Il magnifico scherzo

film del 1952 diretto da Howard Hawks

Il magnifico scherzo (Monkey Business) è un film del 1952 diretto da Howard Hawks.

Il magnifico scherzo
Cary Grant e la giovane Marilyn Monroe in una scena del film
Titolo originaleMonkey Business
Lingua originaleinglese
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno1952
Durata97 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,37:1
Generecommedia
RegiaHoward Hawks
SoggettoHarry Segall
SceneggiaturaBen Hecht, Charles Lederer, I.A.L. Diamond

Howard Hawks (non accreditato)

ProduttoreSol C. Siegel
Casa di produzione20th Century Fox
Distribuzione in italianoFox
FotografiaMilton R. Krasner
MontaggioWilliam B. Murphy
MusicheLeigh Harline
ScenografiaWalter M. Scott
CostumiTravilla
TruccoBen Nye
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Trama modifica

Il ricercatore Barnaby Fulton trova quasi per caso, e grazie all'aiuto di uno scimpanzé, una formula chimica che sembra restituire la giovinezza dello spirito. La pozione finisce mescolata all'acqua potabile e lo scienziato, sua moglie e vari altri "malcapitati" regrediscono allo stato infantile.

Produzione modifica

Pur in un ruolo secondario, fu la prima interpretazione di una certa importanza per Marilyn Monroe.[1] Al proposito, il regista ebbe a dichiararsi soddisfatto della prestazione dell'attrice. Probabilmente per la limitatezza della parte, la Monroe non creò problemi, a differenza di quanto accadde in altri film diretti da Hawks, come ad esempio in occasione di Gli uomini preferiscono le bionde.[1]

Gli attori Marilyn Monroe, Charles Coburn e George Winslow reciteranno nuovamente insieme l'anno successivo ne Gli uomini preferiscono le bionde (1953), sempre sotto la regia di Howard Hawks.

Critica modifica

A dispetto dell'impiego nella sceneggiatura di tre veri “giganti” di Hollywood, quali Ben Hecht, Charles Lederer e I.A.L. Diamond e del soggetto più impegnato e “filosofico”, il film fu considerato la meno convincente delle quattro commedie frutto della collaborazione fra Hawks e Cary Grant[2]. Lo stesso regista ne era consapevole, concordando, nell'analisi dello scarso successo del film, col critico del The New York Times: “Il problema è che un'idea demenziale come questa può mantenere la sua comicità sino ad un certo punto, diciamo 35-40 minuti, ma è poi destinata ad implodere ed allora è la fine”[3]. Il film avrebbe insistito in modo eccessivo sulle gag relative al ritorno allo stato adolescenziale ed infantile dei coniugi Fulton, vittime dell'elisir di giovinezza creato dal professore.

In parte, avrebbe confidato Hawks a Bogdanovich, egli fu costretto a modificare il progetto iniziale, secondo il quale, solo il personaggio interpretato da Grant sarebbe stato vittima degli effetti regressivi della pozione. Ciò a causa delle insistenze di Ginger Rogers, in fase di stesura del contratto. L'attrice aveva subordinato la propria partecipazione al film alla possibilità di duettare con Cary Grant nel ruolo della stupida adolescente, e la produzione esercitò pressioni in tal senso presso gli sceneggiatori.[4]

Di tutt'altro tono, fu l'accoglienza riservata al film dai critici dei Cahiers du Cinéma. Jacques Rivette utilizzò proprio Il magnifico scherzo come paradigma della “grandezza del genio” di Howard Hawks. Egli sottolineava come mai, nell'opera del regista, l'elemento drammatico e la commedia procedessero isolati, ed anzi, come all'interno di uno stesso lavoro, l'uno fosse esaltato dalla presenza dell'altro. Come nei suoi film di contenuto drammatico quali La cosa da un altro mondo o Il fiume rosso, al centro della sua attenzione era anche in questo caso la minaccia portata alla ragione e alla civiltà dalle fascinose lusinghe dello stato di natura, del buon selvaggio, dell'infantilismo, qui rappresentate nel mito dell'eterna giovinezza.[5]

Note modifica

  1. ^ a b Peter Bogdanovich, Chi c'è in quel film?, Fandango libri, Roma, 2008
  2. ^ Nuccio Lodato, Howard Hawks, Il Castoro cinema, Milano, 2003
  3. ^ Bosley Crowther, The New York Times, 6 settembre 1952
  4. ^ Peter Bogdanovich, Chi ha fatto quel film?, Fandango libri, Roma, 2010
  5. ^ (EN) Jacques Rivette - The genius of Howard Hawks (PDF) [collegamento interrotto], su isites.harvard.edu, n. 23, Cahier di Cinéma, maggio 1953. URL consultato il 29 novembre 2015.

Bibliografia modifica

  • Adriano Aprà e Patrizia Pistagnesi, Il cinema di Howard Hawks, Venezia, La Biennale di Venezia, 1981, ISBN 88-208-0284-8.

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