Ferruccio Ferragamo
Ferruccio Ferragamo (Fiesole, 9 settembre 1945) è un imprenditore e dirigente d'azienda italiano.
Figlio di Salvatore Ferragamo, è stato il presidente di Salvatore Ferragamo S.p.A. dal 2006 al marzo 2022,[1] nonché Presidente di Polimoda,[2] Consigliere di Amministrazione di Firenze per la Moda Italiana e Invitato permanente alla Giunta di Confindustria.
Biografia modifica
Figlio di Salvatore Ferragamo, l'inventore dei tacchi a spillo che ha fatto fortuna a Los Angeles calzando le dive, e di Wanda Miletti, che nel 1960, dopo la morte del marito, si è ritrovata a guidare l'azienda con sei figli alle spalle.
Ferruccio è il primo tra i fratelli maschi.[3] Dopo essersi diplomato in ragioneria e aver dato qualche esame di economia, nel 1974 affianca la madre insieme alla sorella più grande Fiamma nella gestione dell'azienda familiare con l'incarico di direttore generale.
Nel 1984 prende la guida dell'azienda accentuando una direttiva di famiglia: realizzare tutti i prodotti, dalle scarpe all'abbigliamento, borse, profumi e orologi, all'esterno da quelli che chiama "partner produttivi".[4] Con un indotto di 1 200 persone in tutta Italia.
Mantiene l'incarico sino al 2006, diventandone presidente, quando per la prima volta l'azienda è affidata a manager esterni.[5] Ha quindi portato l'azienda in Borsa supervisionando l'Offerta pubblica iniziale nel 2011.[6]
A lui si deve poi la soluzione del problema della terza generazione Ferragamo, composta da 23 persone. Nasce così una precisa direttiva: se tutti gli esponenti della seconda generazione hanno avuto un ruolo nell'azienda, per quelli della terza c'è una robusta barriera all'entrata. Le regole: una laurea almeno; conoscenza perfetta dell'inglese e non guasta qualcosa anche di cinese; esperienza di tre anni in altre imprese; in azienda gli esponenti non possono essere più di tre.[7]
Nel marzo 2022 lascia la presidenza del gruppo al fratello Leonardo,[1] rimanendo presidente della Holding Ferragamo Finanziaria che detiene il 54% del capitale dell'azienda,[1] Ferruccio Ferragamo non si è interessato solo di moda. Considera "Firenze la città più bella del mondo"[8] e si è impegnato anche in altri settori, dall'arte (i restauri della Fontana del Nettuno dell’Ammannati in Piazza della Signoria a Firenze,[9] di otto sale della Galleria degli Uffizi[10] e di tutte le statue nella piazza medicea e davanti a Palazzo Vecchio) alle cause umanitarie e sociali (la partnership con l’ospedale pediatrico Meyer con un finanziamento di 1,5 miliardi in tre anni).[11]
Vita privata modifica
Sposato una prima volta con Amanda (Mandy), da cui ha avuto cinque figli (tra cui due gemelli), si è poi risposato una seconda volta con Ilaria Giusti, da cui ha avuto un figlio. Clamoroso il divorzio con la seconda moglie, che vive a Londra.[12]
È proprietario della tenuta del Borro (prima dei Medici, poi di Amedeo d'Aosta), 700 ettari nell'Aretino: ha restaurato l'intero paesino e impiantato circa 40 ettari di nuove vigne.[13]
Note modifica
- ^ a b c Cambi di poltrone familiari in casa Ferragamo, Ferruccio lascia la presidenza, su forbes.it, 30 marzo 2021. URL consultato il 28 settembre 2022.
- ^ Polimoda, Ferruccio Ferragamo riconfermato presidente, su fashionunited.it, 16 dicembre 2021. URL consultato il 28 settembre 2022.
- ^ Alberto Mazzuca. op. cit., p. 108.
- ^ Alberto Mazzuca, op. cit. p. 111.
- ^ Ferruccio Ferragamo, in Top Managers.
- ^ Ferruccio Ferragamo, su businessoffashion.com.
- ^ Alberto Mazzuca, op. cit. p. 112.
- ^ Alberto Mazzuca. op. cit., p. 113.
- ^ Con Ferragamo la Fontana del Nettuno torna al suo antico splendore, su it.fashionnetwork.com. URL consultato il 28m settembre 2022.
- ^ Uffizi, riallestite otto sale grazie a Ferragamo, su artslife.com, 15b settembre 2015. URL consultato il 28 settembre 2022.
- ^ Ferragamo per il Meyer, partenrship da un milione e mezzo di euro, su lanazione.it. URL consultato il 28n settembre 2022.
- ^ Il divorzio milionario di Ferragamo. All'ex moglie resta il super assegno anche se è stata infedele, su repubblica.it, 3 settembre 2022. URL consultato il 28 settembre 2022.
- ^ Alberto Mazzuca, op.cit., p.112
Bibliografia modifica
- Alberto Mazzuca, I numeri uno del made in Italy, Baldini Castoldi Dalai editore, Milano, 2005 ISBN 88-8490-796-9
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