Gens Gallia

gens romana
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Gallius (femm. Gallia) è il nomen della Gens Gallia, una famiglia plebea probabilmente originaria dell'alto Lazio o forse dell'area sannita (ricordiamo, appunto, i Gellio che comandavano le legioni sannite nelle guerre contro Roma).

I primi dati della presenza a Roma, le prime citazioni in documenti, sembrano apparire negli anni che vedono la fine della Repubblica quando probabilmente la gens era riuscita a salire la scala sociale dopo un trasferimento nell'Urbe.

(EN)

«Q. Gallius, as we learn from two pieces of commentary made by Asconius, was presiding praetor at the maiestas trial of the ex-tribune C. Cornelius in 65 (In Cornelianam 54), and Cicero was his advocate when Gallius was himself indicted on a charge of ambitus (In orationem in Toga candida 78). Gallius' prosecutor, we gather from Cicero's own reminiscence of the proceedings in Brutus 277-8, was M. Calidius, pr. 57, and he undertook the prosecution, it seems, in pursuit of an enduring family feud between the Calidii and the Gallii..»

(IT)

«Quinto Gallio, come sappiamo da due brani di commentari di Asconius fu il pretore che presiedette il processo per "majestas",[cioè per tradimento del popolo romano (anche semplicemente per averne intaccato la "dignitas")] dell'ex-tribuno C. Cornelius nel 65 a.C. (in Cornelianam, 54), e Cicerone fu il suo difensore quando Gallio stesso fu sottoposto a giudizio per "ambitus" [ovvero propaganda politica (con relativi aiuti mnemonici)]. (in Orationem in toga candida, 78). L'accusatore di Gallio, desumiamo dalle reminiscenza di Cicerone stesso nel Brutus, 277-278, era M. Calidius, (pretore nel 57) e intestò causa, sembra, come proseguimento di una faida familiare fra i Calidii e i Gallii.»

Infatti ecco li brano del Brutus:

«[277] Quin etiam memini, cum in accusatione sua Q. Gallio crimini dedisset sibi eum venenum paravisse idque a se esse deprensum seseque chirographa testificationes indicia quaestiones manifestam rem deferre diceret deque eo crimine accurate et exquisite disputavisset[...]" "'Tu istuc, M. Calidi, nisi fingeres, sic ageres? praesertim cum ista eloquentia alienorum hominum pericula defendere acerrume soleas, tuum neglegeres?[..]»

E ancora in Cicerone troviamo:

«omnino dicitur nemini negare; quod ipsum est suspectum, notionem eius differri. M. Gallius Q. f. mancipia Sallustio reddidit. is venit ut legiones in Siciliam traduceret. eo protinus iturum Caesarem Patris.»

  • Marco Gallio si chiamava anche il praetor che presiedette l'assemblea chiamata a eleggere Cesare Ottaviano, Console per la prima volta (anche se mancante dell'età minima). 29 a.C.
  • Quinto Gallio - Pretore - fu ucciso da Augusto dopo essere stato da lui accecato:
(LA)

«...et Quintum Gallium, Praetorem in officio salutationis tabella duplices veste tenentem, suspicatum gladium occulere... ac fanentem nihil iussit occidi, prius oculis eius sua manu effossis....»

(IT)

«Il pretore Quinto Gallio era venuto a salutarlo tenendo due tavolette doppie nascoste sotto la toga: egli sospettò che avesse una spada occultata ma non osò accertarsene per timore di scoprire qualcosa di diverso allora lo fece condurre dai suoi soldati e dai centurioni davanti al suo tribunale, lo fece torturare come uno schiavo e, poiché non confessava niente, ordinò di ucciderlo dopo avergli strappato gli occhi con le sue stesse mani.»

E ancora su un Marco Gallio:

(LA)

«Munera, quibus a Pompeia Sex. Pompei sorore in Sicilia donatus est, chlamys et fibula, item bullae aureae, durant ostendunturque adhuc Bais. Post reditum in urbem a M. Gallio senatore testamento adoptatus hereditate adita mox nomine abstinuit, quod Gallius aduersarum Augusto partium fuerat.»

(IT)

«Si sono conservati e si mostrano ancor oggi a Baia i regali che gli fece, in Sicilia, Pompeia, sorella di Sesto Pompeo: una clamide, un fermaglio e bottoni d'oro. Dopo il suo ritorno a Roma, il Senatore M. Gallio lo aveva adottato nel suo testamento ed egli raccolse la sua eredità, ma si guardò bene dal prendere il suo nome, perché Gallio aveva militato nel partito opposto a quello di Augusto.»

  • Cestio Gallio - senatore - viene citato da Svetonio come compagno di bagordi di Tiberio.
(LA)

«Cestio Gallio, libidinoso ac prodigo seni, olim ab Augusto ignominia notato et a sé ante paucos dies apud senatum increpito cenam ea lege condixit, ne quid ex consuetudine immutaret aut demeret, utque nudis puellis ministrantibus cenaretur»

(IT)

«Promise a Cestio Gallio, vecchio corrotto e prodigo, già bollato di infamia da Augusto, e che lui stesso alcuni giorni prima aveva rimproverato davanti al Senato, di cenare presso di lui a condizione che nulla fosse cambiato o soppresso in quanto abituale e che il pasto fosse servito da giovani fanciulle nude.»

  • Un Cestio Gallio lo si trova citato anche in Seneca il Vecchio. Da notare che spesso Cestio Gallio si sovrappone a Cestio Gallo. Un Cestio Gallo, in quel periodo, tentò di sedare una rivolta degli ebrei e fu sconfitto.
  • Uno Giunio Gallio viene citato da Tacito:
(LA)

«At Iunium Gallionem qui censuerat ut praetoriani actis stipendiis ius apiscerentur in quattuordecim ordinibus sedendi violenter increpuit, velut coram rogitans quid illi cum militibus quos neque dicta imperatoris neque praemia nisi ab imperatore accipere par esset. repperisse prorsus quod divus Augustus non providerit: an potius discordiam et seditionem a satellite quaesitam, qua rudis animos nomine honoris ad corrumpendum militiae morem propelleret? hoc pretium Gallio meditatae adulationis tulit, statim curia, deinde Italia exactus; et quia incusabatur facile tole raturus exilium delecta Lesbo, insula nobili et amoena, retrahitur in urbem custoditurque domibus magistratuum.»

(IT)

«Invece contro Giunio Gallio, che aveva proposto di conferire ai pretoriani, a conclusione del servizio, il diritto di sedere in teatro nelle quattordici file riservate all'ordine equestre, ebbe parole durissime, quasi lo apostrofasse di persona su cosa avesse lui a che fare coi soldati, i quali dovevano ricevere ordini e premi solo dall'imperatore. La sua era davvero una scoperta, alla quale il divo Augusto non aveva pensato! O forse lui, degno seguace di Seiano, cercava di attizzare la discordia e la ribellione tra quegli uomini rudi, per spingerli, col pretesto di onori, a rompere la disciplina militare? Questo dunque il compenso ch'ebbe Gallio per la sua sofisticata adulazione: venne espulso subito dalla curia e poi dall'Italia. E poiché lo si accusava di poter sopportare l'esilio senza difficoltà, nella bella e famosa isola di Lesbo, che si era scelta, venne richiamato a Roma e fu posto sotto custodia in casa di un magistrato.»

  • Un Giunio Gallio, amico di Lucio Anneo Seneca il vecchio adottò, secondo l'uso romano, Lucio Anneo Novato, figlio dello stesso Seneca Senior e fratello di Lucio Anneo Seneca il Filosofo: Lucio Anneo Novato prese quindi il nome del senatore Lucio Giunio Gallio (amico di Ovidio, di Seneca il Retore e autore di declamationes e di un'opera di retorica). Il "De ira" di Seneca è dedicato al fratello Novato quando Novato si chiamerà Lucio Giunio Anneo Gallio dal nome del padre adottivo, e dedicherà anche il "De Vita beata". Giunio Gallio lo troviamo citato da Seneca il Vecchio, un po' dappertutto nelle Controversiarum e nelle Suasoriae.
  • L'adottato Lucio Junio Anneo Gallio divenne proconsole della Provincia di Acaia (capitale Corinto). Viene citato nella "Gallio Inscription" scoperta a Delfi e databile nell'anno 51.

Eccone il testo (originale in greco):

«Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, Sommo Pontefice, investito dell'autorità tribunizia per dodici volte, acclamato Imperatore ventisei volte, Padre della Patria, Console per la quinta volta, Censore, saluta la città dei Delfiani. Da lungo tempo sono ben disposto verso la città di Delphi e anche attento alla sua prosperità e ho sempre protetto il culto di Apollo. Ma poiché è povera di cittadini, come recentemente mi riporta Lucio Giunio Gallio, mio amico e proconsole; essendo desideroso che Delphi possa mantenere intatto il rango precedente, ordino di invitare a Delfi gente nobile anche di altre città [...]»

(il testo è stato notevolmente adattato e ricostruito in quanto l'Iscrizione è frantumata)). Deve trattarsi dello stesso personaggio citato negli Atti degli Apostoli, Davanti al proconsole Lucio Giunio Anneo Gallio, appena giunto alla sua capitale, Corinto, venne portato in giudizio Paolo di Tarso da Sostene o Sosthenes, per rispondere delle usuali accuse di eresia rivolte alla setta ebrea dei Cristiani. Anneo Gallio, non decise ritenendo che la giustizia romana non fosse interessata a questioni puramente religiose. (Atti degli Apostoli, 18, 12-17). Dall'episodio Rudyard Kipling trasse una poesia: "Gallio's Song".

(LA)

«Quis numerare queat felicis praemia, Galli,
militiae? nam si subeuntur prospera castra
me pavidum excipiat tironem porta secundo
sidere. Plus etenim fati valet hora benigni»

(IT)

«

Chi potrebbe elencare, Gallio,
i vantaggi d'una felice vita militare?
Se si presenta un buon accampamento,
le sue porte sotto propizia stella
accolgano anche me, timida recluta.[...]»

Poiché Giovenale, a quanto si sa, cominciò a scrivere dopo la morte di Domiziano (96 d.C.) questo, per ora, è l'ultimo Gallio di cui si siano trovate tracce in epoca romana.

Immaginario è invece Marcello Gallio, protagonista del romanzo "The Robe" (La tunica) da cui venne tratto anche un film, con lo stesso titolo, in cui Gallio veniva impersonato da Richard Burton.

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