Josef von Sternberg

regista, sceneggiatore e produttore cinematografico austriaco
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Josef von Sternberg, nato Jonas Sternberg (Vienna, 29 maggio 1894Hollywood, 22 dicembre 1969), è stato un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, montatore, direttore della fotografia e scenografo austriaco naturalizzato statunitense.

Josef von Sternberg nel 1931

Fu un cineasta completo, coprendo nei suoi film anche altri ruoli come quello di montatore e direttore della fotografia. Fu inoltre colui che scoprì e plasmò Marlene Dietrich.

Biografia modifica

Josef von Sternberg nacque a Vienna, al secolo capitale dell'Impero austro-ungarico, il 29 maggio 1894 in una modesta famiglia ebraica. La sua figura è da considerarsi una delle più singolari tra i cineasti di origine austriaca o tedesca che emigrarono negli Stati Uniti nella prima metà del XX secolo. A differenza di molti colleghi (tra cui Friedrich Wilhelm Murnau, Ernst Lubitsch e Fritz Lang), von Sternberg emigrò giovanissimo negli Stati Uniti e si costruì la sua carriera a Hollywood mediante una lunga gavetta, iniziando come tecnico delle luci ed operatore in seconda.

Esordì alla regia nel 1925 con The Salvation Hunters, un film sperimentale e dalle forti valenze simboliste, che impressionò molto Charlie Chaplin. Altre sue opere notevoli del periodo muto sono Le notti di Chicago (1927), con cui conobbe un enorme successo e che contribuí ad inaugurare la stagione dei gangster-movies, e I dannati dell'oceano (1928), film eccezionale dal punto di vista delle soluzioni visive e dell'utilizzo della luce.

L'angelo azzurro (1930) fu il suo secondo film sonoro, dopo il suggestivo noir La mazzata (1929), e l'unico che diresse in Germania: dei due protagonisti, uno era un grande attore affermato, Emil Jannings, con il quale tra l'altro il regista aveva già avuto modo di lavorare in un suo film precedente, Crepuscolo di gloria (1928), l'altra era invece un'attrice semi-sconosciuta, Marlene Dietrich. Il film ebbe un successo straordinario in tutto il mondo, lanciando la Dietrich quale promessa della celluloide ed avviando tra i due una proficua collaborazione (girarono assieme ben 7 film in tutto) che contribuì a far consolidare l'attrice tedesca quale una delle più grandi stelle del cinema dell'epoca. In realtà, se ad oggi il cinema di von Sternberg è oramai inscindibilmente legato alla sua creatura più luminosa e affascinante, Lola-Lola, non per questo l'autore si può ridurre alla semplice figura di regista favorito della diva Marlene.

I film successivi rivelano infatti una maestria eccezionale nel controllo di tutti gli elementi della messa in scena (luci, scenografie, direzione degli attori), e la maturazione di uno stile personale fatto di inquadrature estremamente costruite e cariche di oggetti fino all'eccesso, un insistito uso delle dissolvenze incrociate al posto degli stacchi di montaggio, al fine di rendere più fluida e densa l'immagine, di personaggi grotteschi e situazioni deliranti al limite del paradosso. Gli stessi temi della sconfitta e dello scacco, della ciclicità della Storia e della violenza del Potere ricorrono costantemente, così come le pulsioni e le logiche del desiderio che governano i comportamenti dei suoi personaggi.

I suoi film più belli e importanti di questo periodo sono Disonorata (1931), L'imperatrice Caterina (1934), Capriccio spagnolo (1935). Finito il rapporto con Marlene Dietrich, von Sternberg incappò in una serie di produzioni fallimentari come I, Claudius, non terminato (ma che il regista definì come il suo film migliore), e film su commissione come Sergeant Madden. Riuscì a realizzare ancora un grande film a Hollywood nel 1941, I misteri di Shanghai, un noir eccessivo e affascinante, in cui luci e ombre si rincorrono sullo schermo secondo un movimento intermittente tipico nel suo cinema claustrofobico.

Esiliato dagli studios, da sempre affascinato dalla cultura orientale, von Sternberg realizzò il suo ultimo film, e forse il suo capolavoro, in Giappone nel 1953, L'isola della donna contesa, in cui riassume e rinnova tutti gli elementi tipici del suo stile, realizzando un'opera destinata al fallimento sul piano economico (von Sternberg modificò più volte il montaggio finale cercando di renderlo più "digeribile" al pubblico americano), ma eccezionale dal punto di vista della innovazione e della sperimentazione cinematografica. Nel 1965 uscì in inglese la sua autobiografia Fun in a Chinese Laundry.

Filmografia modifica

Regista modifica

Aiuto regista modifica

Sceneggiatore modifica

Produttore modifica

Montatore modifica

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Scenografo modifica

Bibliografia modifica

  • Giovanni Buttafava, Sternberg, Il Castoro cinema, Ed. La nuova Italia, settembre 1976
  • Dizionario Larousse del cinema americano, Gremese editore, 1998, ISBN 88-7742-184-3

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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