Giovanni II Casimiro di Polonia

re di Polonia e Granduca di Lettonia
(Reindirizzamento da Giovanni II di Polonia)

Giovanni II Casimiro Vasa (polacco: Jan II Kazimierz Waza; tedesco: Johann II. Kasimir Wasa; lituano: Jonas Kazimieras Vaza; Cracovia, 22 marzo 1609Nevers, 16 dicembre 1672) fu re di Polonia dal 1648 al 1668 e Granduca di Lituania. Durante il suo regno la Polonia perse gran parte del suo territorio combattendo contro il Regno russo, l'Impero svedese, i Tartari e l'Ucraina, dando comunque a tratti prova di patriottismo e di attaccamento alla patria.

Giovanni II Casimiro Vasa
Daniel Schultz, Ritratto di Re Giovanni II Casimiro Vasa (1660 circa); olio su tela, 62×49 cm, Musée de Cambrai, Francia
Re di Polonia
Granduca di Lituania
Stemma
Stemma
In carica20 novembre 1648 –
16 settembre 1668
Incoronazione19 gennaio 1649
PredecessoreLadislao IV
SuccessoreMichele I
Altri titoliRe titolare di Svezia (come Giovanni IV Casimiro)
NascitaCracovia, 22 marzo 1609
MorteNevers, 16 dicembre 1672 (63 anni)
Sepoltura31 gennaio 1676
Luogo di sepolturaCattedrale del Wawel
Casa realeCasato di Vasa
PadreSigismondo III di Svezia
MadreCostanza d'Asburgo
ConiugiMaria Luisa di Gonzaga-Nevers
Claudine Françoise Mignot
Figliprime nozze:
Maria Anna Teresa
Giovanni Sigismondo
ReligioneCattolicesimo
Firma

Gli intrighi orditi alle sue spalle da importanti personaggi politici e persino da sua moglie per favorire l'ascesa del duca di Enghien al trono polacco, avviarono una serie di rivolte, inclusa la ribellione guidata da Jerzy Sebastian Lubomirski. Giovanni Casimiro venne costretto ad abdicare il 16 settembre 1668 a Varsavia. L'anno successivo si ritirò in Francia dove venne ospitato da Luigi XIV alla sua corte.

Biografia modifica

I primi anni e l'ascesa al potere modifica

 
Il giovane principe Giovanni Casimiro di Polonia in un ritratto del 1619 circa

Secondo figlio di Sigismondo III Vasa e dell'arciduchessa Costanza d'Asburgo, Giovanni Casimiro nacque a Cracovia nel 1609. Suo padre era nipote di re Gustavo I di Svezia, motivo per cui sia lui che suo fratello reclamarono il trono svedese per sé in unione con quello polacco, innescando la guerra polacco-svedese. Sua madre, Costanza d'Austria, era figlia dell'arciduca Carlo II d'Austria e di Maria Anna di Baviera.

Giovanni Casimiro rimase per la maggior parte della sua vita perlopiù in ombra del fratello, Ladislao IV di Polonia, pur vantando alcuni amici tra la nobiltà polacca. Schivo e riservato, divise il tempo della propria giovinezza tra feste sfrenate e contemplazione religiosa, negandosi alla politica ben sapendo di non disporre di un potere forte né di una qualche influenza alla corte polacca.

Tra il 1632 ed il 1635, Ladislao IV cercò di sfruttare la figura di suo fratello minore per mantenere una certa influenza in Europa, negoziando per lui dapprima un matrimonio con Cristina di Svezia e poi con una principessa italiana, tentativi rimasti ad ogni modo tutti senza successo. Nel 1637, Giovanni Casimiro venne inviato in missione diplomatica a Vienna, incarico che però egli abbandonò per unirsi all'esercito del Sacro Romano Impero e combattere contro la Francia. Dopo che il reggimento dove militava venne però sconfitto in battaglia, tornò a Vienna dove si diede alla vita di corte per un anno prima di essere infine richiamato in patria.

Nel 1636 fece ritorno in Polonia dove si innamorò della baronessa Guldentern, ma questa unione venne osteggiata dal fratello re dal momento che non era un matrimonio d'alto lignaggio. Per ricompensarlo della delusione d'amore subita, Ladislao tentò di far riconoscere a Giovanni Casimiro il titolo di duca sovrano di Curlandia, ma ottenne solo il veto del parlamento polacco su questo progetto. Offeso da questo trattamento sia da parte del fratello che da parte dei nobili polacchi, Giovanni Casimiro nel 1638 lasciò la Polonia alla volta della Spagna dove gli era stato processo l'incarico di viceré del Portogallo, ma venne arrestato in Francia durante il suo viaggio di andata per ordine del cardinale Richelieu, il quale l'accusò di spionaggio, e rimase prigioniero dei francesi per due anni. Liberato nel febbraio del 1640 su pressione della legazione polacca in Francia guidata dal voivoda di Smolensk, Krzysztof Korwin Gosiewski, in segno di voto abbandonò tutte le sue ambizioni politiche e decise di entrare nella Compagnia di Gesù anche contro il parere del fratello maggiore, portandosi a Loreto per il periodo di noviziato, ma rinunciò a prendere gli ordini religiosi nel giro di un anno dopo essersi consultato con San Giuseppe di Copertino. Pur in mancanza dell'ordinazione sacerdotale, papa Innocenzo X lo nominò cardinale in riconoscimento del suo rango il 28 maggio 1646, ma già nell'ottobre del 1647 Giovanni Casimiro decise di tornare in patria abbandonando la curia romana con la quale era entrato in contrasto per le sue pretese di utilizzare nelle sue insegne araldiche le corone regali e perché si era dichiarato pubblico sostenitore del cardinale Giulio Mazzarino e della sua politica.[1] Sempre nel 1647 morì l'unico figlio maschio del fratello Ladislao e di conseguenza Giovanni Casimiro divenne il primo in linea di successione al trono polacco dopo il sovrano, motivo che lo spinse ufficialmente a rinunciare alla porpora cardinalizia.

Alla morte del fratello re Ladislao IV Vasa, Giovanni Casimiro venne infatti prescelto quale suo successore al trono di Polonia il 20 novembre 1648 dopo sei mesi di deliberazioni, ottenendo 4352 voti da parte dei membri della nobiltà al parlamento polacco. Il 17 gennaio 1649, nella cattedrale del Wawel, venne incoronato re di Polonia dall'arcivescovo di Gniezno e primate di Polonia, Maciej Łubieński. A maggio ottenne una dispensa per sposare la vedova di suo fratello, la principessa Maria Luisa di Gonzaga-Nevers.

Il regno e le guerre con Svezia e Russia modifica

 
Giovanni II Casimiro in un ritratto di Marcello Bacciarelli del XVIII secolo
Jan Kazimierz Waza, S.I.
cardinale di Santa Romana Chiesa
 
Anonimo, Ritratto del cardinale Waza (1646); olio su tela, Pinacoteca nazionale, Ferrara.
 
 
Incarichi ricoperti
 
Nato22 marzo 1609 a Cracovia
Creato cardinale28 maggio 1646 da papa Innocenzo X (dimessosi spontaneamente il 6 luglio 1648)
Deceduto16 dicembre 1672 (63 anni) a Nevers
Firma
 
 

Nonostante il suo desiderio di negoziare coi cosacchi ucraini, dovette continuare la lotta sotto le pressioni della nobiltà polacca che voleva ingrandire i propri possedimenti, cercando senza successo di combattere la rivolta di Chmel'nyc'kyj. Vinse la battaglia di Berestečko contro le forze cosacche e tartare (nel giugno 1651), ma i combattimenti ripresero allorché i cosacchi si allearono alla Russia. Nel 1658 cacciò gli antitrinitari, sospettati di slealtà durante le guerre contro la Svezia.[2]

Nel contempo la Svezia invase la Polonia. Infatti, quando la regina di Svezia Cristina I ebbe abdicato il 16 giugno 1654, Giovanni II avanzò dei diritti sul trono svedese in quanto pronipote di Gustavo I Vasa. Questo condusse ad un conflitto di successione con l'altro pretendente, Carlo Gustavo (1622-1660), cugino della ex regina, ed alla Seconda guerra del nord (1655-1660), che entrò nella storia della Polonia con il nome di "Diluvio".

La guerra fu praticamente perduta da Giovanni II già dal suo inizio con la battaglia di Varsavia avvenuta nel 1656, contro Carlo X di Svezia e il suo alleato Federico Guglielmo I di Brandeburgo. Il 19 settembre 1657 Giovanni II sottoscrisse il trattato di Welawa col quale rinunciava alla sovranità sul ducato di Prussia, assorbito dal Brandeburgo. Coil trattato di Oliva (3 maggio 1660) si chiuse la guerra: Giovanni II rinunciò ai suoi diritti sulla corona di Svezia e riconobbe la cessione della Livonia, inclusa la città di Riga, e l'Estonia alla Svezia.

Successivamente le sue armate, comandate da Sobieski, sconfissero i Tartari nel 1661. Allo stesso tempo, in Polonia scoppiarono delle rivolte di piazza sobillate dalla regina Luisa Maria Gonzaga, che intendeva sostenere l'elezione del Luigi II di Borbone-Condé, duca di Enghien, al trono polacco. Ciò era sostenuto anche economicamente dal re di Francia, Luigi XIV, che avrebbe ovviamente preferito un candidato francese al trono locale. Si costituì un esercito rivoluzionario guidato dal nobile polacco Jerzy Sebastian Lubomirski che nel 1664 si sollevò in rivolta e il suo comandante, dopo ripetuti richiami, venne accusato dal re d'alto tradimento davanti al parlamento. Quando Lubomirski venne condannato all'esilio, iniziò delle pubbliche azioni di ribellione coi suoi uomini e si scontrò direttamente con le armate del sovrano, protraendo lo scontro per diversi anni.

Nella guerra contro la Russia Giovanni II ebbe ancor minore fortuna dei precedenti conflitti: costretto alla pace di Andrusovo nel 1667, dovette rinunciare ad una vasta parte della Russia occidentale, comprendente la città di Smolensk e della Ucraina, con Kiev fino al Dnepr. La delusione negli anni del suo governo fu tale che spesso le lettere del suo monogramma "Ioannes Casimirus Rex" venivano riportate come "Initium Calamitatis Regni", traducibili con "L'inizio delle disgrazie del Regno".

La Confederazione Polacca nei primi anni di regno di Giovanni II Casimiro (1648, a destra) ed alla fine del suo regno (1660, a sinistra). Si notano in particolare i molti territori perduti dalla Confederazione a vantaggio di Svezia e Brandeburgo durante il regno di Giovanni II Casimiro.

Abdicazione e morte modifica

 
Giovanni II in tarda età, particolare di un ritratto di David Schultz.

Essendogli morta la moglie Maria Luisa nel 1667, e scoraggiato a causa delle guerre e delle rivolte della Dieta, condotte dal principe Jerzy Sebastian Lubomirski, abdicò il 16 settembre 1668, ritirandosi successivamente in Francia, ove divenne abate titolare dell'Abbazia di Saint-Germain-des-Prés e dell'Abbazia di Saint-Martin de Nevers. Il 29 settembre 1669 venne eletto quale nuovo sovrano della Confederazione il principe Michele Korybut.

Nell'autunno del 1672, Giovanni Casimiro intendeva fare ritorno in Polonia ma si ammalò prima di partire e questo gli impedì di proseguire. Venuto a conoscenza dell'assedio degli ottomani alla città di Kamieniec Podolski, questa notizia esacerbò ulteriormente le sue condizioni di salute. Chiese l'aiuto di papa Clemente X per difendere la Polonia dagli ottomani, ma senza successo. Morì il 16 dicembre 1672 a causa di un colpo apoplettico e venne sepolto presso la cattedrale di Wawel a Cracovia.[3] Il suo cuore venne sepolto invece in un'urna presso l'abbazia parigina di Saint-Germain-des-Prés.

Il giuramento di Lwów modifica

 
Jan Matejko, Il giuramento di re Giovanni Casimiro, olio su tela, 1893, Museo Nazionale di Cracovia.

Il 1º aprile 1656, nel corso di un'elaborata e grandiosa cerimonia solenne che si tenne alla cattedrale di Lwów, alla presenza del nunzio apostolico monsignor Pietro Vidoni, Giovanni II Casimiro affidò la Confederazione Polacco-Lituana alla protezione della Beata Vergine Maria col titolo di "Regina della Corona polacca e degli altri paesi da essa dipendenti". Egli giurò inoltre di proteggere il suo popolo da ogni imposizione e ingiusto legame. Questo atto è storicamente noto come giuramento di Lwów.

Quando il paese venne occupato quasi interamente dalle armate svedesi e russe, questo voto avrebbe dovuto incitare l'intera nazione, inclusi i contadini, alla rivolta contro gli invasori per la difesa della patria, in particolare perché non solo i russi non erano cattolici, ma ancor più gli svedesi erano protestanti. A suffragare tutto ciò, Giovanni II Casimiro promise di affrancare i contadini dalla servitù della gleba e di ottenere condizioni di vita migliori per loro e come lui giurò anche il vescovo di Cracovia e vice cancelliere della Corona, monsignor Andrzej Trzebicki, a nome dei nobili polacchi della Confederazione.

Ad ogni modo, quando le forze della Confederazione furono riusciti infine a scacciare gli svedesi nel 1657 ed i russi nel 1661, le promesse fatte da Giovanni Casimiro a Lwów, in particolare quelle relative alle condizioni di vita dei contadini, vennero disattese, in gran parte per l'opposizione del sejm che era composto da aristocratici che non intendevano privarsi della servitù della gleba imposta ai loro contadini, temendo che tale provvedimento avrebbe potuto finire per danneggiare i loro interessi economici.

Patrono delle arti modifica

 
Ritratto di un rabbino di Rembrandt, opera della collezione di Giovanni II Casimiro

La vasta collezione di dipinti, ritratti, porcellani e altri oggetti preziosi appartenenti alla casata dei Vasa venne in gran parte saccheggiata da svedesi e tedeschi del Brandeburgo durante il sacco di Varsavia della metà del Seicento, durante il "Diluvio".[4] Gran parte della collezione venne svenduta a ricchi nobili in tutta Europa.

Giovanni II Casimiro fu un appassionato collezionista di dipinti olandesi e fu patrono del pittore Daniel Schultz.[5] Gran parte dei dipinti del re venne acquisita negli anni '60 del Seicento tramite Hendrick van Uylenburgh, un agente di Amsterdam, e poi di suo figlio Gerrit van Uylenburgh. Tra i dipinti olandesi spiccavano diverse opere di Rembrandt, Rubens, Jordaens, Reni, Guercino, Jan Brueghel il Giovane e Bassano.[4]

Quando Giovanni Casimiro ebbe abdicato al trono polacco-lituano, portò con sé molti dei dipinti di sua proprietà in Francia. Il resto rimase al castello reale di Varsavia e venne saccheggiato durante la grande guerra del nord o passò nel 1720 nelle mani di Augusto II il Forte, elettore di Sassonia, come ad esempio due dipinti di Rembrandt – Ritratto di un rabbino (1657) e Ritratto di un uomo con cappello di perle (1667), attualmente esposti alla Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda, in Germania.[4]

Altro importante merito di Giovanni II Casimiro è l'aver fondato, nel 1661, l'Università di Leopoli, la più antica università dell'Ucraina

Discendenza modifica

Da Maria Luisa di Gonzaga-Nevers ebbe due figli: Maria Anna Teresa (1650-1651) e Giovanni Sigismondo (1652), entrambi morti giovani e dati alla luce da Maria Luisa, quando ella aveva già più di quarant'anni. Con Giovanni II Casimiro si estinse quindi la dinastia Vasa, ma anche la discendenza della regina Bona Sforza e la genealogia di Santa Brigida di Svezia.

Ascendenza modifica

Re di Svezia
Casato di Vasa
 

Gustavo I (1523-1560)
Erik XIV (1560-1568)
Giovanni III (1568-1592)
Sigismondo I (1592-1599)
Carlo IX (1599-1611)
Gustavo II Adolfo (1611-1632)
Cristina (1632-1654)
Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
8. Gustavo I di Svezia 16. Erik Johansson Vasa  
 
17. Cecilia Månsdotter Eka  
4. Giovanni III di Svezia  
9. Margherita Leijonhufvud 18. Erik Abrahamsson Leijonhufvud  
 
19. Ebba Eriksdotter Vasa  
2. Sigismondo III di Polonia  
10. Sigismondo I Jagellone 20. Casimiro IV di Polonia  
 
21. Elisabetta d'Asburgo  
5. Caterina Jagellona  
11. Bona Sforza 22. Gian Galeazzo Maria Sforza  
 
23. Isabella d'Aragona  
1. Giovanni II Casimiro di Polonia  
12. Ferdinando I d'Asburgo 24. Filippo I d'Asburgo  
 
25. Giovanna di Castiglia  
6. Carlo II d'Austria  
13. Anna Jagellone 26. Ladislao II di Boemia  
 
27. Anna di Foix-Candale  
3. Costanza d'Asburgo  
14. Alberto V di Baviera 28. Guglielmo IV di Baviera  
 
29. Maria Giacomina di Baden  
7. Maria Anna di Baviera  
15. Anna d'Asburgo 30. Ferdinando I d'Asburgo (= 12)  
 
31. Anna Jagellone (= 13)  
 

Note modifica

  1. ^ Copia archiviata, su it.encarta.msn.com. URL consultato il 16 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2009).
  2. ^ Ma già prima di subire questi colpi essi avevano perduto un gran numero di aderenti a causa della conversione al cattolicesimo dei loro nobili. Quindi si dispersero in Transilvania e Prussia. [1]
  3. ^ Onet – Jesteś na bieżąco, su dampol.republika.pl. URL consultato il 1º ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2014).
  4. ^ a b c Lileyko Jerzy, Vademecum Zamku Warszawskiego, Warszawa, 1980. ISBN 83-223-1818-9 p. 129
  5. ^ Dedesz Aga (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2011).

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN59323818 · ISNI (EN0000 0001 1027 7044 · BAV 495/27566 · CERL cnp00405809 · LCCN (ENn83225144 · GND (DE119389118 · BNE (ESXX983451 (data) · BNF (FRcb14547546s (data) · J9U (ENHE987007263336305171 · WorldCat Identities (ENlccn-n83225144