Giorgio nacque alla villa reale di Tatoi, presso Atene, figlio primogenito del re Costantino I di Grecia della casata reale dei Glücksburg e di sua moglie, la principessa Sofia di Prussia. Giorgio decise di intraprendere ancora giovane la carriera militare entrando a far parte della guardia prussiana all'età di 18 anni e prestando quindi servizio nella Guerra dei Balcani come membro del 1º fanteria greco. Quando suo nonno venne assassinato nel 1913, Giorgio divenne principe ereditario (Diadochos) ed ottenne il titolo di Duca di Sparta.
Dopo il colpo di Stato che depose suo padre Costantino I durante la prima guerra mondiale, il principe Giorgio seguì i genitori in esilio nel 1917, mentre suo fratello Alessandro venne chiamato quale nuovo successore al trono dal primo ministroEleutherios Venizelos, noto repubblicano.
Quando Alessandro I morì a seguito di un'infezione dovuta ad un morso di una scimmia nel 1920, Venizelos venne rimosso dall'incarico e un plebiscito restaurò Costantino al trono. Il principe Giorgio a questo punto prestò servizio come colonnello d'esercito e poi maggiore generale nella guerra contro la Turchia.
Quando i turchi sconfissero i greci nella Battaglia di Dumlupınar, furono i militari stessi a chiedere la nuova abdicazione di Costantino e Giorgio venne chiamato a succedergli al trono il 27 settembre 1922.
Re Giorgio e sua moglie Elisabetta di Romania in esilio a Londra, in una fotografia del 1931
A seguito del fallito colpo di Stato realista dell'ottobre del 1923, il comitato rivoluzionario greco "chiese" a Giorgio II di abbandonare la Grecia mentre l'Assemblea Nazionale avrebbe revisionato la questione del governo per il futuro. Egli dovette cedere a questa imposizione, ma si rifiutò di abdicare, lasciando il paese il 19 dicembre 1923 e recandosi in esilio nella nazione nativa della moglie, la Romania. Quando venne proclamata la repubblica il 25 marzo 1924, egli venne deposto ufficialmente, privato della nazionalità greca e delle sue proprietà private che vennero confiscate dal governo.[1]
Il 3 novembre 1935 fu riportato sul trono dopo un colpo di Stato militare contro la Repubblica e un contestato referendum, caratterizzato da violenze e brogli. Approvò la stabilizzazione e sostenne la dittatura di Ioannis Metaxas (il Regime del 4 agosto). Malgrado le tendenze quasi fasciste del regime ed i forti legami economici con la Germania nazista, Giorgio rimase sempre favorevole al Regno Unito e perciò, durante la seconda guerra mondiale, la Grecia, dopo vari tentennamenti, si schierò con gli Alleati.
Fu costretto a fuggire dalla Grecia in seguito all'invasione tedesca, terminata con la vittoria dell'Asse il 23 aprile 1941. Fuggì dapprima a Creta, ma in seguito alla conquista dell'isola da parte della Wehrmacht, si ritirò in Egitto e infine a Londra.
Durante la guerra rimase riconosciuto internazionalmente come capo dello Stato greco, appoggiato dal governo in esilio e dalle forze greche nel Medio Oriente. Nella Grecia occupata furono però i partigiani di sinistra del EAM/ELAS che trasformarono il loro movimento nel più grande movimento di resistenza greco, acquistando una notevole popolarità. Quando tuttavia la liberazione si avvicinò, la prospettiva che il Re tornasse causò contrasti tanto in Grecia quanto tra i greci residenti all'estero. Una gran parte del popolo e molti politici rifiutarono il suo ritorno a causa del suo sostegno accordato alla dittatura di Metaxas e si giunse all'accordo che la questione del suo ritorno e del futuro della monarchia sarebbero stati decisi con referendum nazionale.
Il referendum si svolse il 1º settembre 1946, fra accuse di brogli elevate dalla sinistra, mentre il paese era coinvolto in una guerra civile. Giorgio morì a seguito di un improvviso attacco cardiaco, nel Palazzo Reale ad Atene, e a lui succedette il fratello, Paolo di Grecia.
A causa dei suoi numerosi esili, si dice che egli affermasse che: «l’oggetto più importante di un Re di Grecia è la valigia.»[senza fonte]