Francesco Dell'Anno (militare)

militare italiano

Francesco Dell'Anno (Taranto, 16 ottobre 1902Canale di Sicilia, 23 marzo 1942) è stato un militare e marinaio italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della seconda guerra mondiale.

Francesco Dell'Anno
NascitaTaranto, 16 ottobre 1902
MorteCanale di Sicilia, 23 marzo 1942
Cause della mortenaufragio
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
GradoCapitano di fregata in servizio permanente effettivo
GuerreSeconda guerra mondiale
BattaglieSeconda battaglia della Sirte
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941)[1]
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Biografia modifica

 
Il Da Mosto fotografato nei primi mesi della seconda guerra mondiale

Nacque a Taranto il 16 ottobre 1902.[2] Nel 1918 venne ammesso a frequentare la Regia Accademia Navale di Livorno da cui uscì nel 1920 con la nomina a guardiamarina[2] e nel 1922 ebbe la promozione a sottotenente di vascello. Fu imbarcato su varie unità siluranti di superficie e nel 1925, promosso tenente di vascello, assunse dapprima l'incarico di ufficiale in seconda sul cacciatorpediniere Giuseppe Missori, poi sul cacciatorpediniere Vincenzo Giordano Orsini ed infine sulla torpediniera Giuseppe Sirtori.

Promosso capitano di corvetta nel 1934 fu comandante in seconda del nuovo esploratore Scirocco (poi riclassificato cacciatorpediniere e sul quale poi morì) ed ebbe quindi il comando dei sommergibili Medusa (1934), Giuseppe Finzi (dal 13 ottobre 1935), Fisalia (1937) e Des Geneys (1938), periodo al termine del quale fu destinato presso il Ministero della Marina.

Promosso capitano di fregata nel gennaio 1939, fu imbarcato sull'incrociatore leggero Giovanni delle Bande Nere come comandante in seconda. Assunto prima il comando dell'incrociatore corazzato radiocomandato San Marco (nave bersaglio) e poi del cacciatorpediniere Alvise da Mosto. Il 1º dicembre 1941,[2] durante una missione di scorta alla motocisterna Iridio Mantovani in navigazione per Tripoli, contrastò aspramente l'attacco portato da una superiore formazione navale avversaria, composta da due incrociatori scortati da cacciatorpediniere, portandosi all'attacco e lanciando contro le unità maggiori i siluri di bordo.[2] Irrimediabilmente danneggiato nella santabarbara il cacciatorpediniere, e in procinto di affondare, diede tutte le necessarie disposizioni necessarie per garantire la salvezza del suo equipaggio e lasciò per ultimo la nave.[2] Per il suo comportamento venne insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente.[2]

Nel gennaio 1942, assunto il comando del cacciatorpediniere Scirocco, partecipò alla seconda battaglia della Sirte al termine della quale, nel canale di Sicilia, a causa della violenta burrasca che imperversava, scomparve in mare con l'unità e l'intero equipaggio, il 23 marzo 1942.[2] La Regia Marina volle subito onorarne il nome, assegnandolo ad un cacciatorpediniere della Classe Comandanti Medaglie d'Oro che non fu mai completato a causa della vicende armistiziali dell'8 settembre 1943.[2]

Onorificenze modifica

«Comandante di cacciatorpediniere in servizio di scorta ad una nave trasporto, con spirito animoso e con pronta manovra, impiegando ogni efficace accorgimento ed ogni mezzo di offesa e difesa, tentava di proteggerla da ripetuti attacchi aerei nemici. Colpito ed inutilizzato il trasporto a lui affidato, con manovra difficile e con perizia tecnica, sempre sotto l’azione di bombardamento ne tentava il rimorchio. Attaccatto da una forza navale decisamente superiore che lo inquadrava col tiro intenso e ben diretto delle artiglierie, cosciente nel rischio e deciso nell’intento, le muoveva incontro audacemente tentandone per due volte il siluramento. Lanciati tutti i siluri, colpita irrimediabilmente la sua nave e incendiata da uno scoppio di munizioni, sereno al suo posto di comando, continuava ad infondere energia al suo equipaggio, che rispondeva ancora al martellante tiro nemico, quando l’acqua aveva già invaso la coperta e lo sbandamento preludeva l’imminente inabissarsi. Esempio di alte virtù militari e marinaresche, di combattività eroica ed indomita volontà animatrice, lasciava per ultimo la sua nave, quando questa sprofondava nelle onde, spiegando ancora al vento la bandiera di combattimento. Mediterraneo Centrale, 1º dicembre 1941.[3]»
— Regio Decreto 9 gennaio 1942.

Note modifica

Bibliografia modifica

  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2016, ISBN 978-8-89848-595-6.
  • Franco Bargoni, Esploratori Italiani, Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1996.
  • Aldo Cocchia, Convogli. Un marinaio in guerra 1940-1942, Milano, Ugo Mursia, 2004, ISBN 978-88-425-3309-2.
  • Giorgio Giorgerini, La battaglia dei convogli in Mediterraneo, Milano, Ugo Mursia, 1977.
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta, 1940-1943, Milano, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50150-3.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 753.
  • Rolando Notarangelo e Gian Paolo Pagano, Navi mercantili perdute, Roma, Ufficio Storico Marina Militare, 1997, ISBN 978-88-98485-22-2.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica