Gli ultimi giorni di Pompei (film 1959)

film del 1959 diretto da Mario Bonnard, Sergio Leone

Gli ultimi giorni di Pompei è un film del 1959 diretto da Mario Bonnard e Sergio Leone. È l'ennesima trasposizione cinematografica del romanzo storico Gli ultimi giorni di Pompei (1834) di Edward Bulwer-Lytton, sceneggiata con disinvoltura per adattarla a misura dell'allora "divo" Steve Reeves[1].

Gli ultimi giorni di Pompei
Eruzione del Vesuvio
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia, Spagna, Germania Ovest
Anno1959
Durata100 min
Rapporto2,35:1
Genereepico, avventura, storico, sentimentale, catastrofico
RegiaMario Bonnard, Sergio Leone
SoggettoEdward Bulwer-Lytton (romanzo)
SceneggiaturaEnnio De Concini, Luigi Emmanuele, Sergio Leone, Duccio Tessari, Sergio Corbucci
Produttore esecutivoPaolo Moffa
Casa di produzioneCineproduzioni Associate, Procusa, Transocean
Distribuzione in italianoFilmar
FotografiaAntonio L. Ballesteros
MontaggioEraldo Da Roma
Effetti specialiEros Bacciucchi
MusicheAngelo Francesco Lavagnino
ScenografiaRamiro Gómez
CostumiVittorio Rossi
TruccoAngelo Malantrucco, Carmen Martínez
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali


Trama modifica

Pompei, 79 d.C.. Il centurione Glauco, tornato a casa dalla Palestina, trova la città in preda a un gruppo di saccheggiatori che depredano le case e assassinano i componenti delle famiglie più ricche, lasciando sul luogo del misfatto un segno di croce. Anche la sua famiglia è stata decimata dagli assassini e, desideroso di vendetta, si rivolge ad Ascanio (alla cui figlia Elena aveva salvato la vita tempo prima) reclamando misure energiche contro di loro. Ascanio, preoccupato di mantenere la sua alta carica e manovrato dalla moglie Giulia Lavinia e da Arbace, gran sacerdote di Iside, fa mettere in prigione i seguaci della nuova fede cristiana ritenendoli responsabili dei massacri.

Glauco, assistendo alle torture inflitte a questi ultimi e convinto dalle parole di Elena, pensa invece che siano innocenti e scopre che i veri responsabili sono proprio Giulia e Arbace, che cospirano ai danni di Roma. Giulia, temendo delle conseguenze per essere stata scoperta, uccide Ascanio, mentre il sacerdote tenta inutilmente di eliminare Glauco, tuttavia riesce a farlo imprigionare. Evaso dal carcere, Glauco corre in difesa di Elena e dei cristiani; in suo aiuto vengono alcuni commilitoni che, travestiti da gladiatori, trafiggono i cospiratori. All'improvviso si riaccende il Vesuvio, che nel giro di poche ore semina la morte sulla città, ma Glauco ed Elena riusciranno a salvarsi fuggendo su una barca.[2]

Produzione modifica

Realizzato negli stabilimenti C.E.A. di Madrid e Cinecittà di Roma, il film, inizialmente diretto da Mario Bonnard, fu portato a termine da Sergio Leone, co-sceneggiatore e regista della seconda unità, per il forzato abbandono di Bonnard a causa di una malattia. Leone si avvalse per le scene di massa e di circo della collaborazione del co-sceneggiatore Sergio Corbucci, mentre lui diresse le scene di dialogo.[3]

Distribuzione modifica

Note modifica

  1. ^ Francesco Mininni, Sergio Leone, il Castoro cinema, Editrice Il Castoro, Milano, 1995
  2. ^ Centro Cattolico Cinematografico, Segnalazioni cinematografiche, vol. LXVI, Roma, 1959, p. 231
  3. ^ Sergio Leone e Noël Simsolo, C'era una volta il cinema, Milano, Il Saggiatore, 1999.

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