Ghiandole coagulanti dell'uretra

Le ghiandole coagulanti dell'uretra, dette anche prostata anteriore, sono due ghiandole parauretrali presenti in diverse specie di mammiferi, in particolare roditori e scimmie, a livello dell'uretra prostatica. Fanno parte delle ghiandole parauretrali accessorie e sono collocate immediatamente sopra le ghiandole ampollari, presso l'apice della prostata; il loro secreto svolge un ruolo fondamentale nella coagulazione e nella motilità del liquido seminale e preseminale, ed è blandamente antimicrobico.[1][2][3][4]

In alcune specie di scimmie sostituiscono de facto le ghiandole bulbouretrali accessorie, talvolta ridotte a semplici vestigia; nell'uomo e in diversi ruminanti, invece, sono presenti in forma disseminata come numerose ghiandole omologhe, in particolare le ghiandole prostatiche di Morgagni, di Winslow Duverney e le ghiandole uretrali di Albarran y Dominguez.[5][6][7][8]

Nomi e classificazione modifica

Nomi modifica

Le ghiandole coagulanti dell'uretra sono anche chiamate prostata anteriore, poiché situate in continuità con la porzione prossimale della ghiandola, pur essendo istologicamente distinte e separate da quest'ultima. Lo stesso nome è utilizzato in molti mammiferi, inclusi vari ruminanti e l'uomo, per designare le ghiandole intraprostatiche di Morgagni.[1][2][9]

Eponimo modifica

Queste ghiandole non hanno eponimo.[1]

Classificazione modifica

Appartengono alla categoria delle ghiandole tubulo-acinose composte, poiché sono composte di innumerevoli acini contenenti vescicole e cellule secretorie. Sono inoltre annoverate tra le ghiandole parauretrali accessorie dell'apparato urogenitale.[1][2][10]

Anatomia modifica

Forma e dimensioni modifica

Le dimensioni di queste ghiandole variano notevolmente secondo l'animale considerato. Nello scimpanzé hanno un diametro di 3 - 5 mm per un'altezza di 7 - 10 mm: dimensioni paragonabili, dunque, a quelle delle sottostanti ghiandole ampollari.[5][6] Questo vale anche per diversi altri mammiferi, ad esempio gli elefanti.[11][12] Nei roditori, invece, sono molto più voluminose in rapporto al corpo, e costituiscono una sorta di prolungamento verso il basso delle vescicole seminali, un diverticolo delle ampolle deferenziali che sporge verso l'esterno.[1][3] La loro forma è visibilmente allungata e per buona approssimazione triangolare.[11][12]

Collocazione modifica

Le ghiandole coagulanti uretrali sono collocate immediatamente sopra le ghiandole ampollari, presso la sezione superiore delle ampolle dei dotti deferenti; riversano il loro secreto per via diretta nell'uretra prostatica, attraverso dotti parauretrali di cospicua lunghezza.[1][10] Visivamente, appaiono come due estroflessioni o diverticoli delle ampolle deferenziali, situate immediatamente alla base delle vescicole seminali e sporgenti all'esterno; la loro collocazione è ventrolaterale rispetto all'apice della prostata e dorsolaterale rispetto al collo della vescica.[13][14] Nei roditori, in particolare, queste ghiandole sono molto evidenti e si sviluppano verso il basso in continuità con le vescicole seminali, formando una struttura a ferro di cavallo a metà fra le vescicole stesse e il lobo anteriore della prostata.[11][12]

Struttura modifica

Ciascuna ghiandola coagulante uretrale è costituita da una capsula fibroelastica di consistenza e spessore irregolari e dalla forma trigonale; appartiene alla categoria delle ghiandole tubulo-acinose composite.[1][2] Dalla capsula partono dei setti rigidi, che suddividono ciascuna ghiandola in vari settori noti come cisterne, il cui numero può ammontare ad alcune decine.[1][2] Ciascuna cisterna contiene numerosi acini di forma insolitamente allungata, costituiti da innumerevoli papille legate tra loro in una sorta di catena ramificata a forma di collana di perle; sulla superficie delle papille si possono ritrovare vari microvilli.[1][2] La funzione dei microvilli non è chiara, ma nei roditori sono molto abbondanti, e alcune analisi suggeriscono che abbiano funzione di assorbimento.[1][2][15]

Ciascuna papilla riversa il proprio secreto attraverso un microtubulo che sbocca in un dotto principale, che a sua volta decorre lungo tutto l'acino, raccogliendo le secrezioni di tutte le papille. I dotti principali provenienti da tutti gli acini sboccano infine in un singolo dotto parauretrale maggiore (dal diametro di 1,1 - 1,3 mm nello scimpanzé), che fuoriesce dalla ghiandola e si riversa direttamente nell'uretra prostatica, in genere nei pressi dell'utricolo prostatico.[1][2][15] Questi dotti uretrali (uno per ciascuna ghiandola coagulante) sono simmetrici e piuttosto lunghi, poiché devono attraversare la sezione inferiore delle ampolle deferenziali; nello scimpanzé, misurano circa 2,5 cm.[1][2][16]

Epitelio modifica

La capsula fiborelastica delle ghiandole e le cisterne sono costituite di cellule non secretorie, composte di semplice tessuto epiteliale; perlopiù nei roditori, sulla loro porzione superiore si rilevano minuscoli microvilli, con probabile funzione di assorbimento.[1][2][15] Ciascun acino contiene minuscoli vasi sanguigni e tessuto muscolare scheletrico, ed è circondato da un denso stroma connettivo di carattere lievemente acido.[1][2] Gli acini in sé sono composti di cellule secretorie e vescicole secretorie, che producono il secreto delle ghiandole; il tessuto prevalente in queste strutture è epitelio colonnare semplice, e più raramente cubico semplice.[1][2]

Funzione modifica

In rapporto alle altre ghiandole uretrali modifica

Nella maggior parte dei mammiferi, in particolare roditori e scimmie, la funzione delle ghiandole coagulanti è complementare a quella delle altre ghiandole parauretrali accessorie, in particolare prostata, vescicole seminali, ghiandole ampollari e ghiandole bulbouretrali di Cowper (nel loro complesso).[1][4][5] Il loro secreto, emesso attraverso due lunghi dotti uretrali paralleli che sboccano presso l'utricolo prostatico, va a formare una porzione dello sperma e del liquido di Cowper - Littré.[17][18][19] Il volume delle secrezioni varia sensibilmente secondo l'animale considerato e l'individuo; nei ratti, ad esempio, tende ad essere molto abbondante, data anche la considerevole dimensione delle ghiandole.[1][2][20] Nelle poche specie in cui le ghiandole bulbouretrali accessorie si sono involute, le ghiandole coagulanti hanno di fatto sostituito la loro funzione: l'esempio più emblematico è lo scimpanzé, le cui ghiandole accessorie (benché numerose) sono divenute vestigiali.[20][21]

Secrezioni sessuali modifica

Durante l'eccitazione sessuale, le ghiandole coagulanti uretrali emettono dai dotti periuretrali quantità variabili di fluido, che va a costituire una piccola parte della pre-eiaculazione. Durante l'orgasmo, lo stesso fluido viene prodotto in quantità più consistenti, e va a costituire una porzione minore della stessa eiaculazione.[1][2][6] Questo secreto svolge diverse funzioni:

Altre funzioni modifica

Fuori dallo stato di eccitazione, le ghiandole coagulanti svolgono le seguenti funzioni:

  • Concorrono a proteggere il pavimento uretrale dall'acidità delle urine, evitandone l'irritazione grazie al deposito di uno strato protettivo di secrezioni mucose.[31][32][33]
  • Contribuiscono in minor parte a proteggere l'apparato urogenitale da infezioni urinarie, attraverso l'emissione di un secreto dalle blande proprietà antimicrobiche. Il potere antibatterico e antimicotico di queste secrezioni è sensibilmente inferiore a quello delle altre ghiandole uretrali, poiché la quantità di zinco libero ammonta a circa 120 microgrammi / mL (50 - 250 microgrammi / mL): circa quattro volte inferiore a quella contenuta nel classico fattore antimicrobico uretrale; inoltre, non sono presenti altre sostanze antimicrobiche rilevanti, eccetto l'acido sialico.[23][24][25] Questo fluido risulta comunque utile nel prevenire ed evitare episodi infettivi del tratto urinario.[23][24][25]

Patologie modifica

Dal punto di vista clinico, ghiandole coagulanti sono significative per vari fenomeni di entità e incidenza molto variabili. Questi includono in particolare:

  • Iperplasia: fenomeno che consiste nella moltiplicazione eccessiva delle cellule che compongono le ghiandole, aumentando il numero e le dimensioni degli acini e, di conseguenza, delle ghiandole stesse. Possono formarsi granuli glicosidici o di fruttosio all'interno della ghiandola, il cui diametro può superare il millimetro.[1][6]
  • Infezione: le uretriti o parauretriti microbiche, sia ascendenti sia discendenti, possono estendersi alle ghiandole coagulanti, provocandone l'infiammazione e il rigonfiamento. Se non trattata, può portare ad ascesso parauretrale e stenosi uretrale.[34][35]
  • Cisti uretrale o parauretrale: è possibile che le ghiandole sviluppino edemi e neoformazioni cistiche, a seguito di infezioni o lesioni iatrogene. Non è raro che le cisti parauretrali si sviluppino all'interno della ghiandola, ma è più probabile che si formino nei dotti parauretrali, bloccandone il drenaggio fino al totale impedimento.[36][37][38]
  • Diverticolo uretrale o parauretrale: dilatazione anomala e sacciforme dell'uretra, sporgente o rientrante, dovuta alla dilatazione delle ghiandole e dei dotti uretrali, che provoca un prolasso della parete. Può essere singolo o multiplo, e tende a formarsi dalle lacune di Morgagni da cui sbucano i dotti stessi.[39][40][41]
  • A livello dell'orifizio dei dotti uretrali possono formarsi masse cicatriziali (stenosi uretrale anulare o allungata, valvola uretrale) oppure depositarsi calcoli uretrali (primari se originati nella lacuna uretrale, secondari se provenienti dal dotto stesso o da altre regioni dell'apparato urogenitale).[42][43][44][45]
  • Infiammazione: le cause di un processo flogistico sono molteplici, ma vengono in genere ricercate tra infezioni, iperplasia e traumi iatrogeni.[34][35]
  • Neoplasie: le ghiandole coagulanti sono talora soggette a fenomeni neoplastici, sia benigni sia maligni, in particolare l'adenocarcinoma uretrale o parauretrale. Questi tumori possono insorgere sia dagli acini, dunque all'interno della capsula, sia dalla capsula stessa o dai dotti uretrali; in rarissimi casi, le ghiandole potrebbero anche ospitare metastasi.[46][47][48]

La presenza di un catetere nel maschio può limitare o impedire il naturale drenaggio del secreto delle ghiandole parauretrali, con il rischio di provocare infezioni (uretriti) che possono eventualmente ascendere attraverso i dotti parauretrali, fino ad infiammare le ghiandole stesse.[49][50][51] Viene inoltre limitato fortemente l'apporto del fattore antimicrobico uretrale e delle sostanze protettive, con il rischio di lasciare l'epitelio uretrale scoperto verso fenomeni infettivi o infiammatori.[49][50][51]

Omologie in altri mammiferi modifica

Non è semplice definire un esatto omologo delle ghiandole coagulanti nei mammiferi in cui non sono individuabili secondo la definizione classica. In particolare, numerosi ruminanti (una notabile eccezione è l'elefante) e lo stesso uomo presentano numerose ghiandole omologhe in forma disseminata, collocate a livello dell'uretra prostatica.[52][53][54]

In questi mammiferi, numerose funzioni delle ghiandole coagulanti sono assunte dalle ghiandole parauretrali accessorie di maggior rilievo. In particolare, il secreto della prostata, delle ghiandole ampollari e delle vescicole seminali è indispensabile per la motilità spermatica e la coagulazione del liquido seminale, grazie al suo contenuto di fruttosio e acido sialico.[6][55][56] In secondo luogo, le ghiandole bulbouretrali di Cowper sono responsabili per la produzione di una parte consistente del liquido preseminale, cui le ghiandole coagulanti collaborano.[6][13][57] Le altre funzioni (alcalinizzante e protettiva, antimicrobica) sono invece tipiche di tutte le ghiandole uretrali e periuretrali.[33][58][23]

La restante parte delle funzioni è invece assunta da svariate ghiandole omologhe, disseminate lungo l'uretra prostatica e per certi aspetti affini a quelle coagulanti. Gli studi hanno individuato questa omologia nelle ghiandole prostatiche di Morgagni, che vengono infatti definite prostata anteriore, e nelle ghiandole uretrali di Albarran y Dominguez.[52][53][54]

Un caso particolare è rappresentato da cervi e suini: in questi mammiferi, le ghiandole bulbouretrali diaframmatiche sono fortemente sviluppate e voluminose, e il loro secreto emette quantità notevoli di acido sialico (finanche 200 microgrammi / mL nel cinghiale) e glucosio.[59][60][61] Questo secreto è fondamentale per la coagulazione e l'addensamento del seme, e in questo senso svolge un ruolo affine a quello delle ghiandole coagulanti uretrali.[59][61]

Note modifica

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