dei migranti musulmani[18]

Sempre Walid Aly sottolinea con preoccupazione come la teoria riceva un "entusiastico sostegno" dagli intellettuali in Europa e da attivisti negli Stati Uniti[18].

Justin Vaisse e Jonathan Laurence del Brookings Institute hanno sollevato diverse critiche alle teorie. Nell'opera accademica dedicato alla tesi euràba intitolata Le sfide politiche e religiose dell'integrazione islamica nella Francia contemporanea, Laurence afferma:[19]

(EN)

«Those who utter the term 'Eurabia' conjure up a mutant European continent under pressure from oil-producing states that has all but abandoned its values and policies to a horde of Arab immigrants. Our book attempts to dismantle that position by exploring the actual evolution of French policies towards Muslims and organized Islam since the 1970s. We try to do away with one of the false premises of Eurabia, namely, that French and European governments - fuelled by self-loathing multiculturalist policies- have capitulated to Muslims’ cultural and religious demands.»

(IT)

«Chi parla di "Eurabia" evoca un continente europeo che muta sotto la pressione degli stati produttori di petrolio, e abbandona tutti i suoi valori e le sue politiche a orde di immigrati arabi. Il nostro libro tenta di smantellare tale posizione esplorando l'effettiva evoluzione delle politiche francesi verso i musulmani e l'islam organizzato dagli anni '70. Cerchiamo di eliminare una delle false premesse dell'Eurabia, ossia che i governi francese ed europei in generale - alimentati da politiche culturali autolesioniste - si siano arresi alle pretese religiose e culturali musulmane.»

Justin Vaisse afferma che il libro ha come scopo quello di riportare alle giuste proporzioni "quattro miti della scuola allarmista." Analizzando l'immigrazione islamica in Francia come esempio, sostiene che:

  • la popolazione musulmana non starebbe crescendo così velocemente come dichiarato dallo scenario, dato che secondo lui il tasso di fecondità totale degli immigranti declina;
  • i musulmani non sarebbero un gruppo monolitico o coeso;
  • i musulmani andrebbero alla ricerca dell'integrazione politica e sociale;
  • malgrado il loro numero, i musulmani avrebbero un'influenza ridotta sulla politica estera. (p. e. la politica verso Israele).

Il saggista conservatore Andrew Sullivan ha scritto che: "le grida comiche circa l'“Eurabia” non costituiscono altro che un'appena velata volontà di colpire l'Islam da parte dei primitivi insipienti media statunitensi"[20].

Note modifica

  1. ^ Giulio Meotti, L'eurabia è dentro di noi, in Il Foglio, 26 luglio 2009. URL consultato il 25 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2011).
  2. ^ Brendan Bernhard, Il Codice Fallaci, in LA Weekly.
  3. ^ Elenco degli archivi dell'Università di Parigi Archiviato il 1º ottobre 2007 in Internet Archive.
  4. ^ Observatoire du Monde Juif, 2002
  5. ^ MEDEA: Dialogo Euroarabo Archiviato il 4 aprile 2008 in Internet Archive.
  6. ^ Beyond Munich – The Spirit of Eurabia (DOC), su dhimmitude.org.
  7. ^ "You are now entering Eurabia", Matt Carr, 2006
  8. ^ ) in un congresso Front Page Magazine del settembre 2006
  9. ^ Manifesto per Le devoir de précaution, su precaution.ch. URL consultato il 18 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2008).
  10. ^ "Confrontatie, geen verzoening" nel De Volkskrant, 8 aprile 2006, disponibile in rete su Sanoma - Home Archiviato il 18 giugno 2006 in Internet Archive.
  11. ^ The Eurabia Code, Brussels Journal
  12. ^ "Sono quattr'anni che parlo di nazismo islamico, di guerra all'Occidente, di culto della morte, di suicidio dell'Europa. Un'Europa che non è più Europa ma Eurabia e che con la sua mollezza, la sua inerzia, la sua cecità, il suo asservimento al nemico si sta scavando la propria tomba." Oriana Fallaci al Corriere della Sera, 15 settembre 2006. Il nemico che trattiamo da amico - Corriere della Sera
  13. ^ JihadWatch[collegamento interrotto] blog e Dhimmiwatch[collegamento interrotto] blog
  14. ^ Sito Daniel Pipes, su danielpipes.org.
  15. ^ "Il monopolio di forza che oggi è esclusivo degli stati sarà sfidato da sottogruppi armati. Le società europee saranno divise secondo criteri etnici e religiosi. Il sistema educativo non avrà successo tra i giovani a causa del progressivo disinteresse nel credere in un passato da condividere, per non parlare di un futuro. Gli stati europei si troveranno limitati nelle loro stesse libertà civili. Gli europei arriveranno ad accettare l'adempimento de facto della legge della Shari'a in alcuni quartieri e addirittura in alcune città. Lo sfruttamento del debole, della donna e dei bambini diventerà un luogo comune. Tutto questo sarà di chi potrà permettersi di emigrare. Invece di una costante e crescente unione in Europa le generazioni future potrebbero essere testimoni di una sua costante disintegrazione." Ayaan Hirsi Ali, 2006, Europe's Immigration Quagmire, Los Angeles Times, IN AFRICA, we sometimes used animals to say things on sensitive issues to avoid discussing the messenger instead of the message. So I shall use the ostrich and the owl to sketch the two most
  16. ^ Melanie Phillips: Londonistan: How Britain is creating a terror state within, London, Encounter ISBN 1-59403-144-4
  17. ^ Mark Steyn, 2006. America Alone: The End of the World as We Know It ISBN 0-89526-078-6
  18. ^ a b Walid Aly, Hatred in a head count - Opinion - theage.com.au, su theage.com.au, The Age, 19 febbraio 2007. URL consultato l'8 marzo 2008.
  19. ^ a b L'integrazione dell'Islam: sfide politiche e religiose nella Francia contemporanea
  20. ^ Andrew Sullivan, Daily Dish, in The Atlantic, 3 settembre 2007. URL consultato il 18 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2008).

Bibliografia modifica

  • Melanie Phillips, Londonistan: How Britain Is Creating a Terror State Within, Gibson Square Books Ltd, 2006. ISBN 1-903933-76-5

Voci correlate modifica

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