Governo di Rudinì III

33º Governo del Regno d'Italia

Il Governo di Rudinì III è stato in carica dal 15 luglio 1896[1] al 14 dicembre 1897 per un totale di 521 giorni, ovvero 1 anno, 5 mesi e 3 giorni. In seguito al respingimento di una norma sull'esercito e alle dimissioni del ministro Pelloux, il governo cadde.

Governo di Rudinì III
StatoItalia (bandiera) Italia
Presidente del ConsiglioAntonio di Rudinì
(Destra storica)
CoalizioneDestra storica
LegislaturaXIX
Giuramento15 luglio 1896
Dimissioni3 dicembre 1897
Governo successivoDi Rudinì IV
14 dicembre 1897

Compagine di governo

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Appartenenza politica

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Partito Presidente Ministri Sottosegretari Totale
Destra storica 1 6 6 12
Sinistra storica[2] - 2 2 4
Indipendente - 4 4 8

Situazione parlamentare

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Camera Collocazione Partiti Seggi
Camera dei deputati[3] Maggioranza PLC (104), PD (334), Ind. (8)
446 / 508
Opposizione ER (47), PS (15)
62 / 508

Composizione

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Carica Titolare Sottosegretario
Presidenza del Consiglio dei ministri Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio
Presidente
del Consiglio dei ministri
  Antonio Starabba, marchese di Rudinì (Destra storica) Carica non assegnata[4]
Ministri senza portafoglio Sottosegretario
Commissario Civile per la Sicilia[5]   Giovanni Codronchi Argeli
(Destra storica)
(fino al 18 settembre 1897)
Carica non assegnata
Ministero Ministri Sottosegretario
Affari Esteri   Emilio Visconti Venosta
(Destra storica)
Lelio Bonin-Longare
Agricoltura, Industria e Commercio   Francesco Guicciardini
(Indipendente)[6]
Lavori Pubblici   Giulio Prinetti (Destra storica) Giacomo De Martino
Interno   Antonio Starabba, marchese di Rudinì (Destra storica) Ottavio Serena
(dal 23 novembre 1896)
Pubblica Istruzione   Emanuele Gianturco (Sinistra storica)
(fino al 18 settembre 1897)
  Giovanni Codronchi Argeli
(Destra storica)
(fino al 18 settembre 1897)
Guerra   Luigi Pelloux (Indipendente)[7] Achille Afan de Rivera
(dal 15 luglio 1896)
Marina   Benedetto Brin (Indipendente)[7] Giuseppe Palumbo
Finanze   Ascanio Branca
(Sinistra storica)
Giorgio Arcoleo
(dal 30 marzo 1896)
Tesoro   Luigi Luzzatti (Destra storica) Vincenzo De Bernardis
Grazia e Giustizia e Culti   Giacomo Giuseppe Costa
(Indipendente)[8]
(fino al 15 agosto 1897)
Antonio Starabba, marchese di Rudinì (Destra storica)
Ad interim (dal 15 agosto al 18 settembre 1897)
  Emanuele Gianturco (Sinistra storica)
(dal 18 settembre 1897)
Poste e Telegrafi   Pietro Carmine (Indipendente)[8] Matteo Mazziotti
  1. ^ Il giuramento dei ministri al Quirinale - Ci telegrafano da Roma, 15, ore 12,20: Stamane tutti i ministri, salvo ViscontiVenosta, il quale arriverà soltanto oggi, prestarono giuramento nelle mani del Re al Quirinale. La cerimonia si effettuò nel solito salone al pianterreno dell'appartamento di Vittorio Emanuele, dove i ministri sogliono riunirsi. La cerimonia fu fatta con la consueta formula ed ha durato una ventina di minuti. Tuttavia i ministri rimasero al Quirinale fino allo undici e mezzo, trattenuti dal Re, il quale si è notato che era di Ottimo umore., su archiviolastampa.it, 16 luglio 1896, p. 1.
  2. ^ In cambio di posizioni esecutive, il partito decise di supportare saltuariamente il governo
  3. ^ Viene riportata la situazione parlamentare solo di questa camera (e non anche del Senato del Regno) poiché, sebbene entrambe partecipino al processo di controllo del rapporto di fiducia con l'esecutivo, per convenzione costituzionale in caso di disaccordo è la decisione della camera bassa a prevalere, risultando essere la posizione ufficiale del Parlamento nella sua totalità.
  4. ^ Poiché all'epoca del Regno d'Italia la figura del Presidente del Consiglio era vista come una figura mediatrice e coordinatrice piuttosto che dirigenziale rispetto all’esecutivo, e dunque senza una costituzione autonoma, il detentore era più identificato con il ministero da egli detenuto piuttosto che dalle sue funzioni, e per questo non vi era mai stata la necessità di nominare un sottosegretario specifico, ma il Capo di governo si serviva dei propri sottosegretari ministeriali.
  5. ^ Primo esempio di “amministrazione speciale” in Italia, la figura fu istituita, in seguito alla repressione di alcune proteste violente scoppiate sull’isola tra il 1893 ed il 1894, dal precedente governo per controllare direttamente le municipalità del territorio tramite una complessa struttura di funzionari e prefetti, capeggiata dal Commissario civile, che formava così una "super prefettura" informale. Nel settembre 1897, il ministero fu soppresso.
  6. ^ Tecnicamente eletto nelle liste del centro-sinistra, appoggiò spesso i Governi Depretis, pur coltivando, allo stesso tempo, una forte amicizia con Sidney Sonnino, vicino a posizioni più conservatrici e opposte. In seguito, si mosse spesso tra i due schieramenti politici (aderendo addirittura apertamente al “trasformismo” e, in virtù di ciò, passando dall’opposizione a Giovanni Giolitti, all’appoggio per Giuseppe Zanardelli) e auspicò sempre per un partito liberale che superasse le differenze tra Destra e Sinistra storica. Si stabilì, alla fine, su posizioni centriste.
  7. ^ a b Affiliato alla sinistra storica
  8. ^ a b Affiliato alla Destra storica ai fini della formazione dell’esecutivo

Bibliografia

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  • Parlamenti e Governi d’Italia (dal 1848 al 1970) - Vol. II - Francesco Bartolotta - Vito Bianco Editore - 1971

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