Gravago

frazione del comune italiano di Bardi

Gravago è una frazione del comune di Bardi, in provincia di Parma.

Gravago
frazione
Gravago – Veduta
Gravago – Veduta
Castello di Gravago
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Parma
Comune Bardi
Territorio
Coordinate44°35′05.2″N 9°46′20.2″E / 44.584778°N 9.772278°E44.584778; 9.772278 (Gravago)
Altitudine600 m s.l.m.
Abitanti30[4]
Altre informazioni
Cod. postale43032
Prefisso0525
Fuso orarioUTC+1
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Gravago
Gravago

La frazione, suddivisa nelle principali località di Monastero, Brè e Pieve,[5] dista circa 6 km dal capoluogo.[1][2][3]

Geografia fisica modifica

La frazione è suddivisa in varie località minori sparse sui due versanti della valle del torrente Noveglia, affluente destro del Ceno.[6]

Storia modifica

La zona della val Noveglia fu occupata in origine dai Liguri, prima dell'arrivo nel II secolo a.C. dei Romani, che la assoggettarono al municipium di Velleia, cui fu collegata attraverso una strada che proseguiva per le odierne Borgo Val di Taro e Pontremoli.[7]

La via continuò a essere utilizzata anche dai Longobardi, che conquistarono il territorio verso la fine del VI secolo.[7] In quell'epoca nella zona iniziarono a operare i monaci dell'Abbazia di San Colombano di Bobbio[8][9][10].

Ai tempi dell'abate Attala, i monaci bobbiesi fondarono nella località in seguito chiamata "Monastero di Gravago" il monastero di San Michele Arcangelo, con chiesa annessa;[N 1] a difesa della struttura e della zona fu successivamente costruito il castello.[15]

 
Il re dei Longobardi Ildebrando

I diplomi dei re longobardi Ildebrando del 744 e Rachis del 746 confermarono il passaggio al vescovo di Piacenza del possesso dell'antico monastero regio e rurale di Gravago assieme a quelli di Fiorenzuola, val di Tolla, e del monastero cittadino dei Santi Tommaso e Siro; un rector li reggeva in nome del vescovo[16][17] .

A presidio del vicino valico di Sant'Abdon (odierno passo di Santa Donna)[18] furono forse gli stessi Longobardi a edificare probabilmente nell'VIII secolo il primo castello difensivo.[19]

Nel X secolo fu inoltre costruita la pieve dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia.[20]

 
Stemma dei Platoni

Agli inizi del XIII secolo il territorio rientrava tra i possedimenti dei Platoni, come testimoniato da un atto di successione ereditaria tra alcuni membri della famiglia, ma già nel 1234 risultava appartenere al Comune di Piacenza.[18]

In seguito il castello passò sotto il controllo del conte Ubertino Landi, che vi stanziò il congiunto Alberico Landi;[18] nel 1268 i piacentini catturarono Alberico e costrinsero Ubertino, in cambio della sua liberazione, ad alienare il feudo per 700 lire piacentine al Comune di Piacenza, che a sua volta lo rivendette a Rinaldo Scoto al prezzo di 3000 lire piacentine. In risposta i Lusardi, alleati di Ubertino, attaccarono il maniero e lo restituirono al Conte,[21] che fu costretto a rifugiarvisi nel 1269 a causa della perdita del castello di Bardi;[18] i piacentini, aiutati dai milanesi e dai parmigiani, attaccarono il castello, ma ne furono respinti da Ubertino,[22] che negli anni successivi visse in una grande casaforte a Brè, detta Caminata, pianificandovi la riconquista della val di Taro.[18]

Alla morte del Conte, il feudo passò ai suoi eredi Landi, che ne mantennero il possesso fino al 1687, quando i conti Platoni di Borgo Val di Taro ne acquistarono i diritti.[18]

Nel 1772 il duca di Parma Ferdinando di Borbone ingiunse al conte Carlo Platoni di lasciare Gravago, per ritirarsi a Borgo San Donnino; in seguito all'abolizione napoleonica dei diritti feudali del 1805, il territorio fu annesso al Comune di Bardi.[18]

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

Chiesa di San Michele Arcangelo modifica

 
Chiesa di San Michele Arcangelo
  Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Michele Arcangelo (Bardi, Gravago).

Edificata nella località di Monastero nella seconda metà del XVII secolo sul luogo dell'antico monastero benedettino risalente al VI secolo, la chiesa barocca fu successivamente ampliata a più riprese fino al 1718; arricchita della facciata, del campanile e delle sei cappelle laterali entro il 1774, fu ristrutturata nel 1902, modificando il prospetto principale con alcune aggiunte neobarocche; restaurata nel 2005, fu chiusa al culto nel 2012, a causa di un grave dissesto idrogeologico riguardante la zona absidale.[23]

Chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia modifica

 
Chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia
  Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia (Bardi).

Costruita nella località di Pieve tra il 1860 e il 1863 sui resti dell'antica pieve risalente al X secolo, la chiesa neoclassica e neobarocca fu affiancata dal campanile nel 1878; nel corso del XX secolo fu internamente restaurata e affrescata dal pittore pontremolese Tiziano Triani; l'edificio conserva un imponente altare maggiore risalente al 1656.[24]

Castello di Gravago modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Castello di Gravago.

Edificato originariamente forse nell'VIII secolo dai Longobardi, il castello, appartenente agli inizi del XIII secolo ai Platoni, passò successivamente al Comune di Piacenza; conquistato in seguito dal conte Ubertino Landi, rimase quasi ininterrottamente alla casata fino al 1687, quando, ormai profondamente degradato, fu acquistato dai conti Platoni, che ne mantennero i diritti fino al 1772; completamente abbandonato, oggi se ne conservano ben visibili i resti all'interno di una fitta boscaglia a monte dell'abitato di Pieve.[18]

Caminata di Brè modifica

Edificata in epoca medievale nella località di Brè, la grande casaforte, detta all'epoca Caminata in quanto provvista di camino, fu abitata per alcuni anni dal conte Ubertino Landi dopo la perdita del castello di Bardi nel 1269; trasformata successivamente in fabbricato rustico, fu profondamente modificata, ma conserva tuttora integro il massiccio lato orientale.[18]

Lavatoio modifica

Costruito verso la fine del XIX secolo a monte dell'abitato di Pieve, il lavatoio in pietra fu restaurato nel 1997 a cura dell'associazione sportiva A.S. Val Noveglia.[25]

Note modifica

Esplicative modifica

  1. ^ Secondo Giacomo Coperchini il monastero di San Paolo di Mezzano sarebbe stato fondato sempre nel VII secolo poco dopo quello di Bobbio, ai tempi dell'abate Attala, proprio in seguito alla diaspora di alcuni monaci di Bobbio che si sarebbero anche insediati presso i nascenti cenobi di Fiorenzuola, di Gravago e di Val di Tolla.[11][12][13][14]

Bibliografiche modifica

  1. ^ a b La Frazione di Monastero, su italia.indettaglio.it. URL consultato il 10 dicembre 2016.
  2. ^ a b La Frazione di Bre, su italia.indettaglio.it. URL consultato il 10 dicembre 2016.
  3. ^ a b La Frazione di Pieve, su italia.indettaglio.it. URL consultato il 10 dicembre 2016.
  4. ^ [1][2][3]
  5. ^ Noveglia e Gravago, su comune.bardi.pr.it. URL consultato il 10 dicembre 2016.
  6. ^ Bertorelli, Cappellazzi, Medici, Romitelli, p. 6.
  7. ^ a b Gravago - Chiesa di San Michele, su nonsoloeventiparma.it. URL consultato il 10 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2016).
  8. ^ Cipolla, Buzzi.
  9. ^ Polonio Felloni, p. 16a.
  10. ^ Destefanis, Carte di distribuzione fig. 44-44a-44b - pp. 67-70.
  11. ^ Giovanni Coperchini, Quadro ecologico e interpretazione storica del territorio piacentino-bobiense, in Bollettino storico piacentino, n. 83, Piacenza, Tip.Le.Co., 1996, pp. 253-270.
  12. ^ Giovanni Coperchini, Il monastero di Mezzano nell'economia piacentina prima dell'indizione delle crociate, in Archivio storico per le Province parmensi, IV, n. 48, Parma, Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi, 1996, pp. 167-187.
  13. ^ Giovanni Coperchini, Le terre di San Colombano: la "valle, in qua situm est monasterium" (primo contributo), in Archivum Bobiense, n. 22, Bobbio, 2000, pp. 291-304.
  14. ^ Giovanni Coperchini, Le terre di San Colombano: la "valle, in qua situm est monasterium" ed il monastero «Sancti Pauli de Mediana», in Archivum Bobiense, n. 23, Bobbio, 2001, pp. 231-240.
  15. ^ Gravago e dintorni... (DOC), su valcenoweb.it. URL consultato il 7 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
  16. ^ Giuseppe Conti, Il castello di Gravago e le Caminate (Bardi), su valcenoweb.it. URL consultato il 7 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  17. ^ Bardi (PR) – Castello in frazione Gravago, su castelliere.blogspot.it. URL consultato il 10 dicembre 2016.
  18. ^ a b c d e f g h i Giuseppe Conti, Il castello di Gravago e le Caminate (Bardi), su valcenoweb.it. URL consultato il 10 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  19. ^ Calidoni, Basteri, Bottazzi, Rapetti, Rossi, p. 154.
  20. ^ Chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescienza a Gravago Pieve, su iatfornovo.it. URL consultato il 10 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
  21. ^ Boselli, p. 199.
  22. ^ Gravago, su geo.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 10 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2016).
  23. ^ Chiesa di San Michele Arcangelo "Gravago, Bardi", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 10 dicembre 2016.
  24. ^ Chiesa dei Santi Vito Modesto e Crescenzio "Gravago, Bardi", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 10 dicembre 2016.
  25. ^ Escursione da Varsi alle rovine del castello di Gravago, su valcenoweb.it. URL consultato il 10 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 18 agosto 2012).

Bibliografia modifica

  • Pino Bertorelli, Anna, Luisa e Rita Cappellazzi, Valentina Selene Medici, Vilma Romitelli, Ricordi vivi da Gravago, in Quaderni del Ceno, Bardi, Rupe Mutevole, 2013.
  • Giovanni Vincenzo Boselli, Delle storie Piacentine, Piacenza, Reale Stamperia Salvoni, 1793.
  • Mario Calidoni, Maria Cristina Basteri, Gianluca Bottazzi, Caterina Rapetti, Sauro Rossi, Castelli e borghi. Alla ricerca dei luoghi del Medioevo a Parma e nel suo territori, Parma, MUP Editore, 2009, ISBN 978-88-7847-241-9.
  • Carlo Cipolla, Giulio Buzzi, Codice diplomatico del monastero di S. Colombano di Bobbio fino all'anno MCCVIII, I, II, III, Roma, Tipografia del Senato, 1918.
  • Eleonora Destefanis, Il monastero di Bobbio in età altomedievale, Sesto Fiorentino, All'Insegna del Giglio, 2001.
  • Valeria Polonio Felloni, Il monastero di San Colombano di Bobbio dalla fondazione all'epoca carolingia, Genova, Palatio archiepiscopali Ianuensi, 1962.

Voci correlate modifica

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