Francesco Lanza Spinelli di Scalea

politico italiano

Francesco Girolamo Lanza Branciforte Spinelli, principe Lanza di Scalea (Palermo, 13 settembre 1834Palermo, 30 marzo 1919), è stato un nobile, politico e imprenditore italiano.

Francesco Lanza Branciforte Spinelli
Principe Lanza di Scalea
Stemma
Stemma
In carica1911 –
1919
Investitura14 agosto 1911
SuccessorePietro Lanza Branciforte Mastrogiovanni Tasca
Nome completoFrancesco Girolamo Lanza Branciforte Spinelli
TrattamentoDon
NascitaPalermo, 13 settembre 1834
MortePalermo, 30 marzo 1919 (84 anni)
Luogo di sepolturaCimitero di Santa Maria di Gesù
DinastiaLanza
PadrePietro Lanza Branciforte
MadreEleonora Spinelli Caracciolo
ConsorteRosa Mastrogiovanni Tasca Lanza
Figli
  • Pietro
  • Eleonora
  • Lucio
  • Giuseppe
  • Nicolò Placido
ReligioneCattolicesimo
Francesco Lanza Spinelli di Scalea

Senatore del Regno d'Italia
Legislaturadalla XV (nomina 10 maggio 1884)
Tipo nominaCategoria: 21
Sito istituzionale

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaIX, X
CollegioSerradifalco (IX)
Termini Imerese (X)

Dati generali
Partito politicoDestra storica
Titolo di studioScuola militare
ProfessioneImprenditore agricolo

Biografia modifica

Nacque a Palermo il 13 settembre 1834 da Pietro, IX principe di Trabia e dalla di lui consorte la nobildonna Eleonora Spinelli Caracciolo, principessa di Scalea e duchessa di Misuraca, di cui era il secondo di cinque figli.[1]

Fu uno degli esponenti della nobiltà siciliana contrari ai borbonici e seguì il padre in esilio a Genova dopo la restaurazione del 1849.[2][3] Il Lanza nel 1859 si iscrisse alla Scuola Militare di Fanteria di Ivrea, e in seguito si arruolò come volontario nella Regia Armata Sarda per prendere parte alla Seconda guerra d'indipendenza contro gli Austriaci.[3] Impiegato nel conflitto come granatiere, dopo l'Armistizio di Villafranca che pose fine alle ostilità tra gli eserciti franco-piemontese ed austriaco, nel 1860 si dimise dall'esercito sabaudo e si arruolò con le camicie rosse di Garibaldi.[3] Fece ritorno in Sicilia, dove partì la spedizione dei Mille garibaldini: sbarcò a Trappeto con un piccolo esercito comandato dal generale Enrico Cosenz, e prese parte alle battaglie di Milazzo e del Volturno contro l'esercito borbonico.[3] Il Lanza si distinse particolarmente nella battaglia del Volturno, che gli valse la medaglia d'argento al valor militare.[3]

Dopo l'Unità d'Italia entrò nella diplomazia, e fu segretario di legazione di seconda classe per il Ministero degli Affari Esteri a Londra (1861-62).[1][3] Nel 1863, fece definitivamente ritorno in Sicilia, per occuparsi dell'amministrazione del patrimonio di famiglia.[3] Due anni più tardi, nel 1865, si candidò alle elezioni politiche nel collegio di Serradifalco, ed ottenne elezione a deputato nella IX legislatura nelle file della Destra.[1][4] Venne nuovamente rieletto nel 1867 nel medesimo collegio come deputato nella X legislatura.[1] In qualità di parlamentare nazionale, il Lanza si fece promotore di un programma di bonifiche nella zona paludosa e malarica di Mondello.[5] Si interessò del problema ottenendo che nel 1890 iniziassero i lavori, che vennero completati circa vent'anni dopo, riuscendo a rendere la località un'amena zona di villeggiatura balneare.[6] Nel 1884, ebbe la nomina a senatore del Regno, e fu anche presidente del Consiglio provinciale di Palermo (1882-86).[1]

Proprietario di vasti latifondi nelle province di Palermo e di Caltanissetta, il Lanza li valorizzò con la coltivazione, attraverso l'introduzione dell'uso di macchine agricole, concimi chimici e sistemi di irrigazione.[7] Ricoprì le cariche di socio annuale della Società geografica italiana (1869), di presidente dell'Ufficio per la conservazione del monumento in Sicilia, di presidente del consiglio d'amministrazione della Navigazione generale italiana (1881), di presidente della Società italiana per le strade ferrate della Sicilia (1885) e di presidente onorario della Società Siciliana per la Storia Patria (1916-19).

Il 6 luglio 1911, con R.D. di motu proprio, susseguito da RR. LL. PP. del 14 agosto 1911, ottenne dal re Vittorio Emanuele III d'Italia il titolo trasmissibile di Principe Lanza di Scalea.[8][9]

Morì a Palermo il 30 marzo 1919, all'età di 85 anni, e fu sepolto al Cimitero di Santa Maria di Gesù della città siciliana, nella cappella gentilizia fatta realizzare all'architetto Ernesto Basile.[3][10]

Matrimoni e discendenza modifica

Francesco Lanza Branciforte Spinelli, I principe Lanza di Scalea, nel 1863 sposò la nobildonna Rosa Mastrogiovanni Tasca Lanza (1843-1900), figlia di Lucio, conte d'Almerita[1], da cui ebbe i seguenti figli:

  • Pietro, II principe Lanza di Scalea (1863-1938), che sposò Dorotea Fardella Paternò Castello, baronessa di Moxharta, da cui ebbe sei figli;
  • Eleonora (1865-1887), che fu moglie di Federico Pignatelli d'Aragona Cortés dei Principi di Noja;
  • Lucio (1866-?), che sposò Antonietta Mortillaro dei Marchesi di Villarena;
  • Giuseppe (1870-1929), che sposò la nobildonna francese Valentine Rousseau dei Baroni Rousseau, da cui ebbe due figli;
  • Nicolò Placido detto Nicola, I principe di Deliella (1875-1934), che sposò Annita Drogo.

Onorificenze modifica

«Per il valore dimostrato nelle battaglie di Milazzo e del Volturno»
— 1860

Note modifica

  1. ^ a b c d e f La Formazione della diplomazia nazionale (1861-1915). Repertorio bio-bibliografico dei funzionari del Ministero degli Affari Esteri, Università degli studi di Lecce, 1987, pp. 409-410.
  2. ^ Memorie della rivoluzione siciliana dell'anno MDCCCXLVIII pubblicate nel gennaio di esso anno, Consiglio comunale di Palermo, 1898, p. 19.
  3. ^ a b c d e f g h Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 151 del 26 giugno 1919, pp. 1789-1791
  4. ^ Gli onorevoli deputati della IX legislatura, Eredi Botta, 1867, p. 160.
  5. ^ F. Lentini, Diari del Mondello, Acquario, 1984, p. 79.
  6. ^ F. Lentini, Palermo. Storia dello sviluppo urbanistico della città dalle origini all'età contemporanea, Axon, 1998, p. 170.
  7. ^ V. Castronovo (a cura di), I Cavalieri del lavoro. Cent'anni di imprenditoria, Federazione nazionale dei Cavalieri del lavoro, 2001, p. 506.
  8. ^ A. Mango, marchese di Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia, vol. 2, Forni, 1915, p. 280.
  9. ^ (DE) Gothaischer Hofkalender genealogisches Taschenbuch der fürstlichen Häuser. 1942, Gotha, Perthes, 1942, pp. 589-593.
  10. ^ E. Mauro, E. Sessa, Giovan Battista Filippo ed Ernesto Basile. Settant'anni di architetture: i disegni restaurati della dotazione Basile, 1859-1929, Novecento, 2000, pp. 182-185.

Voci correlate modifica

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