Frida Misul

reduce dell'Olocausto italiana

Frida Misul (Livorno, 3 novembre 1919Livorno, 20 aprile 1992) è stata una superstite dell'Olocausto italiana, di origine ebraica, autrice nel 1946 di una delle prime testimonianze letterarie di deportati italiani nel campo di concentramento di Auschwitz.

Biografia modifica

Frida Misul nasce a Livorno da una famiglia ebraica, figlia di Gino Misul e Zaira Samaia.[1]

Studia canto e dopo l'introduzione delle leggi razziali fasciste del 1938 continua talora ad esibirsi sotto la pseudonimo di Frida Masoni. Il periodo dopo l'8 settembre 1943 è segnato dalla morte per infarto della madre e dalle continua preoccupazione per le sorti dei familiari: il padre e le due sorelle minori.

Arrestata ad Ardenza (LI) il 1 aprile 1944 dalla polizia italiana, è detenuta alle carceri di Livorno e di lì inviata al campo di transito di Fossoli. Qui è sottoposta a brutali interrogatori perché riveli il nascondiglio dei familiari e del cugino, Umberto Misul, unitosi ai partigiani. Frida non cede ed è quindi deportata a Auschwitz il 16 maggio 1944. All'arrivo al campo, il 22 maggio, è immatricolata con il n. A-5383. Sottoposta ai lavori forzati, è stremata nel fisico finché ammalata è ricoverata nell'ospedale del campo. Qui scampa alla morte grazie alla sua voce di cantante lirica; è da allora adibita nel Kanada a condizioni di lavoro meno brutali e la domenica canta per le SS. La stessa storia si ripete al campo di Villistat, in Germania, dove è trasferita il 16 novembre 1944.

L'ultimo trasferimento la conduce al campo di concentramento di Theresienstadt, pochi giorni prima della Liberazione il 9 maggio 1945.

Trascorsi tre mesi in un ospedale sovietico e un mese in un campo di raccolta statunitense, Frida Misul intraprende il viaggio di ritorno che la riporta a Livorno, dove ritrova la famiglia, scampata alle deportazioni.

Nel 1946 Frida Misul pubblica a Livorno uno dei primissimi memoriali di deportati ebrei nei campi di sterminio nazisti. Sette furono i deportati ebrei autori di racconti autobiografici pubblicati in Italia nei primi anni del dopoguerra: Lazzaro Levi alla fine del 1945, Luciana Nissim Momigliano, Giuliana Fiorentino Tedeschi, Alba Valech Capozzi e appunto Frida Misul nel 1946, e infine nel 1947 Primo Levi e Liana Millu. Ad essi vanno aggiunti: Luigi Ferri, la cui deposizione (in tedesco) è resa nell'aprile 1945 di fronte ad uno dei primi tribunali d'inchiesta sui crimini nazisti, Sofia Schafranov, la cui testimonianza è raccolta nel 1945 in un libro-intervista di Alberto Cavaliere, e Bruno Piazza, il cui memoriale, scritto negli stessi anni, sarà però pubblicato solo nel 1956.[2]

L'opera di Frida Misul è un volumetto di 47 pagine (Fra gli artigli del mostro nazista: la più romanzesca delle realtà, il più realistico dei romanzi), scritto di impeto in cui si esprime tutta la rabbia e l'orrore dell'esperienza vissuta.[3]

Nel 1980, sollecitata dal Comune di Livorno, pubblica un altro volume di ricordi (Deportazione: il mio diario) che amplia e arricchisce la sua testimonianza con nuovi particolari.[4]

Frida Misul muore nel 1992. Una via le è stata dedicata nella sua città natale, Livorno.

Opere modifica

  • Frida Misul, Fra gli artigli del mostro nazista: la più romanzesca delle realtà, il più realistico dei romanzi (Livorno: Stabilimento Poligrafico Belforte, 1946)
  • Frida Misul, Deportazione. Il mio diario, a cura dell'Ufficio Storico della Resistenza del Comune di Livorno (Livorno: Tipografia Benvenuti & Cavaciocchi, Livorno 1980). Riedizione riveduta e accresciuta del volume del '46. III ristampa: Ospedaletto (Pisa) 2006.

Note modifica

  1. ^ Liliana Picciotto, Il libro della memoria (II ed.; Milano: Mursia, 2001), p.447.
  2. ^ Anna Baldini (2012), "La memoria italiana della Shoah (1944-2009)", in Atlante della letteratura italiana, Torino, Einaudi, Vol.3, pag. 758-763.
  3. ^ Frida Misul, Fra gli artigli del mostro nazista: la più romanzesca delle realtà, il più realistico dei romanzi (Livorno: Stabilimento Poligrafico Belforte, 1946).
  4. ^ Frida Misul, Deportazione: il mio diario, supplemento a CN-COMUNE NOTIZIE n.52-53 (1980). III Ristampa, Ospedaletto (Pisa) 2006.

Bibliografia modifica

  • Liliana Picciotto, Il libro della memoria (II ed.; Milano: Mursia, 2001)

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN98061314 · ISNI (EN0000 0000 6978 123X · LCCN (ENno2020008023 · GND (DE1203402953 · J9U (ENHE987007265417405171 · WorldCat Identities (ENviaf-98061314