Henry Boyd

letterato e traduttore irlandese

Henry Boyd (Irlanda, 1750Ballintenycla, 1832) è stato un letterato e traduttore irlandese, noto per essere stato l'autore della prima traduzione organica in inglese della Divina Commedia.

Biografia modifica

La formazione di Boyd avvenne probabilmente nell'ambito del Trinity College di Dublino. Terminati gli anni all'università, entrò nella carriera ecclesiastica, occupando vari benefizi a Drumgath e a Rathfriland, delle quali divenne vicario.[1]

Le primissime esperienze letterarie risalgono al 1791, anno in cui cercava un editore disposto a pubblicare i suoi poemi. Il resto della carriera letteraria di Boyd fu tuttavia incentrato sulla letteratura italiana, soprattutto sulla figura di Dante Alighieri: il letterato ne divenne un fervente ammiratore, tanto che fu il primo a tradurre interamente la Commedia in lingua inglese.

Boyd morì infine a Ballintenycla, presso Newry, nel 1832.

Attività letteraria modifica

Molto fervida è l'attività letteraria di Boyd. Già nel 1785 scrisse un saggio sull'Orlando furioso di Ludovico Ariosto.[1]

Lo scritto ad avergli garantito il ricordo nei posteri, come già accennato, fu tuttavia la traduzione in inglese della Divina Commedia di Dante Alighieri. L'opera ebbe un'eccezionale importanza dal punto di vista più strettamente filologico, trattandosi della prima traduzione organica in inglese del capolavoro dantesco. Più che una traduzione, tuttavia, si trattava di una parafrasi, strutturata su sestine dallo schema metrico «AABCCB», in cui il capolavoro dantesco viene opportunamente rielaborato e diluito.[2]

Boyd, quindi, ebbe un ruolo di primaria importanza nella riscoperta di Dante da parte dei letterati inglesi. Il suo lavoro, infatti, si guadagnò gli elogi di molti dei suoi contemporanei, che riconobbero quanto fosse stato amplificato e vivificato il testo originale. Queste lodi, tra l'altro, sono indicative anche del teso clima culturale, dilaniato dalla transizione dalla temperie neoclassica (si pensi alle critiche di Voltaire, il più fiero oppositore di Dante)[3] a quella pre-romantica.[2]

Questa transizione viene enfatizzata in alcune considerazioni dello stesso Boyd:[2]

(EN)

«Since the French, the restorers of the art of criticism, cast a damp upon original invention, the character of Dante has been thrown under a deeper shade. That agreable and volatile nation found in themselves an insuperable aversion to the gloomy and romantic bard, whose genius, ardent, melancholy and sublime was so different from their own...»

(IT)

«Poiché i francesi, restauratori dell'arte della critica, hanno gettato così tanta ombra su un'invenzione così geniale, la figura di Dante è caduta in un profondo declino. Questa nazione gradevole ma esplosiva scoprì di nutrire un'avversione insuperabile per il bardo cupo e romantico, il cui genio ardente, melanconico, sublime era così differente dal proprio ...»

Altri lavori degni di nota di Boyd sono i tre poemi Araucana, divulgato da un agente letterario di Londra (essendo l'opera «troppo grandiosa per essere divulgata dagli editori di Edimburgo»), Penance of Hugo, a Vision, Woodman's Tale, ed una traduzione dei Trionfi di Petrarca.[1]

Note modifica

  1. ^ a b c   Boyd, Henry, in Dictionary of National Biography, Londra, Smith, Elder & Co (Wikisource), 1885–1900.
  2. ^ a b c Tommaso Pisanti, Boyd, Henry, in Enciclopedia Dantesca, Treccani, 1970. URL consultato il 27 agosto 2015.
  3. ^ Così Voltaire stigmatizzò il genio dantesco nella sua Suite des mélanges:

    «Voi volete conoscere Dante. Gli Italiani lo chiamano divino; ma è una divinità celata: poca gente comprende i suoi oracoli; lui ha dei commentatori, e questa può essere ancora una ragione in più per non essere compresa. La sua reputazione s'affermerà sempre, perché noi non leggiamo abbastanza. C'ha lasciato di lui una ventina di versi che conosciamo a memoria: è sufficiente per risparmiarci la pena di esaminare il resto»

Voci correlate modifica

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