Ivan Asen I

sovrano bulgaro

Ivan Asen I, noto anche come Ioan Asen I, Ioan Asan (in bulgaro Иван Асен I?; XII secoloVeliko Tărnovo, 1196), è stato sovrano di Bulgaria dal 1187 o 1188 al 1196 assieme al fratello maggiore Pietro IV.

Ivan Asen I
Litografia dello zar Ivan Asen I di Nikolai Pavlovič (1860)
Zar dei Bulgari
Stemma
Stemma
In carica1187/1188 (assieme a suo fratello Pietro IV) –
1196 (dal 1192 al 1196 unico sovrano nella regione di Tărnovo)
PredecessorePietro IV
SuccessoreIvanko - Kalojan
NascitaXII secolo
MorteVeliko Tărnovo, 1196
DinastiaAsen
ConsorteElena-Eugenia
FigliIvan
Aleksandăr
ReligioneCristianesimo ortodosso

Originario del thema bizantino del Paristrion, il suo luogo e la data di nascita esatti sono sconosciuti. Sebbene la maggior parte delle cronache contemporanee ritenga che Asen e i suoi fratelli, Teodoro (Pietro) e Kalojan, fossero valacchi, è probabile che essi risultassero in parte bulgari e in parte cumani, oltre che di origine valacca.

Nel 1185, Asen e Teodoro si recarono dall'imperatore bizantino Isacco II Angelo in Tracia per chiedere l'assegnazione di alcuni possedimenti nei Monti Balcani. Dopo che l'imperatore rifiutò la proposta e inveì contro di loro, i fratelli persuasero i propri compatrioti bulgari e valacchi a insorgere contro l'Impero bizantino. Prima della fine dell'anno, Teodoro fu incoronato imperatore di Bulgaria, prendendo il nome di Pietro. Dopo che Isacco II li sconfisse all'inizio del 1186, Asen e Pietro fuggirono a nord, oltre il Danubio, ma fecero ritorno in autunno, accompagnati da rinforzi cumani. Essi si impossessarono del Paristrion e iniziarono a saccheggiare le terre bizantine limitrofe.

Asen governò assieme a suo fratello nel 1187 o 1188 e i due si spartirono il regno intorno al 1192, con Asen che fu incaricato di presidiare Tărnovo e la regione circostante. Asen eseguì una serie di incursioni in territorio bizantino e ampliò il suo dominio sulle terre lungo il fiume Struma poco dopo il 1190. La parentesi al potere di Asen terminò quando un boiardo, tale Ivanko, lo pugnalò a morte nel 1196.

Biografia modifica

Primi anni modifica

Le biografie di Asen e di suo fratello, Teodoro, lasciano intendere che discendessero da una famiglia importante,[nota 1] come ha affermato la storica Alicia Simpson.[1] Lo storico Alexandru Madgearu ha ritenuto che il loro padre fosse molto probabilmente un uomo ricco che possedeva greggi nei Monti Balcani.[2] La data di nascita di Asen rimane avvolta nel mistero.[3]

Il Libro di Boril, una cronaca bulgara medievale risalente all'inizio del XIII secolo, lo chiama per esteso «Ioan Asen Belgun».[3][4] Una delle Biografie dedicate a Giovanni di Rila conferma che Ivan (o Ioan) era il suo nome di battesimo.[3] I suoi altri due nomi sono invece di origine turca: Asen deriva infatti dal termine "sano, sicuro, salubre", mentre Belgun vuol dire "saggio".[5] L'origine etnica della dinastia di Asen e dei suoi fratelli risulta ancora fonte di controversia tra gli storici.[6] Le cronache scritte tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo li ritengono all'unanimità provenienti dalla Valacchia,[7] una regione i cui abitanti erano i predecessori dei moderni rumeni.[8] La loro stretta parentela con i cumani, così come l'etimologia turca dei nomi di Asen, implicano che fossero legati ai cumani o ai peceneghi.[9][10] Secondo una teoria accademica, il carattere multietnico della loro patria, il thema bizantino (o distretto) del Paristrion, circostanza la quale rende probabile che bulgari, valacchi e cumani fossero tra i loro antenati.[11]

Roberto de Clari, autore di una cronaca incentrata sulla storia antica dell'Impero latino di Costantinopoli,[12] sostiene che Asen (confuso da Clari con il suo giovane fratello, Kalojan) era stato «in passato sergente dell'imperatore, incaricato di gestire uno degli allevamenti di cavalli dell'imperatore».[13] Egli sottolinea che Asen era obbligato a inviare dai sessanta ai cento cavalli all'esercito imperiale per ordine della corona.[14][15] Secondo Simpson, il resoconto fornito da Clari dimostrerebbe che Asen non era un proprietario terriero, ma un pastore.[14]

Nell'autunno del 1185, l'imperatore bizantino Isacco II Angelo si accampò a Kypsela, in Tracia (odierna İpsala, in Turchia), durante la sua campagna contro i Normanni di Sicilia, i quali avevano invaso una seconda volta i Balcani.[16][17] Teodoro e Asen giunsero all'accampamento per incontrare l'imperatore,[18] e lo storico romeo Niceta Coniata dichiara che si fossero recati lì soltanto per comprendere se vi fossero le condizioni ideali per scatenare un'ipotetica rivolta del popolo bulgaro.[1] Clari testimonia che Asen, in quanto responsabile di un allevamento di cavalli imperiale, doveva presentarsi alla corte imperiale «una volta all'anno».[13][19]

Teodoro e Asen richiesero una sovvenzione all'imperatore, malgrado non si conoscano esattamente i dettagli di questa proposta.[1][20] Le parole di Coniata, il quale narra gli eventi, suggeriscono che avessero domandato una pronoia, ovvero le rendite di un feudo imperiale.[1][20] Occorre precisare che una «pronoia» di scarso valore veniva raramente concessa personalmente dal monarca. Ciò implica che i fratelli avessero fatto richiesta qualcosa di più, come ad esempio il titolo di governatore di un distretto,[18] oppure l'assegnazione di un territorio semi-indipendente da amministrare, come hanno teorizzato gli accademici moderni.[21] Quando l'imperatore rigettò la richiesta dei fratelli, questi osarono contestare la sua decisione.[1][22] Asen, definito da Coniata «il più insolente e selvaggio dei due», si dimostrò particolarmente impertinente e fu «colpito in faccia e rimproverato per l'impudenza»[23] nei confronti dello zio di Isacco II, Giovanni Ducas.[18][22] Tuttavia, alla fine i due non furono imprigionati e poterono lasciare l'accampamento dell'imperatore.[18]

Rivolta modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Rivolta di Asen e Pietro.

Albori dell'insurrezione modifica

 
I themata (distretti) bizantini della Bulgaria e del Paristrion

L'imposizione di una nuova tassa, finalizzata a finanziare il matrimonio dell'imperatore con Margherita d'Ungheria, aveva infervorato la popolazione bulgara e valacca e l'aveva spinta sull'orlo di una rivolta prima dell'umiliazione pubblica di Asen e di suo fratello all'accampamento imperiale.[18][24] Nonostante il malcontento generale, i fratelli inizialmente non furono in grado di fomentare una ribellione, perché i loro conterranei non credevano di avere alcuna speranza contro le truppe imperiali.[25] Teodoro e Asen approfittarono del sacco di Tessalonica del 1185 compiuto dai normanni, durante il quale le icone di san Demetrio, patrono della città, furono portate in Bulgaria.[26] Costruito un «luogo di preghiera»,[27] convocarono «sciamani» bulgari e valacchi sul posto.[22][26] I fratelli plagiarono questi «demoni posseduti», come li chiama Coniata, per dichiarare davanti alla folla che Dio «aveva acconsentito alla loro libertà» e che San Demetrio sarebbe «giunto da loro» da Tessalonica «per fornirgli sostegno e assistenza» contro i romei.[27][28][29]

In quel frangente Teodoro fu incoronato e si fece da allora chiamare Pietro, adottando così il nome di uno zar (o imperatore) di Bulgaria del X secolo.[30][31] L'incoronazione e il nuovo nome scelto da Teodoro provano che i fratelli intendevano dimostrare sin dall'inizio di aver fondato uno Stato che, a livello internazionale, si presentasse come il diretto successore del Primo Impero bulgaro.[32] Essi assediarono Preslav, l'antica capitale dell'impero bulgaro, sia pur senza riuscire a espugnarla.[30][33] Durante i primi mesi del 1186, i fratelli eseguirono delle incursioni di saccheggio contro la Tracia, facendo vari prigionieri e appropriandosi di vari capi di bestiame.[29][33] Isacco II guidò personalmente una controffensiva in direzione dei ribelli, ma questi resistettero agli invasori cercando riparo in «luoghi inaccessibili» nelle zone montane dei Balcani.[29][34] Fu solo l'eclissi solare del 21 aprile 1186 che permise alle truppe imperiali di sferrare un attacco inaspettato e sconfiggere i rivoltosi.[29] Pietro e Asen fuggirono dalla loro terra natale e attraversarono il Basso Danubio, con la speranza di convincere i guerrieri cumani a unirsi alla propria causa.[29]

Isacco II ritenne erroneamente la sua vittoria decisiva e decise di fare ritorno a Costantinopoli senza rafforzare le difese nel Paristrion.[35] Constatata la situazione, Pietro e Asen strinsero un'alleanza con alcuni capi cumani che li aiutarono a ritornare nell'impero bizantino in autunno.[32][35][36] Coniata fornisce dei resoconti contraddittori sulle trattative tra i fratelli e le comunità cumane.[32] In un'occasione, riferisce che l'alleanza fu frutto degli sforzi di Pietro, mentre in un altro passaggio della sua cronaca egli enfatizza il ruolo assunto da Asen.[32] Poco dopo il loro ritorno, i fratelli presero il controllo del Paristrion e scagliarono una spedizione di saccheggio contro la Tracia.[37] Le tattiche militari di Asen prevedevano l'applicazione di incursioni improvvise e ritiri rapidi, evento il quale impediva alle truppe imperiali di effettuare contrattacchi efficaci.[38] Coniata ritiene che i fratelli non apparivano disposti ad accontentarsi di una piccola porzione di territorio, poiché essi speravano invece di «assicurarsi la supremazia sul Paristrion e sulla Bulgaria e di fonderli in un unico impero come nei tempi antichi».[39] Si tratta, ovviamente, di un riferimento al loro tentativo di restaurare il Primo Impero bulgaro.[35]

Co-sovrano modifica

 
Il Secondo Impero bulgaro tra il 1185 e il 1196, secondo un atlante storico bulgaro. La teoria secondo cui la Bulgaria includeva l'Oltenia e la Muntenia, come viene presentata sulla mappa, non è universalmente accettata dagli storici[40]

Alcuni sigilli recanti l'iscrizione «basileus» (o imperatore) «dei bulgari» e riferiti a Ivan sono stati trovati a Costantinopoli e in altre località.[41] Secondo Giorgio Acropolita, «Asen governò sulla gente bulgara come imperatore per nove anni», prima di morire nel 1196.[42] Ciò suggerisce che Asen condivise il potere con suo fratello nel 1187 o 1188.[43][44] I bizantini lanciarono una serie di campagne contro i ribelli bulgari e valacchi, ma non riuscirono a impedire a Pietro e Asen di assicurarsi il loro dominio nel Paristrion.[45] Isacco II guidò personalmente le sue truppe in Europa sud-orientale e, nella primavera del 1188, cinse d'assedio Loveč.[46] Sebbene non potesse occupare la fortezza, i bizantini fecero prigioniera la moglie di Asen, Elena e suo fratello minore, Kalojan, rimasto quale ostaggio a Costantinopoli per anni.[47][48]

L'arrivo dell'esercito crociato dell'imperatore del Sacro Romano Impero, Federico Barbarossa, nella penisola balcanica nel luglio 1189 permise a Pietro e Asen di occupare nuovi territori bizantini.[49][50] Una delle cronache dedicata alla crociata compiuta da Federico Barbarossa, la Historia de expeditione Friderici imperatoris, testimonia esplicitamente che si impossessarono «[della regione] dove il Danubio sfocia nel mare»[51] (la moderna Dobrugia) e di parti della Tracia.[52] A proposito delle trattative tra Barbarossa e gli inviati dei fratelli durante la marcia dei crociati attraverso i Balcani, le fonti primarie menzionano solo Pietro, motivo per cui egli veniva considerato il sovrano principale della Bulgaria.[53] I crociati lasciarono i Balcani alla volta dell'Asia Minore nel marzo 1190.[54]

Poco dopo la partenza dei crociati, Isacco II Angelo si trasferì nelle terre cadute in mano a Pietro e Asen.[54][55] Non potendo sconfiggere i valacchi e i bulgari, in quanto evitarono di scontrarsi in una battaglia campale, Isacco II Angelo cominciò la ritirata.[56] L'esercito imperiale cadde vittima di un'imboscata e fu sconfitto nei pressi di un passo montano; tale scontro è storicamente noto come battaglia di Trjavna.[57] Galvanizzati dal successo, i valacchi e i bulgari, insieme ai loro alleati cumani, lanciarono nuove incursioni contro la Tracia, saccheggiando Anchialo e altre città.[58] Isacco II sconfisse i cumani vicino ad Adrianopoli nell'aprile 1191.[59] Successivamente suo cugino, Costantino Angelo Ducas, surclassò le truppe di Pietro e Asen a seguito di una serie di battaglie.[60]

Un elogio pronunciato in lode di Isacco II nel 1193 si riferiva ad Asen come a un «ribelle spericolato e ostinato», la cui autorità veniva preservata attraverso efficaci giochi di potere, mentre descriveva Pietro come un «ostacolo» e un «vento avverso» per suo fratello.[61][62] Queste informazioni dimostrano che gli intrighi bizantini fomentarono un conflitto tra i fratelli nel 1192.[63] Madgearu ha sostenuto che Pietro era presumibilmente disposto a giungere a una pace con i bizantini, mentre Asen desiderava continuare la guerra.[63] Acropolita afferma che, in un momento storico imprecisato, Pietro si era trasferito da Tărnovo a Preslav, una regione conosciuta come «terra di Pietro» già nel XIII secolo.[42][63] Sulla base delle fonti disponibili, gli storici Alexandru Madgearu e Paul Stephenson hanno concordato sul fatto che i fratelli si spartirono il proprio regno intorno al 1192, con Asen che preservò Tarnovo e i suoi dintorni.[61][63]

Dopo che Costantino Angelo Ducas fu accecato durante la ribellione contro Isacco II, i valacchi e i bulgari ripresero i loro attacchi contro Bisanzio.[64][65] L'imperatore inviò Alessio Gidos e Basilio Vatatzes ad attaccare gli invasori, ma i loro eserciti congiunti furono quasi annientati nella battaglia di Arcadiopoli del 1194.[65] Pietro e Asen conquistarono nuove aree in Tracia, inclusa Filippopoli.[66]

Isacco II decise di lanciare una nuova campagna per riconquistare la Tracia.[66] Mentre stava radunando le sue truppe a Kypsela, suo fratello, Alessio, catturò e lo accecò l'8 aprile 1195.[67] Alessio III inviò degli emissari da Pietro e Asen, proponendo di stringere una pace con loro.[67] I fratelli rifiutarono la proposta del nuovo imperatore; a seguito di tale evento, Asen si trasferì in territorio bizantino e sconfisse Alessio Aspiete.[67] Il bulgaro catturò le fortezze romee situate lungo il fiume Struma, lasciando le truppe valacche e bulgare a presidiarle.[67][68]

Un nuovo esercito bizantino, stavolta sotto il comando del genero dell'imperatore, Isacco Comneno, lanciò una nuova invasione.[67][69] Le truppe valacche, bulgare e cumane di Asen circondarono gli invasori e li sconfissero vicino a Serres.[68] Comneno venne catturato da un guerriero cumano, il quale sperava di trattenerlo e di chiedere un ingente riscatto all'imperatore. Quando Asen fu informato della cattura di Comneno, ordinò al cumano di rilasciare il suo prigioniero.[69]

Morte modifica

 
Moneta emessa sotto Ivan Asen I

Un boiardo di nome Ivanko pugnalò Asen nel 1196, ma il motivo per cui avvenne quest'omicidio rimane incerto.[67] Coniata, il quale ancora una volta testimonia gli eventi relativi ad Asen, fornisce due versioni.[67] Secondo una delle due, il prigioniero Isacco Comneno convinse Ivanko ad uccidere lo zar, promettendogli di dargli sua figlia in sposa.[70] La seconda versione afferma che Ivanko ebbe «rapporti carnali segreti con la sorella della moglie di Asen», ma la loro relazione fu rivelata ad Asen.[68][71][72] Pertanto, quest'ultimo si convinse a giustiziare sua cognata per la relazione amorosa illecita, che gettava discredito sulla reputazione della sua famiglia, ma sua moglie lo convinse a punire Ivanko anziché sua sorella.[72] Asen ordinò a Ivanko di recarsi nella sua tenda in tarda notte, ma poiché Ivanko era stato informato delle intenzioni dello zar, egli giunse con una spada nascosta sotto le vesti e uccise il suo parente in quell'occasione.[68][72]

Coniata asserisce che Ivanko voleva governare «in maniera più giusta ed equa» rispetto ad Asen, il quale aveva «sempre esercitato il suo potere con la spada».[73][74] Sulla base del resoconto fornito dallo storico medievale, Stephenson ha dichiarato che le parole di Coniata dimostrano il «regime del terrore» introdotto da Asen, il quale intimidiva i suoi sudditi con l'assistenza di mercenari cumani.[74] Vásáry, tuttavia, ha sostenuto che furono i bizantini a incoraggiare Ivanko a uccidere Asen.[75] Ivanko tentò di assumere il controllo di Tărnovo con il sostegno di Costantinopoli, ma Pietro lo costrinse a cercare rifugio nell'impero bizantino.[75] A quel punto Pietro incaricò Kalojan, come detto suo fratello minore, di amministrare i domini di Asen.[75]

Discendenza modifica

Asen ebbe almeno due figli, ovvero Ivan Asen e Alessandro.[76] Il primogenito, nato tra 1192 e 1196, divenne imperatore di Bulgaria nel 1218.[76] Suo fratello minore, Alessandro, ricevette l'importante titolo di sebastocratore durante il regno di Ivan Asen II.[77]

Note modifica

Esplicative modifica

  1. ^ Essi potevano interagire direttamente al monarca e mobilitare i propri conterranei: Simpson (2016), pp. 6-7.

Bibliografiche modifica

  1. ^ a b c d e Simpson (2016), p. 6.
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  4. ^ Petkov (2008), p. 254.
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  6. ^ Vásáry (2005), p. 33.
  7. ^ Vásáry (2005), pp. 36–37.
  8. ^ Vásáry (2005), pp. 33, 40.
  9. ^ Dall'Aglio (2013), p. 308.
  10. ^ Vásáry (2005), pp. 39–41.
  11. ^ Madgearu (2016), pp. 62–63.
  12. ^ Madgearu (2016), p. 6.
  13. ^ a b La conquista di Costantinopoli, cap. 64, p. 63.
  14. ^ a b Simpson (2016), p. 18 (nota 25).
  15. ^ Madgearu (2016), p. 40.
  16. ^ Fine (1994), pp. 9–10.
  17. ^ Madgearu (2016), p. 35.
  18. ^ a b c d e Fine (1994), p. 10.
  19. ^ Madgearu (2016), pp. 40–41.
  20. ^ a b Madgearu (2016), pp. 41–42.
  21. ^ Madgearu (2016), p. 42.
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  35. ^ a b c Stephenson (2000), p. 291.
  36. ^ Vásáry (2005), p. 42.
  37. ^ Fine (1994), p. 15.
  38. ^ Curta (2006), p. 361.
  39. ^ Annali di Niceta Coniata, 5.1.374, p. 206.
  40. ^ Madgearu (2016), p. 133.
  41. ^ Madgearu (2016), pp. 76–77.
  42. ^ a b Annali di Giorgio Acropolita, cap. 12, p. 137.
  43. ^ Chary (2011), p. 18.
  44. ^ Madgearu (2016), p. 77.
  45. ^ Stephenson (2000), p. 293.
  46. ^ Madgearu (2016), p. 80.
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  48. ^ Treadgold (1997), pp. 657–658.
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  53. ^ Fine (1994), p. 24.
  54. ^ a b Stephenson (2000), p. 298.
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  64. ^ Treadgold (1997), p. 659.
  65. ^ a b Stephenson (2000), p. 303.
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  68. ^ a b c d Madgearu (2016), p. 109.
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  73. ^ Annali di Niceta Coniata, 6.1.470, p. 258.
  74. ^ a b Stephenson (2000), p. 305.
  75. ^ a b c Vásáry (2005), p. 47.
  76. ^ a b Madgearu (2016), p. 175.
  77. ^ Madgearu (2016), pp. 175, 197.

Bibliografia modifica

Fonti primarie modifica

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