François Christophe Kellermann

generale e politico francese

François Étienne Christophe Kellermann, duca di Valmy (Strasburgo, 28 maggio 1735Parigi, 13 settembre 1820), è stato un generale e politico francese dei periodi pre-rivoluzione, rivoluzionario e poi napoleonico; fu nominato da Napoleone maresciallo dell'Impero, duca di Valmy e senatore dell'Impero.

François Christophe Kellermann
Soprannome"il Nestore dell'armata"
NascitaStrasburgo, 28 maggio 1735
MorteParigi, 13 settembre 1820
Cause della mortenaturali
Luogo di sepolturaPère-Lachaise
Dati militari
Paese servito Regno di Francia
Regno di Francia (1791-1792)
Prima Repubblica francese
Primo Impero francese
Restaurazione borbonica
Forza armata Reale esercito francese
Esercito rivoluzionario francese
Grande Armata
Corpofanteria
Anni di servizio1758 - 1815
GradoMaresciallo dell'Impero
GuerreGuerra dei Sette Anni
Guerre rivoluzionarie francesi
Guerre napoleoniche
Comandante diArmata della Mosella
Armata d'Italia
Armata delle Alpi
DecorazioniCavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore
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François Christophe Kellermann

Presidente del Senato del Consolato
Durata mandato2 agosto 1801 –
1804 (?)
SuccessoreJean-Jacques Régis de Cambacérès

Senatore del Primo Impero Francese
Durata mandato22 frimaio dell'anno VIII –
2 aprile 1814

Membro della Camera dei Pari del Primo Impero Francese
Durata mandato2 giugno 1815 –
13 settembre 1820

Proveniente da nobile famiglia[1][2] d'origine sassone, residente da due secoli a Strasburgo, era figlio di François de Kellermann, alto funzionario, e della baronessa Marie von Dyrr.

Biografia modifica

Entrò cadetto all'età di quindici anni nell'esercito francese e raggiunse il grado di capitano durante la guerra dei sette anni, divenne maggiore degli ussari nel 1779, brigadiere delle armate del Re nel 1784, maestro di campo degli ussari e poi generale nel medesimo anno ed infine maresciallo di campo nel 1788. All'inizio della Rivoluzione francese, nell'agosto 1792 fu inviato in Alsazia come comandante in capo dell'armata della Mosella. I primi giorni si mosse per congiungere la sua armata a quella del Nord, comandata dal generale Dumouriez. Fu uno dei protagonisti il 20 settembre di quell'anno, della Battaglia di Valmy. Successivamente fu sottoposto al generale Custine che riuscì a fargli togliere il comando. Gli fu allora affidato quello delle armate delle Alpi e d'Italia.

Inviato a reprimere la rivolta dei lionesi entrò in urto con i rappresentanti politici della Convenzione, che pretendevano di insegnargli il mestiere: venne incarcerato per tre mesi nel periodo del Terrore e scampò per poco al patibolo. Dopo la caduta di Robespierre riprese nel gennaio 1795 il comando delle sue armate ma nel 1796 fu rimpiazzato dal giovane Napoleone Bonaparte nel comando dell'armata d'Italia. Lasciò il comando dell'armata delle Alpi nella primavera del 1797.[3] Nel 1799 Kellermann divenne ispettore generale della cavalleria e dopo il colpo di Stato del 18 brumaio fu chiamato a far parte del senato e nel 1801 gliene fu affidata la presidenza.

Nel periodo imperiale ottenne il cordone di Grande Ufficiale, la dignità di Maresciallo dell'Impero (1804) e nel 1808 il titolo di duca di Valmy[4]. Fu uno dei marescialli massoni, a partire dal 1804 fu Venerabile d'onore della Loggia "Saint Napoléon" di Parigi[5]. Insignito del 33° e massimo grado del Rito scozzese antico ed accettato, figura come membro del Supremo consiglio di Francia tra i firmatari dell'atto di fondazione (redatto in francese) del Supremo consiglio d'Italia il 16 marzo 1805[6]. Tutti questi riconoscimenti da parte di Napoleone non gli impedirono il 1º aprile 1814 di votare in senato a favore della destituzione dell'imperatore. Fu inserito allora fra i Pari di Francia. Durante i Cento giorni Kellermann non accettò incarichi e durante la Restaurazione si trovò fra i difensori della libertà pubblica alla Camera dei Pari, ove fu poi sostituito dal figlio.

Matrimonio e discendenza modifica

Nel 1769 sposò Marie-Anne Barbé, sorella del marchese Barbé-Marbois, dalla quale ebbe:

  • François, che seguì le orme del padre e combatté come generale in molte campagne napoleoniche, compresa quella di Waterloo

Omaggio modifica

Dal 1985, il museo della Rivoluzione francese espone la sciabola e il fodero dorati del generale Kellermann brandi durante la battaglia di Valmy nel 1792.

Onorificenze modifica

Onorificenze estere modifica

Araldica modifica

Stemma Descrizione Blasonatura
François Christophe Kellermann
Duca di Valmy
Ornamenti esteriori da duca maresciallo dell'impero francese, cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'onore.
François Christophe Kellermann
Duca di Valmy
Ornamenti esteriori da duca e pari di Francia, cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'onore.

Note modifica

  1. ^ (FR) Dictionnaire universel de la noblesse de France, De Courcelles (Page 342)
  2. ^ (FR) Les premiers sénateurs français: Consulat et Premier Empire, 1800-1814, Vida Azimi (Page 39)
  3. ^ In effetti, subito dopo la battaglia del ponte di Lodi, il Direttorio cercò di sdoppiare il comando dell'armata d'Italia affiancando a Napoleone il Kellermann, con la motivazione che il Bonaparte si era troppo inimicato il re di Sardegna (lo scopo della Campagna d'Italia era quello di sottrarre la Lombardia all'Austria e di poter così attaccare quest'ultima su due fronti: da sud e da ovest, cercando di “tenere buono” il re di Sardegna, in vista di trovarselo in futuro come alleato). Così Kellermann avrebbe dovuto continuare la campagna contro l'Austria mentre Napoleone avrebbe dovuto attaccare lo stato pontificio. Ma Napoleone seppe far loro cambiare idea con l'invio di un bottino di guerra ancor più ricco dei precedenti e persino a farsi inviare 10.000 uomini di rinforzo, sottratti proprio all'armata del Kellermann, che dovette, e seppe, fare buon viso a cattivo gioco.
  4. ^ Il giudizio di Napoleone sulle qualità militari di Kellermann non fu tuttavia molto lusinghiero. Nelle sue memorie di Sant'Elena l'ex Imperatore scrisse di lui: «Kellermann era un bravo soldato, molto attivo, aveva molte buone qualità, ma era del tutto privo delle caratteristiche necessarie a dirigere un'intera armata. Durante questa guerra non fece che degli errori» (vedi: J. Tulard - J. F. Fayard - A. Fierro, Dizionario storico della Rivoluzione francese, p. 704)
  5. ^ (FR) Les Francs-maçons de la Grande armée sul sito Histoire pour tous
  6. ^ Luigi Sessa, I Sovrani Grandi Commendatori e breve storia del Supremo Consiglio d'Italia del Rito Scozzese antico ed accettato. Palazzo Giustiniani dal 1805 ad oggi., Foggia, Bastogi Ed., 2004, p. 18-27.

Bibliografia modifica

  • David G. Chandler, Le Campagne di Napoleone, Milano, R.C.S. Libri S.p.A., 1998, ISBN 88-17-11577-0
  • (FR) J. Tulard - J. F. Fayard - A. Fierro, Histoire e Dictionaire de la Revolution française, Paris, Éditions Robert Laffont, 1998, ISBN 2-221-08850-6
    • J. Tulard - J. F. Fayard - A. Fierro, Dizionario storico della Rivoluzione francese, Firenze, Ponte alle Grazie, 1989 (edizione in lingua italiana del precedente)

Voci correlate modifica

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN76423447 · ISNI (EN0000 0000 5199 5934 · BAV 495/188270 · CERL cnp00551440 · ULAN (EN500354604 · LCCN (ENnr2006026034 · GND (DE116174919 · BNF (FRcb12515466r (data) · WorldCat Identities (ENlccn-nr2006026034