Kean - Genio e sregolatezza

film del 1956 diretto da Vittorio Gassman, Francesco Rosi

Kean - Genio e sregolatezza è un film biografico del 1956 diretto da Vittorio Gassman, tratto dall'opera teatrale Kean, ou Désorde et Génie di Alexandre Dumas (padre) del 1836 e dal suo adattamento omonimo del 1953 di Jean-Paul Sartre. Gassman aveva già portato a teatro l'opera due anni prima, nel 1954.[1]

Kean - Genio e sregolatezza
Foto di scena
Paese di produzioneItalia
Anno1956
Durata80 min
Generebiografico
RegiaVittorio Gassman
Francesco Rosi (direzione tecnica)
SoggettoJean-Paul Sartre, Alexandre Dumas (padre)
SceneggiaturaSuso Cecchi D'Amico, Vittorio Gassman, Luciano Lucignani (non accreditato), Francesco Rosi
ProduttoreFranco Cristaldi
Casa di produzioneVides Cinematografica
Distribuzione in italianoLux Film
FotografiaGianni Di Venanzo
MontaggioEnzo Alfonsi
MusicheRoman Vlad
ScenografiaGianni Polidori
CostumiGiulio Coltellacci, Marilù Carteny
TruccoLibero Politi
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali

Trama modifica

Edmund Kean è un popolarissimo e istrionico attore inglese dell'Ottocento dedito però ai vizi e pieno di debiti. Contende al principe del Galles, suo compagno di sregolatezze, la moglie dell'ambasciatore danese, ma alla fine si innamora di Anna, una giovane ma promettente attrice debuttante.

Produzione modifica

Girato in tre settimane[2] nel Teatro Valle di Roma (eccettuata la scena ambientata nella taverna), il film è il risultato di una coproduzione tra la Lux Film e la Vides di Franco Cristaldi[3].

"Produttore giovane che amava far debuttare i giovani"[2], Cristaldi volle includere nel progetto Francesco Rosi, come condizione per affidargli la regia di un successivo film (che sarebbe stato La sfida). Come "regista-ombra"[4] - "direttore tecnico" nei titoli -, Rosi affiancò così Vittorio Gassman, anch'egli all'esordio nella regia cinematografica, cui fu affidata, in particolare, la direzione teatrale di un testo per il quale, oltre ad essere stato mattatore sulla scena, aveva già curato l'allestimento per il teatro due anni prima, nel 1954.

Per il fotografo Gianni Di Venanzo si trattò della prima esperienza con il colore.

Critica modifica

Nell'affrontare la figura di Kean, "...uno dei personaggi più rappresentativi di una concezione romantica, luciferina dell'attore, ...di una professione giocosa ma pericolosa"[5] "il film appare costruito su misura sulle abilità istrioniche di Vittorio Gassman"[6][7].

D'altro canto, è stato indicato il rilevante contributo di Rosi: in particolare nella panoramica iniziale, dai palchi sino agli attori, alle prese con l'ultimo atto dell'Amleto, e nel piano sequenza dell'episodio centrale nella taverna, in cui gli astanti ascoltano rapiti il triste canto della prostituta Fanny - una Valentina Cortese neppure citata nei credits. In queste scene è stato individuato un debito nei confronti della lezione di Luchino Visconti, ed in particolare di Senso, cui il giovane co-direttore aveva partecipato come assistente alla regia.[7]

Film precedenti modifica

L'inquieta esistenza del celebre attore britannico era già stata portata ripetutamente sullo schermo nell'età del cinema muto. In particolare, "...per il sapiente gioco di luci ed ombre e la perfetta organizzazione dello spazio"[8], nonché per l'interpretazione del divo Ivan Mozžuchin, si distinse Kean ou Désordre et génie di Aleksandr Volkov. In Italia, l'operazione era stata precedentemente tentata da Guido Brignone, con un film omonimo del 1940 interpretato da Rossano Brazzi.

Note modifica

  1. ^ Franco Quadri, Gassman, come dire Kean, in la Repubblica, 1º dicembre 1997, p. 30.
  2. ^ a b Francesco Rosi in "Parlando di Vittorio", contributi extra DVD "Kean. Genio e sregolatezza", Gruppo Editoriale L'Espresso SpA, 2010
  3. ^ Alberto Farassino, Produttori e autori della produzione, in Storia del cinema italiano. 1954/1959, Edizioni di Bianco & Nero, Marsilio, Venezia, 2004.
  4. ^ Sergio Toffetti, Gli autori esordienti, in Storia del cinema italiano. 1954/1959, Marsilio. Edizioni di Bianco & Nero, Venezia, 2004
  5. ^ Vittorio Gassman, "Parlando di Vittorio", cit.;
  6. ^ "Il Mereghetti. Dizionario dei film. 2008", Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2007
  7. ^ a b Sandro Bernardi, "I buoni auspici di Francesco Rosi", in "Storia del cinema italiano. 1954/1959", Marsilio. Edizioni di Bianco & Nero, Venezia, 2004
  8. ^ Natal'ja Nusinova, "Aleksandr Volkov", in Dizionario dei registi del cinema mondiale, vol. III, Giulio Einaudi editore, Torino, 2006

Bibliografia modifica

  • Salvatore Gesù (a cura di), Francesco Rosi, Giuseppe Maimone Editore, Catania, 1993.

Collegamenti esterni modifica