Fenilefrina

farmaco
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La fenilefrina (o neo-sinefrina) è una molecola strutturalmente simile ad una catecolamina. Agonista dei recettori α1-adrenergici, è usata principalmente come decongestionante, come agente dilatatore delle pupille e per incrementare la pressione sanguigna. La fenilefrina è venduta come farmaco alternativo alla pseudoefedrina nonostante studi clinici effettuati somministrando la sostanza per via orale alla dose raccomandata, non riportino evidenti differenze fra il composto e un placebo nel trattamento delle sindromi allergiche.[2][3] È usata in alcuni studi per simulare un aumento pressorio a riposo e valutare di conseguenza la risposta dei riflessi barocettivi.[senza fonte]

Fenilefrina
Nome IUPAC
3-[1R-idrossi-2-(metilammino)etil]fenolo
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareC9H13NO2
Massa molecolare (u)167.21 g/mol
Numero CAS59-42-7
Numero EINECS200-424-8
Codice ATCC01CA06
PubChem6041
DrugBankDB00388
SMILES
CNCC(C1=CC(=CC=C1)O)O
Dati farmacocinetici
Biodisponibilità38%
Legame proteico95%
Metabolismoepatico (MAO)
Emivita2.5-3.0h
Indicazioni di sicurezza
Simboli di rischio chimico
irritante
attenzione
Frasi H302 - 315 - 319 - 335
Consigli P261 - 305+351+338 [1]

La fenilefrina può inoltre indurre una diminuzione della frequenza cardiaca attraverso bradicardia riflessa.[4]

Meccanismo d'azione modifica

La fenilefrina assunta per via orale è ampiamente metabolizzata dalla monoammina ossidasi,[5] un enzima presente nella matrice extracellulare di tutto il corpo.[6] Rispetto alla pseudoefedrina assunta per via endovenosa, la fenilefrina possiede una biodisponibilità ridotta e variabile: in genere non supera il 38%.[5] La fenilefrina è un farmaco simpaticomimetico, il che significa che imita le azioni dell'epinefrina (comunemente nota come adrenalina). La fenilefrina si lega selettivamente ai recettori α1-adrenergici, che causano il restringimento dei vasi sanguigni. Mentre la pseudoefedrina causa sia vasocostrizione che aumento della clearance mucociliare attraverso la sua attività adrenergica non specifica, l'agonismo α-adrenergico selettivo della fenilefrina causa la sola vasocostrizione.

Usi medici modifica

Decongestionante modifica

La fenilefrina è usata come decongestionante per uso orale o sotto forma di spray nasale. È un ingrediente comune nei decongestionanti da banco negli Stati Uniti. Altri decongestionanti includono ossimetazolina e pseudoefedrina. La fenilefrina è utilizzata come alternativa alla pseudoefedrina in alcuni medicinali decongestionanti a causa della possibilità d'uso della pseudoefedrina nella produzione illecita di sostanze stupefacenti come la metanfetamina. La sua efficacia come decongestionante per uso orale è stata messa in discussione da diversi recenti studi indipendenti che hanno riscontrato la sua non efficacia nell'alleviare la congestione sinusale o quantomeno, non più del placebo usato parallelamente.[2][3] I farmacisti Leslie Hendeles e Randy Hatton dell'Università della Florida hanno suggerito nel 2006 che la fenilefrina per uso orale è inefficace come decongestionante alla dose di 10 mg utilizzata, sostenendo che gli studi utilizzati per l'approvazione regolamentare del farmaco negli Stati Uniti nel 1976 erano inadeguati per dimostrare l'efficacia di quella posologia e la sicurezza di dosi più elevate.[7] Un altro studio del 2007 di Hatton et al. ha concluso che le prove per la sua efficacia sono insufficienti[8], anche se un'altra analisi pubblicata poco dopo da ricercatori della ditta GlaxoSmithKline (GSK) ha trovato che la dose standard da 10 mg è significativamente più efficace di un placebo; tuttavia, il fatto che GSK commercializzi molti prodotti contenenti fenilefrina ha sollevato alcune speculazioni sull'editoria selettiva e su altre tecniche controverse.[9] Uno studio del 2007 della Wyeth Consumer Healthcare rileva che 7 studi disponibili nel 1976 supportano l'efficacia della fenilefrina ad un dosaggio di 10 mg.[10] Due studi pubblicati nel 2009 hanno esaminato gli effetti della fenilefrina sui sintomi della rinite allergica esponendo i pazienti al polline in un ambiente chiuso e controllato. Nessuno studio è stato in grado di distinguere tra gli effetti della fenilefrina o di un placebo. La terapia con pseudoefedrina e loratadina-montelukast è risultata significativamente più efficace rispetto alla fenilefrina e al placebo.[2][3] Mentre il dibattito sull'efficacia della fenilefrina come decongestionante nasale continua, la Food and Drug Administration ha mantenuto comunque la sua approvazione concessa nel 1976.

Malattia emorroidaria modifica

La malattia emorroidaria è causata dal rigonfiamento di vene nella zona rettale.[11] La fenilefrina può essere applicata localmente per prevenire i sintomi della patologia poiché causa la contrazione della muscolatura liscia vascolare alleviando così il dolore associato. Tuttavia le vene, a differenza delle arterie, contengono meno muscolatura liscia nelle loro pareti, quindi il meccanismo con cui viene raggiunto il sollievo dal dolore è probabilmente correlato a qualcosa di diverso dalla sola contrazione muscolare. I prodotti per il trattamento della sintomatologia possono anche includere sostanze formanti una barriera protettiva sulla zona interessata, con conseguente diminuzione del dolore durante l'espulsione delle feci.[12]

Dilatazione della pupilla modifica

La fenilefrina viene utilizzata sotto forma di collirio per dilatare la pupilla onde facilitare la visualizzazione della retina. È spesso usata come sinergizzante in combinazione con tropicamide nei casi in cui la tropicamide da sola non è sufficiente. Il glaucoma ad angolo chiuso è una controindicazione all'uso di fenilefrina. Come midriatico, è disponibile in percentuali comprese fra il 2,5% e il 10%. Le gocce di fenilefrina vengono immesse sull'occhio, dopo l'applicazione di un anestetico locale.[13]

Vasopressore modifica

La fenilefrina è comunemente usata come vasopressore per aumentare la pressione sanguigna in pazienti instabili affetti da ipotensione, soprattutto in seguito a shock settico. Tale uso è comune nelle pratiche di anestesia o di terapia intensiva. È particolarmente utile per contrastare l'effetto ipotensivo degli anestetici epidurali e subaracnoidei, così come l'effetto vasodilatatore delle tossine batteriche e la risposta infiammatoria nella sepsi e la sindrome da risposta infiammatoria sistemica. L'emivita della fenilefrina è compresa fra le 2,5 e le 3,0 ore.[14] Gli effetti clinici di una singola dose in bolo endovenoso di fenilefrina sono di breve durata e devono essere ripetuti ogni 10-15 minuti. Comunemente il farmaco viene somministrato come infusione endovenosa attentamente titolata con una pompa a siringa o una pompa volumetrica. A causa del suo effetto vasocostrittore, la fenilefrina può causare grave necrosi se si infiltra nei tessuti circostanti. Per questo motivo, dovrebbe essere dato attraverso una linea centrale, se possibile. I danni possono essere prevenuti o mitigati infiltrandosi nel tessuto con alfa-bloccante la fenolamina mediante iniezione sottocutanea. [13] La fenilefrina cloridrato allo 0,25% viene usata come vasocostrittore in alcune formulazioni supposte [14]. Recentemente, la fenilefrina è stata usata per trattare le condizioni di intolleranza ortostatica come la sindrome da tachicardia ortostatica posturale - dove attraverso l'attivazione di alfa 1 venoso gli adrenorecettori aumentano il ritorno venoso e il volume di ictus che migliora i sintomi.

Priapismo modifica

La fenilefrina viene utilizzata dagli urologi per trattare il priapismo. Il principio attivo viene diluito con normale soluzione salina e iniettato direttamente nei corpi cavernosi. Il meccanismo di azione consiste nel causare la costrizione dei vasi sanguigni afferenti al pene, causando così una diminuzione del ritorno venoso e di conseguenza il riempimenti dei corpi cavernosi stessi, alleviando così il priapismo. La frequenza di somministrazione è di una iniezione ogni 3-5 minuti. Nel caso in cui la condizione non migliori entro 1 ora, viene presa in considerazione un'altra forma di terapia.[15]

Effetti collaterali modifica

Cardiaci modifica

L'effetto collaterale principale della fenilefrina è l'ipertensione. Le persone affette da ipertensione arteriosa generalmente dovrebbero evitare i prodotti che la contengono. Poiché questo farmaco è un'ammina simpaticomimetica senza attività β-adrenergica, la sua assunzione non aumenta la forza di contrattilità e la gittata del muscolo cardiaco. Può aumentare la pressione sanguigna con conseguente rallentamento della frequenza cardiaca, attraverso la stimolazione dei barocettori vascolari (probabilmente carotidei). Un effetto collaterale di comune riscontro, durante la somministrazione endovenosa, è la bradicardia riflessa.[16] Le gocce oculari a bassa concentrazione non causano variazioni della pressione sanguigna e le variazioni con le gocce più alte non durano a lungo.[17]

Altri modifica

L'ipertrofia prostatica può essere aggravata sia dall'uso saltuario che cronico poiché la fenilefrina può portare a iperemia.[18] Le persone con anamnesi di ansia o disturbi di panico o che assumono farmaci anticonvulsivanti per l'epilessia, non dovrebbero assumere questa sostanza. L'interazione farmacologica potrebbe produrre convulsioni. Alcuni pazienti hanno accusato problemi di stomaco, gravi crampi addominali e vomito, legati all'assunzione di questo farmaco.[19] A causa della mancanza di studi condotti su animali e nell'uomo, non è noto se ci siano danni al feto associati all'uso di fenilefrina in gravidanza. La fenilefrina deve essere somministrata solo in donne gravide che ne hanno certificato bisogno.[19] L'uso prolungato può causare rinite medicamentosa.[20]

Note modifica

  1. ^ Sigma Aldrich; rev. del 17.01.2014, riferito all'enantiomero R cloridrato
  2. ^ a b c Friedrich Horak, Petra Zieglmayer e René Zieglmayer, A placebo-controlled study of the nasal decongestant effect of phenylephrine and pseudoephedrine in the Vienna Challenge Chamber, in Annals of Allergy, Asthma & Immunology: Official Publication of the American College of Allergy, Asthma, & Immunology, vol. 102, n. 2, February 2009, pp. 116–120, DOI:10.1016/S1081-1206(10)60240-2. URL consultato il 5 maggio 2018.
  3. ^ a b c James H. Day, Maureen P. Briscoe e Jodan D. Ratz, Efficacy of loratadine-montelukast on nasal congestion in patients with seasonal allergic rhinitis in an environmental exposure unit, in Annals of Allergy, Asthma & Immunology: Official Publication of the American College of Allergy, Asthma, & Immunology, vol. 102, n. 4, April 2009, pp. 328–338, DOI:10.1016/S1081-1206(10)60339-0. URL consultato il 5 maggio 2018.
  4. ^ UCSF Drug Learning Module, su missinglink.ucsf.edu. URL consultato il 5 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2018).
  5. ^ a b Phenylephrine, su drugbank.ca. URL consultato il 6 maggio 2018.
  6. ^ J. C. Shih e K. Chen, Regulation of MAO-A and MAO-B gene expression, in Current Medicinal Chemistry, vol. 11, n. 15, August 2004, pp. 1995–2005. URL consultato il 6 maggio 2018.
  7. ^ Leslie Hendeles e Randy C. Hatton, Oral phenylephrine: an ineffective replacement for pseudoephedrine?, in The Journal of Allergy and Clinical Immunology, vol. 118, n. 1, July 2006, pp. 279–280, DOI:10.1016/j.jaci.2006.03.002. URL consultato il 5 maggio 2018.
  8. ^ Randy C. Hatton, Almut G. Winterstein e Russell P. McKelvey, Efficacy and safety of oral phenylephrine: systematic review and meta-analysis, in The Annals of Pharmacotherapy, vol. 41, n. 3, March 2007, pp. 381–390, DOI:10.1345/aph.1H679. URL consultato il 5 maggio 2018.
  9. ^ Christine Kollar, Heinz Schneider e Joel Waksman, Meta-analysis of the efficacy of a single dose of phenylephrine 10 mg compared with placebo in adults with acute nasal congestion due to the common cold, in Clinical Therapeutics, vol. 29, n. 6, June 2007, pp. 1057–1070, DOI:10.1016/j.clinthera.2007.05.021. URL consultato il 5 maggio 2018.
  10. ^ (EN) Paul J. Desjardins e Roger G. Berlin, Efficacy of phenylephrine, in British Journal of Clinical Pharmacology, vol. 64, n. 4, 2007-10, pp. 555–556, DOI:10.1111/j.1365-2125.2007.02935.x. URL consultato il 5 maggio 2018.
  11. ^ (EN) Hemorrhoids - Symptoms and causes, in Mayo Clinic. URL consultato il 5 maggio 2018.
  12. ^ (EN) Drugs & Medications, su webmd.com. URL consultato il 5 maggio 2018.
  13. ^ Silvia Pescina, Claudio Macaluso e Gloria Antonia Gioia, Mydriatics release from solid and semi-solid ophthalmic formulations using different in vitro methods, in Drug Development and Industrial Pharmacy, vol. 43, n. 9, September 2017, pp. 1472–1479, DOI:10.1080/03639045.2017.1318910. URL consultato il 5 maggio 2018.
  14. ^ I. Kanfer, R. Dowse e V. Vuma, Pharmacokinetics of oral decongestants, in Pharmacotherapy, vol. 13, 6 Pt 2, November 1993, pp. 116S–128S; discussion 143S–146S. URL consultato il 5 maggio 2018.
  15. ^ (EN) American Urological Association - Management of Priapism, su auanet.org. URL consultato il 6 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2018).
  16. ^ FDA, Vazculep (Phenylephrine) - Labeling (PDF), su accessdata.fda.gov.
  17. ^ Bethany Stavert, Myra B. McGuinness e C. Alex Harper, Cardiovascular Adverse Effects of Phenylephrine Eyedrops: A Systematic Review and Meta-analysis, in JAMA ophthalmology, vol. 133, n. 6, June 2015, pp. 647–652, DOI:10.1001/jamaophthalmol.2015.0325. URL consultato il 6 maggio 2018.
  18. ^ Illustrated Pharmacology Memory Cards: PharMnemonics, Howard Shen, p. 3, ISBN 1-59541-101-1.
  19. ^ a b FDA Labelling (PDF), su accessdata.fda.gov.
  20. ^ (EN) Neo-Synephrine Nasal Spray Drug Information, Professional, in Drugs.com. URL consultato il 6 maggio 2018 (archiviato dall'url originale l'11 maggio 2015).

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