Ferrante d'Este
Ferrante d'Este | |
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Il cavaliere nell'Ascesa al Calvario di Boccaccio Boccaccino, 1501 ca. | |
Principe di Ferrara, Modena e Reggio | |
Nascita | Napoli, 19 settembre 1477 |
Morte | Ferrara, febbraio 1540 |
Luogo di sepoltura | Chiesa di Santa Maria degli Angeli (non più esistente), poi nel Monastero del Corpus Domini, Ferrara |
Dinastia | Este |
Padre | Ercole I d'Este |
Madre | Eleonora d'Aragona |
Religione | Cattolicesimo |
Ferdinando d'Este detto Ferrante (Napoli, 19 settembre 1477 – Ferrara, febbraio 1540) è stato un nobile e condottiero italiano.
BiografiaModifica
Infanzia a NapoliModifica
Figlio del duca di Ferrara Ercole I d'Este e di Eleonora d'Aragona, nacque nel Castel Capuano a Napoli, dove la madre, già gravida di cinque mesi, si era recata in visita per presenziare alle nozze del padre Ferrante d'Aragona con la principessa spagnola Giovanna di Trastamara. Il bambino, battezzato il 7 ottobre 1477, venne chiamato Ferdinando in onore del nonno materno, ma nell'uso quotidiano il suo nome fu poi abbreviato per contrazione in Ferrando o Ferrante, così come avveniva per il nonno. Suo padrino fu Giuliano della Rovere.
Quando, il 19 Settembre, la madre Eleonora ripartì per Ferrara, lasciò il neonato affidato alla casa paterna insieme alla sorella maggiore Beatrice, la quale gli fu per questo sempre molto affezionata.[1] I due fratelli, pur abitando ambedue in Castel Capuano coi tre cugini Ferrandino, Pietro e Isabella, furono però ceduti ai parenti aragonesi sotto diverse condizioni: mentre la permanenza di Beatrice a Napoli doveva essere definitiva, quella del piccolo Ferrante era transitoria, in quanto si attendeva che il bambino crescesse abbastanza da poter affrontare un viaggio per mare, quindi sarebbe stato restituito ai genitori; inoltre, se Beatrice era sotto la diretta ed esclusiva tutela del re, che l'aveva formalmente adottata e da solo poteva deciderne il futuro, Ferrante continuò a trovarsi sotto la condivisa tutela del nonno e dello zio Alfonso da un lato, e dei genitori dall'altro. [2]
Sebbene nel 1479 l'ambasciatore estense Niccolò Sadoleto avesse sollecitato la duchessa Eleonora a riprendersi il figlio, dicendo che era bellissimo e che avendo ormai compiuto due anni era pronto a lasciare Napoli, in verità né la madre né il padre Ercole si interessarono di propiziarne la venuta a Ferrara, cosicché il bambino continuò a vivere a Napoli; viceversa si verificò l'evento più imprevedibile, ossia fu la sorella Beatrice, nel settembre 1485, a rientrare precocemente a Ferrara al suo posto.[3]
Al principio del 1486, nel pieno della congiura dei baroni, benché ancora in tenera età, Ferrante fu mandato insieme allo zio Federico e al cugino Pietro in Calabria, della quale terra quest'ultimo era stato nominato viceré.[4]
Alla corte di FerraraModifica
Tra il 1486 e il 1488 la zia Beatrice d'Aragona, regina d'Ungheria, la quale era senza figli e aveva già ottenuto presso di sé uno dei nipoti, ossia Ippolito d'Este, si interessò anche a Ferrante, e pregò la sorella Eleonora che volesse mandarglielo in Ungheria. Le ragioni addotte furono due: la prima, che Mattia Corvino, suo marito, aveva desiderio di un figlio da portare con sé in battaglia, in quanto Ippolito, per essere un ecclesiastico, non poteva seguirlo, "perché li pare iusto li prelati habiano da stare con le donne";[5] la seconda, che la sua presenza fosse di troppo a Napoli, in quanto re Ferrante godeva già di una figlia piccola e di altri nipotini, mentre in Ungheria avevano pochi parenti.[6] Promise in cambio di infeudatare il piccolo Ferrante di grandi possedimenti e di fargli sposare una ricca ereditiera, per la quale stava già contrattando le nozze.
Eleonora ed Ercole si mostrarono disponibili ad accondiscendere, e informarono re Ferrante e il duca Alfonso della cosa. Costoro non mossero obiezioni, cosicché nel 1489, cogliendo l'occasione delle nozze della nipote Isabella d'Aragona con Gian Galeazzo Sforza, re Ferrante affidò all'omonimo nipote il compito di guidare il corteo nuziale fino a Milano e quindi recarsi presso la corte paterna a Ferrara.[7]
Una volta lì, però, il bambino cadde improvvisamente ammalato, ragion per cui il viaggio in Ungheria fu differito[8] e - per qualche motivo - mai più effettuato. Ferrante non tornò neppure a Napoli, ma rimase a Ferrara, dove il padre lo adoperò per la propria ambivalente politica di neutralità, facendolo combattere al servizio dei francesi, mentre l'altro figlio Alfonso combatteva con gli italiani.
La bellezza di FerranteModifica
Della bellezza che dimostrò di possedere sin da neonato, come risulta dalle lettere del Sadoleto, ci danno conferma tutte le fonti del tempo: per l'anno 1497 Marin Sanudo, nei suoi Diarii, lo dice un "bellissimo garzone, vestito a la spagnola"[10] e Jacopino de' Bianchi lo descrive "belo e gratioxo".[11] Fu perfino paragonato a San Giorgio[12] quando, all'entrata di Carlo VIII a Firenze nel novembre 1494, prese parte al corteo al posto d'onore subito accanto al re, e Niccolò Strozzi ne scrisse alla sorella Isabella d'Este: "Fra li altri gorieri et summamente laudati gli è stato il Sig. suo fratello [Ferrante] armato [di] tutte arme che veramente parea uno San Zorzo".[13]
Il padre, al suo rientro da Napoli, lo giudicò "de bon inzegno", e lo stesso parere fu condiviso dal cognato Ludovico Sforza, secondo il quale il giovane Ferrante possedeva "uno ardire et ingenio mirabile".[12] Purtroppo nessuna descrizione risulta essere rimasta relativamente ai suoi tratti somatici, né sono noti suoi ritratti, fuorché una miniatura di pessima fattura.
Pare che in data imprecisata fosse stato innamorato: Antonio Tebaldeo, mandandogli in dono un levriero, gli dedica un sonetto in cui lo invita a non desistere dal corteggiamento di quella "crudel che 'l cor t'ha morso":[14]
«Pensando al studio nobile et honesto |
(Antonio Tebaldeo, Rime estravaganti.) |
Alla corte di Carlo VIIIModifica
Nel 1493 fu inviato dal padre a prendere servizio presso Carlo VIII di Francia alla corte francese. Quando Carlo invase l'Italia, Ferrante decise di non seguire l'esercito francese a Napoli ma di rimanere a Roma a spendere dissolutamente il denaro che periodicamente il padre gli mandava.[15] Per la sua negligenza, Ercole mandò una lettera di rimprovero al figlio perché si adoperasse per non perdere i favori del re e perché raggiungesse le truppe francesi.[15] Il figlio ubbidì e combatté al fianco di Carlo VIII nella battaglia di Fornovo. Tornò poi in Italia nel 1497.
L'Arienti così lo dipinge in una sua opera:[16]
«Figlio tutto dolce, discreto et valoroso, che con gloria del nome latino è tanto grato a Carolo Octavo christianissimo re di Francia et a tutta la regia corte, et al presente con felice gratia dalo inclito veneto senato con paterna benivolentia facto filio del divo Marco et prestantissimo duce d'arme.» |
(Giovanni Sabadino degli Arienti, De triumphis religionis.) |
Ritorno a FerraraModifica
Nel 1498 ottenne da Venezia una condotta per la guerra di Pisa. Insieme a Marco da Martinengo, Gurlino Tombesi e Filippo Albanese, difese la città toscana contro l'esercito di Firenze fino alla primavera del 1499, quando, tornato a Ferrara, venne licenziato da Venezia.
Nel 1499 andò con il fratello Alfonso a Milano per conoscere Luigi XII di Francia, che aveva conquistato la Lombardia. Avendo accumulato presso la corte francese ingenti debiti, Ferrante non ricevette i favori del successore di Carlo VIII.[15]
Nel 1502 fu mandato a Ferrara a prendere possesso di Cento e della Pieve, che da Alessandro VI erano state cedute alla casa d'Este.
Tra i fratelli Este nacque una disputa riguardante un musicista, don Rainaldo. Questi era al servizio di Giulio d'Este, figlio naturale di Ercole I, ma il cardinale Ippolito d'Este lo voleva per la propria cappella. Ippolito, verso la fine del 1504, venendo a Ferrara in occasione della malattia del padre, portò Rainaldo con sé rinchiudendolo nella Rocca del Gesso, una fortezza appartenente a Giovanni Boiardo, conte di Scandiano. Nel maggio 1505 Giulio scoprì dove si trovava l'uomo ed insieme a Ferrante e ad altri uomini armati si riprese il proprio musicista. Ippolito, braccio destro del fratello duca, si lamentò con Alfonso per quanto era accaduto e questi esiliò a Modena Ferrante e a Brescello Giulio.[15]
Sia Lucrezia Borgia, sia Isabella d'Este e suo marito Francesco II Gonzaga riuscirono a convincere Alfonso a perdonare entrambi i fratelli.[15]
La congiuraModifica
Successivamente, nel 1506, Ferrante organizzò col fratellastro Giulio una congiura diretta ad assassinare Alfonso e a prenderne il posto. Si unirono a loro altri nobili ostili ad Alfonso e ad Ippolito. Il piano prevedeva anche l'assassinio di Ippolito, tuttavia i cospiratori non riuscirono ad organizzare per bene il piano e i sicari, aspettando di notte Alfonso per le strade di Ferrara con pugnali avvelenati, mancarono l'obiettivo.[15]
Le spie di Ippolito vennero però a sapere del piano e lo riferirono ad Alfonso.[15] Venne aperta una inchiesta e Giulio e Ferrante, insieme ad altri tre uomini (tra i quali Albertino V Boschetti), furono giudicati colpevoli. Giulio, fuggito a Mantova, fu poi consegnato da Francesco Gonzaga ad Alfonso. Ferrante invece venne condotto nel Castello già un paio di mesi prima dell'inizio del processo.
Mentre la condanna a morte per i tre cospiratori venne eseguita, Giulio e Ferrante furono graziati e incarcerati nella torre dei Leoni. I loro beni furono presi da Alfonso e donati ai suoi favoriti.[15]
Ferrante trascorse il resto della sua vita in carcere, morendovi a 63 anni, dopo 34 anni di prigionia e senza ricevere la visita di nessun familiare. Giulio fu invece rilasciato da Alfonso II d'Este dopo 53 anni di prigionia, ottantunenne.
Nella cultura di massaModifica
- Nella miniserie del 1981 I Borgia, Ferrante è impersonato da Christopher Reich.
- Nella pellicola del 2005 E ridendo l'uccise di Florestano Vancini, ispirata ai tragici eventi della congiura, è impersonato da Carlo Caprioli.
- Nella serie televisiva francese del 2011-2014 I Borgia è impersonato da George Maguire.
AscendenzaModifica
Voci correlateModifica
NoteModifica
- ^ Luisa Giordano, Beatrice d'Este (1475-1497).
- ^ Enrica Guerra, Il carteggio tra Beatrice d'Aragona e gli Estensi (1476-1508), pp. 42-43.
- ^ Maria Serena Mazzi, Come rose d'inverno, le signore della corte estense nel '400, Nuovecarte, 2004, pp. 47-50.
- ^ Archivio Storico per le Province Napoletane Annata/Volume Nuova serie Anno VII. - XLVI. dell'intera collezione Anno 1921, p. 256.
- ^ Enrica Guerra, Il carteggio tra Beatrice d'Aragona e gli Estensi (1476-1508), p. 65.
- ^ Enrica Guerra, Il carteggio tra Beatrice d'Aragona e gli Estensi (1476-1508), pp. 79-78.
- ^ Ferrante d'Este, su treccani.it.
- ^ Enrica Guerra, Il carteggio tra Beatrice d'Aragona e gli Estensi (1476-1508), pp. 170-171.
- ^ Cristo che porta la Croce, Boccaccio Boccaccino, su nationalgallery.org.uk.
- ^ Sanudo, Diarii, p. 820.
- ^ Jacopino de' Bianchi, Cronaca modenese, p. 178.
- ^ a b Sergio Mantovani, Ad honore del signore vostro patre et satisfactione nostra. Ferrante d'Este condottiero di Venezia., p. 18.
- ^ Alessandro Luzio, Isabella d'Este e i Borgia, p. 485.
- ^ Rime: Rime estravaganti, Antonio Tebaldeo, Panini, 1992, p. 165.
- ^ a b c d e f g h Sarah Bradford. Lucrezia Borgia. Milano, Mondadori, 2005. ISBN 88-04-55627-7
- ^ Sergio Mantovani, Ad honore del signore vostro patre et satisfactione nostra. Ferrante d'Este condottiero di Venezia., p. 40.
BibliografiaModifica
- Sarah Bradford, Lucrezia Borgia, Milano, Mondadori, 2005. ISBN 88-04-55627-7
- Sergio Mantovani, "Ad honore del signore vostro patre et satisfactione nostra". Ferrante d'Este condottiero di Venezia, Ferrara-Modena, 2005.
- Pompeo Litta, Famiglie celebri italiane. 1834, Milano.
- Marin Sanudo, I diarii di Marino Sanuto: (MCCCCXCVI-MDXXXIII) dall'autografo Marciano ital. cl. VII codd. CDXIX-CDLXXVII, vol. 1, F. Visentini, 1879.
- Jean-Claude Maire Vigueur, Attrazioni fatali. Una storia di donne e potere in una corte rinascimentale, Il Mulino, 2022, ISBN 978-88-15-29582-8.
Collegamenti esterniModifica
- Paolo Portone, ESTE, Ferrante d', in Dizionario biografico degli italiani, vol. 43, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1993.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 43749687 · ISNI (EN) 0000 0000 6152 8969 · BAV 495/306652 · LCCN (EN) n2007032351 · WorldCat Identities (EN) lccn-n2007032351 |
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