Falvaterra

comune italiano

Falvaterra è un comune italiano di 503 abitanti della provincia di Frosinone nel Lazio.

Falvaterra
comune
Falvaterra – Stemma
Falvaterra – Bandiera
Falvaterra – Veduta
Falvaterra – Veduta
Panoramica da monte Calvario
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lazio
Provincia Frosinone
Amministrazione
SindacoFrancesco Piccirilli (lista civica Insieme per Falvaterra) dal 27-5-2019
Territorio
Coordinate41°30′17″N 13°31′26″E / 41.504722°N 13.523889°E41.504722; 13.523889 (Falvaterra)
Altitudine282 m s.l.m.
Superficie12,73 km²
Abitanti503[1] (30-6-2022)
Densità39,51 ab./km²
Comuni confinantiArce, Castro dei Volsci, Ceprano, Pastena, San Giovanni Incarico
Altre informazioni
Cod. postale03020
Prefisso0775
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT060032
Cod. catastaleD483
TargaFR
Cl. sismicazona 2B (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona D, 1 904 GG[3]
Nome abitantifalvaterrani
Patronosan Sossio Levita e Martire
Giorno festivoprima domenica di settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Falvaterra
Falvaterra
Falvaterra – Mappa
Falvaterra – Mappa
Posizione del comune di Falvaterra nella provincia di Frosinone
Sito istituzionale

Geografia fisica modifica

Territorio modifica

Il paese è arroccato su di uno sperone roccioso che domina la sottostante vallata dove confluiscono i fiumi Liri e Sacco.

Clima modifica

Classificazione climatica: zona D, 1904 GR/G

Origini del nome modifica

Il nome di Falvaterra sembra derivare da quello della antica città romana di Fabrateria, situata non lontano dall'attuale posizione del paese.

Storia modifica

Nel suo territorio sono stati trovati resti di mura poligonali, risalenti al periodo preromano, nell'area del Castellone, posti all'interno del Monumento Monumento naturale regionale delle Grotte di Falvaterra e Rio Obaco.

Fabrateria nova venne fondata dai romani nel 125 a.C. sulla sponda destra del fiume Liri, poco dopo la confluenza con il fiume Sacco, all'indomani della distruzione della vicina Fregellae.

Giovenale celebrò le bellezze naturali del territorio nei suoi versi descrivendo il paese come luogo ideale per l'otium.

Durante le invasioni dei Longobardi, VI-VII secolo d.C., Fabrateria nova venne distrutta insieme ad Aquino ed Atina. La popolazione sopravvissuta si insediò sul vicino lembo dei Monti Ausoni per difendersi da ulteriori attacchi nemici e dette il nome di Falvaterra al nuovo insediamento.

Tracce storiche del paese in forma documentale esistono solo a partire dall'anno Mille, quando il borgo fu soggetto al potere della famiglia dei de Ceccano perché soggetta all'abate di Montecassino.

Nel 1100 Falvaterra passò sotto il dominio del vescovo-conte di Veroli che successivamente, intorno al 1200, la cedette alla famiglia Pagani. Nel 1301 Adenolfo Pagani la vendette a Pietro II Caetani, nipote di Papa Bonifacio VIII. Dal 1499 al 1503 Falvaterra, confiscata ai Caetani da papa Papa Alessandro VI, fu sotto la famiglia Borgia. Nel 1504 il conte di Fondi, Onorato III Caetani, volle recuperarne il dominio, che era passato a Prospero Colonna, ma dopo un lungo contenzioso il papa riconobbe i diritti della famiglia Colonna.

La famiglia Colonna ha governato per molto tempo Falvaterra, costituendo uno dei motivi della guerra del 1556 tra il Papa ed il Re di Spagna che intervenne in difesa dei Colonna. Nel novembre del 1556 le truppe spagnole al comando del Duca d'Alba invasero lo Stato Pontificio, assediando ed occupando vari castelli tra i quali anche quello di Falvaterra che, unico, aveva resistito per nove giorni all'assedio e solo a seguito della completa disfatta delle truppe papali si arrese spontaneamente.

Il dominio dei Colonna terminò nel 1870. Successivamente all'annessione all'Italia del Regno delle due Sicilie, Falvaterra fu interessata dal fenomeno del brigantaggio.

Durante la seconda guerra mondiale Falvaterra ospitò molti sfollati dei comuni limitrofi in cerca di riparo tanto dai bombardamenti alleati che dalle violenze degli occupanti tedeschi. Durante l'occupazione tedesca si verificarono casi di resistenza civile: nel gennaio 1944 un gruppo di contadini organizzò una spedizione per riprendersi del bestiame razziato dai tedeschi. La reazione fu durissima, con un rastrellamento a tappeto che coinvolse almeno duecento persone e la fucilazione di alcuni innocenti.

Onorificenze modifica

«Piccolo centro, occupato dall'esercito tedesco impegnato a bloccare l'avanzata alleata, subì rastrellamenti da parte delle truppe naziste e numerosi bombardamenti che provocarono vittime civili e danni all'abitato. La popolazione seppe reagire, con dignità e coraggio, agli orrori e alle violenze della guerra, affrontando, col ritorno alla pace, la difficile opera di rinascita morale e materiale del paese.»
— Falvaterra (FR), 1943-1944

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

Architetture religiose modifica

  • Chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore in stile neoclassico.
  • Santuario di San Sosio martire con annesso convento, costruito nell'antico romitorio nella seconda metà del Settecento[4].
  • Cappella Amati (1727), in piazza Umberto I, parte della demolita chiesa di S. Rocco. Sull'altare è presente una riproduzione del dipinto su tela "Transito di san Giuseppe" (fine sec. XVIII), attribuito al maestro Antonio Cavallucci da Sermoneta; l'originale si trova presso la famiglia Amati.

Architetture civili modifica

  • Castello, di cui si individuano le tracce in una torre prospiciente piazza S. Maria Maggiore.
  • Palazzetto Amati (sec. XVIII), in piazza S. Maria Maggiore.

Altro modifica

  • Monumento ai Caduti (sec. XX), in piazza Piccirilli.
  • Fontana con gruppo in pietra calcarea La Solidarietà (1969), in piazza Umberto I, opera dello scultore Giuseppe (Peppino) Quinto. La fontana fu commissionata come dono alla cittadina dall'allora sindaco Mario Amati.

Aree naturali modifica

 
Grotte di Falvaterra

Società modifica

Evoluzione demografica modifica

Abitanti censiti[5]

Economia modifica

Di seguito la tabella storica elaborata dall'Istat a tema Unità locali, intesa come numero di imprese attive, ed addetti, intesi come numero di addetti delle imprese locali attive (valori medi annui).[6]

2015 2014 2013
Numero imprese attive % Provinciale Imprese attive % Regionale Imprese attive Numero addetti % Provinciale Addetti % Regionale Addetti Numero imprese attive Numero addetti Numero imprese attive Numero addetti
Falvaterra 11 0,03% 0,002% 98 0,09% 0,01% 14 107 15 89
Frosinone 33.605 7,38% 106.578 6,92% 34.015 107.546 35.081 111.529
Lazio 455.591 1.539.359 457.686 1.510.459 464.094 1.525.471

Nel 2015 le 11 imprese operanti nel territorio comunale, che rappresentavano lo 0,03 del totale provinciale (33.605 imprese attive), hanno occupato 98 addetti, lo 0,09% del dato provinciale; in media, ogni impresa nel 2015 ha occupato poco meno di nove addetti (8,91).

Infrastrutture e trasporti modifica

Ferrovie modifica

 È raggiungibile dalla stazione di Ceprano-Falvaterra.

Amministrazione modifica

Nel 1927, a seguito del riordino delle circoscrizioni provinciali stabilito dal regio decreto n. 1 del 2 gennaio 1927, per volontà del governo fascista, quando venne istituita la provincia di Frosinone, Falvaterra passò dalla provincia di Roma a quella di Frosinone.

Altre informazioni amministrative modifica

Note modifica

  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Parrocchie a Falvaterra, su diocesifrosinone.it. URL consultato il 23-2-2016 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2016).
  5. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  6. ^ Atlante Statistico dei comuni dell'Istat, su asc.istat.it. URL consultato il 20 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 14 gennaio 2020).

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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