Ezio Riboldi

politico italiano (1878-1965)

Ezio Riboldi (Vimercate, 28 agosto 1878Monza, 27 gennaio 1965) è stato un politico italiano. Fu il primo sindaco socialista di Monza, in carica dal 1914 al 1917.

Ezio Riboldi

Sindaco di Monza
Durata mandato1914 –
1917
PredecessoreGiuseppe Tagliabue
SuccessoreEnrico Farè
Sito istituzionale

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXXV, XXVI e XXVII
Gruppo
parlamentare
Partito Socialista Italiano (XXV e XXVI), Partito Comunista d'Italia (XXVII)

Dati generali
Partito politicoPartito Socialista Italiano, Partito Comunista d'Italia
Titolo di studiolaurea

Biografia modifica

Si laureò in lettere e giurisprudenza a Milano. Fu avvocato e docente nei licei monzesi[1].

Attivo nel Partito Socialista Italiano, divenne sindaco di Monza nel 1914. Durante la prima guerra mondiale partecipò alla Conferenza di Zimmerwald. Nel 1918 subì un'aggressione da elementi nazionalisti da cui riportò gravi traumi.

Al Congresso di Livorno del 1921 non aderì alla scissione della frazione comunista, ma mantenne un atteggiamento massimalista che emerse anche nella dichiarazione di voto contro i pieni poteri a Mussolini[2]; dopo aver tentato una mediazione con Costantino Lazzari e Fabrizio Maffi[3] al III Congresso dell'Internazionale Comunista, passò al Partito Comunista d'Italia nel 1924, con il quale fu rieletto deputato.

Arrestato la notte dell'8 novembre 1926 dai fascisti, fu dapprima confinato a Pantelleria e poi detenuto in carcere a Milano, Volterra, Turi[4], Parma e Civitavecchia. Nel 1933 fu graziato dietro richiesta al regime da parte della moglie, episodio che provocò l'anno successivo l'espulsione di Riboldi dal PCd'I.

Nuovamente confinato nel 1940 a Vasto Marina, negli anni successivi collaborò al giornale fascista La Verità, trattando di politica estera.

Nel dopoguerra riprese a collaborare con la stampa comunista, ma nel 1963 rifiutò di entrare nel PCI a causa della rottura tra Unione sovietica e Repubblica popolare cinese[5]. L'anno successivo mise su carta i suoi ricordi dell'immediato primo dopoguerra, pubblicandoli per la casa editrice di Giulio Seniga[6].

All'annuncio della morte, nel 1965, Pietro Nenni - il quale si era astenuto, nel 1923, sulla decisione di espulsione di Riboldi e degli altri terzini del suo gruppo[7] - ricordò il defunto nei suoi Diari.

«"Pescasseroli, 29 gennaio. Leggo sull'«Avanti!» che è morto a Milano Ezio Riboldi. Aveva ottantasette anni. Era uno dei rari superstiti del periodo delle nostre aspre lotte interne di partito che precedettero e seguirono la marcia su Roma»

Note modifica

  1. ^ De Angelis Gianmarco, «Raccogliere, pubblicare, illustrare carte», Firenze University Press, 2017, p. 120.
  2. ^ Secondo Mario Boneschi, I partiti politici e il fascismo fino al 3 gennaio 1925, Firenze (FI): Le Monnier, Nuova antologia. LUG. SET. 2007, p. 188, "il rilievo dell’immaturità dottrinaria del socialismo non costituisca una critica esagerata ed eccessiva"", alla luce del seguente resoconto sommario della dichiarazione di Riboldi a Montecitorio nella seduta del 22 novembre 1922: "L’oratore dichiara che il Partito socialista italiano non ha pregiudizi di fronte alla dittatura e ai diritti della rivoluzione affermati dall’on. Mussolini. Personalmente riconosce che in seguito alla guerra si è determinata una situazione di crisi che investe tutti i partiti e tutte le coscienze e che richiede rimedi eccezionali. Il punto di dissenso risiede nella forma personale della dittatura che ha instaurato l’on. Mussolini, il quale non è l’esponente di una classe o di un partito, ma è l’esponente esclusivamente di sé stesso. È questa la forma di dittatura peggiore e più deleteria per una nazione, mentre la dittatura di una classe e di un’élite possono rappresentare un grande progresso nella vita civile di un paese, come è avvenuto nel primo periodo della vita italiana e come avviene oggi in Russia".
  3. ^ Con questi partecipò anche, tra il 1923 ed il 1924, al comitato di redazione del quindicinale milanese Pagine rosse: Giacinto Menotti Serrati, Il manuale del perfetto carcerato, Pisa: Fabrizio Serra, Storiografia : XVI, 2012, p. 185.
  4. ^ Qui ritrovò come compagno di carcere Antonio Gramsci: v. Studi storici: rivista trimestrale dell'Istituto Gramsci, 50, 2, 2009, Roma: Carocci.
  5. ^ Giorgio Fedel, La prima Resistenza armata in Italia, Fondazione Comandante Libero, 2014, p. 222.
  6. ^ E. Riboldi, Vicende socialiste. Trent'anni di storia italiana nei ricordi di un deputato massimalista, introduzione di Giuseppe Tamburrano, Milano, Edizioni Azione Comune, 1964.
  7. ^ F. Sass., Un pellegrino massimalista, L'Avanti!, 1º maggio 1964 Archiviato il 13 maggio 2018 in Internet Archive..

Bibliografia modifica

  • Giuseppe Rossini, note a Francesco Luigi Ferrari, Lettere e documenti inediti, vol. 1, Edizioni di Storia della Letteratura, Roma, 1986, pp. 104–105.

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN89353374 · ISNI (EN0000 0000 6237 1625 · SBN IEIV009064 · BAV 495/241373 · WorldCat Identities (ENviaf-89353374