Romanzo d'appendice
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Il romanzo d'appendice è un genere di romanzo che si è diffuso nei primi decenni dell'Ottocento. È noto anche col termine francese feuilleton. Si trattava di un romanzo che usciva su un quotidiano o una rivista, a episodi di poche pagine pubblicati in genere la domenica.

Il romanzo d'appendice si affermò, a partire dal decennio 1830-40 del XIX secolo, su alcuni tra i maggiori quotidiani di Francia e Inghilterra;ne fu precipuo promotore il geniale Louis-François Bertin, direttore del celebre
Dato che il feuilleton era rivolto a un pubblico di massa e aveva uno scopo prevalentemente commerciale (sostenere la vendita del giornale per più settimane), i detrattori sostengono che non debba essere considerato un genere letterario a sé stante, ma un sottogenere.
Le originiModifica
In origine il termine feuilleton (letteralmente un diminutivo di feuillet, foglio, pagina di un libro) indicava in Francia la parte bassa della pagina di un giornale, altrimenti chiamata piè di pagina (rez-de-chaussée).
Sul Journal des Débats cominciarono a trovare spazio articoli di letteratura, soprattutto di critica teatrale, proprio nella sezione bassa delle pagine, quasi un anticipo delle moderne rubriche, mentre in precedenza le notizie letterarie erano inserite all'interno dei giornali senza una collocazione fissa. Questo espediente riuscì subito gradito al pubblico e così l'iniziativa fu imitata dagli altri giornali. Non era ancora nato il genere, ma c'era già l'idea di una sezione specifica del giornale da dedicare a fatti letterari per catturare l'attenzione del pubblico e mantenerlo fedele nel tempo.
A partire dal 1831 Honoré de Balzac decise di anticipare sui giornali alcuni capitoli dei romanzi che stava scrivendo. Lo ritenne un buon mezzo per creare l'attesa nel pubblico prima dell'uscita dell'opera completa in formato libro.
Bisogna però aspettare il 1836, quando Émile de Girardin fondò il quotidiano La Presse con l'intenzione di creare un giornale a basso costo. Per tenere bassi i costi doveva avere una larga base di lettori e fidelizzarli al giornale, così ebbe la felice intuizione di sfruttare lo spazio dedicato dagli altri quotidiani alla critica letteraria per pubblicare racconti inediti a puntate. L'idea riscosse subito successo, aumentando il numero di lettori, poi di abbonati al giornale. Fu l'inizio del genere feuilleton.
La definizione romanzo d'appendice risale a quando tali storie venivano pubblicate a puntate sui giornali quotidiani (appunto in appendice, quindi in ultima o penultima pagina) e solo in seguito diffusi nella forma classica del libro. Una delle principali case editrici del settore fu la fiorentina Salani che seguì tempestivamente lo svilupparsi del mercato editoriale iniziato verso la metà dell'Ottocento, in coincidenza con la rivoluzione industriale, in Inghilterra e in Francia.
Sotto questo aspetto capisaldi del genere sono considerate alcune opere ottocentesche molto conosciute come I miserabili di Victor Hugo o I misteri di Parigi di Eugène Sue, ma anche I tre moschettieri di Alexandre Dumas padre. Lo stesso Edgar Allan Poe - futuro padre del romanzo poliziesco - con il suo Manoscritto trovato in una bottiglia - vinse un concorso letterario indetto da una rivista di Baltimora.
Primi romanzi d'appendiceModifica
De Girardin pubblicò su La Presse La comtesse de Salisbury di Alexandre Dumas (padre), dal 15 luglio all'11 settembre 1836. Poco dopo, dal 23 ottobre al 4 novembre dello stesso anno, sempre su La Presse, La signorina Cormon (La vieille fille) di Honoré de Balzac[1]. Successivamente, il Journal des débats da settembre a dicembre del 1837 pubblicò Mémoires du diable di Frédéric Soulié.
Da questo momento in poi e per tutto il XIX secolo il romanzo d'appendice non smise di essere preda ambita di giornali e lettori.
Autori noti e poco notiModifica
Tra i più celebri autori di romanzi d'appendice, l'ex-dandy Eugène Sue che, divenuto socialista, pubblicò, a puntate, fra il 1842 e il 1843 su Le Journal des Débats il suo romanzo più celebre I misteri di Parigi (Les Mystères de Paris), i già citati Honoré de Balzac e Alexandre Dumas padre -i cui I tre moschettieri (Le trois mousquetaires) uscì a puntate su Le Siècle nel 1844; mentre il suo più raro Assassinio di Rue Saint Roch, che riflette, come in gioco di specchi, Gli Assassinii della Rue Morgue di Poe, vide luce sul napoletano L'Indipendente, al tempo del passaggio di Dumas a Napoli assieme al vittorioso esercito dei Garibaldini. Di Théophile Gautier venne pubblicato Il Capitan Fracassa sulla Revue Nationale et Etrangere, tra il 1861 e il 1863 durante il Secondo Impero, quando tuttavia la vena sociale dei primi vasti romanzi di appendice si era attenuata e dominavano il campo, con opere dozzinali, le firme di Ponson du Terrail e Xavier de Montepin. Più tardi, al tempo delle maggiori fortune del naturalismo d'ispirazione Zoliana, fiorì , durante la Terza Repubblica, Emile Richebourg, che introdusse nelle sue storie popolari -vedi la serie dei Drames de la Vie, in sedici volumi- reagenti di spericolato cinismo fino all'autocompiacimento sadico: ciò che gli fu rimproverato, con asprezza, da Theodor de Wyzewa, che in questo genere di narrativa, monopolizzata a fine '800 in Francia da Richebourg, vide l'agente più attivo del suicidio.
La modalità del romanzo d'appendice non fu circoscritta alla sola Francia, basti rilevare che lo scozzese Robert Louis Stevenson pubblicò in 17 puntate sul periodico Young Folks il romanzo La freccia nera (The black arrow), poi uscito in volume nel 1888; che James Joyce pubblicò minute del " Finnegans Wake" sotto il titolo provvisorio di Work in progress nel periodico Transition; o che il nostro Emilio Salgari, col suo ciclo di romanzi imperniato sulla figura del principe malese Sandokan, rese note le fantastiche gesta di questo personaggio, a partire dal 1883, con appendici quotidiane su L'Arena di Verona; e che Carlo Collodi, autore di uno dei più famosi romanzi per l'infanzia, Le avventure di Pinocchio: storia di un burattino, anch'esso pubblicato a puntate, dette a quest'opera una esteriore struttura propria del romanzo d'appendice.
Come possiamo riconoscere, dunque, il romanzo d'appendice non fu solo romanzo leggero per giovani lettori, tant'è che in Francia venne pubblicato a puntate anche Madame Bovary di Gustave Flaubert (su La revue de Paris dall'ottobre 1856) e in Russia nacquero come romanzi d'appendice capolavori assoluti della narrativa mondiale quali Delitto e castigo (Преступление и наказание - "Prestuplenie i nakazanie") e I fratelli Karamazov (Братья Карамазовы - Brat´ja Karamazovy) -entrambi su Il messaggero russo- di Fëdor Michajlovič Dostoevskij; e Guerra e pace (Война и мир [Voyna i mir]), sempre sul Messaggero russo, di Lev Nikolaevič Tolstoj. Tra gli autori di questo genere che restarono per lungo tempo poco noti al di fuori del loro paese d'origine, si possono ricordare gli scrittori croati Janko Jurković ((1827-1889), con il suo romanzo d'appendice Tuscolaniadi (Tuskulaniade) -che ne derivò il nome dall'opera filosofica Tusculanae disputationes di Cicerone; e August Harambašić (1861-1911); Camilo Castelo Branco, tra i più validi autori portoghesi del secolo XIX ed erede e continuatore, in terre iberiche, di una precisa tradizione narrativa che annovera gli spiritualisti cristiani Cazotte e Balzac ma anche George Sand.
Appendicisti italianiModifica
Oltre a Carolina Invernizio e Luigi Natoli (noto pure come William Galt), autori italiani di spicco di romanzi in appendice furono anche scrittori e scrittrici, del secondo '800, con valore artistico di rango, quali Francesco Mastriani [2], che si inserisce nel filone sociale inaugurato dal Sue, Emilio De Marchi, Matilde Serao; anche Nicola Misasi, a forte tendenza verista, pubblicò racconti in appendice: valorizzato da Benedetto Croce e Francesco Flora ma stroncato, in tempi più recenti, dallo studioso Giulio Cattaneo.
Dopo la seconda guerra mondiale il romanzo d'appendice sui maggiori quotidiani decadde. Fu quasi completamente sostituito dai più immediati fotoromanzo e teleromanzo (o fiction televisiva, o telenovela), il racconto a puntate, specie di taglio poliziesco. Rimase in uso solo su alcuni quotidiani fino alla fine degli anni settanta. Nella pagina dedicata allo svago e al tempo libero, infatti, trovava posto accanto ad un altro genere narrativo apprezzato dai lettori: quello dei fumetti, con le tradizionali strisce, o vignette[3].
Al romanzo d'appendice ha attinto in maniera massiccia, specie all'epoca del muto, anche il cinema di genere melodrammatico in voga dagli anni Venti fino al neorealismo degli anni quaranta e cinquanta. Ancor prima, già dagli anni Dieci, grande popolarità avevano avuto autori come Louis Feuillade ed Emilio Ghione, con i loro film a puntate di genere poliziesco.
Il romanzo d'appendice in epoca contemporaneaModifica
Ancor poco noto è il feuilleton "Claudia Particella, l'amante del cardinale" di Benito Mussolini, pubblicato nel 1910 su "Il Popolo" di Cesare Battisti.
In tempi più moderni la formula della serialità tipica del romanzo d'appendice è stata fatta propria dapprima dalla radio, con la diffusione di radiodrammi, a volte ripresi proprio da romanzi d'appendice di successo, come I quattro moschettieri, adattamento radiofonico in chiave comica ispirato al celebre romanzo di Dumas, trasmesso dalla RAI negli anni trenta del Novecento, che registrò un successo di pubblico senza precedenti e la lettura di classici della narrativa, e poi dalla televisione, con il dilagare di soap opera, telenovele e fiction.
In questi casi gli ingredienti base del romanzo d'appendice ci sono tutti: la pubblicazione su un mezzo di comunicazione di massa, la frammentazione della vicenda in puntate che ha lo scopo di mantenere viva la curiosità del lettore-ascoltatore-spettatore, la ripetività degli schemi narrativi, la fidelizzazione del pubblico, l'aumento del pubblico stesso per aumentare il profitto dell'editore.
Tornando alle origini del romanzo d'appendice, non si può non notare un altro aspetto che si è mantenuto ai nostri giorni: l'anticipazione di stralci dell'opera (qualche capitolo del romanzo ai tempi di Balzac, un trailer cinematografico oggi), che ha lo scopo di destare la curiosità del pubblico: basti pensare al battage pubblicitario che ormai accompagna stabilmente l'uscita prossima di un blockbuster.
Il feuilleton non è mai tramontato del tutto e continua a fare le sue sporadiche ma significative apparizioni, come nel caso de Il profumo di Patrick Süskind stampato a puntate sul Frankfurter Allgemeine Zeitung e sul Corriere della Sera.
NoteModifica
- ^ Pierluigi Pellini, «Miti e termiti, ovvero come una zitella grassa e sciocca possa incarnare la modernità». In: Honoré de Balzac, La signorina Cormon; traduzione di Francesco Monciatti a cura di Pierluigi Pellini, Palermo: Sellerio, 2015, pp. 343-344, ISBN 978-88-389-3294-6
- ^ "C'era, invece, allora in Napoli un romanziere di appendici che non solo è importante per la conoscenza dei costumi e della psicologia del popolo e della piccola borghesia partenopea, ma rimane il più notabile romanziere del genere [d'appendice], che l'Italia abbia dato: Francesco Mastriani." Benedetto Croce, La letteratura della nuova Italia, Saggi Critici, vol.IV, 1922.
- ^ Il noto Diabolik prende spunto da questo tipo di romanzo.
BibliografiaModifica
- Le livre du centenaire du Journal des débats. Paris, 1889.
- Carlo Bordoni, Franco Fossati, "Dal feuilleton al fumetto - Generi e scrittori della letteratura popolare" (1985), Roma: Editori Riuniti (prima ristampa, 1989).
- Vittorio Brunori, La grande impostura. Indagine sul romanzo popolare, Venezia, Marsilio, 1978.
- Giulio Cattaneo - Prosatori e critici dalla scapigliatura al verismo, in Storia della Letteratura italiana a cura di Emilio Cecchi e Natalino Sapegno, vol. VIII -Garzanti Editore.
- Carolina Invernizio - Nero per signora: racconti (prefazione di Edoardo Sanguineti, cura di Riccardo Reim - in appendice, l'eleco completo dei libri scritti da Carolina Invernizio e le corrispettive traduzioni, fino ad allora note, in lingua spagnola e portoghese). Roma, Editori Riuniti, 1986.
- G. de Marchis, "E… Quem é o Autor Desse Crime. Il Romanzo d'Appendice in Portogallo tra Ultimatum e Repubblica (1890-1910)", LED Edizioni Universitarie, Collana "Costellazioni", Milano 2009, ISBN 978-88-7916-425-2
- Umberto Eco, Il superuomo di massa (1976), Milano: Cooperativa Scrittori (edizione modificata, Milano: Bompiani, 1978).
- (FR) Vittorio Frigerio, Les Fils de Monte-Cristo : idéologie du héros de roman populaire, Limoges, 2003, ISBN 2-84287-250-9
- David Frier - (Trans)figuraçoes do Eu nos romances de Camilo Castelo Branco. Lisboa, 2005.
- Antonio Piromalli - Storia della Letteratura Italiana (in rete): capitolo Francesco Mastriani.
- Graziella Tonfoni, "Minima Textualia" (2007-2008 e 2010), Bologna, Il Cubo, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, CLUEB
- A. Dumas - L'assassinio di Rue Saint Roch; a cura di Ugo Cundari; Milano, 2015.
Voci correlateModifica
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