I due marescialli

film del 1961 diretto da Sergio Corbucci

I due marescialli è un film italiano del 1961 diretto da Sergio Corbucci.

I due marescialli
La scena della pernacchia
Paese di produzioneItalia
Anno1961
Durata99 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 2,35:1
Generecommedia
RegiaSergio Corbucci
SoggettoTotò, Ugo Guerra, Marcello Fondato, Sandro Continenza, Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi
SceneggiaturaSandro Continenza, Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi
ProduttoreGianni Buffardi
Casa di produzioneCineriz
Distribuzione in italianoCineriz
FotografiaEnzo Barboni
MontaggioRoberto Cinquini
MusichePiero Piccioni
ScenografiaGiorgio Giovannini
CostumiGiuliano e Annamaria Papi
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Trama modifica

Alla vigilia dell'8 settembre 1943 (giorno del proclama di Badoglio dell'armistizio di Cassibile), nella stazione ferroviaria di Scalitto, il maresciallo dei Carabinieri Vittorio Cotone sorprende il ladruncolo Antonio Capurro, travestito da prete, che ha appena rubato una valigia a un viaggiatore. Il maresciallo sta per catturare Capurro, ma un bombardamento distrugge la stazione. Nella confusione e tra i feriti, Capurro si appropria della divisa e scappa. Prima, però, ha fatto indossare, mentre era ancora svenuto, l'abito talare al maresciallo.

I due si ritroveranno poi nello stesso paesello di campagna: Scalitto. Capurro, nei panni del falso maresciallo, a presidiare il paese al servizio dei tedeschi e del podestà fascista. Cotone, nei panni del falso prete, rifugiato in una chiesa insieme a una ebrea, un partigiano e un americano, intento a capeggiare la resistenza locale guidata proprio dal "nemico" Capurro.

Il prete Cotone riesce a convincere Capurro a fare il doppiogioco, continuando a fingersi un maresciallo disposto a collaborare con i tedeschi. Non mancano situazioni comiche e paradossali, dovute al fatto che Cotone non sa comportarsi da vero prete, così come il ladro Capurro deve improvvisarsi carabiniere. A complicare le cose c'è anche l'arrivo in paese di Immacolata, la fidanzata di Cotone. Per salvare le apparenze, i nostri eroi sono costretti a inscenare un falso matrimonio fra la donna e il finto maresciallo, celebrato dal finto prete Cotone, che però è il vero fidanzato di Immacolata.

Ma proprio nell'imminenza della Liberazione del paese da parte degli Alleati, il partigiano, la ragazza ebrea e l'americano vengono catturati e rinchiusi in cella. Di fronte alla prospettiva che degli innocenti vengano fucilati, Capurro ha un soprassalto di dignità. Conscio di dover onorare la divisa che indossa, utilizza la dinamite in suo possesso per liberare i prigionieri, pur sapendo che con ciò verrà scoperto dai tedeschi. Capurro viene così condotto all'esecuzione, nonostante Cotone si sia inutilmente affannato a dichiarare che il vero maresciallo fosse lui.

Vent'anni dopo, il maresciallo e la sua famiglia si trovano nuovamente nella stazione ferroviaria di Scalitto. Il povero Cotone, ormai a riposo, per anni ha cercato notizie di Capurro senza averne più trovato traccia, ma restando convinto comunque che alla fine la divisa da carabiniere avesse redento il ladro. Ma proprio sul marciapiede della stazione si vede sfilare da sotto il naso la propria valigia da un ladro vestito da frate domenicano: si tratta del vecchio amico Capurro, ancora vivo e operante, sfuggito chissà come al plotone di esecuzione dei tedeschi.

Produzione modifica

Il film fu girato in gran parte nel comune di Castel San Pietro Romano, a circa quaranta chilometri da Roma. In un primo momento il film doveva narrare le rivalità tra un maresciallo della pubblica sicurezza e uno dei carabinieri impegnati nella stessa indagine. La censura non lo permise e costrinse gli autori a cambiare totalmente storia.[1][2]

Durante la prima settimana di lavorazione del film il regista Sergio Corbucci era impegnato su due fronti: la mattina era sul set per concludere le riprese del film Romolo e Remo e il pomeriggio girava I due marescialli; lo stesso capitava a Vittorio De Sica che di mattina era impegnato con le riprese di Boccaccio '70 e il pomeriggio girava con Totò.[1][2]

I due marescialli venne girato con una particolare pellicola che non necessitava di molta luce, in modo da evitare affaticamenti alla già precaria vista di Totò.[1][2] È stato girato con un aspect ratio di 2,35:1 in formato 35 millimetri, con il processo cinematografico CinemaScope.[3]

Distribuzione modifica

 
Un fotogramma del film; da sinistra: Vittorio De Sica, Totò e Gianni Agus

Il film venne distribuito nelle sale italiane il 21 dicembre del 1961.[4]

Venne poi esportato in Portogallo il 23 maggio 1963 con il titolo Os Dois Carabineiros. Conosciuto internazionalmente come The Two Marshals, venne poi presentato anche in Spagna e Ungheria, con i rispettivi titoli Los dos oficiales e A két őrmester.[4]

Incassi modifica

I due marescialli incassò £ 536.513.000,[5][6] gli spettatori nel periodo di proiezione furono 2.765.531.[5][6]

Critica modifica

La pellicola ricevette giudizi positivi e negativi. Alcuni apprezzarono la recitazione dei protagonisti, come Arturo Lanocita che scrisse: «De Sica e Totò, pur nello schema dei personaggi prefabbricati, hanno il merito di determinare, spesso improvvisando, il clima di bonaria allegria che caratterizza i due terzi del film...» o Franco Maria Pranzo: «Una farsa amena che per la mimica di Totò, in special modo, diverte il pubblico e lo fa ridere... Recitato benissimo dai due compari Totò e De Sica. I due marescialli rappresenta il miglior film girato da Sergio Corbucci dal 1951.»[1][2][7]

Altri commentatori etichettarono il film come farsa sgangherata e inconcludente, priva di idee, e sostennero che gli sceneggiatori non avevano saputo sfruttare adeguatamente la presenza di Totò e De Sica.[1][2]

Note modifica

  1. ^ a b c d e I due marescialli (1961). I film di Totò al cinema, su antoniodecurtis.com.
  2. ^ a b c d e I due marescialli, su antoniodecurtis.org.
  3. ^ Specifiche tecniche per I due marescialli (1961), su imdb.com, IMDb.
  4. ^ a b Date di uscita per I due marescialli (1961), su imdb.com, IMDb.
  5. ^ a b Incassi e spettatori dei film di Totò, su totowebsite.altervista.org.
  6. ^ a b Amorosi-Ferraù, 1996, pp. 134-139.
  7. ^ Franco Maria Pranzo, Corriere Lombardo, Milano 19 gennaio 1962

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

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