Giorgio di Borbone-Parma

Giorgio di Borbone-Parma (Milano, 20 maggio 1900Trebeshina, 19 marzo 1941) è stato un principe e militare italiano.

Giorgio di Borbone-Parma
Principe
Nome completoGiorgio Marco León di Borbone-Parma
NascitaMilano, 20 maggio 1900
MorteTrebeshina, 19 marzo 1941
PadreFilippo Folchi
MadreElvira di Borbone-Spagna
ConsorteGermane Pilard[1]
FigliBeatrice di Borbone[2]
Giorgio di Borbone-Parma
Il Capitano Giorgio di Borbone
NascitaMilano, 20 maggio 1900
MorteTrebeshina, 19 marzo 1941
Cause della morteCaduto in combattimento
Luogo di sepolturaQuota 731 di Monastero
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Unità51ª Divisione fanteria "Siena"
Reparto31º Rgt. fanteria "Siena"
GradoCapitano
ComandantiMario Carloni
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
Comandante diCompagnia Arditi
DecorazioniMedaglia d'oro al valore militare
Medaglia di bronzo al valore militare
voci di militari presenti su Wikipedia

Biografia modifica

Giorgio Marco León di Borbone-Parma nacque a Milano il 20 maggio 1900, dalla relazione tra il pittore fiorentino Filippo Maria Folchi-Vici (1862 - 1947) con la principessa Elvira María Teresa Enriqueta di Borbone e Borbone-Parma (1871 - 1929) da cui ebbe altri due figli, i gemelli León Fulco (1904 – 1962) e Filiberto (1904 – 1968).[3][4]

Il padre Filippo, già sposato con altri figli, non li ha mai riconosciuti quindi presero il cognome della madre, donna Elvira, che a sua volta era figlia del duca di Madrid Carlo Maria di Borbone-Spagna e di Margherita di Borbone-Parma, precedentemente la relazionne con Folchi, stava per sposare l'arciduca Leopoldo Ferdinando d'Asburgo-Lorena figlio del Granduca di Toscana deposto nel 1859 e per motivi politici il piano fu bloccato dall'imperatore Francesco Giuseppe I. Nel 1896 fuggì col pittore fiorentino venendo conseguentemente diseredata da suo padre, il duca di Madrid, che la considerava morta.[5]

In precedenza aveva prestato servizio come volontario nella prima guerra mondiale arruolandosi appena diciassettenne nel 68º reggimento fanteria come soldato. Promosso sottotenente passò nel 164º fanteria venendo congedato nel 1919. Fu richiamato a domanda l'anno seguente in Alta Slesia con il contingente italiano rimanendovi fino al 1922, anno in cui fu ricollocato in congedo col grado di Tenente.

Trasferitosi a Parigi dalla madre per completare gli studi, rientrò poi in Italia venendo assunto dall'Ente del Turismo Provinciale di Roma.

Nel 1935 partì volontario nella 221 Legione Camicie Nere della Divisione "Tevere" in Africa Orientale nella guerra per la conquista dell’Etiopia rientrando in Italia nel 1936. Successivamente posto in congedo, quando l'Italia entrò in guerra il 10 giugno 1940, chiese nuovamente di essere arruolato venendo impiegato con il grado di Capitano nel 16º reggimento fanteria ottenendo di essere poi trasferito al 31º Reggimento fanteria "Siena".

 
Tomba del Principe Giorgio di Borbone-Parma a quota 731 di Monastero nei pressi del Monte Trebeshina in Albania.

Il 19 settembre 1940 s'imbarcò alla volta dell’Albania, da dove, nell’ottobre successivo, prendeva parte alle operazioni belliche contro la Grecia sul fronte greco-albanese.

Venne insignito della Medaglia di Bronzo al valore militare per le ferite riportate il 24 novembre 1940 durante i combattimenti sul Monte Gelli, dove durante un attacco delle forze armate greche, in un momento cruciale della battaglia, alcuni reparti del 31º Fanteria rischiavano di essere travolti dalla furia avversaria. Benché ferito riordinava i suoi soldati e li spingeva al contrassalto riuscendo ad evitare ben più gravi conseguenze. Ripresosi dalle ferite, al Principe di Borbone venne offerto un incarico di comando nelle retrovie, ma rifiutò e volle nuovamente essere impiegato in prima linea.

Nel frattempo il fronte si era impantanato nella località di Quota 731, che invano era stata a più riprese attaccata dai soldati della 47ª Divisione Bari. La notte tra il 13 e 14 marzo i reparti della Bari riuscirono ad occupare la Quota 731 di Monastero, ma dopo qualche ora furono obbligati a ritirarsi per i violenti concentramenti di fuoco avversari che sconvolgono profondamente la limitata ampiezza della quota. Nel pomeriggio del 14 marzo vi fu un nuovo tentativo di impadronirsi di Quota 731, ma senza grandi risultati.

Morì in combattimento il 19 marzo 1941 a Quota 731 di Monastero, collina nei pressi del monte Trebeshina in Albania, quando i comandi italiani decisero un nuovo attacco, ma questa volta appoggiato anche da reparti di carri armati, il cui compito sarebbe stato quello di irrompere con irruenza nello schieramento avversario, cercare di scompaginarlo e creare confusione, in attesa dell’arrivo del grosso delle fanterie lanciate all’assalto. Il Principe fu il primo ad irrompere nello schieramento avversario e riuscì con i suoi uomini ad occupare la posizione nemica. Ma l’arrivo dei rinforzi fu vana perché più a valle i Fanti della Divisione Bari vennero inchiodati dal fuoco dell’artiglieria greca. Impossibilitati a continuare nell'avanzata, non poterono far altro che ripiegare sulle posizioni di partenza. Continuò la lotta contro i militari Greci che avanzavano, fino all'esaurimento di tutte le munizioni e le bombe a mano che aveva a disposizione, quando un colpo di fucile lo colpiva alla testa uccidendolo all’istante.

Onorificenze modifica

«Comandante di una compagnia arditi, tre volte volontario di guerra, già ferito in precedenti fatti d’arme in cui si era valorosamente distinto, otteneva, dopo vive istanze, di rientrare al proprio reparto. In aspro combattimento si lanciava, con impareggiabile audacia e sprezzo del pericolo, alla testa dei suoi arditi, contro munita posizione avversaria. Colpito una prima volta, seguitava ad avanzare e giungeva sulla linea nemica conquistandola e disperdendone i difensori con accanito lancio di bombe a mano. Accerchiato da forze soverchianti, persisteva imperterrito nell’impari lotta finché, esaurite le bombe ed i colpi della propria pistola contro i più vicini avversari, veniva sopraffatto e cadeva da eroe.»
— Q. 731 di Monastero (Fronte greco - albanese),
— 19 marzo 1941[6][7]
«Comandante di una compagnia armi di accompagnamento, a difesa di una importante posizione, accortosi che il nemico, travolti gli elementi avanzanti, stava per sopraffare il reparto, guidava i dipendenti al contrassalto. Benché ferito, persisteva nella lotta, incitando i propri Fanti alla più tenace resistenza.»
— Monte Gelil, Fronte Greco,
— 24 novembre 1940[8]

Note modifica

  1. ^ Descendants of Duke Carlo III of Parma, su heinbruins.nl. URL consultato il 27 gennaio 2022.
  2. ^ Beatrice di Borbone, sartoria, Roma, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 9 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2021).
  3. ^ ACCADEMIA “MARIA LUISA DI BORBONE” VIAREGGIO ANNALE 2013 (PDF) [collegamento interrotto], su lnx.accademiaborbone.it. URL consultato il 25 maggio 2020.
  4. ^ Elvira María Teresa Enrique de Borbón y Borbón Parma, su dbe.rah.es. URL consultato l'8 luglio 2021.
  5. ^ Da Maria Luisa a Zita le donne dei Borbone innamorate di Viareggio, su iltirreno.gelocal.it. URL consultato l'08-075-2021.
  6. ^ Bollettino Ufficiale 1942 d.26 pg.1810.
  7. ^ Quirinale - scheda
  8. ^ Il Principe di Borbone caduto a Quota 731

Bibliografia modifica

  • Dino Campini, Ferrea Mole Ferreo Cuore, Italia storica, 2011, Genova.
  • Giulio Bedeschi, Fronte greco-albanese, c'ero anch'io, Mursia, 1977.
  • Rinaldo Panetta, Il ponte di Klisura: i carristi italiani in Albania, 1940-1941, Mursia, 1975.
  • Ugo De Lorenzis, Dal-primo all'ultimo Giorno, Longanesi, 1971.
  • Bruna Micheletti, Pier Paolo Poggio, L'Italia in guerra 1940-43, Fondazione "Luigi Micheletti", 1992.
  • José María Zavala, Bastardos y Borbones: Los hijos desconocidos de la dinastía, Random House Mondadori, 2011.
  • Maurizio Parri, Le Fiamme Rosse del 31º Reggimento carristi, Soldiershop, 2021.
  • Vito Panunzio, Il "secondo fascismo", 1936-1943: la reazione della nuova generazione alla crisi del movimento e del regime, Mursia, 1988.