Fontana del Facchino

1 delle 6 "statue parlanti" di Roma

La fontana del Facchino è una delle sei statue parlanti di Roma.

Fontana del Facchino
AutoreJacopo Del Conte
Data1580
MaterialeMarmo
UbicazioneVia Lata, Roma
Coordinate41°53′53.89″N 12°28′52.96″E / 41.898303°N 12.481378°E41.898303; 12.481378

Storia e collocazione modifica

 
La posizione originaria in una stampa di Giovanni Battista Falda (1665)

Posta originariamente in via del Corso, sulla facciata principale del palazzo de Carolis Simonetti (oggi palazzo del Banco di Roma) al tempo di Gregorio XIII, nel 1874 fu spostata nella posizione attuale, sulla facciata laterale dello stesso palazzo, in via Lata.

Rappresenta una figura maschile, con il viso quasi completamente consumato, mentre versa acqua da una botte. Il viso sfigurato è dovuto alle offese dei monelli di strada che ne facevano bersaglio lanciando pietre. Ciò perché il personaggio, secondo una credenza popolare, per via del berretto e dell'abbigliamento da molti era ritenuto addirittura Martin Lutero[1]. È la più giovane delle statue parlanti, risalendo infatti al 1580, anno in cui Jacopo Del Conte la realizzò su incarico della Corporazione degli Acquaroli (ma il Vanvitelli, nel 1751, la attribuisce addirittura a Michelangelo). Rappresenta infatti un “acquarolo” (o, meglio, "acquaricciaro"[2]), quella figura che, fino a quando, alla fine del ‘500, i pontefici ripristinarono gli acquedotti, prendeva l'acqua dalle fontane pubbliche e la rivendeva porta a porta.

La foggia dell'abito ed un'epigrafe scomparsa in occasione dell'ultimo trasferimento a via Lata, riconduce alla corporazione dei facchini, da cui avrebbe quindi preso il nome. L'attribuzione non sembra però corretta, benché l'epigrafe dedicatoria, in latino, recitasse: ”Ad Abbondio Rizio, coronato [facchino] sul pubblico selciato, valentissimo nel legar fardelli. Portò quanto peso volle, visse quanto poté; ma un giorno, portando un barile di vino in spalla e uno dentro il corpo, contro la sua volontà morì.”[3]

Come le altre cinque è stata la “voce” di diverse pasquinate, le violente e spesso irriverenti satire indirizzate a colpire anche pesantemente e sempre in modo anonimo i personaggi pubblici più in vista a Roma.

Note modifica

  1. ^ Cfr. AA.VV. "Le strade di Roma"; Redazione Grandi Opere; Newton Compton Editori; Roma 1988; Vol. III di VI, pag. 909
  2. ^ Cfr. Sergio Delli, "Le strade di Roma"; Newton Compton Editori; Roma 1975, pag. 498
  3. ^ Abbondio Ritio / In pubblicis stillicidis coronato / In ligandis superligandisque sarcinis / Expertissimo / Qui vexit quantum voluit / Vixit quantum potuit / Et dum vini cadum intus / Et extra portabat / Nolens obiit, citato in Arduino Colasanti, Le Fontane D'Italia, Casa editrice d'arte Bestetti e Tumminelli, Milano - Roma, 1926 [1].

Bibliografia modifica

  • C. Rendina, Pasquino statua parlante, in Roma ieri, oggi, domani, n. 20 - febbraio 1990
  • S. Delli, Le fontane di Roma, Schwarz & Meyer Ed., Roma, 1985 - pag. 27 e sgg.

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