Felice della Rovere

figlia illegittima di papa Giulio II

Felice Della Rovere (1483 circa – Roma, 27 settembre 1536) era la figlia illegittima del cardinale Giuliano della Rovere (futuro papa Giulio II).

Felice della Rovere
Felice della Rovere (?), dalla Messa di Bolsena di Raffaello
Signora consorte di Bracciano
Stemma
Stemma
In carica1506-1517
NascitaRoma, 1483 circa
MorteRoma, 27 settembre 1536
Dinastiadella Rovere
PadreGiuliano della Rovere
MadreLucrezia Normanni
ConsorteGian Giordano Orsini
FigliGiulia
Giulio
Francesco
Girolamo
Clarice
Religionecattolica

BiografiaModifica

Fu una delle donne più influenti dell'Italia del Rinascimento,[Per quali meriti?][1] anche se meno nota della più celebre Lucrezia Borgia (figlia di papa Alessandro VI), grazie alle nozze, combinate dal padre, con Gian Giordano Orsini.

Sua madre era Lucrezia Normanni, proveniente da una nobile famiglia romana, per la quale il cardinale della Rovere aveva organizzato un matrimonio con Bernardino De Cupis, maggiordomo di casa della Rovere: Giovanni Domenico De Cupis, figlio della Normanni e di De Cupis, fu poi elevato al cardinalato da papa Leone X[2]. Non è ancora definitivamente dimostrato che Felice avesse contratto un primo matrimonio all'età di 14 anni, e che fosse rimasta presto vedova[2]. Secondo la storica Caroline Murphy, Felice della Rovere de facto si calò in "un ruolo che sapeva sarebbe stato suo se fosse nata maschio, quello del cardinal nipote"[3].

Giulio II, che per la figlia aveva già in precedenza fatto vari progetti di matrimonio, non partecipò alle sue nozze con Gian Giordano Orsini, di circa venti anni più anziano di lei (Felice aveva all'epoca 23 anni)[2]. Documenti contabili e corrispondenza provenienti dall'archivio della famiglia Orsini indicherebbero che la donna esercitasse una certa influenza non solo sul padre Giulio II, ma anche sui suoi successori di casa Medici, Leone X e Clemente VII, mentre sotto papa Adriano VI, fiammingo ed estraneo agli ambienti di Curia, il suo ruolo sarebbe stato molto ridimensionato[2].

Grazie a un donativo di 9.000 ducati ricevuto dal padre, Felice acquistò un castello, Palo, nei cui possedimenti impiantò una fiorente coltivazione di frumento, che fu presto in grado anche di esportare, rifornendo anche la stessa Curia[2].

Dopo la morte del marito Gian Giordano nel 1517, Felice assunse il controllo del patrimonio familiare degli Orsini; inoltre, le clausole del contratto matrimoniale stabilivano che gli eventuali figli maschi nati da Gian Giordano e Felice avrebbero avuto la precedenza, nella successione, su Napoleone Orsini e gli altri figli che Gian Giordano aveva avuto da un precedente matrimonio[2][3]. Dopo il sacco di Roma del 1527, la controversia tra i due fratellastri, Girolamo Orsini e Napoleone Orsini, si intensificò.

Secondo l'ipotesi della sua biografa Caroline Murphy, Felice della Rovere sarebbe da identificare nella figura vestita di nero inginocchiata sugli scalini a sinistra ritratta da Raffaello nell'affresco della Messa di Bolsena nelle Stanze Vaticane.

DiscendenzaModifica

Felice e Gian Giordano Orsini ebbero cinque figli[2]:

I suoi discendenti si imparentarono con le casate Sforza, Borghese e Boncompagni-Ludovisi[4].

AscendenzaModifica

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Leonardo Beltramo della Rovere  
 
 
Raffaello della Rovere  
Luchina Monleone Giovanni Monleone  
 
Caterina Cipolla  
Papa Giulio II  
Giovanni Manirolo  
 
 
Teodora Manirolo  
 
 
 
Felice della Rovere  
 
 
 
 
 
 
 
Lucrezia Normanni  
 
 
 
 
 
 
 
 

NoteModifica

  1. ^ (EN) Caroline P. Murphy, The Pope's Daughter: The Extraordinary Life of Felice della Rovere, Oxford, Oxford University Press, 2005, ISBN 9780198040286. URL consultato il 3 gennaio 2023.
  2. ^ a b c d e f g Donna Martin, "A Renaissance Woman Rescued from Obscurity", National Catholic Reporter, 7/10/2005.
  3. ^ a b Bruce Boucher, "The Pope's Daughter" Archiviato il 9 settembre 2005 in Internet Archive., International Herald Tribune, 5/9/2005.
  4. ^ Williams, 2004, p. 154.

BibliografiaModifica

Collegamenti esterniModifica

Controllo di autoritàVIAF (EN198865336 · ISNI (EN0000 0001 4074 7406 · CERL cnp00670450 · LCCN (ENnb2005002425 · GND (DE130339083 · J9U (ENHE987007350439105171 · WorldCat Identities (ENlccn-nb2005002425