Iggy Pop

cantante, attore e produttore discografico statunitense

Iggy Pop, pseudonimo di James Newell Osterberg Jr. (Muskegon, 21 aprile 1947), è un cantautore, attore e produttore discografico statunitense. Grazie alla sua militanza giovanile negli Stooges, gruppo importante per la nascita del punk,[3] è diventato una delle icone leggendarie del movimento,[1] sebbene nel corso della sua carriera si sia poi misurato con una vasta gamma di generi, dall'elettronica all'hard rock, dal blues al pop.[4]

Iggy Pop
NazionalitàBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenerePunk rock[1]
Glam rock[2]
Periodo di attività musicale1967 – in attività
Gruppi attualiThe Stooges
Gruppi precedentiThe Iguanas
Album pubblicati18
Studio14
Live1
Raccolte3
Sito ufficiale

È al 75º posto nella lista dei 100 migliori cantanti secondo Rolling Stone.[5]

Biografia modifica

James Newell Osterberg nasce il 21 aprile 1947 a Muskegon, da padre inglese e madre statunitense. Già alle superiori milita in alcune band come batterista. Acquista notorietà facendo parte degli Iguanas come batterista tra il 1963 ed 1965 (da cui il suo soprannome "Iggy" da Iguana), dei The Prime Movers e successivamente come cantante degli Psychedelic Stooges (con i fratelli Ron e Scott Asheton rispettivamente chitarra e batteria, e Dave Alexander al basso), in seguito solamente The Stooges, dopo lo scioglimento dei quali, nel 1974, ha intrapreso l'attività da solista. Con gli Stooges, con cui pubblica tre album prima dello scioglimento: The Stooges (1969), Fun House (1970) e Raw Power (1973), viene considerato una figura chiave dello sviluppo futuro di generi musicali come hard rock, noise, heavy metal, punk rock.

Carriera modifica

The Stooges: 1967-1974 modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: The Stooges.
 
Iggy Pop nel 1987

Lo stile da performer di Iggy Pop iniziò a prendere forma assistendo ad un concerto dei The Doors nel 1967 alla University of Michigan dove Iggy restò impressionato dall'esibizione del cantante Jim Morrison. I comportamenti estremi di Morrison sul palco, pur facendo parte di una band di successo popolare, ispirarono il giovane Pop ad oltrepassare i limiti più di quanto si era potuto fare su un palco fino ad allora durante un concerto rock. Pop fu il primo performer a praticare abitualmente lo stage diving (il tuffo dal palco). Altri comportamenti estremi di Pop includevano il rotolarsi su vetri rotti, automutilazioni, provocare il pubblico e vomitare sul palcoscenico.

Nel 1968, un anno dopo il debutto dal vivo degli Stooges, la band firmò un contratto con la Elektra Records, seguendo ancora una volta le orme dei Doors, che erano il gruppo principale dell'epoca per l'etichetta. I primi due album in studio degli Stooges The Stooges, (sul quale Iggy venne accreditato come "Iggy Stooge"), prodotto da John Cale e Fun House, vendettero poche copie anche se acclamati dalla critica. Poco tempo dopo, il gruppo si sciolse a causa della crescente dipendenza dall'eroina di Pop.

Nel 1971, Iggy Pop e David Bowie si incontrarono al Max's Kansas City, un night club e ristorante di New York.[6] La carriera di Iggy ricevette una forte spinta a ripartire dalla relazione con Bowie quando il Duca Bianco decise nel 1972 di produrre un nuovo album degli Stooges in Inghilterra. Con James Williamson scritturato come chitarrista, si iniziò la ricerca della sezione ritmica. Tuttavia, dato che né Pop né Bowie erano rimasti soddisfatti dai provini dei musicisti inglesi, decisero di richiamare Ron Asheton e Scott Asheton dagli Stati Uniti. Sarebbe stata una vera e propria riunione se non fosse stato che Dave Alexander, a causa del suo alcolismo, era ormai incapace di suonare (morì poco tempo dopo nel 1975) e non poté unirsi agli altri. Inoltre, Ron Asheton dovette controvoglia spostarsi dalla chitarra al basso per permettere a Williamson di suonarla lui. Le sedute di registrazione produssero l'epocale Raw Power, che però non riscosse praticamente alcun successo commerciale. Dopo la pubblicazione dell'album, Scott Thurston si unì alla band per suonare tastiera e piano elettrico e Bowie continuò il suo supporto al gruppo, anche se i problemi di tossicodipendenza di Iggy persistevano ugualmente. L'ultimo concerto degli Stooges si tramutò in una rissa generale tra la band ed un gruppo di motociclisti, documentata sull'album Metallic K.O., e dopo la quale la band si sciolse nuovamente. Da lì in poi la droga prese nuovamente il sopravvento sulla carriera di Iggy bloccandone lo sviluppo per diversi anni.

Bowie e Berlino Ovest: 1976-1978 modifica

Incapace di controllare il suo abuso di droga, Pop si autoricoverò in un istituto di igiene mentale. David Bowie fu uno dei pochi amici a fargli visita in ospedale, continuando a sostenerlo come collaboratore. Nel 1976, Bowie portò Pop con lui durante il tour di Station to Station.

Bowie e Pop si trasferirono insieme a Berlino Ovest per cercare ognuno di superare le proprie dipendenze (per Bowie il problema era la cocaina). Nel 1977, Pop firmò un contratto con la RCA e Bowie lo aiutò a comporre e produrre gli album The Idiot e Lust for Life, due dei più acclamati lavori solisti di Pop. Tra le canzoni che Bowie e Pop scrissero insieme figurano brani come China Girl, Tonight, e Sister Midnight. Bowie suonò anche le tastiere dal vivo durante i concerti di Iggy Pop in supporto agli album sopracitati.

La carriera solista modifica

 
Iggy nel 2012

Dopo aver pubblicato i due album del 1977, The Idiot (dal quale si ricordano i pezzi Nightclubbing, usata nel film Trainspotting, Funtime, usata nel film Miriam si sveglia a mezzanotte e China Girl poi ripresa da Bowie per il suo Let's Dance nel 1983) e Lust for Life (con Some Weird Sin, The Passenger e Lust for Life divenuti dei classici), Iggy Pop ha trascorso gli anni ottanta e novanta passando da un genere all'altro, compreso il country ed il blues, con album di poco successo (con poche eccezioni quali Blah-Blah-Blah, con la collaborazione di David Bowie, New Values e American Caesar) e scrivendo pezzi come Cry for Love, e un rifacimento con stravolgimento del testo del classico Louie Louie (in American Caesar).

Le sue esibizioni erano conosciute sin dai tempi degli Stooges per il loro violento impatto fisico; tuttavia, dopo una brutta caduta in un concerto, dove nessuno si aspettava che si sarebbe tuffato, ha dichiarato in un'intervista che non avrebbe più praticato lo stage diving, che era stato lui il primo ad introdurre nei concerti.[7] In seguito tuttavia ha comunque continuato tale pratica durante le sue esibizioni.

Nel 2003 ha collaborato con varie band, tra le quali i Sum 41 con cui ha inciso il singolo Little Know It All, contenuto anche nell'album Skull Ring.[8] Nel 2008 registra Preliminaires, album dai toni jazz uscito nel 2009.

Nel 2010 è presente come cantante ospite nell'album da solista di Slash nella canzone We're All Gonna Die. Nello stesso anno collabora, inoltre, con il cantante italiano Zucchero Fornaciari scrivendo i testi in inglese di alcuni dei brani di Chocabeck.

Nel 2012 esce il suo 16º album solista Après contenente cover principalmente in lingua francese. Nello stesso anno collabora con la cantante Kesha in una canzone del suo nuovo album intitolata Dirty Love.[9]

Nel 2016 viene pubblicato Post Pop Depression, disco per il quale Iggy Pop si avvale della collaborazione di Josh Homme, sia in fase compositiva che realizzativa. I brani si caratterizzano per sonorità fresche e vivaci, Iggy appare in forma ed è ottimamente supportato dal gruppo che lo accompagna, in cui emergono il già citato Homme, Matt Helders, batterista degli Arctic Monkeys, e Dean Fertita.

Nel 2019 arriva il diciottesimo album da solista, Free. Il trombettista jazz Leron Thomas firma la maggioranza dei brani.

Nel 2021 duetta con i Måneskin, il gruppo rock italiano vincitore del Festival di Sanremo 2021 e dell'Eurovision Song Contest 2021, collaborando ad una versione speciale del singolo I Wanna Be Your Slave, pubblicato il 6 agosto 2021.[10][11]

Riunione degli Stooges modifica

Dal 2003 è tornato a cantare in una rinnovata formazione degli Stooges (suonando in un concerto a Detroit), con cui ha successivamente pubblicato un album nel 2007, The Weirdness.[12]

Vita privata modifica

 
Iggy Pop nel 2011

Iggy vive vicino a Miami, in Florida.[13] È stato sposato tre volte: con Wendy Weissberg (per diverse settimane nel 1968 prima che il matrimonio fosse annullato poco dopo), con Suchi Asano (dal 1984 fino al divorzio nel 1999)[14], e con la sua partner di lunga data Nina Alu, che ha sposato nel 2008. Ha un figlio, Eric Benson, nato nel 1970 da una relazione con Paulette Benson.[15]

Negli anni '90, Pop ha stretto un'amicizia con Johnny Depp, Jim Jarmusch e il tatuatore Jonathan Shaw. Secondo Shaw, il gruppo si identificava col nome di "Death is Certain Club" e li accomunava il fatto di indossare lo stesso anello, che raffigurava un teschio con le ossa incrociate. Tutti tranne Iggy Pop avevano anche lo stesso tatuaggio; sempre secondo Shaw, il cantautore scrisse la canzone "Death is Certain" in riferimento al gruppo, usando come copertina dell'album la propria mano con l'anello che li accomunava.[16]

Discografia modifica

Con gli Stooges modifica

Album in studio
Live

Con James Williamson modifica

Da solista modifica

Album studio modifica

Live modifica

Raccolte modifica

Apparizioni modifica

Videografia modifica

 
Iggy Pop, Cardiff, 1979.

Documentari modifica

  • Jesus? This is Iggy (2002)

Concerti modifica

  • Live in Detroit (live, 2003)
  • Kiss my Blood (live, 2004)
  • Live at the Avenue B (live, 2005)
  • The Baloise Session (live, 2015)
  • Post Pop Depression: Live at the Royal Albert Hall (2016)[17]

Video musicali modifica

Filmografia modifica

Doppiatori italiani modifica

Da doppiatore è stato sostituito da:

Note modifica

  1. ^ a b (EN) Greg Prato, Iggy Pop, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 13 gennaio 2014.
  2. ^ Brian Knight, Glam Rock: Then and Now, su vermontreview.tripod.com. URL consultato il 2 giugno 2013.
  3. ^ Claudio Fabretti, et al, Stooges - biografia, recensioni, discografia, foto, su ondarock.it, Onda Rock. URL consultato il 13 gennaio 2014.
  4. ^ Claudio Fabretti, Simone Coacci; Mimma Schirosi, Iggy Pop - biografia, recensioni, discografia, foto, su ondarock.it, Onda Rock. URL consultato il 13 gennaio 2014.
  5. ^ (EN) 100 Greatest Singers: Iggy Pop, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 13 gennaio 2014.
  6. ^ David Bowie and Iggy Pop Meet At Max's Kansas City, su maxskansascity.com, Max's Kansas City, 17 settembre 2008. URL consultato il 17 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2008).
  7. ^ Iggy Pop: basta stage diving, su newsic.it, News & Music, 24 marzo 2010. URL consultato il 9 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  8. ^ (EN) Skull Ring, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 13 gennaio 2014.
  9. ^ (EN) Erika Brooks Adickman, Ke$ha Teams Up With Iggy Pop For A Song On Her New Album, su idolator.com, 10 maggio 2012. URL consultato il 7 luglio 2012.
  10. ^ Maneskin con Iggy Pop in "I wanna be your slave", su ansa.it, ANSA, 4 agosto 2021. URL consultato il 6 agosto 2021.
  11. ^ Andrea Conte, Maneskin duettano con Iggy Pop in “I Wanna Be Your Slave”: “Merito anche suo se abbiamo fondato la band”, su ilfattoquotidiano.it, 5 agosto 2021. URL consultato il 6 agosto 2021.
  12. ^ (EN) The Weirdness, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 13 gennaio 2014.
  13. ^ Arielle Castillo, Happy 62nd Birthday, Iggy Pop!, su Miami New Times, 21 aprile 2010. URL consultato l'11 gennaio 2020.
  14. ^ Photo: Iggy Pop In 1980s Greenwich Village... Vacuuming: Gothamist, su web.archive.org, 26 novembre 2013. URL consultato l'11 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2013).
  15. ^ theaustralian.com.au, https://www.theaustralian.com.au/arts/lust-life-and-the-whole-crazy-thing/story-e6frg8n6-1111113233877.
  16. ^ deppimpact.com, https://web.archive.org/web/20120415034431/http://www.deppimpact.com/bodyart.php. URL consultato l'11 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2012).
  17. ^ https://www.rollingstone.com/music/music-news/iggy-pop-to-revisit-post-pop-depression-for-concert-film-live-album-102646/
  18. ^ MYmovies.it, Restare vivi: un metodo, su MYmovies.it. URL consultato il 10 ottobre 2017.

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Collegamenti esterni modifica

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