Kou Baimen

cortigiana cinese della dinastia Qing

Kou Baimen[1] (寇湄T; 1624 – ...) è stata una poetessa cinese. È nota per aver riscattato sé stessa a seguito di un matrimonio infelice definendosi "cavaliere errante". Sposò quindi un ricco comandante dell'esercito che le permise di vivere in agiatezza e di ospitare poeti e uomini di Stato nel suo giardino. Fu una delle otto bellezze del Qinhuai.[2]

Biografia modifica

L'autore del Banqiao Zaji Yu Huai la descrive come "una donna graziosa e di quiete bellezza, ma sfrenata nello spirito e dallo stile di vita anticonvenzionale." Artista poliedrica, era abile nel comporre musica e nel decantare le poesie. Si distinse maggiormente nella composizione lirica e nei dipinti di orchidee.[3]

All'età di 18 o 19 anni fu acquistata come concubina dal funzionario della Difesa dello Stato Zhu Guobi[3] e si stabilì nella capitale Pechino con lui. Le nozze furono celebrate in pompa magna[4] e Zhu Guobi tenne la giovane in camere lussuose come simbolo della sua ricchezza,[5] similmente a quanto fatto da Li Zhangwu nei confronti di Xie Qiuniang.[3]

Con la caduta della dinastia Ming nel 1644 Zhu Guobi si arrese e Kou Baimen venne confiscata. Riscattò sé stessa e tornò a cavallo a Nanchino in compagnia di una domestica, definendosi "cavaliere errante". Nel suo giardino ospitò diversi letterati,[3] come il poeta Fang Wen (方文) che le dedicò 3 poesie.[6]

Il poeta Qian Qianyi compose la seguente lirica su di lei:

«Tutte le sorelle Kou sono dolci e belle,
per diciotto anni i loro "problemi di cuore" hanno incantato la gente.
Ma sono dispiaciuto nell'incontrarla ancora oggi presso il fiume Qinhuai,
per le sue lacrime arrossate macchierei i miei vestiti.»

Note modifica

  1. ^ Nell'onomastica cinese il cognome precede il nome. "Kou" è il cognome.
  2. ^ (EN) The human tradition in modern China, Rowman & Littlefield Publishers, 2008, p. 29.
  3. ^ a b c d e (EN) Wu Hung, Chinese Art and Dynastic Time, Princeton University Press, 2022, p. 247, ISBN 978-0-691-23140-2.
  4. ^ (EN) Wai-yee Li, Women and National Trauma in Late Imperial Chinese Literature, BRILL, 2020, p. 304, ISBN 978-1-68417-076-0.
  5. ^ (EN) Victoria Baldwin Cass, Dangerous women: warriors, grannies, and geishas of the Ming, Rowman & Littlefield, 1999, p. 36.
  6. ^ (EN) Dai Lianbin, Li Mingrui's private troupe and its spectators (1644-62), University of British Columbia, 2004, p. 140.
Controllo di autoritàVIAF (EN93145003297561300591 · ISNI (EN0000 0004 5861 0493 · LCCN (ENn2015066386 · WorldCat Identities (ENlccn-n2015066386