Fanti da Mar
I Fanti da Mar erano un corpo di fanteria di marina della Repubblica di Venezia.[1] Mille uomini (portati in guerra a cinquemila) con i quali si intendeva costituire una milizia stabile, da impiegare nel combattimento navale e nelle operazioni di sbarco, venendo impiegati in tutti i territori dominati dalla Serenissima, dalle coste dalmate fino all'isola di Cipro.
Storia
modificaIl primo esempio di Fanti da Mar viene fatto risalire al tempo della Quarta crociata quando il Doge Enrico Dandolo costituì un reggimento ordinato su dieci compagnie, distribuito variamente sulle navi, per partecipare alle spedizione che portò alla conquista di Costantinopoli (1204). Solo nel 1550 però tali truppe trovarono un assetto definitivo e furono chiamati Fanti da Mar.[2]
Famagosta, sita ad oriente delle coste Cipriote, già “Serenissima” conquistata dai veneziani a far data dal 1489, viene presa d'assedio dalla flotta ottomana di Mustafà Pascià. Dopo un assedio di un anno, senza possibilità di resistere oltre, lasciato solo da alleati discordanti, Marcantonio Bragadin, militare della Repubblica di Venezia, appartenente al corpo dei “Fanti da Mar” della Serenissima, già nominato Capitano e Governatore dell'Isola di Cipro, nell'agosto 1571 decide di firmare la resa dopo aver avuto impegno solenne da parte dell'ottomano comandante Mustafà, che tutti gli assediati avrebbero avuto salva la vita. Tuttavia, i turchi non onorarono l'impegno e infersero agli arresi morte e vilipendio, sottoponendo poi il Bragadin a giorni di torture e dandogli ancora vivo la definitiva fine mediante scuoiamento. L'eroica resistenza di Famagosta conclusasi con l'indicibile fine del Bragadin, fornì i tempi affinché la Coalizione Cristiana rivedesse i problemi interni e si organizzasse in una poderosa flotta comandata da Don Giovanni d'Austria e composta oltre che da legni veneziani, anche da navi spagnole e del vicereame di Napoli nella maggioranza, ma anche genovesi e pontificie e persino sabaude. Nel Golfo di Corinto, in vista di Lepanto, il 7 ottobre 1571, la flotta della Lega Santa si para davanti a quella ottomana, composta da oltre 200 galere, sei galeazze, trenta navi da carico, circa 13.000 marinai, 40.000 rematori e 28.000 soldati. Tra i veneziani, i fratelli del Bragadin, Antonio ed Ambrogio, l'ammiraglio Agostino Barbarigo, il Comandante della flotta di Venezia, Sebastiano Venier e molti ancora. Una schiacciante vittoria della Cristianità sulla compagine di Alì Pascià comandante supremo della flotta turca.
Successivamente, durante la guerra veneziana di Morea, vennero utilizzati dal “Capitan da Mar” Francesco Morosini. In questo caso abbiamo dei validi esempi di partecipazione attiva dei “Fanti da Mar” per la campagna anfibia organizzata dall'ammiraglio veneziano. Questi soldati facevano parte della Armada della Serenissima, ossia della Marina veneziana. Il loro comandante, durante la spedizione in Morea, fu Nicolò, conte di Strassoldo, che venne esplicitamente richiamato per l'occasione. La prima menzione di utilizzo effettivo dei “Fanti da Mar” avvenne nella conquista della fortezza di Navarrino Nuovo. Al suo interno si trovavano, per la difesa della città, ben 10.000 soldati e 2000 cavalieri turchi. Morosini, invece, poteva schierare in campo circa la metà degli uomini, all'incirca 4000 effettivi. Il suo piano era così astuto che la differenza tra i due eserciti sarebbe stata superata e quasi del tutto annullata. Egli infatti aveva pensato ad un attacco su due fronti: il primo da parte della flotta veneziana con un robusto bombardamento, il secondo, invece, con l'impiego delle truppe di terra guidate dal Capitano generale Corner. Una volta che questi due attacchi si fossero concretizzati, Morosini avrebbe utilizzato il suo coup de théâtre, vale a dire l'attacco da parte dei “Fanti da Mar” evitando le solite tattiche e creando l'effetto sorpresa. Fu così che le galee sbarcarono diversi gruppi di soldati che, protetti dal fuoco di copertura da parte della flotta, attaccarono la fortezza. Navarrino capitolò e fu conquistata dall'esercito veneziano. L'attacco, per la prima volta, era avvenuto da tre fronti, mare, terra e anfibio. La nuova tattica fu ampiamente utilizzata in tutta la guerra di Morea e l'impiego dei “Fanti da Mar” fu sempre più massiccio e sempre più impegnativo. Il sette luglio del 1686 fu presa Modone, uno dei due occhi della Repubblica, poi fu il turno di Argo che fu conquistata grazie all'uso intelligente di questa nuova truppa. La città era difesa dal generale Mustafà Pascià e dalle sue ingenti truppe ottomane. Anche in questo caso l'attacco a tenaglia prevedeva l'utilizzo dalle truppe “da tera” guidate da Königsmarck, e quelle dal mare guidate dal Morosini. La Marina veneziana iniziò l'attacco con un fortissimo bombardamento dal mare, puntando direttamente le possenti mura nemiche. Diversi colpi andarono a segno e furono aperte due grosse brecce nella fortificazione. Una volta creati dei varchi abbastanza grandi, il “General da Mar” fece sbarcare le sue truppe anfibie che grazie a piccole imbarcazioni riuscirono ad entrare nella città costringendo i Turchi alla resa. Una volta vinta la battaglia urlarono “Viva San Marco” il motto dei “Fanti da Mar”. Fu forse la più grande manifestazione di forza dell'esercito veneziano, ormai sulla lenta fase del declino. I "Fanti da Mar" diedero il loro importante contributo alle conquiste di Morea.
I membri del corpo dei "Fanti da Mar" erano muniti di un incredibile coraggio e di una abnegazione tale alla causa di Venezia, da essere ricordati come i “fedelissimi di San Marco”. Al contrario, la disciplina era il loro punto debole. La storia dei "Fanti da Mar" della “Serenissima” è dunque indissolubilmente legata ad un ambiente difficile e particolarissimo: la difesa dei domini oltremare durante l'espansionismo navale turco nel mediterraneo occidentale. Questo richiamo ai forti veneziani oltremare è riportato attualmente nel simbolo araldico ufficiale del Reggimento lagunari "Serenissima" dell'Esercito Italiano.
Divisa e armamento
modificaVestivano una giubba rossa, camicia e brache blu, alla moda ungara, berretto nero con fiocco e stivaletti. Erano armati, alla fine della Repubblica, di spada e moschetto ed erano reclutati nelle terre metropolitane del Dogado e nei territori oltremarini dello Stato da Mar, come gli Schiavoni.
Note
modificaBibliografia
modifica- Fabio Sorini, Dai fanti da mar alla forza di proiezione dal mare. la fanteria di marina e le truppe anfibie italiane dal 1500 ai giorni nostri, 2008, Chiaramonte editore
- Tiberio Moro, Alla ricerca dei Fanti da Mar, Rivista Marittima, 2008
- Domenico Carro, Vox Navalis, 2015, Roma Aeterna