Ginés de Mafra

esploratore spagnolo

Ginés de Mafra (14931546) fu un esploratore portoghese o spagnolo che salpò per le Filippine nel XVI secolo.

Mafra fu membro delle spedizioni di Ferdinando Magellano del 1519-1521 e di Ruy López de Villalobos del 1542-1545.

Biografia modifica

Spedizione di Magellano e detenzione modifica

 
Le tappe della circumnavigazione di Magellano

Nato nel 1493 a Mafra, in Portogallo, o a Cadice, in Spagna, Ginés De Mafra era uno dei marinai imbarcatisi sulla Trinidad durante la spedizione di Ferdinando Magellano del 1519-1522.[1] Riuscì a tornare in Spagna nel 1527, dopo aver trascorso diversi anni nelle prigioni portoghesi.[2] Egli si trovava a bordo quando i lusitani catturarono il vascello spagnolo della Trinidad a Benaconora, oggi Jailolo, nelle Molucche. Fu imprigionato per 5 mesi a Ternate (20 km a sud di Benaconora) e trasferito in una prigione delle isole Banda dove rimase per 4 mesi.[3] Successivamente fu trasferito a Malacca per 5 mesi, dopodiché portato a Cochin, in India, dove rimase per due anni. Mafra venne infine condotto dai portoghesi a Lisbona insieme ai membri del suo equipaggio, tra cui Gonzalo Gómez de Espinosa e Hans Bergen. Al loro arrivo in Portogallo, nel 1526, Mafra e i membri del suo equipaggio dovettero affrontare nuovamente la reclusione.[3] Bergen morì in prigione, mentre Espinosa andò poi rilasciato nello stesso anno. Mafra stesso fu detenuto a causa del possesso di importanti documenti, tra cui i libri e le carte della Trinidad. I manoscritti includevano le note di navigazione di Andrés de San Martín, che era il capo pilota e astrologo della flotta. In seguito furono presi ed estratti dagli storici portoghesi.[3] Questi manoscritti passarono poi in Spagna durante l'esistenza dell'Unione iberica del 1580-1640. Le lettere furono consultate da diversi cronisti spagnoli, tra cui Antonio de Herrera y Tordesillas. Questi documenti sono andati perduti e sopravvivono soltanto in citazioni, interpretazioni e riferimenti compiuti da chi li analizzò all'epoca.

1527-1531 modifica

Dopo numerose suppliche affinché fosse liberato compiute da Mafra all'indirizzo dell'imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo V di Spagna, il quale aveva meno di venti anni quando autorizzò la spedizione di Magellano, all'inizio del 1527 fu liberato e si recò immediatamente in Spagna. Ottenne allora un'udienza con l'imperatore, dopodiché si recò direttamente a Palos solo per scoprire che la moglie, Catalina Martínez del Mercado, credendolo morto durante il viaggio, si era risposata e aveva venduto le loro fortune personali e le proprietà terriere.[1] Mafra scrisse all'imperatore lamentando i suoi problemi coniugali e chiedendo la sua intercessione per la restituzione dei suoi beni. La corona acconsentì e ordinò che i funzionari svolgessero un'indagine e risolvessero la questione.[1]

Spedizione nel Nuovo Mondo modifica

 
Mappa della Terra realizzata nel 1536

Qualche anno dopo esser stato liberato, nel 1531, tornò a navigare e, aggregatosi a varie spedizioni, visitò l'America centrale e quella meridionale. Il governatore del Guatemala, Pedro de Alvarado, in una lettera scritta il 20 novembre 1536, comunicò alla corona di Madrid di aver assunto in veste di timoniere Mafra, considerato uno dei migliori marinai per le sue esperienze nel viaggio di Magellano. Non è chiaro dove si recò quella spedizione, ma la maggior parte degli studiosi ritiene che la flotta si diresse in Perù.[4]

Spedizione di Villalobos (1542-1546) modifica

Nel 1543 partecipò all'impresa di Ruy Lopez de Villalobos, tesa a raggiungere le Isole delle spezie dalle coste del Messico con sei navi. De Mafra si trovava al comando del galeone San Cristobal, quando una tremenda tempesta scompaginò la piccola flotta di Villalobos.[4] De Mafra, perso il contatto con le altre cinque navi, si ritrovò fuori rotta nel bel mezzo dell'oceano Pacifico e dopo settimane di navigazione si ritrovò, incredibilmente, ad approdare a Limasawa, dove era già stato ventidue anni prima al seguito di Magellano. De Mafra e i suoi uomini furono i primi europei a tornare in quei luoghi dopo la morte di Magellano a Mactan.[4] Mentre era bloccato in una di queste isole, stilò infatti un documento del viaggio di Magellano in cui parlava dell'incontro con Rajah Siaiu, il capo di Mazaua. Mafra scrive: «Questo stesso capo [Rajah Siaiu] lo vedemmo nell'anno quindici e quarantatré da quelli di noi che erano nella flotta del generale Ruy López de Villalobos, e si ricordava ancora di Magellano, e ci mostrò alcune delle cose che lui [Magellano] gli aveva dato». Secondo lo storico vicentino Antonio Pigafetta, «il regalo di Magellano consisteva in una veste di stoffa rossa e gialla fatta alla maniera turca, un berretto rosso, coltelli e specchi».[5] Mafra e i membri del suo equipaggio rimasero sull'isola per circa 5-6 mesi. Questo lungo soggiorno suggerì che dovettero riparare la San Cristobal, che doveva essere stata danneggiata dalla feroce tempesta. Mafra rientrava dunque tra i 117 sopravvissuti della fallita spedizione di Villalobos che riuscirono a raggiungere Malacca. Lì Mafra, all'età di 53 anni, scelse di rimanere insieme ad altri 29 membri dell'equipaggio. Gli altri sopravvissuti salparono per Lisbona su una nave portoghese. Mafra consegnò il suo manoscritto a un marinaio dal nome ignoto; alla fine raggiunse la Spagna in forma trascritta da un editore sconosciuto, dove rimase nascosto per molti secoli nell'Archivio delle Indie di Madrid. Fu infine scoperto e pubblicato nel 1920.

Misteri geografici modifica

Quanto redatto da Mafra è stato esaminato dal geografo statunitense Donald D. Brand, che l'ha liquidato come nient'altro che ciò che Mafra ricordava degli scritti di Andrés de San Martín, detenuti dal navigatore fino a quando questi furono confiscati a Lisbona. «È opportuno sottolineare che l'inedito Descripción de los reinos, Libro que trata del descubrimiento y principio del estrecho que se llama de Magallanes, por Ginés de Mafra, pubblicato a Madrid nel 1920 in Tres Relaciones, può basarsi esclusivamente su quanto Mafra ricorda di aver letto in un Tratado iniziato da San Martín».[6] Questa forte e netta considerazione, non meglio argomentata e non provata, è stata ripresa da Martín Torodash e dallo storico delle religioni filippino John N. Schumacher, e ha influenzato il pensiero di molti altri studiosi, tra cui lo storico etnografo William H. Scott. È quest'ultimo che ha compreso come mai le informazioni irrisolte sul mistero geografico di Mazaua fornite da Mafra, ritenute da Brand irrilevanti, hanno assunto una rilevanza secondaria nella sua documentazione. Laurence Bergreen ha conferito il giusto riconoscimento a quanto stilato da Mafra nell'opera di Bergreen del 2003 intitolata Over the Edge of the World, Magellan's Terrifying Circumnavigation of the Globe (esiste anche una versione italiana edita da Harper Collins Italia e intitolata Oltre i confini del mondo: Magellano e la circumnavigazione del globo).

Mafra riferisce che il porto di Magellano era un'isola con una circonferenza di 3-4 leghe o 9-12 miglia nautiche:[7]

(ES)

«Y otro dia luego partió [Magallanes] de esta isla, y navegando su viage llego a otra isla que tendra de circuito de tres hasta cuatro leguas.»

(IT)

«E dopo un altro giorno egli [Magellano] lasciò quest'isola [Homonhon], e navigando sulla sua strada arrivò a un'altra [Mazaua] di tre o quattro leghe di circonferenza".»

Poiché la forma dell'isola indicata era quasi circolare, 3-4 leghe si traducono in una superficie che va da 2.214 a 3.930 ettari; invece, Limasawa conta solo 698 ettari. Inoltre, Ginés de Mafra dichiara di aver gettato l'ancora a ovest dell'isola, affermando «Esta isla tiene un puerto bueno a la parte del poniente della, y es poblada» ("Quest'isola chiamata Mazaua ha un buon porto sul suo lato occidentale, ed è abitata").[8] Mazaua è ufficialmente, ai sensi della legge filippina, chiamata isola di Limasawa e ritenuta un'isola priva di punti di ancoraggio, ma un porto si trova a est dell'isola. L'interpretazione più esaustiva del passaggio di Mafra è che Mazaua si trovava nel 1521 a 15 leghe, circa 45 miglia nautiche (83 km), a sud di Butuan, un dato che nella mappa di Pigafetta e nel testo stonano con le mappe odierne, in quanto la distanza è minore. Il territorio parte dall'attuale Surigao e si estende fino a Zamboanga del Norte.[9] Mafra scrive ancora in spagnolo:[9]

(ES)

«De este Señor de Maçagua [Rajah Siaiu] supo Magallanes que en una provincia que se llamaba Butuan que es en la isla de Mindanao que es de la parte del norte della quince leguas de Maçagua habia gran cantidad de oro.»

(IT)

«Dal capo dei Mazaua [Rajah Siaiu] Magellano apprese che una provincia chiamata Butuan, sull'isola di Mindanao, che si trova a circa quindici leghe a nord di Mazaua, possedeva una grande quantità d'oro.»

 
L'isola di Limasawa in una mappa politica: è compresa nell'odierna provincia filippina di Leyte Meridionale

Ciò colloca il porto di Mazaua a 9° N, la latitudine esatta indicata dal timoniere genovese, uno di coloro che scrissero un documento di testimonianza oculare. Tutte queste informazioni rivoluzionano la concezione geografica di Mazaua. Limasawa, che è stata associata per tre volte dall'Istituto Storico Nazionale delle Filippine a Mazaua, ha una forma rettangolare, una superficie di 698 ettari ed è raggiunta da una rotta che non è stata tracciata da nessuno dei documenti. L'aspetto più significativo è che Limasawa non ha un posto dove attraccare: come afferma un testo nautico del 1993, «Limasawa è delimitata da una stretta e ripida barriera corallina, al cui largo i fondali sono troppo profondi per consentire l'ancoraggio di grandi imbarcazioni».[10]

L'isola misteriosa modifica

De Mafra nelle proprie memorie parla di un'isola di circa settecento ettari e di 9 - 12 miglia nautiche di circonferenza, situata a 9° nord, non distante da Limasawa. In seguito, tale isola non verrà mai identificata. Per anni si è pensato che si fosse trattato di una grossolana svista geografica del navigatore spagnolo. Tuttavia, oggi alcuni studiosi hanno ipotizzato che una parte della penisola a nord di Butuan, nell'estremo settentrione dell'isola di Mindanao, Filippine, fosse un tempo un'isola.[11] Sono state trovate ceramiche risalenti all'epoca in cui le due culture si incontrarono e resti umani i quali dimostrano che l'isola era abitata prima dell'arrivo degli spagnoli. Sono stati inoltre dissotterrati del ferro lavorato arrugginito, braccialetti di metallo e un pestello di ottone, che tuttavia non sono ancora stati datati.[12] Gli scavi sono stati effettuati in luoghi esterni al presunto villaggio dove vivevano le tribù indigene di Mazaua. Tuttavia, gli studiosi non hanno ancora esaminato l'intera isola, comprese le regioni costiere. Al momento, nonostante le ricerche ancora in corso, non sono state trovate prove fisiche autenticate riconducibili a Magellano e Mafra e ad altri visitatori europei noti che hanno visitato l'isola-porto.[12]

Note modifica

  1. ^ a b c David Salomoni, Magellano: Il primo viaggio intorno al mondo, Gius.Laterza & Figli Spa, 2021, p. 128, ISBN 978-88-58-14794-8.
  2. ^ (EN) Sir Clements Markham, Early Spanish Voyages to the Strait of Magellan, Routledge, 2017, p. 15, ISBN 978-13-17-14671-1.
  3. ^ a b c Antonio Pigafetta, The First Voyage Round the World, by Magellan, a cura di Henry Edward John Stanley, vol. 1, Hakluyt society, 1874, p. 241.
  4. ^ a b c (ES) Tomás Mazón, Elcano, viaje a la historia, 5ª ed., Encuentro, 2022, pp. 114-115, ISBN 978-84-13-39431-2.
  5. ^ (EN) Stefan Zweig, Magellan, traduzione di Eden Paul, Cedar Paul, Pushkin Press, 2011, p. 161, ISBN 978-19-08-96808-1.
  6. ^ (EN) Dennis O. Flynn e Arturo Giráldez, European Entry into the Pacific: Spain and the Acapulco-Manila Galleons, Routledge, 2017, p. 128, ISBN 978-13-51-93862-4.
  7. ^ (ES) Duarte Barbosa, Ferdinando Magellano e Ginés de Mafra, Descripción de los reinos, costas, puertos e islas que hay desde el cabo de Buena Esperanza hasta los Leyquios Publicaciones de la Real Sociedad Geográfica, a cura di Antonio Blázquez y Delgado-Aguilera, Estab. tip. de Torrent y compañía, 1920, p. 120.
  8. ^ (ES) Duarte Barbosa, Ferdinando Magellano e Ginés de Mafra, Descripción de los reinos, costas, puertos e islas que hay desde el cabo de Buena Esperanza hasta los Leyquios Publicaciones de la Real Sociedad Geográfica, a cura di Antonio Blázquez y Delgado-Aguilera, Estab. tip. de Torrent y compañía, 1920, p. 198.
  9. ^ a b (EN) Greg Hontiveros, Butuan of a Thousand Years, Butuan City Historical & Cultural Foundation, 2004, p. 66, ISBN 978-97-18-86002-1.
  10. ^ (EN) United States Defense Mapping Agency, Sailing Directions (enroute): Philippine Islands, 3ª ed., The Center, 1993, p. 247.
  11. ^ (EN) Peter Schreurs, Caraga Antigua, 1521-1910: The Hispanization and Christianization of Agusan, Surigao, and East Davao, 2ª ed., Republic of the Philippines, National Commission for Culture and the Arts, National Historical Institute, 2000, pp. 27-28, ISBN 978-97-15-38114-7.
  12. ^ a b Vicente C. de Jesús, Mazaua: Magellanùs Lost Harbor (PDF), Pacific Maritime History, pp. 1-86. URL consultato il 16 luglio 2022.
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