Il miracolo di santa Odilia

romanzo scritto da Laura Mancinelli

Il miracolo di santa Odilia è un romanzo di Laura Mancinelli pubblicato nel 1989 e vincitore nel medesimo anno del Premio "Città di Roma".

Il miracolo di santa Odilia
AutoreLaura Mancinelli
1ª ed. originale1989
Genereromanzo
Sottogenerestorico
Lingua originaleitaliano
ProtagonistiLa badessa Odilia
il cavaliere
Altri personaggiSuor Buccia
Ser Francesco
Il biondo Gerardo
Il vescovo Zenone
Preceduto daIl fantasma di Mozart

Trama modifica

La vicenda si svolge sulle colline del Monferrato, nell'Alto Medioevo. La bella Odilia, della nobile famiglia dei Conti di Agliano, fin da giovanissima viene destinata dai suoi parenti al convento, perché segua le tracce della sua zia omonima, badessa morta in odore di santità ma senza aver potuto compiere, né da viva né da morta, un miracolo, così da dare al suo parentado la gloria di avere una santa in famiglia. Prima di pronunciare i voti, Odilia assiste ad un torneo di cavalieri in partenza per una Crociata in Terra Santa. Un giovane dagli occhi azzurri e dal mantello turchino si ferma davanti al palco dove è seduta, attendendo di ricevere da lei un segno di omaggio e di benevolenza. Odilia gli lancia commossa la coroncina di fiori che porta in testa sul velo bianco di novizia. Passano gli anni. La giovane, non ancora ventenne, è già badessa e dimostra di saper amministrare oculatamente le rendite del convento così come di saper essere ligia a tutti i sacri doveri di monaca. Per contrastare la malinconia e la solitudine che l'assalgono nelle lunghe sere prive di attività, ricama insieme alle sue consorelle un magnifico arazzo che, con fili di preziose sete colorate, raffigura una Dama con il liocorno. Quando l'arazzo è terminato, Odilia si accorge che la donzella ha proprio il suo volto e gli occhi del liocorno sono quelli del cavaliere che lei non ha mai scordato. Un giorno, alla porta del convento bussano dei pellegrini: fra di loro c'è proprio lui, il cavaliere che, a sua volta, non ha mai dimenticato Odilia: è stanco, ingrigito e triste. La Crociata non è stata un'avventura di gloria ma soltanto un'impresa di ruberie e di infamie. Da quel giorno, per volere della badessa, il cavaliere resterà ospite fisso nel convento, rendendosi utile alla comunità in molti modi. Ciò gli permetterà inoltre di restare vicino alla sua amata e di proteggerla, con un casto, platonico amore fatto di amichevoli passeggiate serali mano nella mano e dolci sguardi silenziosi quanto eloquenti. Altri personaggi entrano a far parte della storia: Ser Francesco, il nobile vicino che rifornisce di pregiatissimo vino le cantine della badessa, ma che pure propone a Odilia di coltivare lei stessa la vite nell'ottima terra che la circonda. Il convento diviene ben presto un cantiere dove fervono lavori agricoli e idraulici, con l'attiva collaborazione del cavaliere e soprattutto del Biondo Gerardo, servitore di Ser Francesco, un giovane di ottimo carattere e dal misterioso passato. Ma anche una frotta di bambini del vicino villaggio arriva a riempire le giornate del monastero: si istituisce una piccola scuola dove i piccoli, rivestiti e rifocillati, imparano a leggere e a scrivere, a svolgere utili mestieri, a cantare in coro e a suonare flauti e zufoli. Anche il vescovo Zenone, uomo un po' diffidente ma bonario, giunge in visita al convento per constatarne e ammirarne l'allegro fervore: è un mondo di letizia, di purezza di intenti, di produttività, e anche di buona tavola. La cuoca, Suor Buccia, è fra i personaggi più caratteristici: semplice e brontolona, si occupa ogni giorno, fra paioli e tegami, di cuocere pane e focacce, carni e verdure; sempre col timore che l'eccessiva generosità della badessa, verso i poveri ma anche verso i suoi ospiti, conduca un giorno alla penuria di provviste e all'indigenza. In tanto operosa allegrezza, in tanta cura per i beni donati all'uomo dalla terra, alla fine, in un misterioso scampanio di tutta la valle, sulla tomba della vecchia zia badessa lo sperato "miracolo di santa Odilia" avviene: resta il dubbio se per volere divino o soltanto per l'appassionata costanza umana.

Struttura modifica

Esposizione

Viene raccontata la storia di Odilia e di come sia morta senza aver compiuto alcun miracolo, nonostante avesse fatto di tutto perché ciò accadesse. Inoltre viene narrata la prima parte della vita della seconda Odilia.

Esordio

Si presenta al convento un cavaliere che Odilia, aveva conosciuto durante il raduno dei tanti che partivano per la Terra Santa, quando era ancora nel noviziato. Egli si presenta come pellegrino che chiede l’elemosina, ma la badessa riconosce subito e lo invita a pranzare insieme a lei e alle altre monache.

Peripezie

Odilia e il cavaliere trascorrono insieme nove mesi, durante i quali si innamorano sempre più l’uno dell’altra. Non sfuggono alla malinconia dell’autunno, ma Odilia riflette quanto quella malinconia sia diversa da quella degli altri anni: non minore, ma intrisa di dolcezza, forse persino più struggente.

Scioglimento

Il 21 dicembre, giorno del solstizio d’inverno, si compie il miracolo: in pieno inverno fiorisce il gelsomino, sprigionando nell'aria tutt'attorno il profumo dei suoi fiori bianchi. Alcuni giorni dopo Natale viene il vescovo con altri signori, religiosi e non, per stabilire se si tratti veramente di un miracolo, ed è allora capita un fatto miracoloso: tutte le campane del Monferrato suonano improvvisamente a festa.

La fabula non sempre coincide con l'intreccio perché ci sono alcuni flash-back per raccontare le vicende vissute dai personaggi.

Il narratore è onnisciente ed esterno alla vicenda, anche se c’è una frase in prima persona singolare nel XXIV capitolo: «Credo che tutti, signori e bimbi e monachelle, mangiassero allegramente quel pasto inusitato…».

Indice dei capitoli modifica

I.     Il convento senza campanile
II.    Le due Odilie
III.   La partenza dei crociati
IV.    La nuova badessa
V.     L'arazzo del liocorno
VI.    Il pellegrino
VII.   Il racconto del crociato
VIII.  Il giardino di Odilia
IX.    La pergola di caprifoglio
X.     Giorno di festa
XI.    La moltiplicazione delle galline
XII.   Il bosco di querce
XIII.  La tempesta
XIV.   L'alluvione
XV.    I doni di ser Francesco
XVI.   Opere di idraulica
XVII.  Il Biondo Gerardo
XVIII. Notte d'estate
XIX.   Le ciliegie
XX.    Il flagellante
XXI.   Licantropi e leprecauni
XXII.  La visita del vescovo
XXIII. I cipressi di ser Francesco
XXIV.  Autunno
XXV.   Le slitte
XXVI.  Il miracolo di santa Odilia

Personaggi modifica

  • La badessa Odilia;

Nipote della defunta Odilia, era stata scelta tra le fanciulle della famiglia perché, suo malgrado, si chiamava come lei. Così all’età di soli sedici anni fu fatta monaca e a diciotto badessa. All’inizio la sua vita non cambiò molto: infatti continuava a frequentare le sue compagne di studio e di gioco, che, come lei, venivano educate in convento. Ma capì quanto la sua vita fosse cambiata il giorno in cui ci fu il raduno dei cavalieri che partivano per la crociata in Terra Santa: infatti, a differenza di tutte le altre ragazze, lei aveva un vestito nero e non poté strapparsi una manica e donarla a un cavaliere. Nonostante ciò si tolse la ghirlanda di fiori che aveva in testa e la infilò sull’asta di un cavaliere di cui si innamorò. Come badessa è solerte e attenta nel governo del suo piccolo feudo, facendo diventare ricco il convento, tanto da meritarsi le lodi del vescovo. Con l’arrivo del cavaliere il suo animo si risveglia da un sonno durato troppo tempo e la sua vita diventa migliore, fino ad arrivare al miracolo.

  • il cavaliere;

È il secondo personaggio per ordine di importanza. Non ha nome, ma viene sempre chiamato “il cavaliere”, il che fa capire che sia più importante per il titolo, che non per il suo nome. È un uomo che ama le donne e la guerra, ma ha capito che quest’ultima non è (sempre) giusta. Di essa non gli è rimasto che un pessimo ricordo, oltre ai capelli grigi e agli occhi che hanno perso il sorriso di un tempo. Appena giunge al convento regala a Odilia i due semi che aveva preso in Arabia in una valle molto florida che era stata poi rovinata dai crociati, e le dice di seminarli e, quando le piantine sarebbero cresciute, di piantarle. Durante la sua permanenza al convento aiuta le monache nei lavori più pesanti e si improvvisa maestro dei bambini dei paesi vicini per giustificare al vescovo la sua presenza in quel luogo religioso. Per quest’ultimo motivo, Odilia si inventa la storia dei licantropi e leprecauni, mostri che attenterebbero alla virtù delle monache.

  • Suor Buccia;
  • Ser Francesco;

La prima volta che compare nella storia, ser Francesco viene descritto come un uomo altissimo, magro, a capo scoperto, avvolto in un largo mantello da viaggio che gli scendeva fino all'orlo degli stivali. È il proprietario di alcuni terreni sulle colline volte a occidente, in particolare di una grande vigna, e fornisce al convento il vino per gli ospiti e anche per le monache. Oltre al vino, dopo l'alluvione, fornisce anche il grano e un nuovo legume proveniente dall'Arabia.

  • Il biondo Gerardo;

Questo non è il suo vero nome, come non è biondo di capelli. In realtà è figlio cadetto di una nobile famiglia della pianura vercellese. Scappato di casa perché non voleva entrare in convento, a cui era stato destinato dalla famiglia, era diventato bandito, e si era messo in società con un altro, anch'esso bandito, di nome Biondo Gerardo. In uno dei tanti assalti quest'ultimo morì, così l’amico decise di diventare contadino per riscattare in qualche modo l’anima del morto, e si mise al servizio di ser Francesco. Spesso fa dei lavori per l’orto del convento.

  • Il vescovo Zenone;
  • Un flagellante;
  • Il gatto Sibillo;
  • Il cane Musone;
  • Bambini e bambine del villaggio.

Premi modifica

  • 1981 Premio "Città di Roma";

Edizioni modifica

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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