Illuminazione (cristianesimo)

Il concetto di illuminazione nell'ambito della fede cristiana assume diversi significati, indicando con essa il dono di comprendere e di far propria la verità rivelata.

Dettaglio dall'Annunciazione di Beato Angelico

Illuminazione nel Nuovo TestamentoModifica

Il concetto di illuminazione nel Nuovo Testamento è connesso con il verbo greco φωτίζω (phōtizō) con il significato di illuminare, portare alla luce, far vedere. Si applica in connessione con i seguenti concetti.

  • Un'illuminazione generale che Cristo opera attraverso l'Evangelo: "La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo" (Giovanni 1:9); "...l'apparizione del Salvatore nostro Cristo Gesù, il quale ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l'immortalità mediante il vangelo" (2 Timoteo 1:10);
  • L'esperienza illuminante della salvezza: "Infatti quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo" (Ebrei 6:4); "...ricordatevi di quei primi giorni, in cui, dopo essere stati illuminati, voi avete dovuto sostenere una lotta lunga e dolorosa" (10:32);
  • La comprensione della verità cristiana "[che] egli illumini gli occhi del vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza vi ha chiamati, qual è la ricchezza della gloria della sua eredità che vi riserva tra i santi ... e di manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio, il Creatore di tutte le cose" (Efesini 1:18; 3:9);
  • L'infallibile introspezione del giudizio di Dio delle creature umane: "Perciò non giudicate nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce quello che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio" (1 Corinzi 4:5).

Illuminazione nella teologia cristiana posterioreModifica

Teologicamente, il termine illuminazione è stato applicato pure a vari concetti:

  • Nella chiesa primitiva, è il battesimo che viene considerato illuminazione, come per esempio in Giustino, Apologia prima (61).
  • Applicato all'ispirazione della Bibbia, il concetto di illuminazione sostiene che la percezione e la comprensione degli scrittori biblici sia stata elevata ed intensificata ad un livello maggiore di quello delle altre creature umane.
  • Nella concezione neo-ortodossa l'illuminazione è confusa con la rivelazione quando essa descrive come la Bibbia diventerebbe Verbo di Dio, solo quando il singolo scopre e intende la verità di ciò che la Bibbia trasmette.
  • già a partire da Agostino d'Ippona, l'illuminazione è una grazia di Dio ai sensi e all'intelletto dell'uomo, per conoscere la Verità, non solo biblica.
  • Nella filosofia scolastica l'illuminazione, quanto all'oggetto, è qualsiasi visione della Verità, anche in relazione a tutti gli enti della Creazione divina: regno vegetale, regno animale, genere umano, angeli. E quindi comprende tutte le discipline e tutti i rami del sapere, che ne fanno oggetto di studio, non limitandosi alla sola filosofia e teologia. La Verità è intesa come:
    • l'intero creato che è Sua opera,
    • Gesù Cristo (Gv 14,6), e quindi la visione del Dio Uno e Trino, che è Verbo,
    • la Sacra Scrittura, quale Verbo rivelatoSi per il genere umano,
    • l'illuminazione donata all'uomo dallo Spirito Santo Dio, che è Verbo (Gv), come ognuna della Tre divine Persone, e come la loro Unità: dono per vedere la Verità nel Verbo rivelatoSi nella Bibbia, e per vedere la Verità nel resto della Sua Creazione.

Rispetto all'oggetto nella concezione ortodossa, la Sacra Scrittura è già Verbo, in tutti i suoi possibili livelli stratificati di interpretazione (storica, simbolica, ecc.), e a prescindere da chi la legge. A questo si aggiunge il Verbo vivente (lo Spirito Santo Dio), mentre illumina la comprensione intellettuale e sensibile, nel proprio vivere, di chiunque legge.
Medesima è la sorgente del sapere e dell'essere: sempre Dio, per la Rivelazione biblica e per l'ente creato. Dio è sostanzialmente Amore (Gv 4:7) Luce (1 Gv 1,5-7), Spirito e Verità (Gv 4,24), e il creato, in quanto a Sua immagine e somiglianza, è di per sé uno, vero e buono.

Quanto al soggetto, l'illuminazione (ad esempio, in Summa Theologiae) riguarda non solo il genere umano, ma anche gli angeli: i quali non nascono con la "scienza infusa", ma ottengono da Dio la costante visione della Verità, sia quella eterna trascendente del Paradiso (la contemplazione di Dio in sé stesso), sia la nostra Verità immanente che è in relazione a tutto l'ente creato (spazio e tempo, passata e futura). E ottengono entrambe le due Verità solo in quanto hanno scelto di restare a Lui fedeli, e sono stati ammessi a godere della Sua Presenza.

Questa scelta secondo la Chiesa Cattolica (e non solo) è stata fatta una sola volta per sempre già in Genesi. A seconda della gerarchia degli angeli, questo tipo di visione illuminata muta in generalità, unità ed atto.

La dottrina dell'illuminazione è congiunta a quel ministero dello Spirito Santo per il quale Egli aiuta il credente a comprendere la verità delle Sacre Scritture. In relazione alla Bibbia, la dottrina della rivelazione è congiunta a quello "svelamento" della verità nel materiale delle Sacre Scritture. L'ispirazione riguarda il metodo mediante il quale lo Spirito Santo sovraintese alla vita storica dei protagonisti, e alla produzione delle Sacre Scritture, al Verbo e alle opere di Gesù Cristo; e, al,di fuori delle Scritture, l'illuminazione si riferisce anche al ministero dello Spirito Santo mediante il quale viene reso chiaro al singolo credente il significato delle Sacre Scritture.

La persona che non sia stata rigenerata da Dio, non può fare esperienza di questo ministero di illuminazione, perché è cieca rispetto alla verità di Dio ["L'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente" (1 Corinzi 2:14)]. Il Signore promette ai Suoi seguaci che quando lo Spirito Santo scenderà su di loro a Pentecoste, sarebbe stato questi a guidarli nella verità (Giovanni 16:13-16), e questo include la comprensione delle "cose profonde" di Dio (1 Corinzi 2:9,10).

Questa comprensione, però, non è priva di condizioni. Il credente deve egli stesso essere in via di maturazione ed in comunione con il Signore prima di fare esperienza di questa piena percezione della verità, perché questa vita pone molti ostacoli al ministero dello Spirito Santo (1 Corinzi 3:1-3). Il credente deve pure attendersi di avere, in questo, beneficio, dallo Spirito Santo che opera attraverso di coloro che Egli ha dato il dono di insegnare (Romani 12:6,7) e tale ministero lo si riceve a voce, attraverso la pagina stampata o altri mezzi. In senso ultimo certamente è lo Spirito Santo che si pone come "interfaccia" fra la mente di Dio, com'è rivelata dalle Sacre Scritture e la mente del credente che cerca di comprendere le Sacre Scritture.

BibliografiaModifica

  • (EN) L. S. Chafer, Systematic Theology (I, 105-113).
  • (EN) B. Ramm, The Witness of the Spirit.
  • (EN) C. C. Ryrie, The Holy Spirit.

Voci correlateModifica

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