Italia settentrionale

regione geografica e statistica italiana
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Con i termini Italia settentrionale, Nord Italia, Alta Italia o semplicemente Nord o Settentrione, s'intende comunemente una regione geografica e statistica composta dall'insieme delle regioni italiane più a nord del paese, vale a dire la Valle d'Aosta, il Piemonte, la Lombardia, il Trentino-Alto Adige, il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia, la Liguria e l'Emilia-Romagna.

Italia settentrionale
StatiItalia Italia
TerritorioEmilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta e Veneto
Superficie120 260 km²
Abitanti27 349 747[1] (31 dicembre 2022)
Densità230,74 ab./km²

Esse ospitano circa il 46% della popolazione italiana, e producono il 59,4% del prodotto interno lordo nazionale. Geograficamente questa regione comprende la parte continentale della Repubblica Italiana.

A sua volta, l'Italia settentrionale si divide geograficamente e statisticamente nelle regioni NUTS 1:

GeografiaModifica

La regione è delimitata dalle Alpi a nord e a ovest, e dall'Appennino settentrionale a sud. Comprende anche alcuni territori sul versante meridionale dell'Appennino (parte della Liguria sul versante ligure-tirrenico). Confina ad ovest con la Francia tramite le Alpi occidentali, a nord con Svizzera e Austria mediante le Alpi centrali, ad est con la Slovenia ed a sud con la Toscana, le Marche ed il piccolo Stato di San Marino. L'Italia settentrionale è bagnata dal mar Ligure e dal mare Adriatico, su di essa si estende la pianura padana ed è attraversata dal fiume Po. Il Settentrione include regioni altamente industrializzate e ad alta vocazione turistica. Culturalmente, linguisticamente e, in parte, geograficamente l'Italia settentrionale include anche le province di Pesaro e Urbino e di Massa-Carrara, oltre che la Romagna toscana.

StoriaModifica

Antichità e Alto MedioevoModifica

 
I popoli antichi del Nord Italia, con le tribú celtiche in colore blu (i Taurini sono spesso considerati celto-liguri)

Durante i secoli precedenti la romanizzazione, l'Italia settentrionale era abitata da diversi popoli, tra cui i Liguri, i Veneti, dediti al commercio di ambra ed all'allevamento di cavalli, e gli Etruschi, che avevano colonizzato il Nord Italia espandendosi dalla Toscana; questi ultimi fondarono la città di Bologna e diffusero l'utilizzo della scrittura; successivamente, a partire dal V secolo a.C., l'area vide l'espansione di tribù galliche. Tali popoli fondarono diverse città, come Milano, ed estesero la loro presenza dalle Alpi fino al mare Adriatico. Il loro sviluppo venne fermato dall'espansione romana nella Pianura Padana a partire dal III secolo a.C. Dopo secoli di lotta, nel 194 a.C. l'intera area di ciò che oggi è il Nord Italia divenne una provincia romana con il nome di Gallia Cisalpina (Gallia "da questo lato", rispetto a Roma, delle Alpi). La cultura e la lingua dei Romani soppiantarono le precedenti civiltà ed il Nord Italia divenne una delle più ricche e sviluppate aree dell'Impero romano; si vide la costruzione in una vasta rete di strade e lo sviluppo di agricoltura e di commercio. Nel 42 a.C. la provincia della Gallia Cisalpina fu abolita e l'Italia romana venne a inglobare tutti i territori a sud delle Alpi, e divenne a pieno titolo parte d'Italia. Non dimentichiamo che le sue città avevano già ottenuto la cittadinanza romana da Giulio Cesare sette anni prima.

 
Mappa del Regno longobardo alla morte di re Liutprando (744)

Nella tarda antichità il ruolo strategico del Nord Italia è sottolineato dal trasferimento della capitale dell'Impero d'Occidente da Roma a Mediolanum nel 286 e, successivamente, a Ravenna dal 402 fino al collasso dell'impero nel 476. Dopo la caduta dell'Impero d'Occidente, il Nord Italia fu parte del regno Ostrogoto, la cui capitale fu prima Ravenna e, dopo il 540, Pavia e patì duramente le distruzioni portate dalle Guerre Gotiche tra gli Ostrogoti e l'Impero bizantino. Nel 568 i Longobardi, un popolo germanico, entrarono nel Nord Italia attraverso il Friuli e fondarono un proprio regno duraturo, con capitale Pavia, che diede il nome all'intero Nord Italia durante il Medioevo, ed alla moderna Lombardia. Dopo le prime difficoltà, le relazioni tra i Longobardi ed i latini migliorarono e la lingua e la cultura longobarda si assimilarono con quella latina preesistente, come è evidente dai numerosi nomi, parole e leggi affermatisi in quel periodo. Il regno longobardo terminò nel 774, quando il re dei Franchi Carlo Magno conquistò Pavia, depose Desiderio, l'ultimo re dei Longobardi, e annesse il Regno Longobardo, cambiandone il nome in Regno d'Italia e mantenendo la capitale a Pavia[2]. I duchi longobardi vennero sostituiti da conti, vescovi e marchesi di origine franca.

Medioevo e RinascimentoModifica

 
Città facenti parte della prima e della seconda Lega Lombarda

Nell'XI secolo la maggior parte del Nord Italia era incluso nel regno d'Italia, nominalmente sotto il dominio del Sacro Romano Impero, ma, nei fatti, era diviso in numerose città-Stato autonome: i comuni e le repubbliche marinare. L'undicesimo secolo segnò una significativa esplosione dell'economia del Nord Italia a causa del miglioramento del commercio e delle innovazioni agricole dell'epoca. Il fiorire della cultura portò alla fondazione di numerose università, tra cui l'Università di Bologna, la più antica d'Europa. La crescente ricchezza delle città-Stato diede loro la possibilità di sfidare il tradizionale potere feudale, rappresentato dagli imperatori tedeschi e dai loro vassalli. Questo processo portò alla creazione di diverse Leghe Lombarde formate da diverse città del Nord, che sconfissero gli imperatori della dinastia Hohenstaufen: Federico I nella battaglia di Legnano e suo nipote Federico II nella battaglia di Parma; in questo modo, le città del Settentrione si resero, nei fatti, indipendenti dagli imperatori tedeschi. Le leghe fallirono però nello svilupparsi da alleanze militari a confederazioni durevoli e, successivamente, all'interno delle varie città-Stato, avvenne un processo di consolidamento; la maggior parte di esse divennero signorie, governate da potenti dinastie come i Della Scala di Verona o i Visconti di Milano, e conquistarono le città vicine, rischiando di unificare l'intero Nord Italia sotto un singolo stato.

 
L'Italia settentrionale nel 1500

Un equilibrio di potere venne infine raggiunto nel 1454 con la pace di Lodi e il Nord Italia finì diviso tra un piccolo numero di stati regionali, di cui i più potenti erano i ducati di Savoia, Milano, Mantova, Ferrara e le Repubbliche di Genova e di Venezia, che nel frattempo aveva esteso la sua influenza nella terraferma a partire dal quattordicesimo secolo.

Nel quindicesimo secolo il Nord Italia divenne uno dei centri del Rinascimento, la cui cultura e produzione artistica erano tenute in alta considerazione. La classe imprenditoriale dei comuni estese i suoi commerci e le sue attività a nord delle Alpi e i "Lombardi", i mercanti e banchieri del Nord Italia, erano presenti in tutta Europa. Le guerre d'Italia del XVI secolo, tra il 1494 e il 1559, posero però fine al Rinascimento nel Nord Italia e portarono la regione ad essere contesa tra la Francia e gli Asburgo di Spagna ed Austria. Dopo le guerre, il cui evento culminante fu la battaglia di Pavia del 1525, la maggior parte della Lombardia cadde sotto il controllo diretto della Spagna. Allo stesso tempo, il controllo da parte dell'Impero ottomano del Mediterraneo orientale e la scoperta di nuove rotte oceaniche per l'Asia e le Americhe portarono al lento declino della repubblica di Venezia. Pestilenze come quella del 1628-1630 ed il generale declino dell'economia della penisola tra XVI e XVII secolo interruppero qualsiasi ulteriore sviluppo del Nord Italia. L'unico Stato rimasto in buona salute fu il ducato di Savoia, che, grazie a vittorie militari e diplomatiche, nel 1720 divenne noto come regno di Sardegna e portò Torino al rango di grande capitale europea.

Storia contemporaneaModifica

 
Il Regno d'Italia

Dopo la rivoluzione francese, nel tardo diciottesimo secolo il Nord Italia fu conquistato dalle armate francesi; vennero istituite molte repubbliche sorelle da Napoleone Bonaparte e nel 1805 fu fondato un nuovo Regno d'Italia, composto di tutto il Nord Italia, con l'eccezione del Piemonte e della Liguria, direttamente annessi alla Francia. Venne istituito con Milano come capitale e Napoleone come capo di Stato. Al congresso di Vienna il Regno di Sardegna venne ristabilito ed espanso con l'annessione della Repubblica di Genova. Il resto del Nord Italia divenne soggetto al dominio austriaco, diretto, come nel caso del Regno Lombardo-Veneto, o indiretto, come nel caso dei ducati di Parma e di Modena. Bologna e la Romagna vennero sottoposti allo Stato Pontificio. Il governo imperiale austriaco si rivelò impopolare a causa delle sue politiche reazionarie, cosicché il Nord Italia divenne il centro intellettuale del processo di unificazione italiana. In particolare, il piemontese Regno di Sardegna fu lo Stato che realizzò l'unificazione della penisola tra il 1859 ed il 1861. Dopo aver sconfitto gli austriaci nella Seconda guerra d'indipendenza ed aver annesso il Nord Italia, il nuovo Stato lanciò diverse campagne per conquistare il Sud ed il Centro Italia. Nel 1866, con la Terza guerra d'indipendenza, anche il Veneto ed il Friuli vennero strappati all'Austria.

 
Partigiani antifascisti nelle strade di Bologna dopo l'insurrezione generale dell'aprile 1945

Dopo l'unificazione italiana, la capitale venne trasferita da Torino a Roma e l'importanza amministrativa e istituzionale del Nord Italia venne profondamente ridotta. Tuttavia, a partire dal tardo diciannovesimo secolo ed in particolare negli anni cinquanta e sessanta del ventesimo, il Nord Italia, e soprattutto le città di Torino, Genova e Milano, divenne il più importante centro dell'industrializzazione italiana, affermando il proprio ruolo come area più ricca ed industrializzata del paese. Tra il 1943 e il 1945, durante la seconda guerra mondiale, il Nord Italia fu controllato dalla Repubblica Sociale Italiana fascista e fu il principale teatro della guerriglia condotta dai partigiani antifascisti. Tra il 19 e il 25 aprile 1945 le città del Nord Italia incominciarono un'insurrezione contro le forze nazi-fasciste che portarono alla liberazione dell'intero Nord Italia da parte delle forze Alleate. Le differenze economiche tra il Nord Italia e il resto del paese, insieme con la breve storia dell'Italia come unica nazione, ha portato alla fine del ventesimo secolo all'emergere dell'indipendentismo padano, che, promosso dalla Lega Nord, invoca una maggiore autonomia o, addirittura, una totale indipendenza della Padania, il nome scelto dagli indipendentisti per indicare il Nord Italia.

Esistono anche movimenti rifacentisi all'ideologia del "lombardismo", affine al regionalismo o indipendentismo lombardo, che rivendicano un'indipendenza di tutto il Nord Italia sotto il nome storico di "Lombardia"; di questo tipo è il movimento "Grande Lombardia".[3]

LingueModifica

 
Mappa linguistica d'Italia

Nel merito delle lingue regionali, l'Italia settentrionale è predominata dalle famiglia delle lingue gallo-italiche, in contrapposizione al resto del paese in cui sono parlate le lingue italo-dalmate, e comprendono: emiliano, ligure, lombardo, piemontese e romagnolo.

La lingua veneta viene considerata facente parte del gruppo italo-romanzo o di quello gallo-italico, oppure una lingua italo-occidentale a sé stante.

Le lingue gallo-italiche raggiungono anche il nord delle Marche (provincia di Pesaro e Urbino e provincia di Ancona, fino a Senigallia)[4] e della Toscana (tutta la provincia di Massa-Carrara[5] e l’Alta Garfagnana in provincia di Lucca, nonché alcune frazioni della montagna pistoiese e la Romagna toscana); perciò, queste zone sono considerate linguisticamente facenti parte del Nord Italia.

Altre lingue gallo-romanze parlate sono l’occitano, l’arpitano, parlati nelle valli occitane e arpitane nel Piemonte occidentale, ed il gruppo reto-romanzo, che include il friulano ed il ladino.

Sono parlate anche lingue non romanze: lingue germaniche come il tedesco "standard" e il bavarese in Alto Adige, piccole comunità Walser in Piemonte e in Valle d'Aosta, cimbre e mochene in Veneto, in Friuli ed in Trentino. Nel Friuli-Venezia Giulia sono parlate lingue slave: vi sono minoranze slovene in provincia di Trieste e nelle parti orientali di quelle di Udine e Gorizia.

StoriaModifica

Durante il Medioevo, principalmente tra il XIII e il XV secolo, era in uso un volgare illustre chiamato koinè lombardo-veneta. Presso le fonti medioevali chiamata semplicemente "lingua scritta" oppure lombardo: nel senso medievale, il toponimo "Lombardia" indicava tutto il Settentrione.

A partire dal XV secolo la koinè lombardo-veneta cominciò a cedere terreno rispetto al toscano, fenomeno che il linguista Carlo Tagliavini descrive nel seguente modo: "Il fiorentino, per merito di Dante e degli altri grandi toscani, come Petrarca e Boccaccio, in grazia della posizione centrale di Firenze e delle condizioni storiche dell'epoca, si diffuse man mano in ogni parte d'Italia, facendo anche sparire la κοινή alto-italiana, che nel Duecento era assurta a un certo prestigio".

Questa koinè letteraria si manifestò con autori come Bonvesin de la Riva, Giacomino da Verona, Uguccione da Lodi, Girardo Patecchio, ecc[6].

DemografiaModifica

La popolazione residente nell'Italia settentrionale ammonta a 27 740 984 abitanti[1] suddivisa come segue:

RegioniModifica

Regione Capoluogo Abitanti
  Emilia-Romagna Bologna 4 448 841
  Friuli-Venezia Giulia Trieste 1 217 872
  Liguria Genova 1 565 307
  Lombardia Milano 10 019 166
  Piemonte Torino 4 392 526
  Trentino-Alto Adige Trento 1 062 860
  Valle d'Aosta Aosta 126 883
  Veneto Venezia 4 907 529

Comuni più popolosiModifica

Di seguito si riporta l'elenco della popolazione residente nei comuni con più di 50.000 abitanti[1].

# Comune Regione Provincia Abitanti Note
1 Milano   Lombardia   Milano 1 372 810
2 Torino   Piemonte   Torino 886 837
3 Genova   Liguria   Genova 583 601
4 Bologna   Emilia-Romagna   Bologna 388 367
5 Venezia   Veneto   Venezia 261 905
6 Verona   Veneto   Verona 257 353
7 Padova   Veneto Padova 209 829
8 Trieste   Friuli-Venezia Giulia   Trieste 204 234
9 Brescia   Lombardia   Brescia 200 423
10 Parma   Emilia-Romagna   Parma 194 417
11 Modena   Emilia-Romagna   Modena 184 727
12 Reggio nell'Emilia   Emilia-Romagna   Reggio Emilia 171 491
13 Ravenna   Emilia-Romagna   Ravenna 159 057
14 Rimini   Emilia-Romagna   Rimini 148 908
15 Ferrara   Emilia-Romagna   Ferrara 132 009
16 Monza   Lombardia   Monza e Brianza 122 955
17 Bergamo   Lombardia   Bergamo 120 287
18 Forlì   Emilia-Romagna Forlì-Cesena 117 946
19 Trento   Trentino-Alto Adige   Trento 117 417
20 Vicenza   Veneto Vicenza 112 198
21 Bolzano   Trentino-Alto Adige   Bolzano 106 951
22 Piacenza   Emilia-Romagna   Piacenza 102 355
23 Novara   Piemonte   Novara 104 284
24 Udine   Friuli-Venezia Giulia   Udine 99 341
25 Cesena   Emilia-Romagna Forlì-Cesena 96 589
26 Alessandria   Piemonte   Alessandria 93 839
27 La Spezia   Liguria   La Spezia 93 678
28 Como   Lombardia   Como 84 326
29 Treviso   Veneto   Treviso 83 950
30 Busto Arsizio   Lombardia   Varese 83 340
31 Sesto San Giovanni   Lombardia   Milano 81 822
32 Varese   Lombardia   Varese 80 694
33 Asti   Piemonte   Asti 76 164
34 Cinisello Balsamo   Lombardia   Milano 75 659
35 Cremona   Lombardia   Cremona 71 924
36 Pavia   Lombardia   Pavia 72 612
37 Carpi   Emilia-Romagna   Modena 71 060
38 Imola   Emilia-Romagna   Bologna 69 951
39 Vigevano   Lombardia   Pavia 63 505
40 Savona   Liguria   Savona 61 057
41 Legnano   Lombardia   Milano 60 259
42 Faenza   Emilia-Romagna   Ravenna 58 836
43 Moncalieri   Piemonte   Torino 57 530
44 Cuneo   Piemonte   Cuneo 56 124
45 Sanremo   Liguria   Imperia 54 824
46 Gallarate   Lombardia   Varese 53 145
47 Pordenone   Friuli-Venezia Giulia Pordenone 51 139

EconomiaModifica

L'economia dell'Italia settentrionale contribuisce in modo considerevole al prodotto interno lordo nazionale. Essa, dall'Unità d'Italia e con la formazione del "Triangolo industriale" Milano, Torino e Genova, ha una grande importanza per l'economia della penisola. Tra le regioni che compongono il Settentrione, spicca per economia e servizi la Lombardia, che contribuisce per circa 1/5 al PIL nazionale. Altre realtà economiche di rilievo sono l'Emilia-Romagna, con un'economia in forte crescita trainata dall'export, che risulta quarta in Italia per potenza economica e prima nel settore agricolo. il Veneto, grande polo manifatturiero ed infrastrutturale nonché terza economia italiana, il Trentino-Alto Adige e la Valle d'Aosta, ai primi posti in Italia per PIL pro capite. Ciononostante, alcune tra le maggiori aziende italiane sono nate in Piemonte (ad esempio, FIAT, Ferrero, Olivetti, Exor, che è olandese, ma ha sede a Torino) ed i porti di Trieste e Genova sono i più importanti del Nord Italia.


NoteModifica

  1. ^ a b c Dato Istat al 31 dicembre 2022
  2. ^ italico, Regno nell'Enciclopedia Treccani, su www.treccani.it. URL consultato il 16 febbraio 2023.
  3. ^ Grande Lombardia, su grandelombardia.org.
  4. ^ I dialetti gallo-piceni
  5. ^ Il dialetto della Lunigiana
  6. ^ C. Tagliavini, Le origini delle lingue neolatine, §85.

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