Fabrizio Branciforte

Fabrizio Branciforte Barresi, principe di Butera (15511624), è stato un nobile e politico italiano del XVI e XVII secolo.

Fabrizio Branciforte Barresi
Principe di Butera
Principe di Pietraperzia, Grande di Spagna
Stemma
Stemma
In carica1591-1624
Investitura8 dicembre 1591
PredecessoreFrancesco Santapau Branciforte
SuccessoreMargherita d'Austria Branciforte
Conte di Mazzarino
In carica1556-1624
Investitura21 aprile 1556
PredecessoreGiovanni Branciforte Tagliavia
SuccessoreGiuseppe Branciforte Branciforte
TrattamentoDon
Altri titoliSignore di Bauli, di Gallitano, di Occhiolà, di Santa Maria di Niscemi
Nascita1551
Morte1624
DinastiaBranciforte
PadreGiovanni Branciforte Tagliavia
MadreDorotea Barresi Santapau
ConsorteCaterina Barresi Branciforte
Figli
  • Francesco
  • Giovanni
  • Vincenzo
  • Pietro
  • Filippo
  • Dorotea
  • Caterina
  • Imara
  • Isabella
ReligioneCattolicesimo

Biografia Modifica

Nacque presumibilmente nel 1551 da Giovanni, IV conte di Mazzarino, e dalla di lui consorte la nobildonna Dorotea Barresi Santapau, principessa di Pietraperzia, di cui fu l'unico figlio. A causa della prematura scomparsa del padre, succedette a questi nel titolo di Conte di Mazzarino e degli altri beni e feudi, per i quali prese investitura il 21 aprile 1566, e ne fu reinvestito il 16 novembre 1557 per il passaggio della Corona.[1]

Nel 1571, sposò la nobildonna Caterina Barresi Branciforte, sorella del defunto Vincenzo, marchese di Militello e secondo marito della madre Dorotea, ed attraverso questa unione i Branciforte acquisirono così il possesso del Marchesato di Militello.[2] Nel 1580, il prozio materno Francesco Santapau Branciforte, principe di Butera, che dalla consorte Imara Benavides Carafa dei marchesi di Zajalquinto non ebbe figli, lo designò per testamento erede del Principato di Butera e del feudo di Occhiolà, di cui ebbe investitura l'8 dicembre 1591[3], come pure del Principato di Pietraperzia, ereditato dalla madre deceduta in quello stesso anno.[4]

Il Branciforte, amministrò l'immenso patrimonio feudale accumulato, fino al 1598: il Re di Spagna ordinò che tutti i suoi beni passassero sotto amministrazione controllata a causa di sperpero di denaro.[5] Don Fabrizio, il cui reddito era il terzo della Sicilia dopo quello dei Moncada e degli Enriquez[6], fu un pessimo amministratore di tutta l'immensa ricchezza, che l'abilità di sua madre Dorotea gli seppe costituire.[5] Contrasse consistenti debiti con la Qàbala di Palermo sin dalla sua giovinezza, che diventarono sempre più pesanti e talmente insostenibili da fargli sfuggire dalle mani la situazione.[5] L'amministrazione dei beni di famiglia passò al figlio primogenito Francesco, con cui ebbe numerosi dissidi e che lo fece interdire.[7]

In qualità di Principe di Butera, fu deputato del Regno di Sicilia negli anni 1594, 1603, 1606, 1609, 1615 e 1618.[8] Il 30 settembre 1612, ebbe conferito dal re Filippo III di Spagna la dignità di Grande di Spagna di prima classe, confermata nel 1625.[9]

Riabilitato dall'interdizione nel 1621[7], morì a Palermo nel gennaio del 1624.[6]

Matrimoni e discendenza Modifica

Dal matrimonio tra il principe Fabrizio Branciforte Barresi e la marchesa Caterina Barresi Branciforte, nacquero nove figli, Francesco, Giovanni, Vincenzo, Pietro, Filippo, Dorotea, Caterina, Imara e Isabella.[6]

Onorificenze Modifica

Note Modifica

  1. ^ M. Monterosso, Scire volumus Principes nostros, Lulù.com, 2018, p. 52.
  2. ^ P. Russo, Filippo Paladini e la cultura figurativa nella Sicilia centro-meridionale tra Cinque e Seicento, Lussografica, 2007, pp. 106-107.
  3. ^ F. Emanuele Gaetani, marchese di Villabianca, Della Sicilia nobile, parte seconda, vol. 1, Stamperia Santi Apostoli, 1757, pp. 15-16.
  4. ^ Villabianca, p. 24.
  5. ^ a b c M. A. Abbotto, Militello in Val di Catania nella storia, Novecento, 2008, p. 63.
  6. ^ a b c Abbotto, p. 61.
  7. ^ a b Abbotto, p. 64.
  8. ^ Parlamenti generali del Regno di Sicilia dall'anno 1446 fino al 1748, vol. 2, Stamperia Santi Apostoli, 1749, pp. 430-432.
  9. ^ (ES) A. L. de Ceballos-Escalera Gila, D. Shamà, A. Nesci di Sant'Agata, Elenco de concesiones de la Grandeza de España (1520-2008), in Cuadernos de Ayala, n. 33, Federación Española de Genealogía y Heráldica y Ciencias Históricas, gennaio-marzo 2008, p. 19.
  10. ^ G. Villari, G. Meli, R. Di Natale, A. Lombardo, G. M. Spanò, Il tempi dei re, Lombardi, 2001, p. 214.

Collegamenti esterni Modifica