Economia verde

modello economico basato sull'utilizzo di strategie sostenibili che ha l'obiettivo di contrastare il cambiamento climatico
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Si definisce economia verde (in inglese green economy), o più propriamente economia ecologica, un modello teorico di sviluppo economico che prende origine da un'analisi bioeconomica del sistema, dove oltre ai benefici economici (aumento del Prodotto Interno Lordo) di un certo regime di produzione si prende in considerazione anche l'impatto ambientale, cioè i potenziali danni prodotti dall'intero ciclo di trasformazione delle materie prime a partire dalla loro estrazione, passando per il loro trasporto e trasformazione in energia e prodotti finiti fino ai possibili danni ambientali che produce la loro definitiva eliminazione o smaltimento. Tali danni spesso si ripercuotono, in un meccanismo tipico di retroazione negativa, sul PIL stesso diminuendolo a causa della riduzione di resa di attività economiche che traggono vantaggio da una buona qualità dell'ambiente come agricoltura, pesca, turismo, salute pubblica, soccorsi e ricostruzione in disastri naturali.

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Storia modifica

Nel 1911 Frederick Soddy (Matter and Energy), in contrasto con l'economia neoclassica (dipendente dalla meccanica newtoniana), spiega la dipendenza economica-politica dai fondamenti della termodinamica, ma in campo economico solo nel 1971 con Nicholas Georgescu-Roegen (The Entropy Law and The Economic Process) e soprattutto nel 1973 con Herman Daly (Toward a Steady State Economy) che introduce nel pensiero economico le scienze ecologiche e il fondamento operativo del concetto di sostenibilità.[1] Reiner Kümmel nel 2000 chiarisce scientificamente il modello di crescita economica proposto teoricamente da Robert Solow evidenziando l'importanza dell'energia (nel progresso tecnico)[2] rispetto alla marginalità degli input di capitale e lavoro.[3] L'aumento di efficienza termodinamica diventa più evidente nella microeconomia d'impresa con l'aumento dei margini di profitto, il lavoro utile generato da energia e materie prime incrementa la produttività a maggiore beneficio delle società industriali; nasce così il Modello di Ayres-Warr[2] (The Economic Growth Engine) nel 2009.[4] Jeremy Rifkin, nel 2011 (La terza rivoluzione industriale)[5] e nel 2014 (L'internet delle cose, l'ascesa del "commons" collaborativo e l'eclissi del capitalismo), teorizza una rivoluzionaria economia verde e digitale.[6][7]

L'idea di un'economia verde nasce dalla stesura nel 2006 del Rapporto Stern che propone un'analisi economica che valuta l'impatto ambientale e macroeconomico dei recenti cambiamenti climatici denunciandone il peso negativo sul PIL mondiale. Ad esso si associano le crescenti preoccupazioni per l'esaurimento dei combustibili fossili col raggiungimento del cosiddetto picco del petrolio ed il prezzo del greggio che supera nel luglio 2008 i 147 dollari al barile e l'aggravarsi quindi del problema energetico globale. A pesare ulteriormente sul precario quadro ambientale sono anche le analisi sullo sfruttamento delle risorse rinnovabili del pianeta che negli ultimi anni propongono un consumo annuo mondiale superiore alle capacità del pianeta stesso di rinnovarsi intaccando inevitabilmente le scorte disponibili.

Nel 2009 il presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Obama propone una serie di misure economiche ed imprenditoriali pubbliche e private per dare un netto impulso allo sviluppo della economia verde, come misura per rilanciare l'economia americana in profonda recessione[senza fonte]. L'economia verde si caratterizza sin dall'inizio come un nuovo modello di sviluppo che contrasta il modello economico 'nero' basato sui combustibili fossili (come carbone, petrolio e gas naturale) servendosi della conoscenza delle varie economie ecologiche che affrontano il problema dell'interdipendenza tra l'economia umana e l'ecosistema naturale prendendo subito in considerazione l'effetto avverso dell'attività economica sul cambiamento climatico e il recente riscaldamento globale.

Nel mezzo della crisi economica globale iniziata nel 2008 dall'aumento dei prezzi del petrolio, che induce aumenti dei prezzi di molti alimenti, e il taglio dei consumi voluttuari, con la conseguente recessione economica (causata anche dalla crisi dei mutui sub-prime in USA), l'organizzazione UNEP chiese un accordo globale verde ("Global Green Deal"), che avrebbe incoraggiato i governi a sostenere la graduale trasformazione verso un'economia più verde, ossia ecologica (UNEP, 22 ottobre del 2008)[senza fonte].

Nel 2023 L'Unione Europea ha avviato un piano per recuperare in 20 anni il 10% della superficie agricola e dedicarla all'economia verde[8], prevedendo un forte incentivo economico per ogni ettaro di terreno che gli agricoltori cessano di coltivare.[9]

Descrizione modifica

Questa analisi propone come soluzione misure economiche, legislative, tecnologiche e di educazione pubblica in grado di ridurre il consumo d'energia, di rifiuti, di risorse naturali (acqua, cibo, combustibili, metalli, ecc.) e i danni ambientali promuovendo al contempo un modello di sviluppo sostenibile attraverso l'aumento dell'efficienza energetica e di produzione che produca a sua volta una diminuzione della dipendenza dall'estero, l'abbattimento delle emissioni di gas serra, la riduzione dell'inquinamento locale e globale, compreso quello elettromagnetico, fino all'istituzione di una vera e propria economia sostenibile a scala globale e duratura servendosi prevalentemente di risorse rinnovabili (come le biomasse, l'energia eolica, l'energia solare, l'energia idraulica), la promozione/adozione di misure di efficienza energetica e procedendo al più profondo riciclaggio di ogni tipo di scarto domestico o industriale evitando il più possibile sprechi di risorse. Si tratta dunque di un modello fortemente ottimizzato dell'attuale economia di mercato almeno nei suoi intenti originari.

L'economia verde include dunque la generazione di energia verde basata sull'energia rinnovabile come sostituto per i combustibili fossili e il risparmio energetico grazie all'efficienza energetica. Essa si considera in grado sia di creare lavori verdi che di assicurare una crescita economica reale[senza fonte], sostenibile prevenendo problematiche ambientali quali l'inquinamento ambientale, il riscaldamento globale, l'esaurimento delle risorse (minerarie ed idriche), e il degrado ambientale.

Valutazione modifica

Il successo o meno dell'economia verde dipende direttamente dall'efficacia o meno dei comportamenti e dei provvedimenti tecnologici adottabili e sui loro impatti macroeconomici. Se da una parte il riciclaggio di ogni scarto industriale e domestico costituisca un indubbio miglioramento di efficienza di produzione con risparmio netto di materie prime ed energia, maggiori dubbi e perplessità nascono sull'efficacia dell'utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili, per molti non ancora mature da poter sostituire i combustibili fossili, se si eccettua l'energia nucleare, in termini di rapporto costo/efficienza e quindi necessariamente soggette ad ulteriore sviluppo di ricerca.

In particolare il constatato fallimento del mercato relativo alla protezione dell'ambiente ed alla mitigazione del cambiamento climatico, come risultato degli elevati tassi d'interesse ed i costi d'investimento iniziali necessari per avviare la ricerca, proseguire lo sviluppo, e fare marketing delle "fonti energetiche verdi" e dei "prodotti verdi", scoraggia l'entusiasmo imprenditoriale riguardo allo sviluppo volontario di attività poco nocive per l'ambiente o poco "amichevoli" (Reinhardt, 1999; King and Lenox, 2002; Wagner, 203; Wagner, et al., 2005).[senza fonte]

Sussidi governativi modifica

Per questo i sostenitori dell'economia verde ritengono che abbia bisogno di sussidi governativi e anche di incentivi di mercato[non chiaro] che diano motivazioni alle imprese per investire in ricerca e produzione di prodotti e servizi verdi e agli utenti di acquistare/usufruire di tali prodotti/servizi. Molti provvedimenti legislativi, come quello approvato in Germania, e le leggi di molti paesi dell'Unione europea[non chiaro] e la recente "American Recovery and Reinvestment Act del 2009", forniscono questo tipo di incentivi di mercato.

Economia verde e meccanismi del commercio OMC modifica

Secondo i sostenitori dell'economia verde esistono incompatibilità tra il "New Deal" verde su scala globale auspicato dall'ONU[senza fonte] e i meccanismi di commercio internazionale in termini di incentivi al mercato. L'accordo sui sussidi dell'Organizzazione mondiale del commercio (Subsidies Agreement) impone regole severe contro i sussidi governativi, specialmente per le merci da esportazione. Queste incompatibilità ostacolano ogni provvedimento governativo in favore di un'economia verde globale.

Dubbia economia verde modifica

La fabbricazione di bioetanolo partendo dalla fermentazione dell'amido di mais o la soia (in USA) e di biodiesel dai semi di altre piante come la colza o il girasole (in Europa) e la palma da olio (nel Borneo) sono state denunciate da ricercatori ed organismi come "false procedure verdi"[senza fonte]. Negli USA la produzione di bioetanolo da mais ha un EROEI attorno all'unità (viene prodotta un'unità di energia sotto forma di bioetanolo partendo da fonti fossili come il gasolio per trattori), con infine l'immissione complessiva in atmosfera (rapporto tra assorbimento da parte delle piante ed emissioni quando i motori bruciano il biocarburante) di una quantità di CO2 soltanto lievemente diversa da quella prodotta dai combustibili fossili.

Con l'impiego di trattori elettrici, connessi (anche indirettamente, tramite batterie) con una fonte di alimentazione rinnovabile (eolico, idroelettrico, solare), il modesto EROEI potrebbe divenire accettabile[senza fonte], anche come sussidio agli agricoltori. In pratica sarebbe come far marciare i motori a combustione interna delle auto con l'elettricità[non chiaro].

Paradosso verde modifica

L'economista tedesco Hans-Werner Sinn nel 2008 ha coniato il termine paradosso verde per definire quelle politiche ambientali che applicate hanno prodotto risultati ambientali opposti[10].

Note modifica

  1. ^ Geremy Rifkin, pp. 227, 228.
  2. ^ a b Geremy Rifkin, pp. 235.
  3. ^ Geremy Rifkin, pp. 234.
  4. ^ Robert Ayres, su eoht.info, 26 febbraio 2013. URL consultato il 9 giugno 2014.
  5. ^ Jeremy Rifkin, Saying goodbye to Adam Smith at the Dawn of the Third Industrial Revolution, su theguardian.com, 3 novembre 2011. URL consultato il 6 marzo 2018.
  6. ^ Emilia Blanchetti, La terza rivoluzione industriale. Il futuro secondo Jeremy Rifkin, su festivaldellenergia.it, 25 Settembre 2013. URL consultato il 6 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2018).
  7. ^ Jeremy Rifkin, Come la Terza Rivoluzione Industriale produrrà una Green Economy, su huffingtonpost.it, 26 ottobre 2015. URL consultato il 6 marzo 2018.
  8. ^ Fuori dal coro, 17 gennaio 2024
  9. ^ L’Emilia Romagna, pubblicato il bando ‘Ritiro seminativi dalla produzione’. Per 20 anni contributi fino a 1.500 euro ad ettaro, su agricultura.it.
  10. ^ Hans-Werner Sinn ,(2008). Das grüne Paradoxon: Plädoyer für eine illusionsfreie Klimapolitik . Berlino: Econ. ISBN 3-430-20062-8

Bibliografia modifica

  • Georgescu-Roegen, N. 1975. Energy and economic myths. Southern Economic Journal 41: 347-381.
  • Martinez-Alier, J. (1990) Ecological Economics: Energy, Environment and Society. Oxford, England: Basil Blackwell.
  • Daly, H. and Townsend, K. (eds.) 1993. Valuing The Earth: Economics, Ecology, Ethics. Cambridge, Mass.; London, England: MIT Press.
  • Krishnan R, Harris JM, Goodwin NR. (1995). A Survey of Ecological Economics. Island Press. ISBN 1-55963-411-1, 9781559634113.
  • Reinhardt, F. (1999) ‘Market failure and the environmental policies of firms: economic rationales for ‘beyond compliance’ behavior.' Journal of Industrial Ecology 3(1), 9-21.
  • Spash, C. L. (1999) The development of environmental thinking in economics. Environmental Values 8(4): 413-435.
  • Wagner, M. et al. (2002) "The relationship between environmental and economic performance of firms: what does the theory propose and what does the empirical evidence tell us?" Greener Management International 34, 95-108.
  • King, Andrew; Lenox, Michael, 2002. ‘Does it really pay to be green?' Journal of Industrial Ecology 5, 105-117.
  • Wagner, Ma. (2003) "Does it pay to be eco-efficient in the European energy supply industry?" Zeitschrift für Energiewirtschaft 27(4), 309-318.
  • Røpke, I. (2004) The early history of modern ecological economics. Ecological Economics 50(3-4): 293-314.
  • Røpke, I. (2005) Trends in the development of ecological economics from the late 1980s to the early 2000s. Ecological Economics 55(2): 262-290.
  • Common, M. and Stagl, S. 2005. Ecological Economics: An Introduction. New York: Cambridge University Press.
  • Vatn, A. (2005) Institutions and the Environment. Cheltenham: Edward Elgar
  • Martinez-Alier, J., Ropke, I. eds., Recent Developments in Ecological Economics, 2 vols., E. Elgar, Cheltenham, UK, 2008.
  • United Nation Environment Programme (UNEP), 2008a. ‘Global green new deal - environmentally-focused investment historic opportunity for 21st century prosperity and job generation.’ London/Nairobi, October 22.
  • Hall Charles e John W. Day, Rivedere i limiti della crescita. Le Scienze, settembre 2009.
  • Jeremy Rifkin, La terza rivoluzione industriale, Mondadori, 2012, ISBN 978-88-04-62280-2.

Voci correlate modifica

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