Governo Fanfani IV
Governo Fanfani IV | |
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Stato | ![]() |
Presidente del Consiglio | Amintore Fanfani (DC) |
Coalizione | DC, PSDI, PRI con l'appoggio esterno del PSI |
Legislatura | III Legislatura |
Giuramento | 22 febbraio 1962 |
Dimissioni | 16 maggio 1963 |
Governo successivo | Leone I 22 giugno 1963 |
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Il Governo Fanfani IV è stato il diciassettesimo esecutivo della Repubblica Italiana, il quinto e ultimo della III legislatura. Venne presieduto dal deputato Amintore Fanfani e rimase in carica dal 22 febbraio 1962[1][2] al 22 giugno 1963[3][4][5], per un totale di 485 giorni, ovvero 1 anno e 4 mesi.
StoriaModifica
A seguito delle dimissioni del terzo governo Fanfani, formalizzate il 2 febbraio 1962, il 10 febbraio il Presidente della Repubblica Gronchi conferì nuovamente a Fanfani l'incarico di formare un nuovo governo.[6] Il 21 febbraio Fanfani forma il suo quarto governo formato da esponenti di DC, PRI e PSDI e con l'appoggio esterno del PSI.[4] Il governo viene presentato alle camere il due marzo. La fiducia viene votata alla Camera il 10 marzo che viene approvata con 295 voti a favore, 195 contrari e l'astensione del PSI mentre al Senato la votazione avviene il 15 marzo che viene approvata con 122 voti a favore e 68 contrari.[4]
Il 18 giugno il Consiglio dei ministri approva la legge per la nazionalizzazione dell’energia elettrica, fra i punti principali del programma del PSI e che sarà approvata dal parlamento a novembre e viene istituito l’Ente per l’energia elettrica con conseguente trasferimento a esso delle industrie elettriche. A fine novembre si procede a un rimpasto con la sostituzione di alcuni ministri e alcuni sottosegretari e le modifiche vengono approvate dalla Camera il 5 dicembre e il 6 dicembre dal Senato.[4]
Al fine di cercare un compromesso fra i vari partiti che sostengono il governo per definire come concludere la legislatura, dal 4 all'8 gennaio si svolgono riunioni e incontri dei segretari dei rispettivi partiti. In particolare ci sono contrasti fra DC e PSI sulla legge per l’attuazione dell’ordinamento regionale che la DC vorrebbe condizionare alla rottura del PSI con il PCI negli enti locali. Tuttavia, dato la ormai vicina conclusione della legislatura, il PSI esclude la crisi di governo.[4]
Il Presidente del Consiglio si reca, dal 16 al 18 gennaio, in visita ufficiale negli Stati uniti dove incontra John F. Kennedy.[4]
Il parlamento viene sciolto il 18 febbraio e il presidente della Repubblica Antonio Segni indice elezioni anticipate.[4]
Composizione del parlamentoModifica
Camera dei Deputati | Seggi | |
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Democrazia Cristiana Partito Socialista Italiano Partito Socialdemocratico Italiano Partito Repubblicano Italiano Südtiroler Volkspartei Union Valdôtaine Totale Maggioranza |
273 84 22 6 3 1 389 | |
Partito Comunista Italiano Movimento Sociale Italiano Partito Liberale Italiano Partito Democratico Italiano Movimento Comunità Totale Opposizione |
140 24 17 25 1 207 | |
Totale | 596 |
Senato della Repubblica | Seggi | |
---|---|---|
Democrazia Cristiana Partito Socialista Italiano Partito Socialdemocratico Italiano Südtiroler Volkspartei Totale Maggioranza |
123 36 5 2 166 | |
Partito Comunista Italiano Movimento Sociale Italiano Partito Liberale Italiano Partito Democratico Italiano Indipendenti di Sinistra Totale Opposizione |
60 8 5 6 1 80 | |
Totale | 246 |
Partiti di governoModifica
- Democrazia Cristiana (DC): Presidente del Consiglio, Vicepresidente del Consiglio, 18 ministri, 32 sottosegretari
- Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI): 3 ministri, 5 sottosegretari
- Partito Repubblicano Italiano (PRI): 2 ministri, 1 sottosegretario
ComposizioneModifica
CronologiaModifica
- 21 febbraio 1962. Il nuovo governo tripartito Dc-Psdi-Pri trova la fiducia della Camera con 295 sì, 195 no, 93 astenuti; al Senato con 122 sì e 68 no. Il Psi si astiene.
- 23 marzo 1962. Aumento delle pensioni: un +30% che porta le pensioni medie a circa centomila lire l'anno.
- 13 aprile 1962. Viene eliminata la censura sulle opere liriche e di prosa. Rimane su quelle cinematografiche, sui varietà e su quelle televisive.
- 2 maggio 1962. Alle elezioni per il Presidente della Repubblica, viene eletto Antonio Segni, col supporto del correntone democristiano, del Msi e dei monarchici.
- 14 luglio 1962. Si avvia un'imponente opera di urbanizzazione del Paese, tramite l'esproprio generale di terre ai Comuni.
- 27 novembre 1962. Viene approvata alla Camera la nazionalizzazione dell'energia elettrica.
- 31 dicembre 1962. Viene istituita la scuola media unica ed elevato l'obbligo scolastico a 14 anni di età.
- 15 gennaio 1963. Fanfani si reca in visita negli Stati Uniti: l'obiettivo è costituire, nel quadro della NATO, una difesa nucleare anche sul territorio italiano. Si fa strada l'installazione dei missili Polaris.
- 1º febbraio 1963. Viene ridotta la leva militare: da 18 mesi a 15 mesi.
- 7 febbraio 1963. Viene regolamentato il numero fisso di deputati e senatori: alla Camera, d'ora in poi, ci saranno 630 parlamentari; al Senato 315.
- 18 febbraio 1963. Il presidente della Repubblica, Segni, scioglie le Camere essendo terminata la legislatura, indicendo le elezioni politiche. Il governo rimane in carica fino alla costituzione del successivo esecutivo.
NoteModifica
- ^ Vittorio Statera, Il rito del giuramento sul testo della Costituzione, in "La Stampa", 23 febbraio 1962, p. 1.
- ^ Luigi Bianchi, I ministri hanno giurato - Il governo si presenta alle camere il 2 marzo, in Corriere d'Informazione, 22 febbraio 1962.
- ^ Michele Tito, Lo scambio delle consegne tra gli on. Fanfani e Leone, in "La Stampa", 23 giugno 1963, p. 5.
- ^ a b c d e f g 1958 - 1963 IV governo Fanfani, su www.dellarepubblica.it. URL consultato il 30 marzo 2018.
- ^ IV Governo Fanfani / Governi / Camera dei deputati - Portale storico, su storia.camera.it. URL consultato il 30 marzo 2018.
- ^ 1958 - 1963 III governo Fanfani, su www.dellarepubblica.it. URL consultato il 30 marzo 2018.
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Governo Fanfani IV
Collegamenti esterniModifica
- Scheda sul Governo Fanfani IV, su governo.it.
- Giovanni Gronchi Presidente della Repubblica, 1955 - 1962 - le nomine, su presidenti.quirinale.it (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2020).