Ferruccio Macola

giornalista e politico italiano

Ferruccio Macola (Camposampiero, 17 maggio 1861Merate, 18 agosto 1910) è stato un giornalista e politico italiano.

Ferruccio Macola

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXIX, XX, XXI, XXII
Gruppo
parlamentare
Liberalconservatore
CollegioCastelfranco Veneto - Asolo (dalla XVIII alla XXII Legislatura)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoDestra storica
ProfessioneUfficiale della Marina mercantile, Giornalista

Biografia modifica

 
Litografia coeva raffigurante il duello tra Macola e Cavallotti, nel giardino di Villa Cellere presso Roma. A lanciare la sfida fu Cavallotti, che fu dato subito per favorito avendo vinto ben trentadue duelli

Figlio di Evaristo e di Maria Bettiolo, proveniva da una famiglia epirota che era stata nobilitata dalla Serenissima nel 1701[1].

Dopo aver frequentato la Scuola allievi macchinisti a Venezia, servì per un periodo nella Regia Marina. Successivamente si dedicò alla professione giornalistica: viaggiò in America e lavorò a Genova per Il Progresso e per Epoca. Sempre nel capoluogo ligure fondò, nell'aprile 1886, Il Secolo XIX, di cui divenne direttore nonché in parte proprietario[1]. Vi lavorò anche come corrispondente dall'Africa.

Acquistò la Gazzetta di Venezia, della quale divenne direttore. Pubblicò L'Europa alla conquista dell'America Latina, volume che ebbe un largo successo, con il quale auspicava l'invio di un contingente di truppe nell'America del Sud che avrebbe dovuto conquistare "quel rigoglioso continente" e aprirlo allo sfruttamento delle popolazioni italiche.

Macola fu rieletto più volte deputato della Destra al Parlamento italiano; all'inizio grande ammiratore del deputato radicale Felice Cavallotti, con il tempo Ferruccio Macola cominciò ad accusare il parlamentare milanese di ambiguità politica.

La disputa politica si concluse con un duello alla sciabola tra Ferruccio Macola e lo stesso Felice Cavallotti, risultato fatale per quest'ultimo, colpito alla bocca e alla carotide. Il duello si svolse il 6 marzo 1898 a Roma nella villa della contessa Cellere (presso Centocelle) alla presenza del notaio e dei testimoni.

Il conte Ferruccio Macola morì suicida a Merate nel 1910, sparandosi un colpo di pistola.[2] Fu sepolto a Rovigo, nella tomba della famiglia Milanovich, curiosamente con una lapide senza nomi. Ferruccio Macola si sposò due volte prima con Francesca Moresco, figlia di Sofia Félissent e del cav. Pasquale Moresco, sindaco di Castello di Godego, poi con Luisa, figlia del generale Luigi Milanovich, nobile di Rovigo.[senza fonte]

Note modifica

  1. ^ a b Fulvio Conti, MACOLA, Ferruccio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 67, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2006. URL consultato il 31 agosto 2020.
  2. ^ Secondo alcune fonti, non si riebbe mai dal rimorso per l'uccisione di Cavallotti.

Bibliografia modifica

  • G. Bordignon Favero, Castelfranco Veneto e il suo territorio nella storia e nell'arte, Castelfranco Veneto, Banca Popolare di Castelfranco, 1975, p. 111.
  • G. Fossati, Una regina a Rovigo, Rovigo, Istituto Padano di Arti Grafiche, 1979, pp. 17–20.
  • S. Lanaro, Una regione in patria, in Storia d'Italia. Le regioni dall'Unità ad oggi. Il Veneto, Torino, Einaudi, 1984, pp. 436–437.
  • L. Urettini, Storia di Castelfranco, Padova, Il Poligrafo, 1992, pp. 78–91.
  • R. Stradiotto, Un conservatore estremista. Biografia di Ferruccio Macola (1861-1910), Università degli Studi di Padova, facoltà di Lettere e Filosofia, 1994-95.
  • R. Binotto, Personaggi illustri della Marca Trevigiana. Dizionario bio-bibliografico dalle origini al 1996, Treviso, Fondazione Cassamarca, 1996, p. 355.
  • Antonello Nave, Ferruccio Macola a Merate. A proposito di un suicidio di cento anni fa, in «Brianze. Periodico di cultura del territorio», XII, 53, marzo 2010, pp. 36–41.
  • Angelo Miatello, «Ferrucio Macola. Il giornalista d'attacco», pp. 72–92, in Angelo Miatello e Ettore Beggiato, Pio X e la politica. Pace e guerra tra le Nazioni, ed. CCSARTO 2013-2014.

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Controllo di autoritàVIAF (EN599145858276323022865 · ISNI (EN0000 0004 6025 7609 · BAV 495/73185 · LCCN (ENn2018002009 · BNF (FRcb171249423 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n2018002009
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