Giuseppe Memeo

terrorista italiano

Giuseppe Memeo, noto come Il Terun negli anni settanta (Palazzo San Gervasio, 11 ottobre 1958), è un ex terrorista italiano.

La famosa immagine, scattata da Paolo Pedrizzetti, di Giuseppe Memeo mentre impugna una pistola durante lo scontro di via De Amicis a Milano (1977)[1].

Biografia modifica

Militante di Autonomia Operaia, entrò nei Proletari Armati per il Comunismo (PAC), organizzazione terroristica di estrema sinistra costituitasi in Lombardia, tramite il gruppo dei sardi e Sebastiano Masala, divenendone uno dei principali esponenti. Guadagnò notorietà il 14 maggio 1977, durante la manifestazione di protesta contro la repressione svoltasi due giorni dopo l'uccisione di Giorgiana Masi e l'arresto di Sergio Spazzali e Giovanni Cappelli, due avvocati di Soccorso Rosso. Gli organizzatori della manifestazione avevano previsto che tutti i manifestanti confluissero in piazza del Duomo, com'era d'uso al tempo. Viceversa i gruppi dell'autonomia milanese, tra cui la "banda Bellini" e il collettivo del Casoretto, lasciarono il corteo principale per dirigersi verso il carcere di San Vittore e manifestare la solidarietà ai compagni arrestati nei giorni precedenti.

Il blocco del loro percorso da parte delle forze dell'ordine fece degenerare la manifestazione in scontro armato, in via De Amicis a Milano, durante il quale Memeo fu immortalato in un famoso scatto che lo ritrae a viso parzialmente coperto da passamontagna, al centro della strada, mentre impugna a due mani una pistola: la fotografia diventò un emblema degli anni di piombo[2][3]. Durante la sparatoria rimase ucciso l'agente Antonio Custra[4], la cui morte fu inizialmente imputata a Memeo, ma si scoprì poi che l'autore dell'omicidio era Mario Ferrandi, altro componente dei PAC[5].

Il 16 febbraio 1979, assieme a Gabriele Grimaldi e Sebastiano Masala, uccise il gioielliere Pierluigi Torregiani, colpevole di aver reagito il mese precedente, assieme ad altri avventori, a due rapinatori che tentavano di derubare i clienti del ristorante Il Transatlantico, dove Torregiani si era recato a cenare assieme ad amici e parenti dopo una promozione di gioielli presso una TV privata, provocando la morte di uno dei delinquenti; nella sparatoria morì anche un commerciante di Catania, avventore del ristorante[6]. I PAC accusarono il gioielliere di essere un «agente del capitalismo sul territorio»[7] ed espressero, nelle loro rivendicazioni, solidarietà per la piccola malavita, la quale «con le rapine porta avanti il bisogno di giusta riappropriazione del reddito e di rifiuto del lavoro»[8].

Memeo fu arrestato il 9 luglio 1979 nell'abitazione di Maria Pia Ferrari, convivente di un altro militante dei PAC, Germano Fontana. Il giudice Pietro Forno lo considerava «una personalità estroversa e con una certa dose di esibizionismo» mentre il pentito Enrico Pasini Gatti, ex collaboratore non interno ai PAC, lo definì «un pazzo sanguinario».[9]
Condannato a 30 anni di reclusione per duplice omicidio e sette rapine, durante la detenzione iniziò a prendere le distanze dalla lotta armata. Dopo aver finito di scontare la pena, Memeo ha lavorato per l'associazione "Poiesis" di Milano, il centro della fondazione Exodus per la cura dell'AIDS, ed è stato vicepresidente della cooperativa sociale "Il Fontanile".

Note modifica

  1. ^ 1977 Storia di una foto, su raistoria.rai.it.
  2. ^ Alessandro Placidi, Divise forate. Storie di vittime dimenticate delle forze dell'ordine, p.56
  3. ^ «Qui trent'anni fa ho sparato a tuo padre», in il Giornale, 27 giugno 2007. URL consultato il 28 agosto 2007.
  4. ^ Antonio Custra, su vittimeterrorismo.it, vittimeterrorismo.it. URL consultato il 26 novembre 2007 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2010).
  5. ^ Così gli autonomi uccisero l'agente Custra, in il Giornale, 16 maggio 2007. URL consultato l'11 febbraio 2008.
  6. ^ "Battisti uccise, paghi". E la Francia si divide, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 5 marzo 2004. URL consultato il 30 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).
  7. ^ Giuseppe Cruciani, Gli amici del terrorista. Chi protegge Cesare Battisti?, p.26
  8. ^ Alessandro Placidi, Divise forate. Storie di vittime dimenticate delle forze dell'ordine, p.51
  9. ^ Giuseppe Cruciani, Gli amici del terrorista. Chi protegge Cesare Battisti?, p.12-13

Bibliografia modifica

  • Giuseppe Cruciani, Gli amici del terrorista. Chi protegge Cesare Battisti?, Milano, Sperling & Kupfer, 2010.
  • Alessandro Placidi, Divise forate. Storie di vittime dimenticate delle forze dell'ordine, Milano, Sperling & Kupfer, 2010.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica